La storia del Baccalà alla Vicentina risale addirittura al 1431-32, quando il navigatore veneziano Pietro Querini importò nel Triveneto lo stoccafisso dai freddi mari di Norvegia. Merluzzo essiccato e salato, chiamato appunto “stoccafisso” per la dura consistenza, poi ribattezzato su suolo italico “baccalà”. È nella provincia di Vicenza che l’alimento conosce ampia fortuna, venendo preparato con una ricetta a base di olio, latte e formaggio utili ad ammorbidirne le carni e a saziare i palati con una golosa cremosità. Il tutto accompagnato dall’immancabile polenta e da un ottimo calice di vino, meglio se Vespaiolo o Tai Rosso. Il resto è storia che si tramanda tra leggenda e realtà, avendo però un dato certo: dal 1987 esiste una “venerabile confraternita”, con sede a Sandrigo, che protegge la tradizione del Baccalà alla Vicentina e ne tramanda la ricetta. Al suo interno ne fanno parte ristoranti scelti che rispettano precisi criteri di integrità e qualità. Questo, però, non significa che il piatto non possa essere gustato con soddisfazione in vesti moderne.
