Recensione Ristorante
Se si vuole avere un’idea di quanto uno chef possa spingersi, anche nel tempo dei mille congressi e delle mille scopiazzature, su piste personali, continuo a consigliare una visita da queste parti.
Con tutti i preamboli del caso, perché Fredrik Andersson ha scelto di spostarsi in un sobborgo piuttosto anonimo della bella capitale svedese; perché d’inverno muoversi da queste parti richiede abbigliamento d’occasione; perché la natura qui al nord va davvero in letargo e per chi voglia usare solo ingredienti locali la scelta non è per niente facile; perché è cucina di mille sfumature che a volte rischiano di essere quasi impalpabili e la delusione, per molti palati avvezzi a gusti più esplosivi, è dietro l’angolo.
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Recensione Ristorante
Sì, ci vuole passione per prendere la macchina e partire da casa al mattino della domenica per provare un giovane di cui si sa poco ma si è sentito parlar bene in giro e tornare a casa in giornata. Soprattutto quando il giovane in questione sta a tre ore di macchina da una Roma assolata, in un posto che d’inverno ricorda le atmosfere di uno Zurlini d’annata: mare grigio, nebbia, giostre spente, qualche cane che corre svogliato sulla battigia.
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Questa recensione aggiorna la precedente valutazione che trovate qui
La riservatezza, la professionalità, accompagnate da grande conoscenza del territorio, curiosità per quello che succede nel mondo e ottime tecnica e creatività bastano per avere successo?
La domanda è inevitabile quando si pensa alla Trota e alla sua scarsa presenza, anche nei dibattiti tra appassionati, quando si devono citare le migliori cucine d’Italia. E’ proprio perché ci sembra davvero ingiusto che ritorniamo a parlarne a pochi mesi di distanza dalla recensione di Azazel che non possiamo che sottoscrivere, auspicando che riconoscimenti strameritati arrivino presto.
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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui
E’ difficile mangiare meglio di così. Riflettendoci a freddo, dopo una decina di giorni, l’esperienza di un pranzo da Enrico Crippa lascia il segno di una cucina di eleganza quasi inarrivabile e di una padronanza e maturità oramai pienissime. Non che in passato questo ristorante avesse mai deluso, ma quello che si percepisce oggi è l’assoluta tranquillità nell’esprimersi ai massimi livelli della cucina contemporanea: non un piatto non dico sbagliato ma poco convincente, non un ingrediente di troppo.
Uno chef che lascia parlare la sua cucina, tra i meno mediatici in assoluto e che pure è già una certezza.
Recensione Ristorante
Avete disperatamente cercato di avere un tavolo nel neobistrot più à la mode del momento e non ci siete riusciti? Oppure siete arrivati a Parigi di domenica e avete capito che c’è poco di aperto a parte le trappole per turisti?
Non disperate, c’è un rifugio sicuro: il Café Constant.