Da quasi dimenticato, in particolare alle nostre latitudini, a un ritorno, come a volte accade, grazie ad un mirabile Leo (per gli amici Lello) di Caprio diretto magistralmente da Quentin Tarantino in C’era una volta Hollywood. Il Whiskey Sour è un classico intramontabile nel mondo della mixology, un equilibrio costante tra la robustezza rotonda e morbida del whiskey, la ricca acidità del limone e la dolcezza dello zucchero.
Troviamo la prima testimonianza scritta già nel 1862 grazie al ben noto “The Bartender’s Guide” di Jerry Thomas. È facile però ritenere che ci fossero altre versioni magari più rudimentali di questo drink e ben anche soprattutto tra i marinai, questo perché l’idea di miscelare alcolici con agrumi si adoperava per prevenire lo scorbuto durante i lunghi viaggi per mare, e il “sour” come categoria di drink (spirito, agrume, dolcificante) era già consolidato. Una curiosità che spesso accompagna il Whiskey Sour è l’aggiunta dell’albume d’uovo. Sebbene non sia presente nella ricetta IBA classica, l’albume è un ingrediente tradizionale che conferisce al cocktail una consistenza vellutata e una schiuma densa e invitante sulla superficie, migliorando l’esperienza sensoriale senza alterare il sapore in modo significativo. Questa variante è spesso chiamata Boston Sour o semplicemente Whiskey Sour con albume, ed è molto apprezzata dagli intenditori per la sua texture unica.
Sia con sia senza vedo il Whiskey Sour con la sua combinazione di dolce, acido e le note complesse del whiskey far bella comparsa per contrastare la ricchezza di cibi più grassi e saporiti: immaginate un carni rosse alla griglia o piatti affumicati, come un pulled pork o delle costolette di maiale cotte ad arte da un master griller.
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