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Cala del Re

Il litorale licatese è ricco di spiagge e di insenature da togliere il fiato. Qui il mare è azzurro e blu intenso, profondo. La spiaggia di Mollarella è forse la più famosa, ma anche la più trafficata e congestionata.

Poco più a ovest, appena dopo il promontorio della celeberrima spiaggia, Cala del Re fa bella mostra di se, in tutta la sua discreta e ammiccante bellezza. Più riservata e tranquilla la spiaggia di Torre San Nicola, che prende il nome dalla torre di avvistamento pre-saracena posta sul promontorio di Cala del Re, che è sede dell’omonimo stabilimento balneare. E dove il proprietario, pescando direttamente con la sua barca i frutti del mare Licatese, allieta a pranzo e cena i palati dei bagnanti e non solo.

Qui si cena con les pieds dans l’eau, con la luna che si rispecchia nella cala cristallina e con un fantastico vortice di primizie del mare, di freschezza e bontà disarmanti: i rinomati gamberi rosa di Licata, di una dolcezza e al contempo sapidità inondante. I ricci di mare, ottimamente abbinati alle liguine, che farete fatica a dimenticare. Ed infine delle stupefacenti triglie arrostite, che potranno divenie il vostro punto di riferimento d’ora in poi per qualità e freschezza.

Il servizio, corretto e solerte, ed una discreta (ma potrebbe essere meglio) carta dei vini vi condurranno dritti in tripudio di sapori, odori e sensazioni difficili da scordare.

Un punto di riferimento eccelso per la cucina materica di mare. Segnatevelo.

Gli ottimi antipasti cucinati: involtino di pesce spada, gamberi, alici e tonno marinato, polpo. Le polpettine di spada e gamberi un filo sovrastate dal condimento di pane e formaggio, ma qui si usa così.
Antipasti, Cala del Re Trattoria, Licata (AG), Sicilia
Crudità fantastiche, tra cui spicca il superlativo gambero rosa di Licata.
Crudità, Cala del Re Trattoria, Licata, Sicilia
Una pasta con i ricci comme il faut!
pasta con i ricci di mare, Cala del Re Trattoria, Licata, Sicilia
Una frittura con materia prima ottima, ma troppo umida e gommosa per un errore di temperatura di cottura dell’olio.
Frittura, Cala del Re Trattoria, Licata, Sicilia
Il pesce arrostito: spatola, stratosferiche triglie e seppia.
Pesce arrostito, Cala del Re Trattoria, Licata, Sicilia
Pesce arrostito, Cala del Re Trattoria, Licata, Sicilia
E, per una sosta golosa, con una serie di preparazioni calde e di piatti pronti della tradizione licatese, con la possibilità di farsi confezionare fantastici panini imbottiti da ogni ben di dio proveniente dai dintorni licatesi e non solo e, non per ultimo, una selezione di vini siciliani e di champagne di pregio, non mancate una visita alla Salumeria Aurora di Licata, in via Campobello 84. Potrete acquistare anche on line gli stupendi prodotti distribuiti e venduti in salumeria (direttamente su www.sciuri.it). Non mancate una visita per il vostro spuntino di pranzo, o per portarvi un fantastico panino al mare.
Salumeria aurora, Licata, Sicilia
Salumeria aurora, Licata, Sicilia
Salumeria aurora, Licata, Sicilia

E’ proprio vero che, a volte, il destino ha più fantasia di noi.
Avrebbe mai potuto immaginare il giovane Gianfranco Pascucci che il suo futuro (stellato) sarebbe stato proprio quel locale aperto dal nonno come semplice punto di ritrovo dei cosiddetti “fagottari”, in quel dell’Isola Sacra di Fiumicino?

E invece è andata proprio così. Con Gianfranco e la moglie Vanessa che nel 2000 decidono di rilevarlo all’asta, dopo anni di declino dovuto a non fortunate gestioni, ed aprirci il loro ristorante.
Dapprima con l’occhio ai grandi numeri, poi, gradualmente, con sempre maggior attenzione alla qualità della proposta, fino a farlo diventare uno dei più apprezzati ristoranti di pesce del centro Italia.
Non ha fatto grandi esperienze in cucine rinomate Pascucci, è autodidatta, con una grande passione a fargli da mentore. Una passione che gli si legge negli occhi quando passa tra i tavoli.
Già, perché Gianfranco non è uno di quegli chef che restano in cucina o che, se escono, lo fanno solo perché “devono”, per recitare una parte. Lui lo fa perché gli piace. Così come agli avventori piace poter conoscere lo chef, poterci parlare, a lui piace osservare i propri clienti mentre gustano le sue creazioni e raccoglierne le impressioni. Con la modestia di chi, pur consapevole delle proprie capacità, è sempre pronto a ricevere osservazioni e suggerimenti per migliorarsi. Non è da tutti.

La sua carta vincente? Il rispetto assoluto dell’eccellente materia prima (tutta pescata, non allevata). Quasi tutti gli chef ritengono di rispettare le materie prime, ma pochi lo fanno davvero.
D’altronde le tecniche sofisticate si possono apprendere, il palato si può in qualche modo educare ma la sensibilità per la materia prima quella no, quella è innata.
Cotture perfettamente centrate ed un uso oculato degli ingredienti restituiscono piatti ben eseguiti e piacevolmente equilibrati, con il pesce in primo piano. Non nascosto, non ostaggio di spezie e condimenti, ma assoluto protagonista, anche nei piatti concettualmente più complessi e strutturati.
In sala, a fare da contraltare ai virtuosismi dello chef tra i fornelli, la cortesia della moglie Vanessa ed una brigata di sala, giovane e dinamica, che garantisce un servizio di livello senza debordare nel formalismo di maniera.

La carta dei vini offre una apprezzabile varietà di etichette ben distribuite per provenienza e fasce di prezzo.
I ricarichi, salvo forse qualche sporadico caso, sono ragionevoli e consentono, soprattutto ad un occhio attento, bevute interessanti senza spendere un patrimonio.
L’unica cosa di cui si sente la mancanza, a dire il vero, è una bella vista mare, dato che la location non è certo uno dei punti di forza del ristorante. Non è certo una sorpresa per il cliente, ma gustando un pesce di questo livello la voglia di una bella terrazza sul mare aperto si fa sentire più forte che mai, nonostante la sua mancanza sia comunque ben compensata dalla qualità della proposta. Se per il mare aperto occorre chiudere gli occhi ed immaginarlo, per appagare il palato e lo spirito è sufficiente assaggiare quanto arriva in tavola.

Sicuramente tra le più intriganti tavole di mare della penisola. Per chi lo frequenta è sempre un piacere tornare, per chi non lo conosce è una meta improcrastinabile. Perché perfetto? No. Perché troverete una cucina di grande livello, mai banale, mai sopra le righe, interpretata da uno chef schietto, preparato, passionale ed appassionato, affabile, sorprendentemente simpatico e soprattutto modesto. Forse più di quanto non dovrebbe.

In tavola, focaccia e grissini di buona fattura…
Focaccia, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Come benvenuto, un piccolo hamburger di mare: panino fritto, al latte e limone, con una battuta a coltello di tonno rosso, maionese al cipollotto e foglie di senape. Un gradevole inizio che sa stuzzicare efficacemente papille e appetito.
Hamburger, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Sandwich di rosole e gamberi: un buon antipasto con gamberi rossi e gobbetti in ceviche avvolti nelle rosole brinate di umeboshi. La salsa alla pizzaiola (sotto alle rosole) arricchisce ulteriormente il gusto di un piatto, solo apparentemente semplice. Forse appena eccesiva la quantità di verde che, con la sua pur gradevole nota amarognola, rischia di inglobare sul piano gustativo l’eccellente gambero sottostante. La gradevole spugna di porro completa il piatto.
Sandwich di rosole, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Il pesce spada e la sua preda (le alici): bocconcini di crudo di pesce spada con pane, burro ed alici su purea di broccoli verdi e cipollina marinata con aceto balsamico. Un piatto esteticamente riuscito e dal buon equilibrio gustativo con la materia prima, eccellente, assoluta protagonista.
Pesce Spada, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Baccala mantecato e glassato nel peperone secco di Senise, pinoli tostati, gel di limone e pepe rosa su base di salsa verde alle acciughe: un passaggio dal gusto deciso con il baccalà totalizzante. Il gel al limone aiuta a riportare in equilibrio il palato con la sua acidità. Peccato sia poco.
Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Calamari in tempura con composta di cipolle rosse di tropea in agrodolce ed arancio: tempura perfetta, croccante fuori, soffice dentro. Riuscito l’accostamento con la composta di accompagnamento.
Calmati in tempura, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Ravioli liquidi di pesce: ravioli verdi ripieni di emulsione di pesce, acqua di pomodoro e mazzancolle appena scottate. Completano il piatto foglie di mizuna rossa, verde, rucola e crescione d’acqua. Altro ottimo passaggio, dal gusto complesso ed equilibrato.
Ravioli liquidi, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Merluzzo di coffa in foglia di limone, succo di broccoletti, alghe e olive: il merluzzo di grossa taglia, viene avvolto in foglie di limone e cotto poché nel suo brodo. A completare il piatto un succo di broccoletti ed alghe e una cialda all’amaranto. Grande materia prima, grande cottura, bel piatto.
Merluzzo, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Triglia croccante, foie gras al marsala e lamponi: abbinamento non scontato tra una buona triglia, perfettamente fritta in pastella, ed il foie gras cotto nel marsala. Completano il piatto una pera caramellata, delle nocciole (sia tostate che in emulsione) e dei lamponi ghiacciati. Piatto tutto incentrato sui contrasti. Di consistenze, di temperature e di sapori. Quest’ultimo ovviamente va a favore del foie gras con il pesce che ne esce leggermente sovrastato più che accompagnato.
triglia croccante, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Gamberi rossi al sale, profumi di erbe bruciate ed agrumi: un classico, sempre piacevole, soprattutto per la calibratissima nota fumè, elegante e non invasiva.
Gamberi rossi al sale, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Prima di passare al dessert, Gorgonzola al Porto.
gorgonzola, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Millefoglie di burrata con granita di frutti rossi e pomodori: un dessert rifrescante e ritemprante con la granita di pomodori e frutti rossi assoluta protagonista.
millefoglie di burrata, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Bignè allo zabaione con meringa al caffè: un buon dessert, anche se non al livello del precedente.
bignè, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Per accompagnare il caffè a cura del laboratorio Giamaica caffè’ di Verona, la piccola pasticceria…
piccola pasticceria, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
I vini scelti per accompagnare il percorso:
Champagne Bruno Paillard Première Cuvée.
vino, bruno paillard, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino
Meursault-Balgny – Luis Jadot.
Meursalt, Pascucci al Porticciolo, Chef Gianfranco Pascucci, Fiumicino

Passione, capacità di selezionare gli ingredienti, onestà intellettuale, caparbietà: sono queste solo alcune delle caratteristiche del bravo restaurant man, ben rappresentato da Enrico Buonocore, patron di Langosteria 10.
In poco più di sette anni ha fatto crescere questo ristorante, portandolo ai vertici della ristorazione meneghina come uno dei (se non “il”) migliori locali di pesce della città.
Certo ci vuole una gran conoscenza della materia prima per acquistare bene (cosa che Enrico ha sempre avuto), ma poi è necessario un vivo spirito imprenditoriale, la squadra giusta intorno e un pizzico di fortuna. Da bravo patron è riuscito a fare emergere il gruppo per intero, senza mai dover dipendere da un solo uomo in cucina.
Il locale, in zona Porta Genova, è chic ed elegante ma senza eccedere nello sfarzo, perché qui il vero lusso è ciò che arriva nel piatto e nel bicchiere: Langosteria 10 è una delle Ambassade della maison Krug (ce ne sono soltanto tre a Milano), e ciò la dice lunga sulla carta dei vini, con un’ampia e accattivante scelta di Champagne che non vede protagonisti soltanto i soliti noti, ma anche una bella carrellata di piccoli produttori a prezzi più che abbordabili.

Ma qui si viene innanzitutto per assaggiare i grandi crudi di pesce: a partire dalle ostriche, con una scelta veramente completa, continuando poi con scampi, gamberoni, bulots, tartufi, clams, mandorle di mare, carabineros, tartare e carpacci, per arrivare poi a prelibatezze più rare, come i ricci o i percebes, i crostacei di origine galiziana.
Potrete scegliere quello che preferite a comporre il vostro personale e quanto mai scenografico Plateau Royal, che arriverà al tavolo accompagnato dalle salse e dai dressing classici, in perfetto stile francese.
Siccome l’appetito vien mangiando si può proseguire alla grande con i primi, volendo anche con un semplice spaghetto al pomidoro (si, con la i), che qui sanno fare molto bene. E poi come non assaggiare il Re dall’Alaska, il King Crab che, alla griglia o al vapore, forse riesce ad essere più buono pure dell’aragosta, anch’essa ovviamente sempre disponibile.
Insomma qualunque sarà la vostra scelta in carta cadrete certamente in piedi, perché Langosteria 10 è una “portatrice sana” di prelibatezze ricercate e uniche.

Negli anni inoltre il patron Enrico è andato a migliorare, da vero perfezionista, tutti quegli aspetti che meritavano attenzione oltre la materia prima, uno su tutti il servizio in sala e la differenza, per chi ha seguito questa avventura sin dai suoi esordi, è evidente.
Di recente è stato ultimato anche un restyling generale all’ambiente, ed è stata creata una nuova zona, in fondo al locale, in grado di assicurare maggiore privacy: un oyster bar ed un cocktail bar, luogo di perdizione dove degustare Krug à-la-flute, mangiare ostriche e fumare un sigaro, una sorta di moderno girone dantesco dedicato a golosi e lussuriosi.
In casi come questo il rovescio della medaglia, che non permette al giudizio di “spiccare il volo”, è il circoscritto operato della cucina, che si limita intelligentemente a non rovinare la preziosa materia, e alla conseguente staticità della proposta, certo varia ma assolutamente costante nel tempo. Ma tutto ciò non è necessariamente un minus: se non conoscevate “la Langosteria” allora andateci al più presto, se invece già lo conoscete tornateci per scoprire le novità.
Non mancate infine di consigliarlo perché non farete mai brutta figura, da qui si esce contenti, con la voglia di tornare presto.

Un tavolo del ristorante, dalle corrette dimensioni ed illuminazione.
tavolo, Langosteria 10, Milano
E ti senti subito “King of the World”: salmone Sockeye dell’Alaska con marmellata di cipolle rosse e crostini al burro. A seguire lingottino di salmone Balik Zar Nikolaj con il suo caviale. Già potreste toccare il paradiso con un dito.
salmone, Langosteria 10, Milano
Un dettaglio del salmone Balik Zar Nikolaj: tornare indietro sarà difficile.
salmone, Langosteria 10, Milano
Scampi, gamberi rossi e bulots, ovviamente freschissimi.
Scampi e gamberi rossi, Langosteria 10, Milano
Acciughe dissalate del mar Cantabrico con crostini al burro. Un classico, qui però a livelli eccellenti.
Acciughe dissalate, Langosteria 10, Milano
Tagliolino con scampi crudi e cotti e fiori di zucca. Piacevole il contrasto con lo scampo crudo, che tende comunque a cuocere lievemente con il calore della pasta.
tagliolini con scampi, Langosteria 10, Milano
Il mitico King Crab cotto alla griglia con verdure. Mai come in questo caso è la materia prima a parlare, e riesce a farlo benissimo.
king crab, Langosteria 10, Milano
Carabinero alla griglia.
carabiniero alla griglia,Langosteria 10, Milano
Le “mitiche” chips della Langosteria, questa volta però un po’ sottotono rispetto al solito standard.
chips, Langosteria 10, Milano
La millefoglie: solo un po’ pesante la sfoglia, che preferiremmo più sottile ed eterea, ma molto buona la farcitura.
millefoglie, Langosteria 10, Milano
I cannoncini con la crema, che a questo punto del pasto sono una sfida anche per i più audaci.
cannoncini con la crema, Langosteria 10, Milano
Piccola pasticceria a fine pasto, decisamente migliorabile.
piccola pasticceria, Langosteria 10, Milano

Ci sono uomini che riescono ad impersonare perfettamente il luogo in cui vivono. Uomini che attraverso il loro modo di porsi, l’atteggiamento che mantengono, la filosofia con cui si approcciano al lavoro raccontano la storia di un territorio, di episodi che entrano nell’intimo della loro vita, l’evolversi e il susseguirsi delle generazioni tra usanze che si mantengono e novità che sopraggiungono. É una dote che non si può imparare, la si possiede o meno. Lionello Cera, chef dell’Antica Osteria Cera, ne è uno dei massimi esponenti.
La depressione della campagna veneziana sembra celarsi dietro qualche albero che la divide dalla laguna. Placida, ferma, a tratti stanca, sembra muoversi con fatica, con il sole pallido che fa inseguire i suoi raggi riflessi sull’acqua da qualche gabbiano che plana giocando sulle canne che fuoriescono storte. É in questo contesto che, in una vecchia casa di campagna, cinquant’anni fa, la famiglia Cera aprì la propria osteria. Con il passare degli anni l’attività di famiglia si evolse, grazie anche a Lionello, che da completo autodidatta cominciò a proporre una cucina innovativa, ma allo stesso tempo fortemente legata alla tradizione.
La bella veranda, luminosa ma discreta, accoglie gli ospiti con tavoli rotondi, tovaglie di lino e tovaglioli inamidati. Il pavimento in legno rustico, le lampade di terracotta, l’effetto “vela” del soffitto, con i cotoni che creano movimento, rendono l’ambiente rustico, autentico, raffinato ed estremamente gentile. Si respira un’atmosfera fresca, giovane, dinamica. Sembra di essere al cospetto della normale evoluzione di uno di quei locali lagunari in cui si incappava durante le vacanze estive, privato dello squallore e delle tavolate di turisti intenti a divorare calamari congelati, ma che mantiene in qualche modo inalterato il suo stesso spirito, l’idea alla sua base, il principio di fondo. I sommelier con i grembiuli in pelle aiutano nella scelta del vino di una cantina oltre che fornita anche bella da vedere, data la sua conformazione “a vista” al piano inferiore del locale.
La cucina di Cera però, nonostante l’apparenza, non vuole uniformarsi ed accontentarsi della sua posizione. Supera idealmente e concretamente i pioppi che la separano dalla laguna, immergendosi in essa, diventandone un tutt’uno in perfetta armonia, rispetto e gentilezza.
“La semplicità è il concetto più difficile da interpretare” recita una frase in apertura di menù, preparando psicologicamente il cliente al percorso di degustazione. La spesa quotidiana al mercato ittico di Chioggia ed Ancona regala una materia prima da urlo, cucinata, lavorata, curata nella maniera più semplice possibile, senza però risultare mai scontata né banale. Gusti precisi, netti, schietti, sempre all’insegna di quella eleganza, raffinatezza e gentilezza che il paesaggio lagunare può regalare. La delicatezza con cui le maree cambiano la conformazione del territorio di ora in ora viene rielaborata con estremo tatto dallo Chef, piatto dopo piatto. Mai un sapore sopra le righe, mai una sparata poco azzeccata. Non c’è trucco non c’è inganno. Lionello Cera riesce nell’impresa di stupire senza ricorrere a stravaganze, limitandosi a rispettare la terra che lo ha cresciuto e che lo ha ispirato, e questo lo rende assolutamente un grande, grandissimo cuoco.
Il brodo freddo di calamaretti con bevarasse, uova di salmone e polvere di menta è un inizio di percorso ideale, fusione perfetta tra tecnica e materia utilizzata, esplosione di sapore e freschezza. La minestra di riso e verze con frutti di mare esemplifica il progresso della tradizione, mentre la pasticceria, curata da Sara Simionato, sembra voler rendere essa stessa omaggio ad una cucina e ad un cuoco che riesce a rendere fiera l’Italia intera.
Il pomeriggio passa soave, all’uscita il silenzio avvolgente viene spezzato dal gracchiare di qualche cornacchia. Si cammina verso il mare ripensando al pranzo appena terminato. Le considerazioni si mischiano al ricordo e alla speranza di poter tornare a breve in questo tempio della gastronomia ittica, sognando di trovare lungo il nostro cammino altri cuochi in grado di fare ciò che fa Lionello Cera tutti i giorni da una vita.

Nuvola di pane con verdura dell’orto. Bell’aperitivo con il pane croccante soffiato, le verdure crude e il formaggio caprino a dare grassezza al tutto.
nuvola di pane, Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Nuvola di cicoria con acciuga e tamari (fermentato di soia). Frittura perfetta, in uno stuzzichino che ricorda quelle alghe fritte cadute nel fondo dello “scartosso” mangiate al mare da bambini.
nuvola di cicoria,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Il pane con l’olio extravergine di oliva del Garda.
pane con olio,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Il burro montato.
burro montato,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Trilogia di benvenuto. Mazzancolla con crema al carciofo, cannolo di verza ripieno di pesce di scoglio, baccalà in tempura con salsa di arancio ed aglio.
trilogia di benvenuto,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Brodetto freddo di calamaretti con bevarasse, uova di salmone e polvere di menta. Grandissimo piatto.
brodetto presso di calamaretti,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
I colori del mare 8+2. Il leggendario piatto di crudi di Cera. Inutile commentare la materia prima. Abbinamenti mai scontati ma delicati. Grandioso.
colori del mare,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Nello specifico. Nature di branzino con acqua di vongole e caviale.
nature di branzino,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Scampo con salsa di senape, puntarelle e cioccolato.
scampo con salsa di senape,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Cappasanta con salsa di barbe di cappasante e curry.
capasanta con salsa di barbe,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Astice “shockato” con maionese di carota e mango.
astice,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Pane al vapore con granchi e calamaro.
pane al vapore con granchio,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Canocchia scottata con pappa al pomodoro.
canocchia scottatata,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Mazzancolla impanata, olive verdi e arancia.
mazzancolqa impanata,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Il pesce spada sott’olio.
pesce spada sott'olio,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Dopo il piatto di crudi arrivano altre due preparazioni facenti parte sempre dello stesso piatto. Ecco perché 8+2. Battuta di ricciola e scampi, salsa al curry e sfoglia di riso nero.
battuta di ricciola,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Capelli d’angelo di mozzarella con alici e salsa minerale. Grandissimo passaggio di stampo mediterraneo in cui origano e capperi allungano il piatto.
capelli d'angelo di mozzarella,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Il sorbetto di zenzero e lime con cui pulire la bocca tra un crudo e l’altro.
sorbetto di zenzero,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Ricciola al fumo con patata al limone, salsa al salmoriglio, rucola e acqua di vongole. Altra preparazione che strizza l’occhio al sud Italia e che gioca tra la salsa di vongole che estremizza il piatto e la delicatezza della patate e della ricciola.
ricciola al fumo,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Spaghettino freddo con mazzancolla, lucerna, salsa di pistacchi di bronte e basilico. Ne avremmo mangiati una terrina intera!
spacchettino freddo con mazzancolla,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Minestra di riso e verze con frutti di mare. Semplicemente perfetta. Confortevole, nostalgica, gustosissima e resa moderna dalla verza lasciata croccante.
minestra di riso,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Cappesante, sedano rapa, radicchio di Treviso, mela e senape. Piatto più semplice troppo tendente al dolce. Buono comunque.
cappesante,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Triglia con succo di pesci di scoglio, olive taggiasche e limone. Piatto diretto e brillante. Salsa da nobel. Sapori mediterranei lavorati con garbo nordico.
triglia con succo di pesci,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Ravioli di broccolo fiolaro, scampi, insalata di molluschi e lenticchie. La mineralità del broccolo si armonizza perfettamente con lo scampo. Grande passaggio.
raviolo di broccolo,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Anguilla laccata, radicchio di campo ed arancia. Piatto di una pulizia e concentrazione unica.
anguilla laccata,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Sorbetto al basilico, frutti di bosco e schiuma alla mandorla. Ottimo.
sorbetto al basilico e frutti di bosco,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Frutta marinata (Ananas e lime, mela e anice, pera ed aneto, arancia e rosa).
frutta marinata,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Ananas candito, sorbetto al cocco e meringa all’anice. Dolce superbo per eleganza e leggerezza.
ananas caramellato,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Plumcake alla banana, gelato alla mandorla, gelatina al lime e gelato croccante. Dolce calibratissimo, che dimostra una grandissima mano da parte della pasticcera.
plumcake alla banana,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Biscotto alla nocciola e al caffè con spuma calda di cioccolato. Libidine allo stato puro.
biscotto alla nocciola e caffè,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Gelato al malaga.
gelato al malaga,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia
Piccola pasticceria.
piccola pasticceria,  Antica Osteria da Cera, Chef Lionello Cera, Lughetto di Campagna Lupia, Venezia

Chi nun tene curaggio nun se cocca ch’e femmene belle“, si dice a Napoli.
E il detto calza a pennello per rendere l’idea della storia di Roberto Proto e del Saraceno.
Il ristorante nasce nel 1976 grazie ai genitori di Roberto, originari della Costiera Amalfitana. Propone una cucina semplice, di ispirazione marinara (inevitabilmente declinata alla maniera campana) ed è anche pizzeria. L’atmosfera è calda, familiare, il pesce di buona qualità, il conto onesto ed ecco che, nel tempo, raggiunge un buon successo e fidelizza un buon numero di clienti.
Così, quando nel 2007 il giovane Roberto decide di stravolgere tutto, di abbandonare pizza e cucina da trattoria per abbracciare il sogno di un ristorante diverso, i genitori, ormai non più giovanissimi, tentarono comprensibilmente di dissuaderlo. Ma non ci fu nulla da fare. E oggi che iniziano ad arrivare anche i primi prestigiosi riconoscimenti dalle guide cartacee, sembra proprio che i fatti stiano dando ragione allo spirito di iniziativa e alla voglia di mettersi in gioco di Roberto.
Peraltro, anche se adesso la cornice è completamente diversa, c’è in realtà un fil rouge che lega il Saraceno di Roberto al ristorante dei genitori: il pesce. E, anche, tutto sommato, una impostazione di cucina che tende alla semplicità e non si concede mai particolari azzardi.
Partiamo dalla materia prima, molto buona, che si fa apprezzare soprattutto nella ricca proposta di crudi. La provenienza è soprattutto ligure e sarda, il livello qualitativo ottimo.
Poi c’è la cucina di Roberto Proto, autodidatta, un vero e proprio self made chef formatosi interamente nella cucina di famiglia, che ha il merito di non stravolgere questa materia prima.
Più difficile, si sa, è il compito di elevarla e donare alla stessa valore aggiunto. E qui il risultato riscontrato è altalenante.
Buono l’astice arrostito adagiato sulla scaloppa di foie gras, ingentilito dalla nota aromatica del frutto della passione, meno la fonduta di bufala con scarole e alici, omaggio, un po’ monocorde nel gusto, alla terra delle origini.
Ottima la sfera di gambero rosso farcita di burrata, immersa in un interessante consommé di zenzero e vongole, ma la pasta e patate, calamari e vongole risulta slegata, con gli ingredienti che sembrano stare ognuno per conto proprio.
La sala è il regno di Maria, moglie di Roberto, che gestisce con grande sicurezza e savoir faire il servizio. La carta dei vini, calibrata e semplice, è in linea con la filosofia del locale e si segnala per i ricarichi corretti. Un plauso, infine, merita l’ampia scelta di menu dedicati, da quelli per le Cene aziendali a quello dei Crudi, dal Mano libera ai Classici.
In conclusione: un locale che ha margini di crescita e che merita di essere seguito con attenzione, anche perché la determinazione di Roberto Proto e di Maria meritano più di un incoraggiamento.

Gomitolo di gambero, salsa giardiniera, polvere di liquirizia.
Gomitolo di Gambero, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Crudità: gamberi e scamponi. Molto buoni sia gli scampi (liguri) che i gamberi (sardi).
crudità di gamberi, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Ostrica.
ostrica, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Dentice… carciofi… e una fogliolina di menta.
dentice, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Sfera di gambero rosso farcita di burrata su consommè di vongole e zenzero. Interessante il contrasto di temperature tra la sfera fredda e il consommé caldo e riuscito il matrimonio zenzero/burrata.
sfera di gambero, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Scarola, fonduta di mozzarella di bufala e alici, omaggio alla Campania che non entusiasma anche per l’eccessiva sapidità.
scarola fonduta, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Scaloppa di foie gras, astice arrostito, frutto della passione, piatto ricco di sfumature di gusto.
scaloppa di foie gras, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Poco grintosa la Pasta e patate, calamari e vongole.
pasta e patate, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Impeccabile l’Alice panata fritta ripiena di scamorza.
alice panata fritta, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Spaghettoro ai ricci di mare. Gusto deciso e sapidità.
spaghetto ai ricci di mare, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Ricciola, cime di rapa, salsa gazpacho. La ricciola scompare un po’ sopraffatta dal soffritto della cima.
ricciola cima di rapa, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Zuppa di pesce di buon livello: pezzogna, gallinella, totanetti.
zuppa di pesce, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo
Libidinosa la Doppia bavarese al cioccolato e pistacchio di Bronte.
doppia bavarese, Il Saraceno, Chef Roberto Proto, Caveranno, Bergamo