Marco Buvoli
Nobile vigneron del Pinot nero
La storia di Marco Buvoli e del suo Opificio del Pinot Nero ha tutte le caratteristiche per essere una missione impossibile, si cimenta con un vitigno difficile e raro, senza precedenti in zona Colli Berici, è un sogno che coltiva pian piano, e non appena riesce ad avere l’occasione non la lascia scappare. Costanza, visione e passione lo hanno guidato da sempre, e dopo molti anni, visti i vini degustati oggi, è una solida realtà. Le sue bollicine da Pinot nero, di cui abbiamo scritto qui, ma anche le versioni in rosso, danno lustro alla carte vini dei più noti ristoranti raccontando una storia visionaria, ma soprattutto portando sul calice degli ottimi vini.
La storia di Marco nasce da una grande passione per la Francia, e da alcune bottiglie che lo hanno segnato profondamente bevute grazie all’altra attività che svolgeva, che fortunatamente lo hanno portato spesse volte in Francia, è stata una passione che lo ha così coinvolto che dopo alcuni anni è diventata la sua attività principale.
Inutile dire che quelle bottiglie portano dei nomi importanti come Initiale e R.D., bevute in anni in cui quegli champagne erano ancora degli oggetti misteriosi per la maggior parte di appassionati in Italia, anzi, guardati con sospetto, pensando che qualcosa fosse scappato di mano…

La visita in cantina
Dice: ”Quando ci siamo conosciuti avevo appena iniziato a produrre Metodo Classico, volevo in qualche modo provare a fare un po’ di “Champagne italiano”, principalmente perché in Italia non trovavo soddisfazione dal Metodi Classici, in quanto il concetto francese della Cuvée veniva utilizzato poco e in maniera a volte poco incisiva.
C’è stato anche un incontro che mi ha molto segnato, è quello con Anselme Selosse in anni in cui non era ancora una star, e diceva che secondo lui prima di fare un grande Champagne occorre fare un grande vin claire, e quando ho cominciato a mettere le mani in pasta ho capito perché, bisogna cercare di produrre dei grandi vini e poi assemblarli mettendo insieme più annate.”
“I vini di riserva qui sono conservati tutti in legno, in acciaio invece tengo solo i vini dell’ultima annata, il concetto che sta alla base del mio lavoro è proprio quello della cuvée, vini di annate diverse, partono dalla 2001, la prima vendemmia, il primo imbottigliamento fu fatto nel 2004 quando alle spalle c’erano 3 annate, quindi solo una parte fu imbottigliata, il resto è andato nella réserve perpetuelle, la riserva, che è un po’ il fil rouge di tutti i miei blanc de noirs, ad oggi è composta di 23 annate. Un po’ di questo vino entra in tutte le mie cuvée di blanc de noirs eccetto che i rosé.”
“Tutto nasce casualmente, il quegli anni frequentavo la Borgogna, la Champagne, merito dell’altro lavoro che mi portava spesso in Francia, ma spesso i momenti di vacanza li passavo a visitare luoghi che erano anche zone vinicole, Stati Uniti, Sudafrica, Cile, Argentina, anche Asia. Nel 1997 comprai qui in zona un vecchio rudere da ristrutturare, il proprietario precedente produceva del vino, che era un vino povero, del contadino, bacca bianca e rossa tutto mescolato in una vendemmia unica, assieme al vigneto mi lascia anche l’attrezzatura per produrre il vino, che ho conservato senza buttarla via, quasi fosse un monito per il futuro.”
“Due anni più tardi, in concomitanza con l’inizio della ristrutturazione della casa, ho iniziato con l’esplorazione del territorio qua intorno, e scopro con grande sorpresa che qui vicino, all’interno di una grossa proprietà esiste una vigna di Pinot nero, che tradizionalmente in Veneto non è coltivato principalmente per motivi storici, in quanto la geologia va benissimo per il Pinot nero. Il Veneto era un mare e i depositi sedimentari millenari oggi sono in collina e nell’alta collina, la placca adriatica ha spinto questo mare così forte da formare prima le montagne, poi successivamente i monti Berici ed Euganei, diversi fra loro dal fatto che gli Euganei nascono da una spinta vulcanica sottomarina, i Berici nascono da una spinta magmatica e ci troviamo con un suolo più profondo, ma in entrambi i casi la matrice calcarea si trova, quindi potenzialmente il Pinot nero ci sta bene.”
“Storicamente negli anni ‘50 il Veneto era una terra molto povera e il vino serviva come integrazione agli alimenti, di una dieta povera, a volte anche come disinfettante per l’acqua in zone come il polesine. Il Pinot nero era controproducente, ha un grappolino piccolo, difficile da coltivare a differenza delle varietà autoctone generose come la Garganega e il Corvinone.“

Il Pinot nero è una varietà precoce, dalla buccia sottile, facilmente attaccabile dal marciume, quindi trovarla qui a due passi da casa era un segno del destino.
Il motivo per cui quella vigna si trovava qui nei Berici era presto detto: la contessa proprietaria della tenuta aveva partecipato a un progetto dell’Istituto Enologico di Conegliano e avevano individuato quel sito come potenzialmente interessante per il Pinot Nero, per suolo ed esposizione, l’accordo era l’Istituto mette giù le vigne e poi ogni anno la proprietà deve dare qualche quintale di uva per fare delle prove di vinificazione
“Quindi erano barbatelle di Pinot nero su portainnesto unico ma di più varianti, mancata la contessa ha donato la proprietà ad una cooperativa sociale a cui mi sono rivolto, e sono stati ben contenti di affittarmi quell’ettaro e mezzo di Pinot Nero con cui ho iniziato la mia avventura. Quindi presa in affitto nel 2001, in concomitanza con il mio trasferimento qui, abbiamo fatto la prima vendemmia, messa a riposo in barriqueCon "barrique" si intende una piccola botte di legno adatta all’affinamento di vino dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.... Leggi usate aspettando di averne altre due a disposizione per poter fare il primo imbottigliamento. Da qui parte la mia ricerca di terreni nei Berici atti a Pinot nero in quanto ero interessato molto a questa veste di Vigneron, quindi nel 2008 ho cominciato ad acquisire un pezzo di vigna e l’ultimo impianto è datato 2018, ad oggi sono 7,5 ettari dislocati in diverse parcelle, compresi 1,6 ettari nei Colli Euganei piantati su quelle che sono chiamate terre bianche, quindi scaglia calcarea, in quella vigna produco il rosé.”
Con gli anni Marco ha messo a punto quello che è il suo stile, la sua idea, e devo dire che pensando ai vini di 15 anni fa ho ritrovato quella espressione tendente alle dolci ossidature, alle complessità, ma meno opulenti e larghi, con una freschezza e sapidità che sono più in evidenza, a testimoniare la sua ormai conoscenza perfetta della vigna ma anche del metodo di vinificazione e composizione delle cuvée.
Mi racconta Marco che uno dei segreti per riuscire a fare questo è stato lavorare molto in vigna, partendo dalla vendemmia che viene fatte in 2-3 passaggi in quanto nella stessa pianta ci possono essere dei grappoli maturi e altri non ancora del tutto invaiati, per questo portano a casa prima di tutto il maturo, evitando i grappoli parzialmente verdi che conferirebbero ai vini un’acidità malica, troppa dura e ostile.
La degustazione
Veniamo ora alla descrizione dei metodi classici divisi come sempre per anni sui lieviti:
Blanc de Noirs Metodo Classico Extra-Brut Tre
Naso complesso, raffinati ricordi di frutta matura, cotogne, pesca sciroppata, buccia di mela si uniscono a toni di caffè, cioccolato bianco, agrume candito e sbuffi tostati. Bocca composta, fine, ampia, piacevole e densa, buona la spinta fresco-sapida. Notevole la persistenza. Il “piccolo” di casa è un metodo classico appagante e armonico, trasversale e gastronomico. 89/100
Blanc de Noirs Metodo Classico Cinque Pas Dosé
Finissimo il perlage e l’olfatto in un bell’assieme di composta di mele cotogne, susina gialla, agrume candito, tostature, caffè, cera d’api, zenzeroLo zenzero (Zingiber officinale Roscoe, 1807) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente. Coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato dal quale si dipartono sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie... Leggi candito, curcuma e bouquet di fiori gialli. Bocca densa, piacevole, esprime forza, potenza. Buona la parte fresco-sapida, lungo il finale salino. Equilibrio su tutto, notevole struttura, scorrevole e di pericolosa beva. 90/100
Rosé Sette Extra-Brut Metodo Classico
La bollicina forse più difficile da fare, tutta una questione di equilibri, ma in questo caso l’equilibrio inizia dal perlage e dall’affascinante rosa antico con riflessi corallo , bellissimo alla vista. Naso che esprime note tipiche di crosta di pane e subito passa a note più complesse di mandarino, succo e buccia, mela rossa, rosa, melograno, confetto, pasticceria, anice stellato, pepe bianco, note di dolci ossidature. Al sorso completo, cremoso, deciso, ottimo equilibrio e piacevolezza, con una progressione fresca e salina. Assaggio dinamico e fine, ottima bollicina. 91/100
Dodici Metodo Classico Extra-Brut
Bouquet ampio e maturo, intense note ossidative aprono le danze, poi sembra di entrare in pasticceria, brioche, biscotto, croccantino di arachidi, note di spezie, curcuma, miele, nota smaltata. Morbido e ricco sul palato, una materia densa avvolge il palato e regala un finale, nonostante i 12 anni sui lieviti, con un guizzo fresco-sapido direi non scontato. Ottima progressione. Prova di maturità ampiamente superata per tutti i Metodi Classici da Pinot nero di Marco Buvoli che danno prova di grande solidità, affidabili e gastronomici, solleticando i sensi e il gusto di chi li incontrerà. Gustateli lentamente in modo che sviluppino tutte le sfumature aromatiche di cui sono molto ricchi e lasciatevi sedurre dalla complessità offerta al palato, sono un’ottimo punto di arrivo di un percorso iniziato molti anno orsono. 92/100
Solera Extra-brut Metodo Classico
Nel Solera il taglio è composto dal 25% di cuvée perpetua di 23 annate. Note intense di mela renetta in composta, limone e cedro candito, note di pasticceria, fiori gialli nocciola tostata, miele, caffè, resine e dolci ossidature. Bocca calda, densa e cremosa, si stende sul palato mettendo in mostra una buona parte fresco-sapida e decise note di dolci ossidature. La bollicina più complessa e sofisticata, dove la componente di Solera gli regala raffinatezza e quel tocco di aristocratico. 93/100
Pinot Nero Veneto IGT 2019
Naso di grande volume e finezza, molto tipico per il Pinot nero, piccoli frutti neri maturi, mirtilli, more ciliegia nera, note smoky, tabacco, moka, liquerizia, pepe, muschio e pot-pourri. Bocca precisa, fine, di volume e densità, la struttura c’è ma è slanciata, con tannini di discreta presenza. Ottima persistenza, finale sul bastoncino di liquirizia. Per il Pinot Nero in rosso il 2019 è l’ultimo anno in cui uscirà in assemblaggio dai suoi due vigneti, dal 2020 ha deciso di separarli perché danno delle espressioni diverse e ha ritenuto opportuno esaltarle in bottiglia. 91/100
Pinot Nero Veneto IGT “S” 2020
Pinot nero Cru “S” che sta per Sarego, indicando il luogo dove è ubicato il vigneto, qui si trova un piccolo strato di argille rosse, quindi molto antiche ed ossidate, che coprono per pochi cm uno scheletro di calcare molto fragile e profondo, molto stress per la vigna, altitudine 280/300 m slm. Profumi molto tipici, finissimi, dispiega un mix fra fragolina di bosco, pepe, note balsamiche, di sottobosco, tocco di vernice, grafite, un’idea di tabacco. Assaggio sostanzioso ma finissimo, avvolgente tessitura tannica, generosa persistenza che evoca spezie e gelatine di frutti di bosco. Bocca finissima. Ottimo, mi ha ricordato molto la Cote de Nuits in termine di finezza ed eleganza. 92/100
Pinot Nero Veneto IGT “P” 2020
Pinot nero 2020 Cru P: proviene da un vigneto impiantato nel 2012 con soli cloni francesi, a Pianezze di Arcugnano, sopra il lago di Fimon, a 150 m. s.l.m. esposto a nord. A Pianezze ci sono argille più gialle e più profonde, che coprono blocchi di calcare. Microclima: a Pianezze arrivano i temporali estivi dalle montagne. Naso molto diverso rispetto all’S, rivela intense note di frutti rossi e neri molto maturi, spezie scure, ginepro, pepe, sottobosco, corteccia, humus, fungo, felce, china. In bocca non delude mostrando più potenza rispetto al precedente, con un tannino più vivo, ottima la progressione fresco-sapida. Persistente con rimandi affumicati. 91,5/100
Franc 2020 Cabernet Franc Veneto IGT Buvoli
Note di confetture di frutti di rovo, ciliegia nera accompagnati da un invitante bagaglio di spezie scure, pepe, ginepro, erbe aromatiche e torba. Sorso sapido e carnoso, con tessitura tannica e freschezza a formare un tutt’uno con la dote alcolica. 90/100