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Il Nebbiolo delle Alpi

Vino
Recensito da Manuele Pirovano

Declinazione di un’uva complessa

Ebbene si, ci ho preso gusto a scrivere di Lombardia vitivinicola. Proseguiamo, quindi, lungo la strada alla volta delle gemme viticole regionali, parlando di una zona che ha in sè ben due DOCG, la Valtellina.

La Valtellina alleva diversi vitigni, ma quello su cui vorrei concentrarmi oggi è certamente il più utilizzato, il più importante, colui che dà origine ai vini più rappresentativi della zona. È un re, di nome Nebbiolo.

Con questa nobile uva si ottengono il Valtellina Superiore DOCG e lo Sforzato di Valtellina DOCG – altrimenti detto Sfursat – due vini iconici portabandiera di un territorio unico che, da tempo immemore, ne costituisce la culla. Una culla rannicchiata nella provincia di Sondrio, tra Morbegno e Tirano, con un profilo disegnato dai 2500 km di terrazzamenti.

Vuoi per l’esposizione a sud o vuoi per le modeste precipitazioni distribuite uniformemente nel corso dell’anno che fanno della Valtellina un’area particolarmente adatta alla viticoltura, ma sta di fatto che questa piccola valle montuosa rimane tutt’oggi una delle più importanti zone vitivinicole della Lombardia. La felice esposizione permette, infatti, la formazione di microclimi locali favorevoli, supportati dalla protezione delle Alpi Retiche che riparano la valle dai venti freddi del nord e da quella delle Alpi Orobie che fanno da schermo alle correnti meridionali. Completa questo privilegiato quadro la “Breva”, brezza proveniente dal lago di Como che spira da tarda primavera per tutta l’estate, convogliando i flussi di aria tiepida che favoriscono l’impollinazione e asciugano terreno e piante.

Il momento della vendemmia, qui, è ancora più affascinante: quintali di grappoli di uva vengono portati a spalla in “portini” – ossia gerle o brente – percorrendo ripidi sentieri e scalette – uniche vie di comunicazione tra i vari appezzamenti – per poi arrivare, attraverso dei piccoli trattori, alle cantine.

All’interno della produzione del Valtellina Superiore DOCG si distinguono cinque sottozone, le quali possono essere riportate in etichetta come menzione specifica della provenienza delle uve. Tali aree sono meglio conosciute come Sassella, Inferno, Grumello, Valgella e, di più recente introduzione, Maroggia.

Il Sassella solitamente è un vino austero e dotato di complessità, con un tannino che può aver bisogno di qualche tempo per essere addomesticato ma, se si ha un po’ di pazienza, si finirà per stapapre un prodotto straordinario. Il Grumello è il più diretto, il più beverino, che trova abbinamenti anche con i piatti più delicati. l’Inferno, forse il più conosciuto per via del nome (pare che vendemmiare in quella zona fosse davvero un inferno per via del caldo), si può dire che sia una sorta di via di mezzo tra i primi due: elegante, ma anche di buona struttura.  Il Valgella è la sottozona più estesa. Trova da sempre un grande appeal in Svizzera, forse per la maggior vicinanza, e può essere paragonato all’Inferno per le caratteristiche principali. Maroggia invece, con pochi ettari a disposizione, si avvicina maggiormente al timbro di un Sassella.

E veniamo all’altra DOCG, lo Sforzato di Valtellina. Lo Sforzato – Sfrursat, in dialetto –  è il primo passito rosso secco italiano a potersi fregiare della DOCG, ottenuta nel 2003. È il frutto di una selezione di uve Nebbiolo che, subito dopo la vendemmia, vengono poste per circa tre mesi su graticci in locali asciutti e ben ventilati detti “fruttai”. Al termine dell’appassimento l’uva ha perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze aromatiche ed è pronta finalmente per la pigiatura. Seguono 20 mesi di invecchiamento ed affinamento in legno e bottiglia e, solo a quel punto, questo rosso con grado alcolico minimo 14% fa il suo debutto per la degustazione. Ciò che lo caratterizza è chiaramente l’appassimento, capace di conferirgli profumi di frutta rossa matura e sottospirito, così come delle sensazionali note terziarie; il corpo è robusto e la persistenza gustolfattiva molto lunga. È quindi un vino da abbinare a piatti carichi di sapori, specialmente a base di carne o formaggi con lunghe stagionature.

Ora non vi rimane che scegliere il vino che vi ha più intrigato e provarlo. Il Nebbiolo delle Alpi può darvi grandi soddisfazioni e mi auguro che, attraverso queste poche righe, sia cresciuto in voi il desiderio di approfondire questa zona vitivinicola viaggiando lungo i suoi muretti a secco e le sue bellissime vigne impervie.

I miei preferiti:

Valtellina Superiore Sassella Riserva Vigna Regina 2009 – Ar.Pe.Pe

Nel bicchiere è un bel rosso rubino con riflessi che poco fanno pensare a un millesimo di dieci anni fa. La frutta matura padroneggia al naso, ma la parte balsamica (soprattutto la menta) non manca, come anche una nota speziata e diversi terziari quali il cuoio e il tabacco. In bocca l’ingresso è vellutato, ma nella parte finale tutto si equilibra con un tocco di acidità agrumata di grande lunghezza. Per piatti di terra saporiti (Pizzoccheri alla Valtellinese).

Sforzato della Valtellina DOCG “5 Stelle” 2007 – Nino Negri

Il colore è rosso granato intenso, profondo. Il profumo di prugna sotto spirito la fa da padrone, poi arriva l’amarena.. la parte floreale è tutta per la rosa. Tutto è contornato da note balsamiche che arrivano ad ondate. In bocca è molto concentrato con un tannino addomesticato, ma è potente e persistente. Da grandi formaggi o da solo, per meditare!

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