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El Brite de Larieto

Spesso nelle località di villeggiatura più gettonate trovare ristoro in un locale accogliente, con personale gentile e cibo degno di tale nome non è cosa semplice. Cortina d’Ampezzo sotto questo punto di vista non fa eccezione. Eppure a qualche chilometro dalla perla delle Dolomiti, direzione passo Tre Croci, c’è un agriturismo chiamato El Brite de Larieto che fa della tradizione e dell’amore per il lavoro la propria carta di identità.
Una piccola strada sterrata si inerpica tra i larici. Un piazzale accoglie una manciata di auto. Poi una stalla, dalla quale si sentono fuoriuscire i muggiti delle mucche avvolti dal fumo del freddo. Più in basso un caseificio, ed infine una vecchia casa bianca, con il tetto spiovente e gli infissi delle finestre in legno. Tutto molto semplice, l’idea di montagna che si ha da bambini riaffiora alla mente. Gli interni allungano l’apnea mnemonica di un mondo candido, superficiale e soffice. Ci si lascia coccolare dallo scricchiolio del parquet, dal caldo avvolgente della stufa, dalle tende ricamate della vecchia stube, dai cuscini che negli angoli delle panche ingentiliscono il locale. Sottopiatti in feltro,  bottiglie di vino poste su di una bella credenza e servizio cordiale chiudono il cerchio. Non si vorrebbe null’altro. Sembra un copione andato in scena centinaia di migliaia di volte, interpretato da attori navigati e sicuri. Ed invece al timone di El Brite ci sono due ragazzi giovani, Riccardo Gaspari in cucina e Ludovica Rubbini in sala.

Ma El Brite ha una doppia anima. Accogliente e delicato la sera, si trasforma durante il giorno diventando un rifugio rustico e caratteristico, che propone classici taglieri di salumi e formaggi, tris di canederli e piatti meno impegnativi rispetto alla sera. Gruppi di sciatori con scarponi e tute da sci affollano vivacemente il locale rendendolo meta perfetta per una pausa sciistica all’insegna del gusto.

Dopo un passato tra gare e piste da sci il cuoco propone una cucina strettamente legata al territorio, con qua e là qualche tocco innovativo, sempre nel rispetto di materia e tradizioni. Mucche, galline, capre e maiali allevati in loco dal padre e i formaggi dell’adiacente caseificio gestito dalla nuora, regalano continui spunti per la creazione di azzeccati abbinamenti allo chef  Bellunese. Chef che nonostante i soli 29 anni di età ed una gavetta da autodidatta sembra riuscire ad alzare l’asticella di difficoltà tecnica delle sue preparazioni, il più delle volte ottenendo splendidi risultati. L’entrée è un elegante benvenuto in cui sapori di montagna come pane nero, speck ed erba cipollina si armonizzano in un tutt’uno ed accolgono il cumino, apparentemente intruso ma invece piacevole nota speziata. Si prosegue sulle ali dell’entusiasmo con un omaggio ai formaggi. “Panino al formaggio” è un intelligente gioco di consistenze, sapori e temperature di latticini che grazie al mosto cotto trovano equilibrio e carattere. Poi i canederli di rape rosse su crema al rafano colpiscono dal punto di vista della consistenza. Grazie alle spezie conturbanti che li definiscono evocano il ricordo di una nevicata esterna guardata comodamente dal salotto riscaldato dal caminetto acceso, il rafano di gran qualità finisce per rendere ancor più elegante la preparazione.

Certo avere talento è un peso da sopportare. Si crea automaticamente aspettativa. Una disattenzione perdonabile ad un cuoco comune viene fatta pesare più del previsto a quello di talento, questo è chiaro. Ed è così che in altri frangenti la cucina di Gaspari ci è sembrata poco dettagliata, più rustica, meno curata. Non per questo cattiva, ma certamente non paragonabile ad altri piatti assaggiati nel corso della serata.
Capitolo a parte invece la pasticceria, davvero al di sotto delle aspettative, e spiace dirlo.
El Brite de Larieto è un agriturismo dove già oggi si sta bene, che però a tratti ci ha fatto intravvedere la possibilità di poter essere di un livello davvero superiore. Un passo alla volta, siamo certi, Gaspari risolverà gli alti e bassi della sua cucina, rendendola mirabile, non consentendoci più di farne a meno.

La bella mise en place.
mise en place, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Il pane.
pane, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Crema di pane, erba cipollina, semi di cumino e speck.
crema di pane e erba, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
“Panino al formaggio”. Un buon piatto, che invoglia al ritorno.
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Canederli di rape rosse con crema di rafano.
canederli, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Casunziei di rape rosse e semi di papavero. Ricetta tradizionale ben eseguita.
casunzei di rape, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Capretto con crema di polenta e spinaci croccanti. Piatto rivedibile. Il carrè seppur buono è difficile da mangiare perchè lasciato praticamente intero e non disossato. Le costicine invece non sono state esaltate dalla cottura troppo prolungata. Bella la glassatura fatta con aromi di bosco esterna. Peccato.
capretto con crema, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Lingua croccante di vitello con rafano, mostarda di pere e cipolla e crema di peperoni. Interessante la consistenza della lingua tenera dentro e croccante fuori. Buone anche le salse.
lingua croccante di vitello, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Crostatina di mele. Dolce completamente sbagliato. Frolla troppo croccante per essere mangiata al cucchiaio e crema alla vaniglia un po’ grumosa. Buono il gelato ma dolce insufficiente.
crostatina di mele, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Torta linzer con panna montata. Altro dolce decisamente poco riuscito. Sapori tutto sommato corretti ma la consistenza della torta non ci ha permesso di andare oltre il secondo boccone. Panna da applausi.
torta linzer con panna montata, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
La cantina.
cantina, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
I bei cuscini.
 El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
La stufa.
stufa, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
Il bar con i distillati della casa.
distillati, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo
La stalla.
stalla, El Brite de Larieto, Chef Riccardo Gaspari, Cortina d'Ampezzo

Ingredienti.
Intensi, coinvolgenti, travolgenti, violenti, appassionanti, coinvolgenti.
Trascinanti ed energici. Affascinanti e seducenti.
Per una volta non chiamiamola materia prima, come si farebbe per petrolio e affini. Chiamiamoli proprio con il nome che gli compete.
Il viaggio nel mondo degli ingredienti di qualità non può conoscere stanchezza.
E tra le perle che la splendida Sicilia può offrire, c’è senza dubbio uno dei re degli ingredienti in cucina: il pesce.
È solo il pesce di grande qualità che dovete venire a cercare in questo semplice ristorante a due passi dal mare di Santa Maria La Scala. Locale decisamente modesto nelle stagioni più fredde, ma nella bella stagione può sfoggiare anche una bella veranda vista mare. Carta dei vini molto limitata, dessert non di propria produzione e nemmeno particolarmente accattivanti. Ma sono dettagli non significativi qui.
Appena varcata la soglia farete conoscenza del protagonista assoluto: una esposizione del pescato giornaliero, reso particolarmente attrattivo dal rapporto diretto con alcuni pescatori locali.

pescato, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale

Non resterà che scegliere i compagni con cui intrattenersi per le successive ore e il tipo di cottura preferito.
Il gioco è fatto.
Sono proprio le preparazioni più semplici, quelle che lasciano esprimere a pieno il sapore del pesce, le più riuscite.
Dimenticabili solo i primi, eccessivamente conditi, con una salsa non perfettamente amalgamata.
Ma il resto è puro divertimento. Senza tanti voli mentali.
Solo Ingredienti, con la I maiuscola. Punto.

Tartufi di mare e Ostriche
tartufi di mare e ostriche, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
tartufi di mare e ostriche, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Occhi di bue e gamberi: il primo è tipico del litorale acese (il nome scientifico è Haliotis tuberculata lamellosa) anche se sempre più difficile da trovare (con conseguente notevole rialzo dei prezzi, qui infatti ci siamo attestati sui 90 euro/kg). Freschissimi i gamberi.
occhi di bue e gamberi, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
occhi di bue e gamberi, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
occhi di bue e gamberi, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Insalata di mare: polpo di straordinaria qualità, cotto splendidamente.
insalata di mare e di polpo, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
insalata di mare e polpo, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Il Fritto: frittata di neonata (strepitosa), sarde a beccafico, calamaretti, masculini (alici).
frittata di neonata, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
fritto, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
fritto, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Fusiati con melanzane e pesce spada e campanelle con scampi e zucchine.
Fusiati con melanzane, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Pesce alla griglia: Saraghi e Luvari. Semplicità.
pesce alla griglia, Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Scorci di Santa Maria la Scala.
Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Per i più atletici, consigliamo vivamente la camminata che da Santa Maria sale verso Acireale, passando per la riserva naturale della Timpa. I panorami sono da cartolina.
Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale
Al Molino, Santa Maria La Scale Acireale

Difficile dire quale sia il miglior ristorante di pesce di Lisbona.
Difficile credere che ce ne sia uno in particolare che svetta su tutti gli altri.
Diversamente da quanto accade in altre capitali europee, escluso il solito paniere di ristoranti acchiappa-turisti le cui tristi insegne illuminano le vie pedonali della Cidade Baixa, è facile imbattersi in un pescato con un sempre costante livello di (alta) qualità.
Se però volete fuggire dalla routine del bacalhau e cercate una tavola in cui poter gustare una varietà di molluschi e crostacei di estrema freschezza, allora la Cervejaria Ramiro potrebbe essere il posto giusto.
Reso celebre anche oltre oceano da Anthony Bourdain che in una puntata del grandioso No Reservation faceva incetta di gamberi, aragoste e percebes, incredulo per l’incredibile rapporto prezzo/felicità, Ramiro è molto più di una semplice “cervejaria”.
Qui servono dei granchi giganti (i cosiddetti spider-crabs) da urlo, nonché uno dei migliori “prego no pao” -il famoso panino con la bistecca all’aglio simbolo del Portogallo- della città.
Bisogna quindi armarsi di pazienza perché una volta superata la coda per entrare (è comunque possibile effettuare prenotazioni ed essere puntuali), dopo aver ordinato, un martello, un paio di pinzette e le bestie che avrete sotto gli occhi saranno i vostri amici più cari per un paio di ore.
E c’è da divertirsi, perché la scelta è vasta e viene voglia di ordinare l’impossibile, ma quello che consigliamo, dopo un piccolo riscaldamento con vongole e percebes, è di buttarsi anima e corpo in uno degli straordinari granchi dell’Atlantico a disposizione (rock crab o, appunto, lo spider-crab).
A voi la scelta della cottura: potrete decidere se mangiarlo bollito, alla plancia, al forno o, come la nostra scelta, crudo.
Il locale è sempre affollatissimo, ma il servizio è uno dei più celeri del mondo, sembra quasi di mangiare in un fast-food; del resto, le preparazioni presentano cotture velocissime o, semplicemente, l’estrazione dei crostacei dal carapace. Anche la coda, di conseguenza, viene smaltita in un men che non si dica.
E poi c’è il capitolo prezzi.
I crostacei vengono venduti al chilo e la spesa, a persona, non supera i 30 euro se si vuole esagerare.
E’ un peccato soltanto che Intendente, il quartiere in cui è ubicato Ramiro, non sia proprio uno dei più belli di Lisbona, ma è comunque facilmente raggiungibile (oltre al solito tram, c’è anche la fermata metro) da diverse zone nevralgiche della città.
Non perdetevi i prodotti di questo simpatico e caratteristico locale il cui rapporto qualità/prezzo ha davvero pochi concorrenti in Europa.
Un nostro consiglio, se siete nella capitale portoghese per il weekend, è quello di andarci a fare il pranzo della domenica, magari sul presto, per evitare la coda e la confusione, di chiudere il pasto con il “prego” per poi prendere il trenino che va a Belém. Lì, prima di sostare fino al tramonto davanti alla suggestiva omonima torre e al bellissimo Monastero dos Jerònimos, vi aspettano le famosissime “pastéis de nata”, i piccoli capolavori di pasta sfoglia riempiti di crema cotta al forno, la cui ricetta originale è custodita segretamente dalla pasticceria-laboratorio Pastéis de Belém che da oltre un secolo continua a sfornare oltre 10.000 pastel al giorno. Anche qui, la coda è parte integrante dell’assaggio. Ma vi assicuriamo, ne vale realmente la pena.

gamberi, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Per la serie: “qui il colesterolo non perdona”, panini caldi con burro…
pane, Cervejaria Ramiro, Lisbona
…e birra locale ghiacciata.
birra, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Si scaldano i motori: percebes sbollentati. Per chi non li conoscesse (in italiano si chiamano cirripedi), sono molluschi tipici della Galizia che si estraggono dalla pellicina nera e hanno un sapore a metà strada tra il cannolicchio e la cozza.
percebes, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Squisite vongole.
vongole, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Ed ecco il momento clou: sul tavolo arrivano gli attrezzi del mestiere. Martello e pinzette.
tavola, Cervejaria Ramiro, Lisbona
E il favoloso granchio che abbiamo gustato crudo. Il sapore di mare è più intenso di un’aragosta. E la testa è una cosa indescrivibile…
granchio, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Alcuni dei granchi vivi, ammassati in maniera un po’ discutibile. Anche se Ramiro ha adottato un programma di selezione della materia prima a tutela dell’ecosistema.
granchi, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Si chiude con l’immancabile dessert: il “prego no pao”. Panino con una notevolissima bistecca di manzo battutta con aglio e appena grigliata, da gustarsi con una mostarda al limone.
bistecca, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Il locale è sempre affollatissimo.
locale, Cervejaria Ramiro, Lisbona
E il conto tutt’altro che salato.
conto, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Le planche roventi.
planche, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Gamberoni.
gamberoni, Cervejaria Ramiro, Lisbona
La fila d’attesa all’uscita dal locale.
locale, Cervejaria Ramiro, Lisbona
E dalle parti di Belém, la fila d’attesa al nostro arrivo al leggendario Pasteis de Belém.
ristorante, Cervejaria Ramiro, Lisbona
Altri pochi secondi di attesa…
ristorante, Cervejaria Ramiro, Lisbona
…e ci gustiamo la nostra pastel de nata, ancora calda. Ne potrete assaggiare tante in Portogallo, ma questa in particolare ha qualcosa in più, una crosticina della sfoglia più croccante, una crema più buona. E’ davvero unica. E’ l’originale.
pastel de nata, Cervejaria Ramiro, Lisbona

L’alta langa è un territorio di frontiera tra la pianura e il mare, frutto di equilibri delicati e profondi, un incontro di climi caratterizzati dall’incrocio tra le correnti fredde delle Alpi ed i venti tiepidi del vicino Mediterraneo.
Qui i fratelli Dellaferrera, dopo diverse esperienze in giro per il mondo, sono ritornati ed hanno creato un’oasi del buongusto che richiama, ormai da anni, clienti in cerca dei sapori veri di questa terra, con il surplus di un conto piuttosto leggero.
Il locale è un riuscito mix fra trattoria e ristorante vero e proprio: infatti, se da un lato troviamo il banco bar all’entrata come nelle vecchie piole, gli attrezzi agricoli alle pareti e vecchie fotografie di vita contadina, dall’altro la sala si presenta con tavoli ampi, bel tovagliato e comode sedute come si conviene ad un ristorante vero e proprio.
La cucina è quella tipica di queste zone: si inizia con un assaggio di antipasti per poi passare ai primi della tradizione come i tajarin o gli agnolotti del plin; anche per i secondi si attinge a piene mani nel ricettario classico così come per i dolci, di impostazione tradizionale.
Esiste però un menù parallelo interamente dedicato al pesce: cucina marinara rivisitata con un pizzico di fantasia e con la materia prima che arriva dalla vicina Liguria.
Nella nostra visita non tutto ci è parso impeccabile, in particolare abbiamo trovato antipasti perfettibili, soprattutto in fase di esecuzione. Ad esempio, un petto d’anatra troppo cotto e di conseguenza piuttosto asciutto, una sfogliatina ripiena di zucca che altro non era che un fagottino poco croccante, i tagliolini poco conditi e per questo troppo appiccicati l’uno all’altro, una polentina un po’ troppo liquida con trota leggermente affumicata, un discreto gambero e gorgonzola che, naturalmente, se mangiato insieme al resto, andava a cannibalizzare il tutto.
Accanto a questi piatti non del tutto riusciti abbiamo anche assaggiato ottimi agnolotti di cappone e verza al sugo d’arrosto e un perfetto stinco di vitello brasato al vino rosso (in porzione invero omeopatica).
Interessante la carta dei vini con ottime etichette a prezzi giusti, cordiale e solerte il servizio coordinato dagli altri due fratelli Dellaferrera, rispettivamente maitre e sommelier.
In sostanza rispetto a visite precedenti abbiamo trovato una cucina meno incisiva, qualche disattenzione di troppo e alcuni piatti non proprio impeccabili, ma siamo certi che sia soltanto un momento di appannamento passeggero e ci ripromettiamo di tornare, con la speranza di ritrovare la stessa attenzione ai particolari e quella qualità di esecuzione che è sempre stata la caratteristica peculiare di questo locale.

Pane e grissini.
pane e grissini, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
grissini, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Stuzzichino di benvenuto: focaccia e salame cotto.
stuzzichini, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Trota leggermente affumicata, gambero rosso con polenta “Ottofile” e formaggio erborinato.
trota, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Insalata d’anatra, mele renette, lamponi e parmigiano.
insalata d'anatra, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Sfogliatina caramellata di zucca con fonduta e gelato al Castelmagno.
sfoglia, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Cipolla ripiena cotta al sale
cipolla, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Agnolotti di cappone e verza al sugo di arrosto.
agnolotti, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Gnocchi di patate ripieni di Castelmagno al burro e rosmarino.
gnocchi, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Tajarin tagliati a mano al ragù di vitello.
tagliolini, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Costata di maiale nero grigliata con purè di fagioli bianchi.
costata di maiale, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Stinco di vitello al vino rosso con galletta di patate e marmellata di cipolle.
stinco di vitello, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Piccolo fritto di scamone, zucca e carciofi.
pollo fritto, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Soufflè di paste di meliga con cuore allo zabaglione e gelato al pistacchio.
soufflé, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Croccante al gianduia con granita al Barolo chinato.
gianduia, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Piccola pasticceria.
piccola pasticceria, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe
Un buon compagno di viaggio.
einaudi, La Coccinella, Chef Alessandro Della Ferrera, Serravalle Langhe

Buona ristorazione, a basso costo. È l’ultima carta a disposizione dei ristoratori per ridurre, oggigiorno, il rischio imprenditoriale. Regola, questa, alla quale sembrano sottostare anche i grandi chef che, sempre più spesso, si ritrovano a fare i conti con pizzerie, wine bar o trattorie griffate, con un unico grande intento: far quadrare i conti delle loro aziende.
Discorso che calza ancor più a pennello se si parla di un paese come la Spagna, in cui l’impennata economica (sfruttata comunque nel miglior modo possibile) e il benessere di un decennio fa sono ormai soltanto un ricordo.
Il grandissimo Quique Dacosta ha quindi studiato delle formule -sulla carta vincenti- sfruttando le sue capacità di brillante ristoratore, su una piazza in cui la domanda è decisamente più alta rispetto alla tutt’altro che frenetica vita di provincia.
Sul solco tracciato dai soliti fratelli Adria’ – che a nostro avviso restano ancora la pietra filosofale del tapas bar “creativo” – ecco partorire l’idea di Vuelve Carolina, un divertente ristorante/taperia nel cuore di Valencia. Ubicato nello stesso stabile di El Poblet, succursale cittadina del più famoso ristorante di Denia che, insieme al nuovo Mercat Bar, completa il piccolo impero gastronomico della Daco & Co.

Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Vuelve Carolina è un locale dall’atmosfera stranamente più nordica che latina.
Lunghissimo bancone di legno all’ingresso e una saletta più raccolta, con un allestimento di piante grasse sulle pareti di legno chiaro.
Offre una carta molto ampia, suddivisa in categorie di portate che spaziano dalle tapas ai crudi, fino ai piatti principali di carne e di pesce.
Vengono proposti piatti tradizionali che recano la firma dello chef valenciano. Una sorta di reinterpretazione non troppo sofisticata di piatti amati dal cliente locale.
Lo stile avanguardista dei piatti contempla alcuni classici di Dacosta, come il cuba libre di foie gras o alcuni dei suoi famosi “risi” che si alternano a più banali affettati o immancabili (è la moda del momento) hamburger.
Inoltre ci sono due convenienti menu degustazione (da prendere per un minimo di due persone, a 24,20 euro e 27,50 euro) tra i quali è possibile assaggiare una selezione di tapas creative oppure i piatti storici di Dacosta.
Ci si può divertire se si sceglie oculatamente: alcune portate, infatti, hanno una riuscita decisamente migliore rispetto ad altre, anche a livello di materia prima, stranamente variabile a seconda dei casi (su tale aspetto potrebbe giocare un ruolo chiave il flusso di commensali in una giornata). L’ostrica, le capesante, il maiale e i cannolicchi ne sono l’esempio positivo. Più deludenti invece i gamberi fritti ed il polpo.
Si intravede tutto il know how di un grande maestro dei fornelli, dai bocconi più semplici, connotati da esercizi tecnici di elevato standard (patata soffiata con tuorlo d’uovo) ad assaggi più complessi (si pensi allo storico cuba libre di foie gras).
Sebbene ci siano stati (più) alti e (meno) bassi, questa resta una esperienza da prendere in considerazione, una valida alternativa a tavole più blasonate, specie se si vuole fare un pasto più veloce e meno impegnativo, ma comunque all’insegna della qualità e del divertimento.

Le buone olive.
olive, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Il pane (che viene prezzato a 2,50€), con grissini ai semi di girasole e un godurioso formaggio aromatizzato al peperoncino verde.
pane, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
L’ostrica, omaggio al Perù. L’ostrica viene servita con un fresco e speziato succo al lime che contribuisce ad allungare il gusto della prima.
ostrica, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Tra i piatti migliori: carpaccio di capasanta marinata con condimenti marini naturali (ricci, alghe, ed altro).
Carpaccio di capasanta marinata, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Gamberi fritti e (ottima) maionese di pomodoro secco. Peccato per i crostacei dai quali ci aspettavamo un gusto più intenso, probabilmente coperto dalla frittura.
Gamberi fritti, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Tradizionalissimi cannolicchi con ratatouille di verdure. Semplici ma buoni.
Cannolicchi con ratatouille, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Polpo alla brace con patate, olive e pomodori appassiti. Uno dei classici di Dacosta, per noi abbastanza deludente.
polpo alla brace con patate e olive, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Patata soffiata con tuorlo d’uovo: un piacevolissimo esercizio tecnico.
patata soffiata con tuorlo d'uovo, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Il cuba libre di foie gras, che consigliamo di dividere in due o tre persone. E’ una panna cotta di fegato grasso ricoperta da una intensa gelatina di cuba libre, rucola e arancia. Piatto impegnativo a livello lipidico ma collaudatissimo.
cuba libre di foie gras, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Uovo con funghi e mousse di patata affumicata.
uovo con funghi, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Carpaccio di maiale iberico. Gustosissima la carne ma anche la salsa (una sorta di fondo bruno particolarmente acidulato).
Carpaccio di maialino, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Torta di mele alla maniera di Carolina. Una destrutturazione abbastanza scontata e, a nostro avviso, con qualche errore tecnico e di concepimento (fette di mela troppo spesse e poco caramellate).
Torta di mele, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Di ottimo livello lo yogurt con gelato alla viola, concentratissimo.
yogurt, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Curiosi dettagli.
dettagli, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
dettagli, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna
Insegna.
insegna, Vuelve Carolina, Tapas Bar, Valencia, Spagna