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Magorabin

Lavoro e fatica

Quasi sempre il successo è frutto di duro lavoro, tenacia e un pizzico di fortuna. La capacità di svegliarti ogni mattina con l’idea di alzare il tuo livello è un qualcosa che hai o non hai: una tensione che senti dentro e ti porta a non accontentarti mai. Anche quando, quello che hai davanti agli occhi è già, di per sé, un piccolo grande successo.
Marcello Trentini e Simona Beltrami quel “fuoco dentro” devono averlo ben acceso.
Il gusto della sfida fa parte del loro DNA: solo così si spiega il recente cambio di indirizzo per il Magorabin, un ristorante che è da tempo un riferimento della scena torinese e non solo.
Pochi metri più in là rispetto alla sede precedente, eppure un salto enorme in termini di entusiasmo e possibilità.
Un locale davvero bello, caldo ed accogliente, pieno di quell’eleganza di cui è intrisa Torino. Legno, ferro, colori caldi e illuminazione mirata per una sala che invita a rilassarsi fin dal primo istante.
Si nota la cura in ogni dettaglio, di persone che sono clienti di ristoranti prima ancora di essere ristoratori, e che hanno saputo tradurre nella loro realtà quello che avrebbero voluto vivere da clienti. Quindi, non solo la proposta di un’alta cucina accompagnata da un interessante e a tratti insolito pairing, ma anche l’idea di far passare una piacevole serata, magari ascoltando della buona musica e bevendo un buon drink.

Il nuovo Magorabin

Subito, appena accomodati al tavolo, un carrello con una bella proposta di aperitivi, fra cui uno degli Americano più buoni bevuti da tempo e la tensione della giornata si scioglie in un lampo.
Marcello Trentini ha saputo negli anni migliorarsi in maniera considerevole nell’unico modo possibile: studiando e circondandosi di persone capaci.
Piatti eleganti, con una spasmodica attenzione per il gusto e soprattutto stuzzicanti: la sola lettura della carta invoglia a cimentarsi in lunghi percorsi e quanto servito non delude le aspettative. Su tutti, un riso letteralmente straordinario sia concettualmente che tecnicamente: perfetto per cottura e gusto, un viaggio tra Milano e Torino, tra l’aroma intenso di zafferano e quello pungente del vermouth che invoglia il boccone successivo. Di alto livello anche Agnello, nocciola e clorofilla: splendido per cottura e abbinamenti, 3 ingredienti per un piatto da fondo scala. La lunga serie di appetizer, mai banali, un servizio preparato e attento, l’ottima carta dei vini: tutti dettagli di un quadro sempre più a fuoco.

Cominciate a segnare sul calendario il giorno della vostra visita.

La galleria fotografica:

Il food pairing nell’alta cucina, in collaborazione con Bonaventura Maschio

Esiste un altro mondo possibile rispetto al vino, ossia quello più variegato dei cocktail. E così la creatività degli chef si trasferisce in sala e al bancone, con miscelati sempre più calibrati e meno alcolici che si abbinano ai piatti dei menu degustazione. Ed è con questa nostra rubrica Gente di Spirito che vi raccontiamo dei migliori sommelier che decidono di inserire dei cocktail nel loro percorso di abbinamento al calice.

Siamo passati in Campania, da Alfredo Buonanno e Lucio d’Orsi, per arrivare fino a Treviso, da Regis Ramos Freitas di Undicesimo Vineria. Ora ci spostiamo nella grande fortezza dalle mura ferrigne, a Torino, una città col suo carattere, la sua sobrietà, la sua serietà. In questa quarta puntata di Gente di Spirito abbiamo fatto due chiacchiere con il giovane ma esperto Laurentiu Bostiog, il primo barman del ristorante di Marcello Trentini, il Magorabin, uno chef oggi maturo e compiuto, che propone una cucina stimolante e moderna.

Classe 1998, Laurentiu Bostiog nasce a Suceavea, in Romania e, dopo essersi trasferito in Italia, comincia i suoi studi presso l’Alberghiero “Immaginazione Lavoro Piazza dei Mestieri” di Torino. Il suo percorso professionale inizia però a Firenze, più precisamente a “Villa la Massa“ come barman presso l’American Bar, all’interno di questo gioiello architettonico dell’epoca medicea. Dopo qualche anno la sua carriera continua nella città di Torino, in numerosi cocktail bar (per citarne uno: il Drink Easy di Federico Genta). Tre sono gli anni di collaborazione con Magorabin, e Laurentiu è il primo barman del ristorante. Un ragazzo preparato e pieno di idee e se mixiamo l’esperienza, il pensiero, la cultura dello chef a questo tripudio di giovane vitalità, ecco arrivare a tavola preparazioni decisamente tecniche, eleganti ed appaganti.

 

Raccontaci come hai iniziato ad abbinare dei cocktail ai piatti nel tuo ristorante.

Sin da subito, quando ho iniziato ad abbinare i cocktail ai piatti, mi sono sentito parte di un progetto di rivoluzione nel mondo degli abbinamenti, in cui il food pairing tra cucina d’autore e cocktail costruiti ad hoc è da considerarsi una disciplina davvero interessante, che può offrire al commensale un’esperienza certamente più completa, fatta di armonie inaspettate. 

Come reagiscono i clienti alla proposta, durante il pranzo o la cena, di uno o più cocktail abbinati?

Non è così comune abbinare un cocktail ad un piatto, specialmente se ci si trova a Torino, città ricca di storia e tradizione. Spesso mi capita di proporre ai clienti l’allontanamento dal solito percorso di abbinamento con il vino al calice e i più impavidi, con qualche rimostranza, decidono di affidarsi a me e ai miei cocktail e, una volta conclusa la cena, sono tutti davvero entusiasti.

Qual è secondo te la parte più intrigante ed il rovescio della medaglia del Food Pairing con i cocktail?

È bello attraverso la mixology poter uscire dai soliti schemi, e si può dire che anche in Italia, dove la cultura del vino è radicata, la miscelazione sta vivendo un periodo aureo. I rischi? Spingersi troppo oltre, andare fuori tema e perdere gli equilibri. L’unico imperativo di base deve quindi essere: altissima precisione.


The SaffrOnTurin

Il cocktail nasce dalla volontà di abbinare per contrapposizione l’acidità della mela cotogna con la rotondità del fondo Bruno, ma anche per accostare la parte amaricante del Rinomato con la mineralità e la sapidità del Parmigiano Reggiano utilizzato in mantecatura.

Ricetta – powered by Bonaventura Maschio:

Ingredienti:

4,5 cl Acquavite Etichetta nere millesimo 2007 Bonaventura Maschio
2 cl  Rinomato Bianco
1,5 cl Sciroppo di zafferano fatto in casa
3,5 cl Succo di Mela Cotogna
1 cl Succo di lime
4 drop Bitter Orange & Honey

Procedimento:  miscelare tutti gli ingredienti in Boston Shaker, poi double strained in Tumbler Basso. Guarnire con un twist di arancia e pistilli di zafferano.

Questo drink è servito in abbinamento con il piatto: “Risotto Torino-Milano” dello chef Marcello Trentini.

 

 

Ritorno al futuro, i piatti senza tempo dello storico ristorante torinese

Com’è la cucina di Matteo Baronetto? Moderatamente avanguardista, inevitabilmente e volutamente legata al passato, ma allo stesso tempo proiettata nel futuro. Mai una sbavatura, mai un eccesso. Matteo sa spingere sull’acceleratore sul rettilineo, ma sa anche usare il freno con maestria prima di raggiungere la  curva. Inserito in un contesto bellissimo e restaurato in modo sublime Del Cambio rappresenta la quinta essenza della cultura torinese: mai sopra le righe, mai eccessivo nel più rigoroso stile piemontese.

Aperto nel 1757 ha ospitato celebri politici, artisti, scienziati, industriali e imprenditori. Qui veramente si respira la storia, quella passata e quella attuale.
Il Cambio è quindi un ristorante di altissimo livello, uno dei più belli d’Italia dove si entra con grandi aspettative e non si esce delusi. Che scegliate piatti alla carta o uno dei menù studiati dallo chef Matteo Baronetto ritroverete sempre lo stesso stile, lo stesso disegno, lo stesso tratto inconfondibile e autoriale.

Noi abbiamo scelto alcuni piatti dal menu “nel tempo” ovvero le versioni tradizionali di grandi classici della cucina, affiancati dalla reinterpretazione contemporanea dello chef, consigliatissimo e divertentissimo per fare un viaggio nel tempo in stile “Ritorno al futuro”, dove a ogni boccone sentirete il brivido dell’accelerazione della DeLorean del celebre film.

Menu dal tratto inconfondibile e autoriale

Ma non ci siamo accontentati, o meglio lo chef ha voluto farci divertire con altri signature dish e new entries veramente interessanti. Su tutti l’insalata piemontese sapientemente abbinata dal sommelier a un Moscato d’Asti; e qui si è aperto un mondo di sapori, profumi, consistenze, textures, colori che non hanno eguali. In pochi centimetri quadrati troverete tutto. Un piatto che potrebbe essere persino un unico per una pausa pranzo senza eguali.

E poi una new entry come le scaloppine di vitello al vino bianco. Un piatto che tutti abbiamo mangiato da piccoli preparato dalla mamma o dalla nonna. E Matteo è così straordinario che riesce a ricrearti lo stesso profumo al naso che ti fa ancora una volta andare indietro nel tempo, ma, quando il boccone si adagia sul palato, ecco che l’acceleratore spinge al massimo e la magia dello chef ti fa immediatamente tornare al presente della sua rivisitazione con una materia prima di alto livello, cotture perfette e i ricordi (belli) del passato che riaffiorano dolcemente.

Parlando di passato e presente fra tradizione e innovazione, come non citare il primo piatto ovvero il riccio di mare, sugo di carne e limone. Difficile descrivere la sensazione assaggiandolo perché in questo piatto c’è tutto. Semplicemente perfetto, rivoluzionario, ruffiano e goloso.

Venite gente, venite… e ci vorrete ritornare presto, magari allo Chef’s Table, dove Matteo vi preparerà un menu sartoriale cucito addosso a voi come solo un grande sarto sa fare.

Magorabin: un uomo nero, oggi maturo e compiuto, che propone una cucina stimolante e moderna, a Torino

Marcello Trentini e il Magorabin. Una storia ormai lunga, l’apertura è del 2003, ma che oggi rinasce e rifiorisce con una nuova primavera. Un team giovane e dinamico, sia in cucina che in sala, quest’ultima capitanata dalla dolce Simona Beltrami, compagna nella vita e di questa splendida avventura del Mago, come viene soprannominato lo chef da amici e clienti. Una nuova primavera dicevamo, in cui lo chef rasta piemontese ha raggiunto la sua compiuta maturità. Oggi il Magorabin è un luogo molto interessante per la cucina che esprime, molto tecnica, precisa e divertente, ma anche e sopratutto per la qualità e la gestione della sala, del servizio. Un connubio ottenuto grazie all’organizzazione di un team giovane, preparato e motivato.

Bello vedere volteggiare in sala lo staff, non una sbavatura, non un tentennamento. E a precise domande sui piatti e sul loro contenuto risposte altrettanto precise e circostanziate. Scontato? Nulla è scontato di questi tempi.

E pare che anche in cucina Marcello sia supportato da uno staff preparato e pieno di idee. A questo punto, se mixiamo l’esperienza, il pensiero, la cultura del mentore-chef a questo tripudio di giovane vitalità, ecco arrivare a tavola preparazioni decisamente tecniche, eleganti ed appaganti, ma soprattutto molto ma molto buone.

Nuovo percorso, più fine ed elegante, verso uno stile sempre più personale

Una finezza, unita alla centralità gustativa intensa, che sono ben più evidenti nei piatti di nuovo corso, rispetto agli storici ancora un po’ troppo ricchi e confusionari, seppur resi esili ed intensi dalla rinnovata veste a cui sono stati sottoposti. Il nuovo corso è rappresentato dal piccione, con una fine salsa tandoori; dallo sgombro, in un rincorrersi virtuoso tra acido e dolce e infine dai dolci, tra i migliori e più tecnici mai assaggiati quest’anno. Solo alcuni esempi, peraltro calzanti, di una cucina che ci ha veramente divertito, a tratti emozionato.

Ora il passo decisivo che Marcello deve compiere -e ha tutte le carte in regola per farlo- riguarda una compiuta rivisitazione dei suoi classici, che vanno rivestiti ancor di più con il nuovo stile. Un ulteriore slancio verso lo sdoganamento dei piatti recenti, solcando nuove frontiere e idee più originali, oggi ancora troppo ancorate a ispirazioni, peraltro coerenti, di cucine d’altri blasonati colleghi (pensiamo a piccione e animella, dal romitiano sentore).

Il nome Magorabin è un ricordo dell’infanzia piemontese di Marcello, quando la nonna gli raccontava appunto del Magorabin: uomo nero pronto a portarsi via i bambini cattivi. Bambini cattivi non ce ne sono più, e la svolta del Magorabin è compiuta per sempre, in un percorso che noi immaginiamo radioso e pieno di traguardi, grazie alla capacità di crescere una grande ed efficiente squadra. Gli obiettivi non sono finiti affatto, con una cucina in grado di crescere e progredire ancora.

La galleria fotografica:

Il Masterchef Antonino Cannavacciuolo apre a Torino, e fa centro al primo colpo

Eccoci a provare la nuova avventura dello cheffone campano, alla sua seconda apertura in Piemonte. Dopo Novara ecco la volta di Torino, aspettando certamente Milano e Roma. L’impero di Antonino Cannavacciuolo si espande, garantendo l’apertura di locali di gran classe, di sostanza, che esprimono una cucina elegante, raffinata ma al contempo golosa e profonda. E anche qui, a Torino, non si è sbagliato un colpo.

Sempre pieni, a pranzo e cena, dove la prenotazione sfiora i 3 mesi di anticipo. Non un servizio lasso e fiacco, non un momento di respiro. Eppure la macchina gira alla perfezione. Merito del direttore, Pino Savoia, che con le sue straordinarie capacità fa girare una macchina perfettamente messa a punto dal big man Canavacciuolo.

Villa Crespi in miniatura? Molto di più!

Al bistrot di Torino si trova la sua cucina, le sue idee, i suoi credo riproposti con estrema perfezione e precisione. Una Villa Crespi in piccolo, ma neanche troppo.

Pensiamo al benvenuto, con una focaccia pugliese, dei cannoli al ragù napoletano e delle montanare comme il faut. Per passare ai primi, eleganti come i ravioli e consistenti come le linguine alla salsiccia di Bra, stupendo e dal difficile equilibrio raggiunto, il risotto. Ottimi i secondi, con il piccione a svettare, ingrediente feticcio dello chef, qui in una interessante declinazione. Per finire con un ottimo comparto dolce, curato e preciso. E, proseguendo con le note positive, con un personale di sala e di cucina davvero preparato, attento, molto cortese e professionale. E girando a ritmi di questa natura non è affatto facile il compito di tutti, direzione in primis, che hanno però vinto la sfida di creare un luogo piacevole, accogliente, fragrante, verace ma tremendamente e intensamente buono.

L’unico neo? La difficoltà della prenotazione, ça va sans dire.

La galleria fotografica: