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Due giorni a Siviglia, un racconto gastronomico

Siviglia è una città splendida che si presta molto bene anche a una breve visita: con un volo low cost potrebbe rappresentare una meta inaspettatamente più economica di altre città più vicine.
Le attrazioni principali sono collocate a breve distanza l’una dall’altra, quindi un paio di giorni potrebbero essere sufficienti per vedere l’indispensabile: l’Alcàzar, la Giralda, la Cattedrale, la Casa di Pilato. Sono tante le meraviglie da cui lasciarsi rapire. Siviglia è una città con una forte identità e senso di appartenenza, tangibile soprattutto in uno dei suoi quartieri più famosi, Triana.

Anche la situazione ristorativa gode di un ottimo stato di salute: tanti locali sia storici sia di nuova apertura in cui si punta alla qualità, locali divertenti e dinamici. Una parola d’ordine: tapas! Non c’è niente di meglio che passare la serata passeggiando per la città e passando da una locale all’altro. Tra l’altro spendendo a conti fatti davvero poco, certamente meno di una cena ordinaria.


La prima tappa potrebbe essere Bodeguita Romero, locale storico che da quasi 80 anni delizia i suoi avventori: prendete posto al banco e fatevi consigliare dal personale le specialità del giorno. Fantastiche le Crocchette di baccalà e la Frittura di pesce, ma di questo locale ci è piaciuto pressoché tutto: gusto, gusto e ancora gusto, pur tralasciando la forma.
Bodeguita Romero Calle Harinas número 10.

Papas aliñás
Salmorejo
Uova
Crocchette di baccalà
La frittura di pesce

Non meravigliatevi di trovare una lunga coda all’apertura di Brunilda, nostra seconda tappa: pare sia la regolarità. Non prendono prenotazioni ma potete lasciare il vostro nome alla ragazza all’ingresso per poi ripresentarvi all’orario indicato. Onestamente l’attesa non è stata ripagata da piatti all’altezza: tutto buono ma decisamente al di sotto degli altri indirizzi da noi testati in questo viaggio. Più confusione (nel piatto) che gusto.
Brunilda, Calle Galera, 5.

Papas bravas
Calamari
Polpo

Locale della galassia “Ovejas Negras”, una società che comprende alcuni indirizzi di grande successo a Siviglia, Mamarracha è un locale bello, molto giovanile.
Qui abbiamo mangiato una delle migliori costolette di maiale da parecchio tempo a questa parte. E uno spettacolare Bao.
Mamarracha, Calle Hernando Colón, 1.

Pimientos de padrón con maionese di chipotle
Bao di pancia di maiale con miso rosso coreano, verdure croccanti e menta
Gamberi
Costoletta di maiale
Saluto alcolico

Probabilmente le migliori tapas le abbiamo mangiate qui, da Sal Gorda. In termini di tecnica e attenzione, in questi preparazioni si vede che c’è un marcia in più. Ci si perde un pochino quando si vuole innovare ad ogni costo (vedi le tortillas destrutturate, anni luce dalla bontà di quelle originali), ma mediamente il livello è molto, molto alto.
Sal Gorda, Calle Alcaicería de la Loza, 17.

Il menu
Cono di ortiguilla (anemonia sulcata) ed emulsione di plancton
Gamberi con salsa ponzu
Gazpacho
Orata con ajoblanco e frutta
Steak tartar
Carciofi
Controfiletto di manzo
La “nostra” tortilla di patate
Dessert

E se venisse voglia di una cena classica, seduti comodamente al tavolo di un buon ristorante, magari specializzato in pesce? Noi vi consigliamo Jaylu: sala datata in alcuni dettagli (ma col suo fascino), pesce straordinario. Si paga tutto profumatamente, ma la qualità del pescato è davvero molto alta. Scampi, gamberi, aragoste…c’è davvero di tutto. Molto buona anche la paella.
Jaylu, Calle Lopez de Gomara, 19.




Tickets è la democratica espressione del grande laboratorio culinario che è stato El Bulli di Roses

Il Cibo, atto di vita, riserva tantissime sorprese. Una di queste è senza ombra di dubbio Tickets. Ferran Adrià, uno dei grandissimi protagonisti dell’alta cucina contemporanea, alla chiusura del Bulli dichiarò: “Abbiamo dovuto uccidere la bestia. Dopo tanti anni, avevamo paura che la passione morisse”.

Ed invece no, la bestia è viva come non mai. Come i grandi ed infiniti amori si è semplicemente trasformata. Ha adattato le sue forme, il suo piglio, la sua proposta ad una formula più attuale, più commerciale se volete, certamente molto più democratica. Il Tickets è l’emblema di come un grande, grandissimo patrimonio culturale -l’esperienza del Bulli- possa essere tradotto e reso visibile sotto una veste nuova, più semplice, ma comunque dal contenuto concreto e pregnante.

E tutto questo è merito di Albert Adrià, troppo spesso lasciato (ingiustamente) all’ombra di Ferran. Perchè Albert ha capacità, talento e ingegno pari a quello dell’illustre fratello. Pochi sanno come nelle cucine del Bulli fosse protagonista indiscusso di ciò che avveniva. Tecniche, studi, sperimentazioni, invenzioni erano frutto anche del suo prezioso contributo. E quando la bestia è stata uccisa, il suo talento è stato messo a disposizione di una collezione di locali che avevano, ed hanno, un obiettivo ben preciso. Spargere il verbo, la dottrina, ergo le sperimentazioni e gli anni  di studi, ad un pubblico molto più esteso. Facendo proliferare le tecniche e la cucine che il mago di Roses, anzi i maghi di Roses, avevano inventato.

Ecco quindi comparire, tra le tante proposte, un Tapas Bar, che recupera l’essenza di questa tipologia elevandola con l’estro, le tecniche e l’inventiva di questo patrimonio immenso. E non è un caso che sia quasi impossibile prenotare da Tikets, essenza del tapas bar contemporaneo, sempre pieno della migliore borghesia Barcellonese, di gruppi di giovani appassionati in jeans e maglietta, di coppiette alla ricerca del divertimento più sfrenato, della coppia di single che vivono una cena di eccellenza. In un clima informale, divertente, dissacrante.

Ma con una cucina e con delle preparazioni che vi catapultano a Roses in un battibaleno. Tecnica tanta, soddisfazione garantita, divertimento al massimo. La bellezza di questa formula è che il gruppo di giovani ragazzi di fianco a noi ha potuto provare cosa era e come si è evoluta la cucina di El Bulli, spendendo qualche decina di euro. E i borghesi panciuti come noi, invece, sono stati catapultati direttamente a fine anni ’90, lungo la carretera che portava a cala Montjoi, con un percorso lungo e tortuoso, sull’ottovolante dei sapori.

Troverete una collezione di tapas che strizzano l’occhio alla tradizione culinaria multiculturale che gli Adrià hanno tanto esplorato ed approfondito. Tocchi dal mondo, come il “passaggio nordico” appunto, cracker ricoperto di filetto di vacca frollata e marinata con polvere di aceto e crema di formaggio. O la strepitosa quaglia di Bresse cotta al Josper, alla brace, e trinciata al tavolo. O l’immenso foie gras ripieno di anguilla… e tanto, tanto altro. Non un passaggio men che curato, non un ingrediente fuori posto, non un dettaglio non gestito alla perfezione. Ingredienti tanti, mai nessuno senza un senso gustativo, una ricerca ancora al massimo di consistenze, di sapori che si intrecciano e si prolungano a vicenda. Il tutto accompagnato da una esigua carta dei vini ma da una sfilata di cocktail molto divertenti, bene eseguiti e in linea con la proposta. E da un servizio giovane, divertente e molto presente.

C’è tanta sostanza qui da Tickets, molto di più di quanto appaia. E c’è la mano di un cuoco a dirigere la baracca che, seppur svecchiando e semplificando il modello, riesce a regalare davvero emozioni uniche e inarrivabili.

Bravo Albert Adrià, per quello che ha donato alla scena gastronomica spagnola e per quello che continua a esprimere nel suo inimitabile format.
This is not a Tapas Bar“.

Non diciamo nulla di particolarmente originale se rileviamo come il livello dei ristoranti “etnici” sia normalmente alquanto basso. Per restare alla sola Milano, fatta eccezione per qualche cucina orientale di ottimo livello, il panorama è desolante. Riproposizioni piuttosto approssimative delle cucine originali, qualità delle materie prime a tratti imbarazzante e, più in generale, cuochi che trasmettono un diffuso senso di improvvisazione e inadeguatezza. Ecco perché quando ci si imbatte in qualche eccezione se ne resta piacevolmente colpiti.

Albufera è il nome del lago più grande di Spagna e di un luogo di grande interesse ecologico nella zona di Valencia. Una terra umida, ricca di acque salmastre che fanno la fortuna dei coltivatori di riso. E non a caso Albufera è anche il nome della più recente varietà di riso rientrante nella denominazione d’origine “Arroz de Valencia” accanto alle più famose Bomba e Senia.
Albufera è anche il nome di un ristorantino piccolo e accogliente (30 posti, la prenotazione è d’obbligo, ma già si parla di un trasferimento in una nuova location più grande), gestito dallo chef Mateus Avila Lobo Coelho (brasiliano di origine ma valenciano d’adozione) e dalla sua compagna Alice Paglia, che si occupa della sala. Un’enclave spagnola al centro di Milano.

Qui tutto parla rigorosamente spagnolo, dalla carta alla cantina senza compromessi. Il menù è rigorosamente stagionale e si apre come da tradizione con un bell’assortimento di tapas, una ventina in carta, a cui si aggiungono le tapas del dia. Unica concessione all’Italia le dimensioni. Che sono da antipasto più che da tapas vere e proprie.
Tutte rigorosamente preparate al momento. Nel nostro caso: Puntillas bravas, Tris de croquetas, Calamar a la plancha, preparazioni ben eseguite che denotano una buona materia prima.
Il preludio ideale per il piatto forte che, naturalmente, è la Paella. In carta ve ne sono di cinque tipi, ma manca quella mista carne-pesce. Noi abbiamo assaggiato la Valenciana, la paella delle origini, senza nessuna concessione alla modernità: riso (Albufera, ovviamente), pollo, coniglio, lumache e verdure di stagione. Prodotti semplici della terra e animali da cortile come tradizione vuole. Ottima, così come la Paella de marisco con gamberoni, gamberi, scampi, calamari, totani e cozze.
Riso cotto perfettamente, chicchi perfettamente sgranati e socarrat (l’irresistibile crosticina di ogni paella che si rispetti) d’ordinanza. A voler trovare il pelo nell’uovo, secondo noi un pizzico di paprika dolce affumicata in più avrebbe aumentato il carattere della preparazione, ma sono dettagli.

Interessante la carta dei vini tutta incentrata su etichette spagnole. Non manca ovviamente una selezione di birre spagnole, e un’ottima sangria.
In sintesi, un locale davvero carino, una cucina molto curata, un servizio molto buono.

La lavagnetta con le tapas del giorno.
Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
Puntillas bravas. Calamaretti fritti con salse maison: pomodoro piccante e maionese all’aglio.
Puntillas Bravas, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
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Tris de croquetas, tre deliziosi bocconi: jamon e besciamella; patate e baccalà con marmellata di fichi e peperoncino; nero di seppia, calamari, besciamella e maionese alla paprika.
croquetas, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
Calamar a la plancha: calamaro alla piastra con salsa all’aglio nero.
calamaro, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
Paella de marisco.
paella, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
Un assaggio di ottima Paella valenciana.
paella, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano
Dessert: crema catalana, capricho de chocolate, bombas de churros al dulce de leche.
dessert, Albufera, Chef Mateus Avila Lobo Coelho, Milano

“Cucina quotidiana, casalinga, ma elaborata con le tecniche attuali.”
“Cucina di mercato con spirito moderno.”
“Non si vuole far chiamare ristorante, ma casa de comida.”
Ecco, in tre righe, il Suculent, ben riuscito gioco di parole tra “succulento” e “sucar lent”, cioè immergere lentamente, sottinteso il pane, nelle salse onnipresenti nei piatti (la nostra “scarpetta”, per intenderci).
Un manifesto programmatico che potrebbe ridursi a fuffa, se non fosse accompagnato da sostanza vera. Ma qui, di sostanza, ce n’è a iosa: c’è tecnica, senso del gusto e quel pizzico misurato di inventiva che non guasta.
Il Suculent fa parte del piccolo Impero di Carles Abellan (padrone di numerose insegne, tra cui i famosi Comerç 24 e Tapas 24). Lo Chef è Antonio Romero, giovane ventottenne ma con già alle spalle esperienze importanti come El Bulli, Arzak e Maison Pic: cuoco intelligente, che ha capito in fretta come giocare di freno e acceleratore.
Il locale ha portato una ventata di freschezza al quartiere del Raval, fino a qualche anno fa davvero avaro di insegne meritevoli e ora invece sempre più in spolvero.
La sala è piccola ma carina, curata, facile sentirsi a proprio agio. E nella bella stagione è anche possibile godere dei tavoli all’aperto collocati nella piazza.
E’ il classico posto che non può non piacere a un appassionato in cerca di una tavola non troppo impegnativa (anche economicamente): per la piacevolezza del servizio, amichevole e preparato, per la qualità degli ingredienti, per la centralità gustativa di tutte le preparazioni.
L’obiettivo è la rotondità, più che il contrasto, l’equilibrio più che le spigolature, ma il tutto risulta estremamente coerente e convincente.
Ottimo locale, da segnare accuratamente sulla vostra mappa in caso di trasferta in terra catalana.

Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Pane e pomodoro.
pane e pomodoro, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Ceviche di gamberi.
Avocado, coriandolo, cipollotto.
ceviche, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Tartare di astice con crunch di pollo (pelle croccante).
Tatuate di astice, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
crunch di pollo, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Crunch di pollo, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Pomodori con mosciame di tonno, lingua di bue e mandorle.
mosciame di tonno, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Razza al burro nero: una ricetta tradizionale spagnola ottimamente interpretata ed eseguita.
razza al burro, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
razza, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Tonno con emulsione di pinoli.
tonno, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Calamaro con foie gras grigliato.
calamaro, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Un ottimo Rioja servito al bicchiere.
vino, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona

Il curioso lavandino in bagno.
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
La sala interna.
sala, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona

Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcellona

Paco Meralgo
Parco Meralgo, Barcellona
La rilettura in chiave “haute cuisine” del classico tapas bar. Tutto è addobbato a festa in questo locale che gioca con le parole “para – comer – algo”, tradotto “ per mangiare qualcosa”: dall’arredo, decisamente più fashion del medio tapas bar, alla presentazione dei piatti.
Tapas di buon livello, eppure qualcosa stride nel meccanismo: sembra mancare un’anima a questo locale che cerca di darsi un tono senza riuscirci fino in fondo. Gamberi di Palamòs non degni della loro fama, ostriche senza infamia e senza lode, da non perdere invece le favolose crocchette di seppia. Non basta una bella scatola a rendere interessante il regalo.
Parco Meralgo, Barcellona
Parco Meralgo, Barcellona
Parco Meralgo, Barcellona
Insalata Paco Meralgo.
insalata, Parco Meralgo, Barcellona
Patate bravissimes.
Patatas Bravas, Parco Meralgo, Barcellona
Crocchette di pollo e prosciutto e Crocchette di seppie “Obama”.
Crocchette, Parco Meralgo, Barcellona
Crocchette, Parco Meralgo, Barcellona
Pan y tomate.
Pan y tomate, Parco Meralgo, Barcellona
Asparagi verdi grigliati.
Asparagi, Parco Meralgo, Barcellona
Gamberi di Palamòs alla piastra.
Gamberi, Parco Meralgo, Barcellona
Ostriche galiziane.
Ostriche, Parco Meralgo, Barcellona
Cannoli alla crema.
Cannoli, Parco Meralgo, Barcellona
Crema catalana.
Crema Catalana, Parco Meralgo, Barcellona
Melone.
Melone, Parco Meralgo, Barcellona

Dry Martini
Dry Martini, Barcellona
L’indizio su cosa ordinare sta nel nome del locale stesso.
Questo cocktail bar di gran fascino fa parte dal 1996 dell’impero di Javier de las Muelas, ma è stato aperto nel 1978 da Pedro Carbonell. A quell’epoca veniva servito solo ed esclusivamente dry martini, e in questi 37 anni ne sono stati serviti più di un milione (c’è un conteggiatore alle pareti).
Dry Martini, Barcellona
Un dry martini eccezionale, difficile trovare di meglio.
Dry Martini, Barcellona
Buoni anche gli altri cocktail disponibili in carta, più o meno classici.
Kumquat Mojito.
cocktail, Dry Martini, Barcellona

Cala del Vermut
Cala del Vermut, Barcellona
Nonostante la posizione estremamente centrale e il conseguente afflusso turistico, questo locale mantiene una identità molto forte ed è anche frequentato da autoctoni.
Buona qualità delle tapas, semplici ma ben fatte, di impostazione decisamente rustica.
Pochi fronzoli, tanta sostanza, per un locale quotidiano
Una tortilla da urlo, ma è da provare assolutamente il vermut.
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
prosciutto, Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona
Vermouth, Cala del Vermut, Barcellona
Cala del Vermut, Barcellona

Negro Carbon
Negro Carbon, Barcellona
Davvero buono l’hamburger di questo locale a due passi dalla fermata della metro Barceloneta che, oltre ai panini, serve carne alla griglia di ottimo livello.
Bella atmosfera, servizio cordiale: un ottimo indirizzo per un pasto veloce di grande soddisfazione a poco più di 10 euro.
520
520
Negro Carbon, Barcellona
Negro Carbon, Barcellona
Don Pollo: petto di pollo con cipolla, lattuga e peperoni (con pane ciabatta).
Don Pollo, Negro Carbon, Barcellona
Don Pollo, Negro Carbon, Barcellona
Gringa: Bacon grigliato, formaggio cheddar e Emmental, cetriolo sottaceto, lattuga e pomodoro. Accompagnto da anelli di cipolla e salsa Barbacoa N.C.
Gringa, Negro Carbon, Barcellona

E, per finire, una carrellata di indirizzi segnalati come interessanti, purtroppo non testati direttamente da noi.

Bar Canete – Carrer de la Unió, 17 – aperto dalle 13 alle 24 1

Tossa –Carrer de Nàpols 291 tossabcn.com. Aperto lun-ven 7am-11pm, Sabato 7am-5pm

Quimet i Quimet
Carrer del Poeta Cabanyes 25, Aperto lun-ven 12-4pm, 7pm-10.30pm, Sabato 12-4pm

Maitea
Carrer de Casanova 157, maitea.es. Aperto lun.sab 11am-24

Casa Jacinta
Carrer de Tamarit 154, Aperto lun.sab 11.30am-4pm, 6.30pm-24, Dom 11.30am-4pm

Bar Bodega Quimet Carrer de Vic, 23

Morryssom, Calle Girona, 162

Dos Palillos, http://www.dospalillos.com/home.php?rest=1&lang=es ,Carrer d’Elisabets, 9

Casa de Tapes Canota http://casadetapas.com/contacto/
Carrer de Lleida, 7

Mundial Bar, Plaça Sant Agustí Vell 1, Aperto dal martedì alla domenica 13-16.30 e 21-23.30

Can Kenji, Carrer del Rosselló, 325,
http://www.cankenji.com/

Bacoa Universitat (hamburger)
Ronda de la Universitat, 31 oppure Carrer del Judici, 15

Barcellona