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Il Perricone

Conosciuto come Pignatello o Tuccarino

Il mondo del vino, che vive anche di estremismi modaioli, in questo momento ha sovvertito la tendenza del bere e degustare i classici vitigni alloctoni in favore di realtà minori. Ragion per cui, oggi abbiamo l’opportunità di trovare nei nostri ristoranti e wine bar quei vini prodotti con vitigni indigeni e a volte dimenticati. Nell’ultimo ventennio c’è stata una riscoperta e una virtuosa valorizzazione di queste varietà autoctone – basti pensare, ad esempio, alle grandi richieste del mercato di Falanghina o Nerello Mascalese.

La realtà vitivinicola italiana è unica nel suo genere in quanto in tutte le regioni italiane si produce vino, e in ognuna vengono coltivati interessanti vitigni che erroneamente vengono definiti “minori” soltanto perché – per vari motivi storici, climatici o economici – non sono mai entrati nel gotha delle più blasonate varietà nostrane.

Le fonti storiche riguardanti il Perricone sono pressoché inesistenti, nonostante si parli di uno dei vitigni più conosciuti in Sicilia, prodotto soprattutto nella parte occidentale dell’Isola. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento era una delle varietà più diffuse del territorio estendendosi principalmente tra le province di Palermo e Trapani. Il suo declino iniziò –  come per molte altre varietà italiane –  con l’invasione fillosserica che ne cancellò le tracce esistenti.

Uno dei nomi con i quali è più conosciuto il Perricone è “Pignatello” e secondo alcuni deriva dalle “pignatidare”:  venivano chiamate così le terre rosse alluminose del Trapanese impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina, in terracotta. Questa tipologia di terreno è particolarmente vocata per il vitigno, da cui il nome.

Il Perricone viene utilizzato anche per la produzione del Marsala Ruby, grazie al quale ha trovato inizialmente grande sviluppo. Nella prima metà del Novecento, quando il consumo di Marsala è andato progressivamente riducendosi, la coltivazione del Perricone si è ridotta a sua volta, fino a subire un abbandono pressoché totale. La ripresa della sua coltivazione fu lenta e non portò mai più il vitigno a raggiungere i livelli di diffusione precedenti, anche perché nel frattempo altre varietà a bacca nera si erano imposte.

Oggi il Perricone viene per lo più vinificato in purezza ma permane l’usanza di utilizzarlo in associazione con altre varietà a bacca nera, specialmente il Nero d’Avola. Il vino che si ottiene ha intensi profumi vinosi, fruttati e speziati, a cui fanno seguito il calore dettato dall’alcol ed un gusto sapido ma equilibrato sostenuto da una decisa trama tannica che danno origine ha un vino di ottima personalità. In linea generale quando giunge a maturazione l’uva ha un discreto grado zuccherino e una buona acidità, sensazioni riscontrabile da un punto di vista sensoriale.

Ma ora passiamo alle cantine che producono Perricone e agli assaggi consigliati.

Il primo vino a cui porgere attenzione è il Microcosmo di Marilena Barbera. I vigneti dell’azienda si estendono attorno alla cantina, da cui si domina la piana che arriva al mare di Menfi. Microcosmo è un vino gioviale, compagnone, da bere a casa con gli amici o al ristorante davanti a una buona carne alla griglia. Un vino dal bouquet intrigante, fiori freschi e frutti rossi si fondono donando al naso piacevolezza e sinuosità; in bocca il tannino sottile e l’incalzante freschezza sostengono una beva compiacente.

 

La cantina dei Centopassi – in onore di Peppino Impastato – è il ramo enologico di tre cooperative sociali facenti capo a Libera Terra. Una cooperativa vincola che, su terre confiscate alla mafia, ha via via affinato la produzione e raggiunto ottimi livelli qualitativi. Cimento di Perricone Centopassi è un vino dedicato a tutte le scuole e agli insegnanti impegnati a sconfiggere l’anticultura mafiosa, promuovendo i valori della legalità e del vivere civile. Il vino è il risultato della raccolta manuale di uve Perricone provenienti da un vigneto argilloso a 400 metri di altitudine nel comune di San Cipirello. Dal colore rubino intenso; al naso esprime note di prugna e frutti rossi maturi unite a note speziate. In bocca torna la sensazione fruttata e il tannino fine che danza in equilibrio con la freschezza.

I 14 ettari di vigneto di Marco Sferlazzo, custode e cuore di Porta del Vento, si trovano a 600 metri di altitudine nel comune di Camporeale, su antichi pendii di origini marine ricchi di fossili e minerali. Questo Perricone, coltivato ad alberello e prodotto in una vallata caratterizzata dalle forti escursioni termiche, è decisamente differente dai precedenti. Nel calice si presenta di un colore rosso rubino con riflessi violacei, il bouquet sprigiona note di erbe aromatiche mediterranee e frutti rossi. In bocca è di buona struttura con un frutto intenso, sinuosa trama tannica e freschezza sostenuta.

Salinità del nord e solarità del sud

Piemonte Chardonnay DOC “Primo Bianco” 2018 _ Cascina Faletta

Storia e modernità, antichità e tecnologia: Cascina Faletta incarna il dualismo di un’azienda agricola a tutto tondo che ha saputo attingere dalla sua storia secolare – probabilmente iniziata nel 1881 – e proiettarla nel presente e nel futuro, guardando alla sostenibilità ambientale. Sita a Casale Monferrato, l’azienda produce vini dall’impronta autoctona e vini di matrice internazionale. “Primo Bianco” è un 100% Chardonnay che attinge il suo carattere beverino dai suoli sabbiosi che lo originano. Vinificato e affinato in acciaio, preserva un frutto schietto e freschissimo.

Naso meno rotondo di quanto ci si potrebbe aspettare da uno Chardonnay. Rimanda a qualcosa di più pungente come l’agrume e il passion fruit, per poi proseguire su una scia quasi mentolata ed erbacea di felce e borotalco. Solo dopo affiora la carezzevole frutta matura dello Chardonnay, seppur moderata nella sua espansività. Prevale lo sfondo gessoso, roccioso, confermato anche attraverso la sapidità del sorso. Il corpo snello e scorrevole sottolinea la tensione fine ed equilibrata delle durezze, che si compongono in una definizione dritta e che permangono da protagoniste in persistenza.  Lo suggeriamo in abbinamento a un’insalata di pollo e agrumi.

Prezzo online Tannico: 7,20 euro

Sicilia Nero d’Avola DOC “Grintoso” 2018_  Marino

A Camporeale le vigne dell’azienda Marino assorbono il sole della Sicilia palermitana. Collocati a un’altitudine che si aggira fra i 400 e i 450 m.s.l.m., i vigneti di proprietà della famiglia Marino producono uve da moltissimi anni. Il Nero d’Avola è certamente fra i vitigni più rappresentativi della vitivinicoltura siciliana e, per questo, viene omaggiato dall’azienda con un’espressione in purezza, che ne sappia tratte il carattere più energico e solare.

Il frutto scuro carnoso, al naso, dondola insieme alla spezia dolce e a quella più pungente che ricorda il pepe nero. Lo sfondo si colora di cioccolato, vaniglia e una fine, appena accennata punta di china. Il sorso è dirompente nella sua intensità gustativa. Le durezze sono leggermente in evidenza, così come l’alcol. Qualche breve tempo di maturazione ulteriore potrebbe consentirne il buon equilibrio fra la parte fresco-tannica e quella più morbida del suo apporto glicerico. Il tutto, come da naturale connotazione del vitigno, supportato da una solida struttura. Lo consigliamo in abbinamento a una pasta al forno piuttosto ricca.

Prezzo online Tannico: 8,80 euro

La Sicilia lancia la sua sfida alla Provenza

Due campioni, appena nati, in rappresentanza di una terra che si affaccia nel mondo del rosè, confrontandosi con classe e dignità con i grandi colossi d’Oltralpe. A prezzi da post lockdown, ovviamente.

Terre Siciliane IGP Rosato da uve Frappato “ Rrose Sélavy” 2019_ Baroni di Piangrillo 

Il produttore d’olio Lorenzo Piccione di Pianogrillo si è convertito, dal lontano 2013, alla sua seconda grande passione: la vigna. Pur non dimenticandosi la sua primogenitura ha intrapreso un percorso da Vigneron, lavorando prevalentemente vitigni autoctoni – Grillo, Frappato e Nero d’Avola – e posizionandosi in una fascia di mercato che lo distingue per il suo ottimo rapporto qualità-prezzo. L’ultimo nato è il Frappato Rosè, ottenuto da una leggera macerazione sulle bucce, che ha tutte le caratteristiche per imporsi alle cronache come il vino beverino dell’estate.

Dal colore cerasuolo intenso, al naso esprime una leggera nota di pepe, tipica del Frappato, alla quale si alternano note di fragoline di bosco selvatiche e una punta di timo limone che conferisce al vino un aroma rotondo e speziato, molto in stile provenzale. La bassa gradazione facilita non poco la beva, per un rosato davvero interessante e incredibilmente leggero. Un vino femminile – nel più nobile senso del termine – che riesce ad avvolgervi come una sciarpa di cachemire, in piena estate. Ideale da sorseggiare a temperatura artica – 10/12 gradi al massimo – accompagnando una grigliata di pesce.

Prezzo consigliato di vendita in Azienda: 8 euro 

Sicilia DOC “Rosè” 2019_Planeta 

Benché il suo percorso moderno incominci nel 1995, Planeta vanta una storia e una tradizione che si tramanda da ben 17 generazioni, sin dal XVI secolo. Oggi l’azienda è unanimemente considerata la paladina della diffusione del vino siciliano nel mondo e vanta ben sei cantine distribuite nei maggiori distretti vitivinicoli dell’Isola (Vittoria, Pachino, Etna) per un totale di 370 ettari gestiti nel massimo rispetto ambientale. Uno scrupolo, questo, che le ha consegnato nel tempo la formula per combinare costanza produttiva e alta definizione del risultato.

Un blend di Nero d’Avola e Syrah dal colore rosa tenue, luminoso. Profumo di ibisco, fragolina e una punta amara di rabarbaro. Il riscontro in bocca tradisce una leggera percezione di zucchero di canna, melassa, pur non avendo un grado importante. È beverino, vivace e fresco, sa di pesca bianca un con finale lievemente amaro. Il tappo corona lo rende ideale per un aperitivo in riva al mare o meglio in barca!

Prezzo da e-commerce Tannico: 8,90 euro 

 

 

 

Corrispondenza gusto olfattiva

Trebbiano Spoletino Spoleto DOC 2018 _Perticaia

Perticaia è la parola con cui, nel linguaggio arcaico dell’Umbria, viene chiamato l’aratro, lo strumento che – più di ogni altro – segna il passaggio dalla pastorizia all’agricoltura.

Ed è proprio grazie al profondo legame con la terra e allo smisurato radicamento con il territorio umbro, che l’azienda assume proprio il nome di Perticaia.

L’Azienda Perticaia conta 50 ettari di proprietà, situati nel comune di Montefalco. Essi si estendono su terreni caratterizzati da un lieve pendenza, compresi fra i 320 e i 350 m slm e con un’esposizione principalmente rivolta a sud e sud-ovest. La maggior parte della superficie vitata è piantata a Sagrantino, che si rende protagonista della  Vigna delle Querce, della Vigna Attone e della Vigna Montioni, la quale prende il nome dalla famiglia dei vecchi proprietari. La restante parte delle uve, invece, si ripartisce in Sangiovese, Colorino, Trebbiano Spoletino e Grechetto.

Oggi Perticaia è un’azienda certificata Biologica, rispettosa della natura e degli insegnamenti del passato che si intrecciano alla modernità di una cantina in continua evoluzione ma in equilibrio con l’ambiente circostante.

Perticaia è una delle aziende umbre che più rispecchiano il territorio in modo elegante, attraverso dei vini di personalità. Il Trebbiano Spoletino è un vitigno storico, coltivato per l’appunto tra Spoleto e Montefalco, dal quale si ricavano dei vini di spessore, in grado di affinare molto bene in bottiglia.

Dal colore giallo paglierino intenso con leggeri riflessi verdolini; al naso presenta delle spiccate note floreali e di frutta tropicale – ananas e tuberosa – contornate da sentori iodati e lievemente erbacei. Il sorso è persistente e avvolgente. Mostra, al gusto, un tessuto che ben unisce le sensazioni percepite all’olfatto. Fresco e sapido, stimola piacevolmente la salivazione ai lati della lingua, sollecitando la percezione acida; termina con una delicato sottofondo dolce. Si consiglia in abbinamento per un pranzo leggero, partendo dall’aperitivo fino a pietanze a base di pesce e frutti di mare.

Prezzo vendita online e-commerce Winedoor: 9,50 euro

Syrah IGT Terre Siciliane 2018_Funaro

Il progetto imprenditoriale di Tiziana, Clemente e Giacomo Funaro inizia nel 2003, quando decidono di valorizzare le uve coltivate nei vigneti di famiglia.

L’azienda agricola Funaro si estende per 85 ettari di superficie – con un’altitudine compresa tra i 150 e i 450 metri slm – di cui 60 coltivati a vigneto e il restante ripartito fra oliveti, ortaggi, alberi da frutto e aree di compensazione ecologica.

La cantina Funaro, situata tra i comuni di Salemi e Santa Ninfa in provincia di Trapani, coltiva varietà autoctone e internazionali: nel primo caso Inzolia, Catarratto, Grillo, Zibibbo, Nero d’Avola e Perricone mentre nel secondo Chardonnay, Muller Thurgau, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon.

Nel 2011 l’azienda è stata certificata ufficialmente Bio ma la determinazione e il grande rispetto per l’eco sostenibilità della famiglia Funaro non si sono fermati qui. I terreni, coltivati secondo i metodi di agricoltura biologica, infatti, non solo l’unico focus sul quale l’azienda pone l’accento. Si opta per il riequilibrio dell’ecosistema naturale scegliendo in favore della realizzazione e del mantenimento di aree a compensazione ecologica. Inoltre, l’eco sostenibilità in cantina è assicurata anche da un processo di “Fitodepurazione Attiva®”: tutte le acque reflue vengono depurate naturalmente e possono essere riutilizzate per l’irrigazione delle colture.

Dal colore rosso rubino intenso si presenta limpido, con lievi riflessi porpora. Al naso il bouquet è composto da sentori di frutti rossi come ribes e lampone, bacche selvatiche, pepe nero e liquirizia sul finale. Il gusto è equilibrato, si ritrovano le note percepite al naso. Abbastanza persistente e complesso, il sorso rivela tannini armonici che ben si integrano rendendo morbido l’assaggio. Regnano sovrani la pulizia e l’equilibrio; nel complesso, piacevole. Si consiglia in abbinamento con  – perché no – dei piatti a base di pesce, come un cous cous  oppure una zuppa.

Prezzo vendita online e-commerce Winedoor: 7,50 euro

Cucina con vista

Potrebbe bastare (forse) la possibilità di mangiare guardando il blu del mare di Brucoli, bel borgo marinaro parte del comune di Augusta. Potrebbe bastare, ma a I Rizzari non ci si viene solo per la vista o per cenare all’aria aperta: ci si viene soprattutto per la qualità degli ingredienti e l’abilità nel saperli trattare come si deve.

Il nome si rifà alla “rizza”, la rete da pesca utilizzata, appunto, “dai rizzari”: i pescatori.

E qui infatti, la pesca regna sovrana.
Appena entrati, il vostro occhio non potrà che essere rapito dall’esposizione del pescato del giorno: scegliete il pezzo che più vi aggrada e decidete il modo in cui dovrà essere cucinato. Tre quarti del godimento della sosta, qui, starà proprio nel piacere di gustare un pesce (magari di grossa pezzatura) cucinato semplicemente alla griglia: un’esplosione di mare in bocca. Ma anche il resto della proposta non è meno convincente.

Ingrediente, ingrediente, ingrediente

A partire dai primi di pasta: mantecatura perfetta, profumi intatti e pesce, neanche a dirlo, spaventosamente buono. Passando per una frittura asciutta e croccante e per degli scampi arrosto da leccarsi i baffi.
Qualche perplessità solo alla voce dessert, non propriamente adatti alla stagione estiva, se escludiamo il sorbetto (tortino caldo al cioccolato, tiramisù…).

Anche se i prezzi non sono proprio da trattoria, optiamo per il voto in cipolle data l’atmosfera generale e la veracità della cucina. I Rizzari fa parte di quella schiera (limitata) di locali in cui non rimpiangerete nessun euro speso: perché è un locale autentico, dove ci si rilassa davvero e si può godere di una cucina di sapori intensi.

Il servizio, benché non faccia della tipica calorosità siciliana il suo punto di forza, è attento, professionale e soprattutto molto disponibile ad accogliere le richieste del tavolo.

Sull’asse Catania-Noto, una tappa quasi obbligata per togliersi la “voglia di pesce”.

La galleria fotografica: