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Bonaventura Maschio Pairing Challenge 2019: buona la prima!

Nuove frontiere espressive – e percettive – di italianità

Le potenzialità espressive, tanto in mixology quanto nel pairing contemporaneo, del distillato d’uva sono ancora tutte da esplorare. Per dare forma – e sostanza – a questo ambito dello scibile che, nel suo intimo, cela buona parte della migliore italianità tanto a tavola quanto nel bicchiere, è nato un sodalizio che, servendosi della forma agonistica del contest, avrà come teatro – e come mentore – la Distilleria Bonaventura Maschio la quale, in collaborazione con Jeunes Restaurateurs Italia (JRE), ospiterà uno show tutto da mangiare, da bere, da indagare e da godere!

Nasce così la prima edizione del Bonaventura Maschio Pairing Challenge, che avrà luogo domenica 16 e lunedì 17 giugno quando otto chef, ciascuno coadiuvato dal suo proprio bartender, si contenderanno l’abbinamento migliore, ancorché inedito, tra antipasto, primo, secondo o dessert e un signature cocktail tra pre-, after-dinner o long drink a base di una delle tre varianti del distillato d’uva Prime Uve, ovvero Prime Uve Bianche, Prime Uve Nere o Prime Uve Oro.

I protagonisti di questa prima edizione saranno:

– Giorgio Bartolucci dell’Atelier Ristorante di Domodossola (VB) e il bartender Vincenzo Brindisi;
– Dario Guidi dell’Antica Osteria Magenes di Barate (MI) e Yuri Gelmini;
– Nikita Sergeev e il bartender Leonardo Niccià del Ristorante l’Arcade di Porto San Giorgio (FM);
– Renato Rizzardi e il sommelier Alex Dal Fior de La Locanda di Piero di Montecchio Precalcino (VI);
– Filippo Saporito e Jenson Nippalana Joseph, Direttore di sala del Ristorante la Leggenda dei Frati di Firenze;
– Marcello Trentini del Ristorante Magorabin di Torino con la bartender Carlotta Linzalata;
– Leonardo Vescera e il bartender Marco Valerio La Grasta del Ristorante Il Capriccio di Vieste (FG);
– Vinod Sookar e il bartender Federico Gallone del Ristorante Al Fornello da Ricci di Ceglie Messapica (BR).

A giudicare l’abbinamento migliore una giuria di esperti, nonché edonisti del mondo della comunicazione enogastronomica, tra i quali non potevamo mancare noi impenitenti, appassionati gourmet!
Insomma, cos’altro dire se non… stay tuned!

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“Bbq is not a verb, Bbq is not grill, Bbq is meat… special meat” cantano Rhett&Link nella canzone The BBQ song. Sì, perché se la griglia è un modo per cuocere rapidamente la carne, il barbecue è differente, il barbecue è un vero e proprio stile di vita, tanto che lo scorso anno ci eravamo già preoccupati di spiegarvi nel dettaglio quali fossero le principali differenze tra barbecue e grigliata.

E anche quest’anno come l’anno scorso abbiamo avuto l’onore di partecipare alla quarta edizione del Prime uve Invitational Barbecue Championship, prestigiosa gara di barbecue organizzata nella sede della distilleria Bonaventura Maschio con il supporto di Weber, sponsor tecnico fin dalla sua prima edizione. Una delle gare più celebri del circuito europeo sanzionato da KCBS, la Kansas City Barbecue Society, l’ente più autorevole a livello mondiale, una società no profit che si dedica alla promozione di gare di barbecue nel mondo con oltre 19000 membri appassionati.

Sabato 30 giugno e domenica 1° luglio, 18 squadre provenienti da tutta Europa si sono sfidate per contendersi l’ambìto titolo di Grand Champion ma non solo. Durante la prima giornata infatti, undici team hanno gareggiato per contendersi il primo posto di una categoria special, ovvero la “BBQ & Cocktail Pairing”. Le squadre avevano il compito di proporre un abbinamento tra preparazioni bbq e un cocktail realizzato utilizzando Prime Uve Bianche, Nere e Oro. Food pairing valutati da una giuria di esperti giornalisti enogastronomici capitanati dall’illustre bartender capitolino Massimo D’addezio, esperto di mixology e Food pairing. Noi lo abbiamo intervistato qui, e abbiamo cercato di scoprire le potenzialità della mixology e tutti i segreti di questa splendida arte abbinata a ingredienti insoliti, fatta di proporzioni, bouquet aromatici e semplicità.

I Vincitori? Pure BBQ con il loro Juicy Lucy

Un contest prestigioso, ma in realtà “il Prime Uve” è anche una vera e propria festa, che trasforma la distilleria in un  luna park del gusto. Tante chicche da poter gustare, dopo aver partecipato agli interessanti workshop sui metodi di cottura organizzati dal Chapter Veneto di BBQ4All e Weber. Dal gelato di altri tempi di Simone De Feo della Cremeria Capolinea, che ha presentato alcuni gusti il cui ingrediente era il distillato Prime Uve, al salmone Upstream di Claudio Cerati, passando per le prelibatezze del pirotecnico Giovanni Mandara di Pizzaiolo on the road, birra Menabrea spillata giorno e notte, caffè Nespresso e open bar con Michele di Carlo, con una carta dei cocktail da lui realizzata ad hoc, dedicata all’evento.

Tornando alle scoppiettanti braci, il cuore della manifestazione è la gara ufficiale che si è svolta durante la giornata di domenica. Alle consuete categorie Chicken, Ribs, Pork e Brisket si affiancano le specialità volte ad esaltare il connubio tra pietanze cotte al barbecue e distillati, tra cui quelle della categoria Sauce (nella quale i team si sono sfidati nella preparazione di una salsa con il distillato Prime Uve) e quelle della categoria Barrel Smoke, con preparazioni  realizzate utilizzando i chunks ottenuti dalle botti impiegate per l’invecchiamento di un distillato Prime Uve.
Nella sala dei giudici ufficiali la competizione ha finalmente inizio: è qui dove i team devono consegnare tutte le preparazioni, a scaglioni di mezz’ora e in cronometrate finestre di dieci minuti, e dove l’impeccabile giuria, con metodo e rigore davvero degni di nota, pronuncia il suo giudizio (ricordiamolo totalmente alla cieca, il collaudatissimo metodo di consegna non ammette eccezioni).

E mentre i Pit Masters attendono con pazienza i risultati, il team dei giornalisti si diletta in una gara insolita: Pasta fresca e BBQ, sotto il severo sguardo del “Tortellini Dream Team” composto da Stefano Caffarri e dall’associazione Zdora, Save the caplet. Un’occasione divertente per imparare a realizzare i cappelletti, i ravioli e i plin, un po’ come li facevano le nostre nonne, insieme, intorno a un tavolo, seguendo la tradizione… con la sola (tollerata) variante del ripieno, la cui ricetta è stata adattata all’occasione, era a base di pulled pork e brisket.

Rullo di tamburi… è giunta l’ora di proclamare i vincitori, ed ecco i padroni di casa Anna e Andrea Maschio salire sul palco (sul nostro canale Facebook troverete la diretta). Il premio della categoria Sauce va agli italiani Bros Hog, quello della categoria Barrel Smoke  I Pure BBq, per la categoria Pork vincono invece i BBQ+, mentre per il Brisket il primo posto va ai Bohemian Backyard Barbecue. Il premio di Reserve Grand Champion va ancora a i BBQ+, ma è Bunch of Swines, team europeo dell’anno del ranking KCBS, ad aggiudicarsi il titolo di Grand Champion, oltre ai premi delle categorie Chicken e Ribs. Un fortissimo team (formato da sole due persone, marito e moglie) che nel corso degli anni ha vinto alcuni dei più grandi concorsi europei, che ha ricevuto premi anche in occasione di importanti eventi barbecue invitational negli Stati Uniti.

Ora non ci resta che accendere i nostri barbecue e provare nel nostro piccolo a replicare le sublimi preparazioni dei team, tipiche del bbq americano. E con impazienza attendiamo il prossimo anno, per tornare a trovare Anna e Andrea e tutta la loro squadra, per vivere appieno le emozioni dei team in gara, per respirare il profumo della brace, quella vera, e apprendere tutti i segreti dei guru del barbecue… ma anche della mixology!
All’anno prossimo, Prime Uve!

Se esiste un punto d’incontro tra il gourmet e l’appassionato del vino, questo è certamente il food pairing. Per i primi si tratta di valorizzare un piatto con un grande calice, per i secondi è l’esatto opposto, ma la sostanza rimane la stessa: portare sia il piatto sia il bicchiere in accompagnamento a un livello superiore, grazie a un riuscito abbinamento.
E se ormai nessuno si stupisce più di un percorso di accompagnamento al calice al ristorante, meno usuale è l’abbinamento di cocktail alle portate, un trend che sempre più spesso stiamo riscontrando nei grandi ristoranti.
I grandi drink, classici o meno, stanno sempre più staccandosi dal solo bancone del Cocktail Bar per avvicinarsi al mondo della cucina, aprendo strade nuove e interessanti nel mondo del food pairing.

Abbiamo fatto due chiacchiere sul tema con Massimo D’Addezio, uno dei maggiori esperti del settore. Il 30 giugno, durante la nuova edizione del Prime Uve Invitational Barbecue Championship, Massimo sarà il presidente della giuria di giornalisti enogastronomici che, grazie ad un suo briefing di preparazione, decreterà il vincitore della nuova categoria “BBQ&Cocktail” nella quale si cimenteranno le squadre quest’anno, presentando la loro preparazione cotta al BBQ abbinata a un cocktail preparato con Prime Uve Bianche, Nere o Oro.

Ovviamente, vi racconteremo tutto sui nostri canali social. Restate sintonizzati, vi garantiamo che ne varrà la pena…

Raccontaci in poche parole cos’è il food pairing, i princìpi e le regole base su cui si fonda.

Il food pairing è innanzitutto affabulazione: chi crea l’abbinamento deve comprendere al meglio le esigenze del cliente ed essere quanto più persuasivo nei suoi confronti, creando un’esperienza appagante al massimo. Scendendo un pizzico più sul tecnico, il food pairing è l’arte di completare e arricchire l’esperienza gastronomica creata dalla cucina di uno Chef, portandola a un livello superiore. Le regole? Molto semplici: il cocktail può amplificare un bouquet aromatico presente in un piatto (ad esempio, un elemento presente sia nel piatto sia nel drink), come invece al contrario può contrastarlo (la funzione meccanica sgrassante, grazie alla salivazione data dalla componente citrica e dal tenore alcolico).

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di effettuare un abbinamento con un cocktail, rispetto al più tradizionale vino?

Il vino è “statico” e, per quanto possa creare un abbinamento perfetto, il sommelier si limita a servirlo, non ha possibilità di “lavorarci intorno”, quello è e quello rimane, le uniche variabili gestibili sono la scelta del bicchiere e la gestione della temperatura. Il cocktail invece è estremamente più “dinamico”, oltre alle migliaia di possibilità di scelta nella sua costruzione, è suscettibile alla diluizione progressiva del ghiaccio (se presente), al cambio della sua temperatura e a innumerevoli altre variabili (ingredienti, contenitori, infusioni, modalità di fruizione…) che permettono una casistica pressoché infinita.
Il rovescio della medaglia è che il cocktail ha un tenore alcolico che in molti casi è maggiore del vino, quindi fare un’intera cena con drink in abbinamento potrebbe risultare molto impegnativo. Il consiglio è quello di abbinare al massimo 3 Cocktails, due con le portate salate e uno per i dessert, fatti degustare sempre molto freddi.

Come nasce la tua idea/voglia di studiare e valorizzare quest’arte degli abbinamenti, che trascende il semplice cocktail?

Ho sempre lavorato a stretto contatto con grandi bevitori, che molte volte avevano la sana abitudine di continuare a pasteggiare con il cocktail con il quale avevano fatto l’aperitivo, spesso un cocktail Martini o un Margarita. Da qui il tentativo di stupirli, il più delle volte cercando di giocare con un abbinamento, come quando arricchimmo un Margarita con lo stesso passion fruit che era presente su un crudo di mare.

Quali sono i nuovi trend che stai riscontrando nella mixology e nel food pairing? Cosa vedremo nei prossimi anni?

Vedremo un numero sempre più alto di clienti preparati, con un palato pronto a nuove esperienze. Specularmente, vedremo persone del settore che proporranno sempre più dei menu degustazione con cocktail in abbinamento. Al netto però della doverosa ricerca, spesso l’importante è non esagerare nella spasmodica ricerca dell’abbinamento perfetto, quando a volte basterebbe un semplice gin tonic con una foglia di basilico. Come d’altronde nella cucina, una condotta corretta è quella del “less is more”!

Raccontaci brevemente il tuo migliore abbinamento, quale cocktail era e a che piatto era abbinato?

Al piatto “Carpaccio di ricciola lime, peperoncino italiano fresco a piccole rondelle e marinatura di lime e sale di Maldon”. La mia risposta è stata un Margarita con sciroppo di passion fruit e tintura madre di peperoncini asiatici e centro americani. Un dettaglio, la bordatura del bicchiere era anch’essa eseguita con del sale di Maldon. Salute!

Massimo D’Addezio nasce in una famiglia di ristoratori e prosegue sulle stesse orme, specializzandosi nell’arte della miscelazione e arrivando a gestire un suo locale fino al 2000, quando decide di intraprendere l’avventura dell’apertura dell’Hotel de Russie a Roma. Nei piani originari sarebbe dovuta essere un’ esperienza di tre anni al massimo, ma il divertimento è stato tale da farlo rimanere al timone dello Stravinskij Bar per più di tredici anni, creando un ambiente cosmopolita e totalmente indirizzato all’internazionalità.
Nel 2006 viene premiato con lo Stravinskij Bar come miglior Hotel Bar d’Europa.
Nel 2008 è stato premiato da Havana Club come miglior Bar Manager d’Italia per la guida dei ristoranti de l’Espresso.
Nel 2009 riceve a Las Vegas il premio di Virtuoso Travel come Best Hotel Bar in the World.
Dal 2005 a oggi è presente sulla guida dei bar del Gambero Rosso come uno dei migliori barman in Italia.
Nel 2014 apre uno nuovo concept bar “Co.So. Cocktail & Social”, un locale basato sulla cura della qualità del servizio e sulla scoperta da parte del cliente di un modo di bere moderno e fuori dagli schemi.
Nel 2016, il progetto di D’addezio, “Chorus Café” di Roma, partito a gennaio del 2015, e dove lo si può trovare tutte le sere dietro al banco, entra nella classifica di Condé Nast come uno dei nove migliori bar del mondo.
Massimo negli anni assume un ruolo da protagonista all’interno di Gambero Rosso Channel, per la creazione di contenuti televisivi sul mondo degli spirits e della miscelazione.

Una rubrica su BBQ & Cocktail, in collaborazione con Bonaventura Maschio

Eccoci giunti al sesto episodio di “Cuochi alla Brace”. Dopo una serie di giovani e talentuosissimi Chef, è il momento di una consolidata certezza: ci spostiamo di poco dal centro di Bergamo, verso le campagne circostanti, per recarci verso una delle poche maison del lusso italiane, una vera e propria grande azienda della ristorazione tricolore.
Stiamo chiaramente parlando di Chicco e Bobo Cerea, gli Chef del ristorante di famiglia, il tristellato Da Vittorio a Brusaporto.

Una vera e propria dinastia quella dei Cerea, che da oltre cinquant’anni coccola gli avventori di questa tavola che, partita come un buon indirizzo per il pesce, è giunta negli ultimi anni ai vertici della ristorazione europea.
Numeri impressionanti quelli di “Da Vittorio” che, al pari delle grandi maison francesi, fanno della poliedricità dell’offerta il cavallo di battaglia. Ristorazione gourmet, camere per pernottare, catering, eventi, consulenze, feste ma anche un’offerta completa di pasticceria, di vino e di golose proposte gastronomiche: l’universo dei Cerea va ben oltre quello del semplice ristorante, ed il tutto con risultati sempre di altissimo profilo.

Chicco ci racconta che “utilizziamo il barbecue nella nostra cucina perché adoro le consistenze ottenute grazie a questo tipo di cottura, ma soprattutto perché i profumi leggermente affumicati rendono i sapori ancor più intriganti. Inoltre ha un che di atavico, una sorta di ricordo e di connessione con le cucine antiche.”
“Nella nostra cucina utilizziamo un forno charcoal X-Oven, che abbiamo installato in un’area esterna alla cucina. Utilizziamo diverse tipologie di legna per l’affumicatura, a seconda di quel che dobbiamo affumicare: pino d’Aleppo, ulivo, stralci di vite, o comunque sempre legni molto profumati e aromatici.”

Entrando più in dettaglio nel piatto, “adoro il pomodoro scottato, che grazie al calore sprigionato dal carbone fa caramellare i succhi dolci del frutto, così da renderlo concentrato e affumicato al tempo stesso. Grazie all’estrazione ottengo il succo, con il quale poi preparo i miei adorati risotti. Ho trovato interessante trasportare il sapore del bbq nella preparazione classica del risotto, tramite il pomodoro.

Risotto con conserva di pomodoro alla brace, Robiola ai tre latti e origano.
Dosi per 4 persone:

220 g di riso carnaroli
1,5 lt di brodo vegetale
100 ml di vino bianco secco
1/2 cipolla bianca
1 kg di pomodori pixel
200 g di Robiola ai tre latti
100 ml di panna fresca
50 g di zucchero moscovado
2 spicchi di aglio rosa
1 mazzetto di timo fresco
q.b olio EVO
q.b sale Maldon
q.b pepe nero
40 g di burro
50 g di Parmigiano grattugiato
20 g di origano secco
50 g di olive taggiasche
50 g di capperi
q.b foglie di pimpinella

Preparazione della polvere di aromi:
Mettere a seccare a temperatura controllata (max 50°C) le olive e i capperi, quindi frullarli con l’origano secco ed ottenere una polvere fine.

Preparazione della fonduta di robiola:
In un bagnomaria far fondere la robiola con la panna, ottenendo una crema liscia ed omogenea. Aggiustare di sapore.

Preparazione della conserva:
Marinare i pomodori con sale, pepe, olio, aglio in camicia, timo e lo zucchero moscovado. Arrostire su brace viva i pomodori, sino ad ottenere una colorazione caramellata. Successivamente con l’aiuto di un estrattore ricavarne il succo.

Preparazione del risotto:
In una casseruola rosolare poca cipolla tritata finemente con un cucchiaio di olio EVO. Aggiungere il riso e portare a tostatura, sfumare con il vino bianco e far evaporare. Versare il brodo caldo e cominciare la cottura, portarlo a 3/4 aggiungendo la conserva di pomodoro.
Ultimare la cottura, quindi mantecare il risotto con il burro e il Parmigiano. Concludere il piatto disponendo il risotto al centro del piatto, decorare con la fonduta di Robiola e la
polvere di origano. Guarnire con qualche foglia di pimpinella e servire.

Cocktail in abbinamento powered by Bonaventura Maschio: Red Snapper

2 shot di Gin Puro
4 shot di Succo di pomodoro
½ shot di Succo di limone fresco
¼ shot di Sciroppo di zucchero
4 dash di Salsa Worcestershire
7 gocce di Tabasco
2 macinate di Pepe nero
2 pizzichi di Sale di sedano
1 spruzzo di Gin Puro+ Spring is in the air

Versare in un mixing glass la salsa Worcestershire, il succo di pomodoro e il limone, completare con sale e pepe, 6 cubetti di ghiaccio, il Gin, il Tabasco e lo sciroppo di zucchero. Mescolate delicatamente, quindi versate in un bicchiere Collins, filtrando con lo strainer. Finire con uno spruzzo di Gin Puro+ in superficie e servire.

Una rubrica su BBQ & Cocktail, in collaborazione con Bonaventura Maschio

Quinto episodio di “Cuochi alla Brace”: dopo una gita nella Puglia più golosa, con Floriano Pellegrino di Bros’, torniamo a Milano per parlarvi dello Chef di uno dei locali più solidi dei Navigli, nato come spin-off del blasonato Pont de Ferr ma fin da subito in grado di correre sulle sue gambe. Ecco a voi Matteo Monti ed il suo divertentissimo Rebelot.

Piacentino, ha lavorato all’Antica Osteria del Teatro, alla Bagatelle a Oslo per poi approdare alla corte di due grandissimi Chef, che lo hanno forgiato a fondo: Davide Scabin al Combal.zero e Paolo Lopriore al Canto, ristorante di cui Monti è stato anche Chef per un anno, proprio dopo l’addio di Lopriore.
Una personalità vulcanica e un approccio giocoso alla cucina potrebbero mascherare le doti di Matteo: grandi sensibilità e professionalità, padronanza estrema della tecnica, un palato notevole e, infine, una volontà di ferro: d’altronde la striminzita cucina del Rebelot ed il limitato personale che riesce a lavorarci contemporaneamente non è cosa da cuori deboli…

Monti, Rebelot, Milano

“Ho iniziato ad usare il BBQ semplicemente perché… me lo sono trovato in cucina. Dato che sono curioso ho iniziato pian piano a studiarlo, e cercare di capire come utilizzarlo in modo non canonico. Il Rebelot mi sta insegnando la non convenzionalità della cucina, e questo mi diverte. La cottura alla brace è, di per sé, la prima cottura che l’uomo ha fatto, e cercare di renderla moderna implica studio: questo è il motivo per cui la utilizzo. E, nell’utilizzarla, continuo costantemente ad imparare.”
“Utilizzo un bbq di tipo kamado, il Big Green Egg, e sono certo che d’ora in poi nella mia cucina non mancherà mai un dispositivo bbq: gli sbocchi che può avere nel suo utilizzo sono davvero molteplici.”

Parlando del piatto, “il diaframma è un taglio che da sempre è nella mia memoria gustativa, e a mio gusto è la miglior parte dell’animale. A Piacenza lo usiamo tanto sia come taglio di carne, sia come carne da taglio per la picüla (umido di cavallo macinato con peperoni). Mamma mi cucina il diaframma di cavallo scottandolo appena in padella. Il risultato è una bistecca ricca di sangue e morbidissima alla masticazione. Una figata!”
Entrando più in dettaglio, “al Rebelot uso una selezione del diaframma di manzo di Cazzamali, al quale ho voluto aggiungere fin dall’inizio il profumo di griglia… ed ecco che entra in gioco il Green Egg, che cuocendo ad alte temperature mi permette di ottenere il risultato con un rapido passaggio. E quindi il diaframma acquista il gusto e del profumo di carne alla brace, pur rimanendo quasi crudo all’interno.
Poi c’è stata poi l’evoluzione del burro. Adoro cuocere il diaframma solamente al burro, e quindi mi diverto ad unire due cotture che sono due classici: la cottura al burro francese e la griglia.”

“Sporco del rosmarino con abbondante burro nocciola, lo uso da letto nel Green Egg e sopra vi adagio il diaframma, in precedenza planciato rapidamente. Il BBQ è riempito a metà della sua effettiva potenza garantendomi un calore dolce. Così facendo la carne acquista i profumi sia del BBQ che del burro nocciola. Una cosa strana se si pensa alle due cotture in sé, e questo mi piace.”
“Concludo il piatto con cozze in carpione istantaneo: vengono fritte e poi messe per qualche minuto nel carpione di mare. Anche ciò è insolito, se si pensa che il carpione è da sempre un sistema di conservazione a lungo termine dei cibi. La cozza si “asciuga” dai sui liquidi nell’olio e si reidrata nel carpione, mantenendo così sia il gusto di cozza, sia l’acidità del carpione.”

Diaframma di manzo e cozze in carpione
Dosi per 4 persone:

320g di diaframma laterale di manzo
100g di burro
2 spicchi di aglio
6 rametti di rosmarino fresco
20 cozze (possibilmente Sardegna)

Per il carpione:

500g di aceto di vino rosso
500g di vino rosso
50g di salvia fresca
50g di burro
100g di cipolla rossa di Tropea
500g di acqua di mare purificata

Preparazione del carpione:

Far appassire la cipolla con il burro. Spegnere con il vino rosso e far ridurre della metà. Aggiungere l’aceto e fare nuovamente ridurre della metà. Spegnere e mettere la salvia in infusione nel liquido fino a totale raffreddamento. Una volta raffreddato, passare il tutto allo chinois e tagliare la preparazione con l’acqua di mare. Riporre in frigorifero.

Preparazione del piatto:

Rimuovere delicatamente la membrana dal diaframma e dividerlo in porzioni da 80 gr l’una.
Aprire in pentola le cozze facendole partire da fredde. Una volta aperte, scolare e sgusciarle. Infarinarle in farina di riso e congelarle.
Scaldare il burro fino a che non risulti color nocciola. Aggiungere rapidamente l’aglio e versarlo su di una placchetta di acciaio per raffreddarlo. Con una parte di esso condirvi il rosmarino.
Friggere a 180°C le cozze fino a che non risultino ben croccanti. Scolarle e riporle nel carpione mantenendole in frigorifero, massimo 5 minuti.
Salare il diaframma e rosolarlo rapidamente in una padella caldissima con un filo di olio. Stendere il rosmarino nel barbecue ed adagiarvi il diaframma per qualche minuto.
Scaloppare ed impiattare il diaframma. Una volta scolate dal carpione, adagiarvi sopra le cozze.

Cocktail in abbinamento powered by Bonaventura Maschio: Puro Club
1,5cl di Gin Puro
1,5cl di Prime Uve Nere
0,5cl di succo di limone fresco
3cl di Porto Silval

Sporcare un bicchiere colmo di ghiaccio con del Gin Puro, preventivamente messo per 24 ore sottovuoto con del rosmarino. In un mixing glass anch’esso colmo di ghiaccio versare tutti gli  ingredienti, mescolare bene. Servire filtrando con uno strainer direttamente nel bicchiere, avendo cura di gettare il ghiaccio in esso contenuto. Guarnire con un rametto di rosmarino e servire.