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Loch Bay

Viaggio sensoriale in una remota baia Scozzese

L’Isola di Skye è un luogo incantevole e ricco di fascino in tutte le stagioni, lo è ancor di più il piccolo fiordo di Loch Bay, dove ha sede l’omonimo ristorante gourmet. Siamo a nord dell’isola in un minuscolo villaggio di pescatori risalente al 1700 circa, che si raggiunge dopo aver attraversato pascoli popolati da greggi infiniti e strade molto strette. Il locale è una piccola bomboniera a pochi passi dal mare, una ventina di coperti con una mise en place essenziale (che ricorda un gastro-pub) e un unico menù degustazione per tutti i commensali. In cucina lo Chef Michael Smith si occupa di tutto da solo, mentre in sala sua moglie e un collaboratore intrattengono la clientela con fare informale ma, al tempo stesso, professionale.

La tradizione marinara scozzese con un pizzico di Francia

In tavola vengono proposti piatti di mare con mitili e crostacei pregevoli provenienti dal mare che circonda l’Isola, lo stile della cucina strizza l’occhio alla Francia soprattutto nelle tecniche di cottura, riproponendo ricette della tradizione scozzese leggermente riviste. Si inizia con un formaggio vaccino affumicato, il Crowdie, impreziosito con del caviale, e delle ottime Ostriche fritte in una croccante panatura di avena che riesce a preservarne il gusto.

Pregevoli e ben bilanciate le Capesante proposte sia crude, marinate al limone, che scottate e accompagnate agli asparagi; un po’ troppo coprente, invece, il burro della Zuppa di scampi. Indimenticabile il Cannolicchio crudo, carnoso e dal sapore persistente che va a impreziosire un delicato e morbido Merluzzo con patate allo zafferano. Come portata principale un’opulenta e goduriosa Rana pescatrice con astice e tartufo estivo.

La carta dei vini è varia ma non troppo estesa, con ricarichi elevati; molto interessante e vasta, invece, la scelta dei gin e degli whisky, peraltro ben prezzati.

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Mangiar bene in Scozia. Un minuscolo ristorante, ricco di sorprese, nella remota Isola di Skye

Meravigliosa Scozia. Un distillato cromatico di bellezza bucolica, selvaggia, cangiante, Mentre in inverno neve e nebbia si confondono e durante la notte il paesaggio mozza il fiato.

Ogni luogo di questa bellissima terra è una scoperta. Non fa eccezione l’Isola di Skye, a ovest delle Highlands. Terra di pescatori e grandi whisky.

Dal centro urbano più grande dell’isola, Portree, si percorrono ponti e stradine anguste che regalano paesaggi suggestivi, fino a Stein, nella remota penisola di Waternish. Alla fine di una stradina a doppio senso, in un minuscolo lungomare con cottage bianchi a schiera fronte oceano, si nasconde un piccolo ristorante di una ventina di coperti: il Loch Bay. Qui la tradizione scozzese – specie quella ittica – incontra le solide basi della gastronomia francese grazie all’esperienza dello chef  Michael Smith.

L’atmosfera è calda, raccolta e si cena a lume di candela. La moglie dello chef e un gentilissimo maitre si premurano che tutto vada per il meglio.  Ci si sente coccolati.

Una cucina solida di stampo francese basata su frutti di mare scozzesi e cacciagione locale

Una carta molto ridotta offre piatti di carne e cacciagione, a volte da pelo, altre da piuma, ma soprattutto preparazioni incentrate sul pescato locale e sui frutti di mare cui è dedicato un intero percorso di degustazione.

L’esperienza nel trattare la materia prima ittica si ritrova subito con gli stuzzichini di accompagnamento, con una intensa brandade di sgombro da spalmare sullo “scone” caldo. Poi una zuppa di mare con spinaci, di stampo transalpino, per finire con l’abbondante trittico di molluschi, pesci e crostacei con la capasanta locale, scampo e merluzzo in una elegante salsa al granchio.

Bella mano anche sui secondi, con il cerbiatto (viene servita la sella al sangue e la coscia brasata) con verdure, porcini e cacao. In accompagnamento, se lo volete – e lo consigliamo! – delle patatine in tripla frittura, eccezionali nella loro semplicità.

Dessert buono, ma anch’esso in porzione molto abbondante come il resto.
Ci si alza da tavola satolli e un po’ appesantiti, ma è tutto molto goloso.
La selezione enoica può lasciare un po’ perplessi considerate e le pochissime referenze e qualche ricarico di troppo. Ma ricordiamoci che siamo in un posto davvero lontano da tutto.

Per un whisky a fine pasto, invece, la scelta è più che esaustiva. E ci mancherebbe.

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