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Sanchez

Un’ambasciata messicana a due passi dal parco Skydebanehaven, a Copenhagen

L’informalità è la prima caratteristica che colpisce in questa piccola ambasciata di cucina messicana in terra scandinava, un piccolo locale con cucina a vista che fa dell’essenzialità la sua ragion d’essere.

Rosio Sanchez dopo l’esperienza da Wilye Dufresne a New York arriva a Copenhagen dove per cinque anni, dal 2009 al 2014, lavora al Noma, dove diventa capo partita di pasticceria. Da quel momento, prende il volo. Un volo di ritorno, ancorché metaforico: benché americana, proprio a Copenhagen la chef comincerà a rivendicare le sue origini autenticamente, strenuamente messicane con la prima e già rinomata taqueria Hija de Sanchez, cui seguirà una seconda, nel 2016.

Non paga di questa formula di Mexican street food, certamente già di successo, da fine 2017 ne conia un’altra, di formula, sempre all’insegna dell’informalità: il suo primo, eponimo ristorante, dall’anima meno street e più fine.

Una cucina orgogliosamente messicana, con pochi, studiati elementi di contaminazione

E proprio qui va in scena una cucina messicana realizzata con maniacalità e cipiglio, quasi filologico: lo si capisce già nell’impasto della farina di mais del masa, quella dei tacos che, come tutto, del resto, viene da ingredienti certosinamente selezionati e scelti cercando di preservare ed enfatizzare proprio quei dettagli che, in Messico, la rendono eccelsa. Non mancano tuttavia poche ancorché significative contaminazioni maturate grazie alla cultura culinaria ospitante, quella nordica, a impreziosire il quadro.

Uno scarno foglio con l’elenco dei piatti, dolci compresi, e un paio di degustazioni saranno più che sufficienti a rappresentare l’ecletticità della cucina di Rosio Sanchez, che è poi l’essenza stessa della cucina messicana tutta.

Piccante, ovviamente in diverse sfumature; ma anche agrodolce, acido, speziato, fino al dolce assai spinto dell’open churro sandwich, saranno le note che accompagneranno un pasto interessante e quantomai divertente”.

A felice corredo, un’atmosfera rilassata con l’opportunità di assaggiare qualche cocktail e birre artigianali, direttamente dal Messico, nonché poche ma ben selezionate proposte in termini di vino.

La Galleria Fotografica:

Siete a Barcellona, volete provare una vera taqueria messicana e non sapete dove andare? Nino Viejo è ciò che fa per voi.

Nella miriade di ristoranti pseudo-messicani questo tacos bar, il figlio minore di Hoja Santa, saprà regalarvi intensi colpi d’ala, grazie alla classe e al talento di Albert Adrià. No,qui non troverete tacos fumanti, inzuppati di salse brodose e grasse a base di carne, o filamentosi pastrocchi di formaggio fuso a profusione.

Da Nino Viejo troverete tanto Messico, quello più autentico e puro, rivisitato da una grande mano, che dona eleganza ed un pizzico di avanguardia alla tradizione. In un luogo peraltro informale, divertente, chiassoso e dissacrante ma sempre curato con classe, eleganza e attenzione ai minimi dettagli. Mai nulla, dall’accoglienza, all’apparecchiatura, al servizio, ai cocktail così come alla cucina è lasciato al caso. Un ottimo punto di riferimento per uno spuntino veloce, che poi la gola farà diventare tutt’altro che fast, per un aperitivo o per una cena defatigante. Il guacamole è paradigmantico: l’amalgama del nobile frutto con il resto degli ingredienti, l’equilibrio in bocca, la cremosità ci fanno comprendere a fondo la caratura di chi l’ha preparato.

E l’infinità di tacos, ognuno con un accompagnamento, salsa, ristretto, foglie e le stesse tortillas differenti e studiate nei minimi particolari. Ci ha colpito il tonno, decisamente al di sopra della media, e quelle fantastiche polpettine e il loro intingolo, davvero centrate e molto golose. Anche i dolci, semplici ma non banali, ci hanno davvero tanto divertito ed appagato. Abbiamo accompagnato il pranzo con alcune variazioni, tra le classiche e le più innovative, di Margarita, opera che chiude il cerchio gustativo nell’universo messicano, con anche qualche tocco esotico al Pisco, che non guasta.

L’unico appunto, leggero beninteso, è sull’uso smodato di coriandolo e lime: due ingredienti preziosi e ricchi di carattere, ma che potrebbero far storcere il naso a qualcuno per la loro presenza ripetitiva. Nino Viejo rimane comunque una tappa da non perdere nel vostro girovagare per la città catalana.