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Sesto on Arno

Chissà com’era il Ducasse della sua prima vita, più cuoco che manager, a “La Terrasse” di Juan-Les-Pins? E’ uno dei tanti dubbi che ci assalgono, amabilmente, durante i nostri pensieri sfuggenti che riguardano la nostra passione fulminante.

Ci piace pensare che il posato, pragmatico e tranquillo uomo d’affari di oggi, prima dello spaventoso incidente aereo che gli sconvolse l’esistenza, fosse frizzante, provocatoriamente irruente, acido, inafferrabile e fumantino come questo frizzante toscano di nome Matteo Lorenzini.

L’abbiamo appena sfiorato nella sua precedente esperienza alle Tre lune di Calenzano. Troppo breve la storia. Oggi lo troviamo a Sesto on Arno, solo e senza più i suoi compagni della precedente avventura, dopo un passaggio nelle cucine di Antonio Guida al Mandarin e dopo svariate esperienze francesi che hanno indelebilmente connotato il suo stile di cucina. In cui il grasso viene riabilitato in una sorta di neoclassicismo contemporaneo, fatto di tanta sostanza, di un pizzico di classe ed eleganza, che fa capolino attraverso piatti tecnicamente tanto precisi quanto tremendamente buoni e golosi. Usare i grassi così, con il veicolo delle eleganti e sussurate acidità, mai primarie, è sintomo di classe e di grandi capacità. Racchiuse ancora in un carattere irruento, turbolento, ancora spigoloso e ruvido. Ma a noi Matteo piace così, già oggi davvero tanto.

La partenza è stata folgorante: i primi tre piatti sono sintomo di una eleganza e di una capacità tecnica, di una conoscenza della materia e delle tecniche tradizionali da far invidia a cuochi molto più blasonati di lui. Piatti belli, ricchi, goduriosi, sostanziosi ma anche eleganti e raffinati.
Poi una interpretazione della pasta comme il faut, che spiega a quei pochi che ancora non ci hanno riflettuto come il principe dei carboidrati nazionali possa essere anche un ingrediente raffinato e possa far giungere a preparazioni inaspettatamente eleganti; la foto è lì a dimostrarlo, basta saperlo usare bene.

Peccato, ma ci sta, per qualche imprecisione nei piatti principali. L’Astice, troppo sapido, ruvido e con una cottura non proprio perfetta. Ed una lepre che sarebbe stata da podio per noi, amanti del genere, se non fosse stata troppo connotata nella farcia dalla componente suina, qui scelta come imperiosamente sovrapponente.

Ma ci sta, stiamo facendo la punta alle matite ad un indiscusso talento, che grazie a Dio, con i suoi trent’anni appena passati, dimostra ancora qualche ruvidezza e ingenuità. Sarebbe stato troppo pretendere il contrario.
Ma, pur non essendo stati nel momento propizio dalle parti di Juan-Les-Pins, proveremo ad andare più spesso, nei prossimi mesi, a Firenze.

La spettacolare vista sulla città…
Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Grancevola servita fredda, spuma di yogurt, daikon, coriandolo (un’intrigante aggiunta di mirepoix di mela verde), Caviale Siberian.
Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Cappelunghe agrumate in marinata fredda (in yuzu e soia), cipolle nuove, finferli.
cappelunghe, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Ostrica servita tiepida, perle in consommè, blanquette di porri.
ostrica, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Radici cotte nella foglia di fico, foie gras arrostito e jus all’agresto.
radici, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
radici, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
radici, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Pappardelle ripiene di salmì, polpo arrostito e scorzanera.pappardelle, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Astice blu arrostito, indivia e ravanelli, zabaione alla citronella.
astice, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Lievre à la royale…
lieve à la royal, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
lieve à la royal, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Mont Blanc.
mont blanc, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze
Piccola pasticceria.
piccola pasticceria, Sesto on Arno, Chef Matteo Lorenzini, Firenze

Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze

Delle Tre Lune quest’anno si è parlato molto, specialmente tra gli addetti ai lavori.
In un periodo in cui è frequente leggere dei successi esteri di nostri giovani cuochi (Passerini o Tondo per citarne solo i più noti nella Ville Lumière) non poteva non colpire, e rincuorare, la scelta in controtendenza fatta da tre giovani, Ilaria Di Marzio, Matteo Lorenzini e Tommaso Verni: tornare in Italia a proporre una cucina di classica impronta francese a prezzi abbordabili.
Una scelta originale e coraggiosa, soprattutto se si pensa al luogo scelto per la proposta, quella campagna toscana che sembra da sempre ostaggio di pici all’aglione e cinghiale.
Locale arredato con garbo, cucina a vista, bella veranda che attende stagioni più calde per essere nuovamente a disposizione della clientela: nulla che rimandi ai neobistrot oggi paradigma quasi ubiquo in contrapposizione al “grande ristorante” oggetto di facili demonizzazioni. Il richiamo è, semmai, a quelle belle tavole borghesi della campagna francese, eleganti ma non sfarzose in cui potersi concedere un pranzo “gastronomico” con una cifra ragionevole.
La cucina è esattamente quella che è stata raccontata anche su questi schermi nei mesi passati: d’impronta chiaramente transalpina, molto tecnica ma accessibile a tutti i palati. Con un occhio, però, attento al territorio, riletto e ingentilito grazie proprio alla sapienza di chef che hanno esperienza di cucina “di palazzo”.
Esemplare in questo senso il “risetto” con pane burro e acciughe, la memoria nel piatto, che dà nobiltà a materie povere (la pastina di ospedaliera memoria) con la sapienza di una mano mai greve, anche quando spinge sulla gourmandise.
Nel menu, prezzato onestissimi 55 euro per 5 portate dai nomi molto diretti, si susseguono piatti calibrati, precisi, elaborati da mani mature come non è scontato, vista l’età di chi cucina.
Lodevole la possibilità di scegliere dalla carta la mezza porzione di quello che è ormai un loro piccolo “classico” non presente nel menù, il giustamente già famoso granchio, patate e porri.
Alla sezione dessert ritroviamo il croustillant al cioccolato già provato nella visita precedente ed evidentemente preparato non espresso, seppur buono. In generale, nel reparto dolce si sconta la scelta, evidentemente motivata dalla necessità di far quadrare i conti, di avere la socia pasticciera a occuparsi della sala.
Lista dei vini ristretta com’è comprensibile, ma che potrebbe essere più originale; solo bene, comunque, possiamo dire del Chianti 2008 del Castello di Ama che abbiamo scelto per accompagnarci, una di quelle carte sicure che in queste situazioni traggono d’impaccio.
La sensazione generale è di un ristorante che può andare oltre quanto di già buono propone oggi, ma che ha bisogno per riuscirci, vista la linea di cucina che propone, di avere mezzi adeguati. Speriamo che sia una clientela fedele a fornirglieli.

Per amuse-bouche ottima indivia in tagliolini risottati con funghi trombetta e polvere di porcini
amuse bouche, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Il foie gras
Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
L’interessante risetto
risetto, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Il piatto più deludente, la polenta con porcini, frutti autunnali, balsamico e agretto, un po’ slegato
polenta con porcini, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Un’elegante versione moderna della ribollita
ribollita, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Impeccabile il piccione con indivia (anche se in carta erano riportate “animelle” la sostituzione è stata gradita)
piccione con indivia, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Granchio, patate e porri
granchio patate e porri, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Croustillant al cioccolato
croustillant al cioccolato, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
Pane, ottimo.
pane, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze
La bella campagna, a fine pranzo
campagna, Le Tre Lune, Chef Lorenzini, Verni, Calenzano, Firenze