Passione Gourmet Marco Colognese Archivi - Passione Gourmet

Friday Five #18

(In foto di apertura: Da Muzzicone – Castiglion Fiorentino (AR) )

Diciottesimo appuntamento con il Friday Five! Continuate a mandarci le vostre segnalazioni: brevi, incisive, precise, nel puro stile Friday Five!
Scrivete all’indirizzo fridayfive@passionegourmet.it, vi invieremo le specifiche per la compilazione e il vostro pezzo sarà pubblicato nel Friday Five!

Da Muzzicone

Il ristorante è addossato alla medievale chiesa di San Francesco. La sala è ampia, gli arredi fermi agli anni ‘50-’60, alle pareti tanti “Piatti del Buon Ricordo” e foto d’antan con vedute del paese o di attori intenti a passeggiare per i borghi della zona. Il menù non è degno di nota. Trattasi di cucina classica toscana troppo salata e un pochino imbastardita (perché usare la baguette come supporto del tipico patè di fegato invece del buon pane toscano? Mistero!). Notevole è la braceria, posta in un angolo del ristorante, e la carne, sempre ben frollata e preparata con sapienza. Su tutte le proposte troneggia la fiorentina di chianina. La bisteccona è tagliata al momento, pesata e mostrata al cliente in tutta la sua possenza prima di finire sulle brace. La mia era un chilo e due di sublime bontà.
(Miryam De Rubeis)

P.zza San Francesco, 7, Castiglion Fiorentino (AR)
Tel: +39.0575.658403

L’ottava nota

Finalmente la città di Palermo può vantare un ristorante adeguato, una bella risposta (in prospettiva) ai “campioni siciliani” concentrati soprattutto nel sud-est dell’isola.
Un ristorante di circa 30 coperti che abbina location, qualità delle materie prime (km 0), creatività e tecnica di esecuzione, servizio attento e cordiale.
A due passi dalla Cala, antico porto della città, immerso nel centro storico, L’Ottava Nota ci ha colpito per l’ambiente minimal ma molto coinvolgente, con un gioco di luci che focalizza da subito l’attenzione sui veri protagonisti della serata: i piatti. Il Menù si presenta curato ed incredibilmente ricco di portate, mai banali, sia a base di carne che di pesce: un invito a ripetere l’esperienza. Segnaliamo, tra gli altri, il “Tortino Ottava Nota”: un tortino di riso pilaf speziato su cui svetta uno strato di guacamole e ricci di mare; piatto ben presentato, mix di ingredienti davvero ben integrati da cui deriva una sensazione al palato pulita e netta, insomma un vero e proprio “signature dish”.
Il pescato del giorno presentava, fuori menu, una tartare di “neonata” (novellame di pesce azzurro, tipico della zona): l’essenza del mare, da non perdere. Fra i primi, proposte degne di menzione le tagliatelle con calamari, “tenerumi” (foglie tenere della pianta della zucchina) e ricci nonché i gigli neri con tonno, melanzane, pomodoro fresco e menta.
Lo chef-patron Vladimiro Farina, grazie all’esperienza maturata in Spagna, è riuscito a rivisitare la cucina siciliana in maniera davvero armonica, con uno spartito che va oltre le consuete sette note musicali: e noi l’ “Ottava Nota” l’abbiamo distintamente sentita.
(Marcello Stasi)

Via Butera, 55 – Palermo
Tel: +39.091.6168601

www.ristoranteottavanota.it

Il Centro

Ricevere tante raccomandazioni per lo stesso locale da tante persone diverse, come prima opzione, data un’area geografica decisamente estesa, non è cosa comune. Evidentemente “espressione della tradizione” ovvero “epistemologia dell’alta langa” è sinonimo de “Ristorante il centro” a Priocca in provincia di Cuneo. L’amore della signora Elide per il suo territorio produce antipasti dal potere evocativo unico, primi da estasi culinaria, secondi da manuale di cucina tradizionale. I fritti un capitolo a parte da non prescindere, mai. La cantina è un annuario della viticoltura piemontese degli ultimi 50 anni, a ben cercare i veri amanti possono trovare un vero tesoro. Un ristorante onesto, sincero e vero, la cui storia, come la racconta il sig. Enrico, non ha eguali.
(Emma De Danieli)

via Umberto I, 5 Priocca d’Alba (CN)
Tel. +39.0173.616112
www.ristoranteilcentro.com/it

Osteria Vini D’Italia

Questo posto esiste ormai da sessant’anni. Prima bar, poi vineria e osteria. Le redini della cucina sono da tempo in mano a Irina Steccanella, giovane cuoca dalla mano felice che dopo tanta gavetta inizia a godere delle sue meritate soddisfazioni. Girava voce che le sue tagliatelle fossero le migliori di Bologna e noi, dopo averle assaggiate, non possiamo che confermare. Non mancano però piatti altrettanto succulenti, come i soavi passatelli in brodo di gallina. Costine di Mora Romagnola da sbocconcellare con cura o una bella cotoletta alla Petroniana tra i secondi. I dolci sono buoni, rigorosamente fatti in casa e meravigliosamente ipercalorici. Tra tutti una zuppa inglese da manuale e la tenerina al cioccolato. Carta dei vini discreta e, ci assicurano, in evoluzione. Si spendono, volentieri, tra i 30 e i 35 euro.
(Marco Colognese)

Via Emilia Levante 142, Bologna
Tel.: +39.051.541509
www.osteriaviniditaliabologna.it

Restaurante Central

La recente esperienza all’acclamato Central di Virgilio Martinez ci ha regalato qualche spunto interessante e molte contraddizioni. A una cucina a tratti efficace, ma senza molti picchi di eccellenza, si contrappone un servizio a dir poco catastrofico. Al punto da chiederci se la San Pellegrino che bevono in Sud America abbia un’alta gradazione alcolica. Dopo aver sollecitato più volte la lista dei vini, ne siamo venuti in possesso soltanto ad antipasto terminato. Nessuna spiegazione dei piatti e, al momento dei dessert, si è materializzata al tavolo una coppa di azoto liquido (supponiamo) all’eucalipto per la quale nessuno ci ha fornito istruzioni.
Circa la cucina, tra gli starters, qualche segnale rassicurante ci è giunto con il polpo e lenticchie, una piacevolissima combinazione di consistenze, sapori e colori, grazie al singolare gusto del patè di olive Botija. Tra i piatti principali, la grande esecuzione del Black Corvina con cenere di cipolla e risotto (perfetto!) alle capesante è stata susseguita dallo sconcertante Amazonian Arapaima, dal gusto tragicamente appeso tra il blando e lo stucchevole.
Senza alcun pre-dessert arriviamo ai dolci. Tocchi di formaggio di capra con una granita (un po’ annacquata e dolcissima) di carota e, per finire, una foresta di cacao composta da gelato fondente da abbinare a degli interessanti crumble (ottimo il fiore andino Yuvo). Piccola pasticceria senza infamia e senza lode, tra cui ricordiamo solo la gelatina al Pisco Sour, cocktail-bandiera nazionale.
Considerati i prezzi, decisamente più alti della media cittadina, rimaniamo con un dubbio e il rimpianto che il Central non possa essere tutto qua. Purtroppo per Virgilio Martinez, ma soprattutto per noi, però, non è da tutti i giorni percorrere 10.000 km per prendere una tale cantonata.
(Azzurra Schicchi)

Ca. Santa Isabel 376, Miraflores, Lima – Perú
Tel: +39.[511]242-8515 / [511] 242-8575
www.centralrestaurante.com.pe/en

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(Amazonian Arapaima, un piatto di Virgilio Martinez – Restaurente Central – Lima)

(Riso al latte di capra con semi di sedano, polvere di caffè e crema di vongole: un piatto di Piergiorgio Parini – Osteria del Povero Diavolo – Torriana)

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Osteria del Povero Diavolo

Attraversando acqua fermentata, cicoria, noci, semi, camomilla, radicchio, pompelmo – “Gelosia”: polemizziamo? – e cardamomo, patate, bergamotto – prolessi: Pan Pepato! – e ginepro, rosa canina, mandorle e nocciole (sì, nocciole), si vien quasi a rintracciare l'”etere” logico di uno spazio gastronomico in cui baccalà, rombo, piccione e beccaccia – ma anche il topinambur – si decentrano quanto più sembrerebbero occupare il “campo di battaglia”, a riprova della natura intrinsecamente non essenzialistica e non identitaria della grande cucina d’autore: è il gourmand che vuole “il(lo)” prodotto e goderselo, laddove il gourmet è goloso di relazioni, declinazioni, centri decentrati e allegre capriole dell’intelligenza. Quella di Parini è una cucina che sa parlare al gourmet, che certamente potrebbe essere più spinta e “astratta”, ma che è espressione di un talento unico – nella composizione e nell’esecuzione – che “gira” a una velocità che ha pochissimi eguali in tutto il mondo. Il vero Mozart dei fornelli? Potenzialmente sì. Certo, se prendesse qualche rischio in più, se in qualche curva spingesse un po’ più l’acceleratore osando qualche chilometro all’ora in più (senza aver paura delle derapate), probabilmente salirebbe alla ribalta mondiale e non esisterebbero più problemi di conti o di confronto con una sorda realtà provinciale d’ignoranza e d’indifferenza. Per dirla più concretamente: secondo noi, un Parini con un pizzico di follia in più potrebbe occupare una delle primissime posizioni della classifica dell’acqua minerale, ma solo il coraggio di rischiare la “morte” (Hegel docet) può condurlo a tale traguardo. Per il momento, ci limitiamo a fruire di una cucina sartoriale, quasi su misura, e forse delle più raffinate cadenze armonico-olfattive che si possano incontrare in giro per il mondo. Parini trova la sua poesia non in una spiritualità “severa” à la Lopriore, né tantomeno in un’ironia surreale à la Adrià, ma nelle piccole cose, nelle piccole meraviglie che solo uno spirito candido e sereno sa scovare. Certo, quel petto di piccione “in bianco” era proprio buono…
(Giovanni Lagnese e Valentina Nappi)

Via Roma 30, Torriana (RN)
Tel: +39.0541.675060
www.ristorantepoverodiavolo.com

FrankRizzuti – Cucina del Sud

Non Frank Rizzuti ma Frankrizzuti, un neologismo da leggersi tutto d’un fiato e che, da pochi giorni, è sinonimo di prima stella Michelin della Basilicata.
Dopo vent’anni di duro lavoro, in una zona che fino al suo arrivo non pareva particolarmente vocata all’alta gastronomia, il quarantacinquenne Francesco sta finalmente raccogliendo i frutti di tanti sacrifici.
A metà anni Novanta con L’Osteria Marconi diede il primo scossone alla cucina lucana rinnovando, senza stravolgere, i piatti della tradizione locale. Con l’arrivo del nuovo millenio, varcato il confine con la Calabria, si accasò alla corte dell’Azienda Agricola Ceraudo per gestire il ristorante Dattilo (sulla sua scia lascerà una Stella Michelin). Dal 2012 il figliol prodigo è rientrato nella natia Potenza con la volontà di ridare il meritato lustro all’arte culinaria locale.
La Cucina del Sud è la premessa ma i luoghi comuni e le banalità sono banditi, Frank ha smesso di specchiarsi nel passato e di rimpiangerlo già da tempo ed oggi fa sfoggio di una proposta gastronomica tra le più moderne e suggestive del Sud Italia.
I riferimenti sono da trovarsi in maestri come Ferran Adrià, Gennaro Esposito ed Alfonso Iaccarino.
Le materie prime del territorio, dalle carni alle verdure passando per una buona materia ittica e sorprendenti vini lucani, trovano rinnovata nobilitazione in questo locale moderno e di prospettiva.
Doppio thumbs up e semaforo più che verde.
(Kid & Fancy)

www.rockersgotorestaurant.com

Largo Pasquale Uva / Via Potito Petrone, 42 85100 Potenza
Tel: +39.0971.45506
www.frankrizzuti.com

Giuda Ballerino

In zona Cinecittà, fuori dai tradizionali circuiti turistici della Capitale, Andrea Fusco propone il suo locale multitasking: wine bar, osteria e ristorante in una manciata di metri quadrati. L’ambiente è colorato ed informale, il personale preparato e cortese ma il dover in cucina seguire con un occhio la saletta gourmet e con l’altro quella dell’osteria si traduce in tempi d’attesa un po’ lunghi. A tavola optando per “I Classici” vengono proposti i 5 piatti più rappresentativi del locale. Il filo conduttore è una nota dolce, fin troppo a essere sinceri, che accompagna la degustazione dall’antipasto al dessert. La sensazione alla fine è che ai piatti manchi sempre qualcosa: un po’ di sapidità ad uno, un po’ di acidità all’altro, un po’ di speziatura all’altro ancora. Sopra la media gli spiedini di gamberone in pasta fillo con spuma di mortadella ed i ravioli di burrata, scampi e zucchine. Nel baccalà in oliocottura, invece, la polvere di olive nere non ce la fa a bilanciare l’abbondante crema di cavolfiore e vaniglia per un risultato complessivo che lo fa assomigliare più ad un pre-dessert che ad un secondo. Le materie prime ci sono, la tecnica non manca, da mettere a fuoco la scelta ed il dosaggio di alcuni ingredienti per raggiungere una maggior piacevolezza gustativa.
(Giuseppe Malvetani)

Largo Appio Claudio, 346 – 00174 Roma
Tel. +39.06.71584807
www.giudaballerino.com

Ristorante Patelli

Trento è piena di osterie dal menù sempre uguale: si distingue questo famoso locale del centro storico, che ci ha attratto per la fila chilometrica all’ingresso, costituita per lo più da abitanti del luogo. Se siete in cerca di un locale semplice e genuino, di un’alternativa alla cucina di casa, il Patelli non delude: piatti sinceri, nulla di trascendentale per carità, ma comunque buoni. Impressiona il servizio di una celerità incredibile, la cortesia e soprattutto i prezzi nettamente al di sotto della media, senza sacrificare la qualità. Una buona fettuccina ai finferli e un filetto di puledro alla griglia cotto correttamente consentono un piacevole pranzo domenicale. Ecco la dimostrazione che con professionalità e impegno è possibile avere successo anche in tempi di crisi. Complimenti.
(Bruno Petronilli)

Via Dietro le Mura A 1/5 38100 Trento
Tel.: +39.0461.235236
http://www.ristorantepatelli.it/

Ristorante Manna

Mente sottile e mano tecnicamente capace quelle di Matteo Fronduti, cuoco il cui physique du rôle è fuori discussione. Il suo Manna, defilato da ogni tendenza modaiola milanese, è un ristorante che unisce la sana concretezza di uno stile di cucina moderno e semplice ma mai banale ai divertenti giochi di parole che danno il nome ai singoli piatti in menu. Allora ecco la freschezza di “ma è un aspic?” a base di gamberi rossi serviti con verdure e coriandolo nel loro brodo rappreso. Bello l’impatto di “incendio nel porcile” dove la pancia di maiale affumicato bilancia la sua grassezza con un’incisiva crema di rafano e qualche foglia di cicoria. Da non perdere “Aldo Fabbbbbrizi”: bucatini cacio e pepe con il ghiotto tocco del fegato d’abbacchio. Spazio anche per i non carnivori con “Veggie”, il burger di zucca con nocciola e senape. Si termina in dolcezza con “Ficata”, una fragrante tartelletta di mandorle con fichi e gelato alla cannella. Si spendono in media 45 euro, divertendosi.
(Marco Colognese)

Piazzale Governo Provvisorio 6 Milano
Tel: +39.02.2680915
www.mannamilano.it


(Osteria del Povero Diavolo – Torriana)

CAP10MC

Il primo aspetto che mi colpisce di Vittorio Capovilla è lo sguardo: capisco in un lampo, mentre gli stringo la mano, che il giudizio d’acchito è fondamentale. Visivo e tattile, prima ancora che ragionato, sembra quasi di capire che lì per lì decida lui se sei adeguato o meno, se ha senso che ti venga a raccontare la sua storia e a perdere il suo tempo, perché senza curiosità, senza l’umiltà di ascoltare, la passione non la capisci. Non ha mezzi termini e non ha paura di essere impopolare: il Capo, come lo chiamano gli amici, l’espressione sorniona e insieme seria, ti spiega “le differenze”. E inizio a capire che distillare è un termine le cui sfaccettature hanno due strade: o si perdono nei rivoli di una tradizione fatta di fretta e industria, oppure diventano un processo di gesti lenti, meditati, vissuti e codificati attraverso il filtro paziente dell’esperienza. Così il “suo” procedimento, discontinuo e a bagnomaria, richiede dieci volte il tempo di una comune iniezione di vapore, ma in questo modo le temperature, sempre sotto i 100 gradi, impediscono il formarsi di sostanze deleterie: non si fanno rettifiche e nulla si perde della materia prima. Se poi vengo a sapere che la legge in Italia consente di utilizzare l’abnorme quantità di 50 grammi per litro di aromi, allora è davvero difficile capire che cosa ho bevuto fino a oggi. Capovilla non ha bisogno di aggiungere e io finalmente sono in grado di comprendere quanto un distillato di vinaccia (non chiamiamola grappa, non fa per lui) possa rivelarsi nobile e distante da quell’intruglio alcolico che spezza lo stomaco in due.

E la frutta? Un capitolo a parte, forse la vera quintessenza del lavoro di questo Signore della distillazione: l’alcol si ottiene solo attraverso la fermentazione spontanea, al limite con l’aggiunta di lieviti autoctoni e il controllo della temperatura per evitare tumultuosità che possano traumatizzare il prodotto. Quattro ettari di coltivazioni di proprietà, coltivatori selezionati uno a uno, frutto per frutto, con il giusto grado di maturazione, qualità dimenticate o rare: questo è quanto avviene, in sintesi, sul piano di un approvvigionamento maniacale della preziosissima materia prima. Guardare l’espressione dell’uomo che descrive affascinato le sue esperienze alla ricerca del lampone selvatico in capo al mondo o comprendere che esistono più di 1300 varietà di ciliegie tra “dolci” e “acide”, meglio ancora assaggiare intingendo il dito in un “pieno grado” di distillato di pere williams, osservare le sue sopracciglia bianche aggrottarsi divertite mentre osserva il mio stupore, mi commuove. Come quando mi racconta che la riduzione del grado alcolico avviene con l’aggiunta di acqua di una sorgente tra le “mie” montagne del bellunese.

Avete in mente la grappa di frutta che trovate nei rifugi in montagna o in qualche trattoria di vecchio stampo? Ecco, pensate al chilo di frutta infusa in alcol con cui si ottiene un litro di quella e poi riflettete sulla media di 30/35 chilogrammi che serve far fermentare per avere la stessa quantità di un distillato di questi, per non parlare del lampone che di chili ne richiede 50.

Fondamentalmente un altro mondo, da scoprire distillandolo goccia a goccia.

Il Maestro
CAP01MC
Gli strumenti
CAP02MC
CAP03MC
I risultati
CAP04MC
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(L’ingresso del ristorante “Magione Papale”, L’Aquila)

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Magione Papale

In una L’Aquila ancora gravemente ferita dal terremoto del 2009, all’interno della Magione Papale, accogliente relais di campagna ricavato da un antico mulino, lo chef William Zonfa è l’artefice di un’interessante proposta gourmet fatta di materie prime del territorio e solida tecnica in cucina. Tra le proposte del suo menù “Terra…su Terra” lasciano il segno per concezione ed esecuzione il filetto di coniglio affumicato al rovere, fagioli di Paganica e arancia, l’uovo a bassa temperatura con polvere di peperoni su passata di buccia di patate ed il risotto piccione, foie gras ed aceto balsamico. Di buon livello ma perfettibili le tagliatelline cipolla, zafferano ed arancia, un po’ appiattite su una tendenza dolce che l’arancia non riesce a portare in equilibrio. Nella variazione d’agnello, declinata in tartara, spalla pressata, crocchetta con cicoria e cotoletta in crosta, l’esecuzione imperfetta di quest’ultima con l’impanatura molle e tendente a staccarsi mina parzialmente il risultato di un piatto che resta comunque appagante. Buona la chiusura con i 4 assaggi del dessert “momento abruzzese” e la piccola pasticceria. Dignitosa la carta dei vini ed interessante la degustazione proposta in abbinamento al menù: a soli 15 euro e senza scomodare etichette blasonate, offre vini di buon livello e, cosa rara, ben abbinati ai piatti.
(Giuseppe Malvetani)

Via Porta Napoli, 67/I – 67100 – L’Aquila
Tel: +39.0862.404426
www.magionepapale.it

Feva Ristorante

Si respira aria nuova nella Marca Trevigiana: merito di un cuoco giovane, talentuoso e impegnato a coniugare creatività e innovazione con l’estrema accessibilità di due bei menu di 4 e 5 portate (Corpo e Anima) offerti rispettivamente a 25 e 40 euro. Il primo concettualmente più semplice, l’altro più spinto ma entrambi di concezione decisamente moderna. Grande tecnica al servizio di gusto ed estetica, quella di Nicola Dinato. Ecco allora le ghiotte linguine alle mandorle con garusoli e cedro candito in cui la nota dolce di fondo è ben mitigata dal mollusco. Ancora una succulenta pancia di maiale al profumo di pigna con funghi barboni e porcini e siero di latte. Per concludere un “tiramigiù”, chiaramente ispirato al tradizionale dolce trevigiano ma rivisto con intelligente leggerezza. Una cucina tanto praticabile quanto “avanti”, da tener d’occhio con attenzione. Il servizio è attento e sorridente. Merita qualche sforzo in più la cantina, ma per il momento è un dettaglio veniale.
(Marco Colognese)

Borgo Treviso, 62, Castelfranco Veneto (TV)
Tel: +39.0423.197565
www.fevaristorante.it

Ciacco – Gelato Senz’altro

Due ragazzi ed una gelateria che sposa il green, il local e lo slow. Sa di già sentito? La presa di distanze dal gelato come quello di una volta per uno preparato con le tecniche più innovative. Sa di già sentito? Quello che non avevamo ancora sentito era un gelato veramente non banale come quello che servono da Ciacco. Nessun eccesso zuccherino o consistenze untuose nelle creme. I gusti alla frutta sono dei veri concentrati di materia prima. A rotazione appaiono diversi gusti “scomodi” sia salati che a tendenza amara o acida. Per veri gourmet sono l’Ananas che sgrassa (con Vaniglia Bourbon del Madagascar, Rosmarino e base Mascarpone) o il più giocoso Quasi Cheesecake. La sfida si fa ancora più stimolante quando in carta appaiono il gelato al Peperoncino Trinidad Scorpion, all’Asparago di Altedo (servito su crostino di pane integrale con olio extra-vergine di oliva e Parmigiano Reggiano invecchiato 100 mesi) ed agli svariati frutti “antichi” (corniolo, giuggiola, ecc.). Una realtà emergente da tenere d’occhio.
(Kid & Fancy)

www.rockersgotorestaurant.com

Viale Mentana, 91 – 43121 Parma
Tel. +39.0521.570208
www.ciaccogelato.it

Napoli Mia

Cucina iper-tradizionale ben eseguita. Che vuol dire tanto, tantissimo. Perché la cultura gastronomica napoletana (un po’ come quella giapponese) è già di per sé garanzia di cucina di livello, quando non è mortificata da materie prime mediocri o da incapacità tecnica. Veniteci sapendo di trovare piatti come la caponata napoletana o la seppia ripiena di melanzane, eseguiti come si deve, in un quartiere fighetto ma bellissimo, vicino a un lungomare tra i più belli del mondo.
(Giovanni Lagnese e Valentina Nappi)

Riviera di Chiaia 269, Napoli
Tel.: +39.081.5522266
http://www.ristorantenapolimia.it/

L’Acchiatura
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Cosa ci aspettiamo da una buona trattoria? Una buona cucina, rispettosa dei sapori del luogo che la ospita, un servizio caloroso ed un conto moderato. Chiediamo molto? Il Salento potrebbe essere un’inesauribile miniera di locali del genere ma carenza di professionalità, improvvisazione e scarsa cura per il cliente fanno sì che di posti come L’Acchiatura non ve ne siano poi molti. Fantastico il ricco assortimento di antipasti, in versione morigerata o extralarge, con fritti (da non perdere i panzerottini di patate e menta), latticini, preparazioni a base di verdure e carne, a precedere primi gustosi e ben eseguiti e secondi semplici e solidi, con la carne in generale preferibile a un pesce discreto, ma non confrontabile con quelli di altri locali specializzati. Posto di fascino, conto sui 30 euro.
(Carlo Cappelletti)

Via Marzani 12, Racale (LE)
Tel: +39.0833.558839
www.acchiatura.it


(Ciacco – Gelato senz’altro – Parma)


(La Pagaia – Senigallia)

Settimo appuntamento con il Friday Five! Continuate a mandarci le vostre segnalazioni: brevi, incisive, precise, nel puro stile Friday Five!
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Il Gelato di San Crispino – Aeroporto “Leonardo da Vinci”

Il franchising è una cosa negativa? Non sempre. Il livello del gelato, in questo punto vendita de Il Gelato di San Crispino all’interno dell’Aeroporto di Roma Fiumicino, è davvero molto elevato. Probabilmente si tratta della migliore “gelateria d’aeroporto” del mondo. Ma non solo. Non ci reputiamo affatto rétro nel sostenere che Il Gelato di San Crispino è ancora il top in tutta Roma e verosimilmente in tutta Italia. A dispetto del nome della gelateria (che è quello di uno storico gelato alla crema), i gusti migliori non vanno ricercati fra le creme: il nostro consiglio è di puntare su frutta ed eventualmente caffè. Finalmente un gelato non volgarmente dolce! Finalmente un mandarancio amaro! Finalmente un caffè amaro! Finalmente freschezza, acidità… E la giusta concentrazione. E una consistenza che dista anni luce dall’odiosa, triviale cremosità ottenuta con addensanti e grassi. Questo è il futuro del gelato, non il passato. Gli altri gelatieri (anche molto quotati) della capitale hanno solo da imparare.
(Giovanni Lagnese e Valentina Nappi)

Aeroporto “Leonardo da Vinci”
Via Dell’Aeroporto 320, Fiumicino (RM)
www.ilgelatodisancrispino.it

Masseria Petrino

Siamo un po’ fuori dalle più conosciute mete vacanziere pugliesi ma una visita alla Masseria Petrino di Palagianello è caldamente consigliata. Lo chef Michele Rotondo, saprà, infatti, conquistarvi con la semplicità e la bontà delle materie prime. Deliziose le polpette di pane e pomodoro con alici, il carpaccio di pesce profumato e freschissimo, il polipo arrostito di rara bontà, il trancio di pesce spada alla griglia succulento e la battuta di scottona morbida e suadente. Tutti piatti che non potrete dimenticare facilmente, ben presentati ed accompagnati da quei tocchi di novità e freschezza che solo i cuochi di sicuro talento sanno regalare. Il servizio è informale e gentile con una selezione ragionata di buoni vini del territorio.
(Daniele Gaudioso)

Loc.Petrino Palagianello (TA)
Tel: +39.0998434065
www.masseriapetrino.it

La Pagaia

La presenza della coppia del goal Cedroni-Uliassi ha senza dubbio fatto da traino a tutto il settore ristorativo di Senigallia: sono tanti oggi i locali dove bere o mangiare bene in questa bella località marchigiana. La Pagaia è uno di questi: a poche decine di metri dal locale del più famoso “Mauro” della costa, si trova questo ristorante che vede incentrare principalmente sul pesce la sua proposta.
Dopo un buon antipasto misto caldo (notevoli l’involtino di orata e radicchio e il classico polpo e patate) potrete scegliere al banco il pesce che più vi aggrada. A voi la scelta della cottura: alla griglia, al vapore, al cartoccio…tutto nel segno della pulizia del gusto e della semplicità, lasciando giustamente la prima scena alla qualità del pescato.
Carta dei vini limitata, ma conto leggero vista la qualità: un altro valido indirizzo della spiaggia di velluto.
(Roberto Bentivegna)

Via Bovio 1/bis 60019 Senigallia (AN)
Tel. +39.071.7922557
www.ristorantepagaia.it

Trattoria Toscana

Primo e, per il momento, unico esperimento italiano firmato Alain Ducasse, la Trattoria Toscana è a pochi minuti dal mare di Castiglione della Pescaia, all’interno della Tenuta La Badiola. Il menù degustazione dello Chef Omar Agostini, equamente ripartito tra mare e terra, intrigante sulla carta, nel piatto convince a metà. Se il branzino marinato, pesca e acetosella e il risotto mantecato “cacio e pepe” con piccione si dimostrano ben concepiti, equilibrati nel gusto e piacevoli al palato, nella coda di rospo “guazzetto estivo” le verdure sovrastano il pesce facendone quasi passare la delicatezza per insipidità mentre il pollo “ficatum”, un po’ asciutto e dalla pelle non perfettamente croccante, trova nelle olive e nei friggitelli che lo accompagnano quello che gli manca a livello di sapore. L’isola flottante di pistacchio e albicocche servita in chiusura non riesce a risvegliare le papille ormai assopite. Serata sfortunata? Vedremo.
(Giuseppe Malvetani)

Località Badiola 58043 Castiglione della Pescaia (GR)
Tel. +39.0564.944322
www.trattoria-toscana.it

Gellius
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Cenare a lume di candela tra reperti archeologici romani è un’esperienza unica. Se poi gli artefici di sala e cucina si chiamano Adriano Fumis e Alessandro Breda, allora è indubitabile che la sfumatura gourmet salga di tono. Piatti eleganti, tecnica raffinata, esecuzioni millimetriche e materie al top. Un pluripremiato baccalà ‘cotto e crudo’ con crema di patate affumicate e cenere di verdure per iniziare. I raffinati conchiglioni ripieni di lumache alla bourguignonne e agretti, gli intensi ravioli aglio olio e peperoncino, granchio e foglia d’ostrica tra i primi. Da non perdere la sontuosa, succulenta anatra al torchio, sporzionata al tavolo. Cassata di casatella, caramello di Campari e lamponi per terminare in mitigata dolcezza prima di una meravigliosa piccola pasticceria.
(Marco Colognese)

Calle Pretoria 6 Oderzo (TV)
Tel: +39.0422.713577
www.ristorantegellius.com