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Signore te ne ringrazi

Nuovo locale per Michele Biagiola. Estro e propensione per le erbe spontanee in un format tutto da scoprire.

Lo avevamo lasciato nel profondo entroterra maceratese, alle prese con la sfida di far convivere la propria cucina georgica con un ambiente esigente e una cantina smisurata. Ritroviamo con piacere Michele Biagiola in una realtà più a misura del proprio credo gastronomico e della propria indole, generosa ma anche sfuggente, visionaria ma profondamente e felicemente contadina.
‘Signore te ne ringrazi’ è il locale con cui Biagiola, terminata l’esperienza presso Le Case, ha scelto di riprendere il proprio percorso professionale. Siamo a Montecosaro, grazioso come tanti dei borghi che punteggiano le Marche, e il ristorante occupa gli spazi di un ex convento (già precedentemente adibito a ristorante) nei pressi della piazza principale del paese.

La carne è quasi interamente bandita dalla carta, che si muove invece fra suggestioni vegetali e ittiche, privilegiando il pesce povero dell’Adriatico ma non disdegnando gli scampi, che tuttora abbondano lungo le coste marchigiane. Molti dei piatti portano la firma di Massimo Polidori, fidatissimo collaboratore di Biagiola e coautore, insieme allo chef e a Leonardo Grillo, delle meravigliose pizze che, malauguratamente per noi che in questa occasione siamo venuti a pranzo, sono disponibili unicamente la sera. Fra i primi piatti la parte del leone spetta agli spaghetti, vero formato-feticcio dello chef marchigiano per ragioni gustative e anche cinesiche: la riscoperta e la celebrazione dei gesti legati alla fruizione del cibo sono del resto al centro degli interessi di Biagiola, tant’è che una parte del menu (comprendente l’ottima insalata russa fritta) è dedicata al rito di mangiare con le mani.

Signore te ne ringrazi non è il luogo dove si compiono i prodigi delle più moderne tecniche culinarie. E’ invece un’intelligente riproposizione, in chiave gourmet ma senza nevrosi, del ristorante del paese e allo stesso tempo del ristorante-pizzeria. I carciofi arrosto proposti come secondo sono un inno a una civiltà contadina che è qui bene da tutelare, non mito da venerare da non praticanti.
Menzione di merito infine per la carta dei vini, ristretta nei numeri ma interessante e a prezzi piuttosto convenienti, e per i dolci, interessanti per concezione e di livello esecutivo davvero notevole. Un locale dove si sta molto bene, in crescita dopo una prima visita leggermente meno convincente effettuata poco dopo l’apertura.

Questa recensione aggiorna la precedente  valutazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Mai fidarsi delle recensioni che si trovano in rete. Non perché non siano affidabili (molte lo sono, ma molte altre purtroppo no), ma perché si rischia di farsi idee sbagliate, soprattutto concentrandosi sulle foto.
Io, per esempio, sono andato a provare la cucina di Michele Biagiola con un’idea totalmente distorta di quello che avrei trovato. I palati fidati che me lo avevano consigliato avevano chiaramente ragione nel dire che si tratta di uno chef molto bravo e ingiustamente trascurato; ma, con i miei sodali di sempre, di solito ci si sofferma poco a raccontarsi le cose, due parole bastano a capire che un posto vale il viaggio.
Restava un equivoco di fondo: pensavo di trovarmi davanti un ascetico amante di piante e fiori e mi sono ritrovato uno chef dalla mano totalmente “maschile”, amante sì della natura, ma dal piglio molto deciso. E proprio per questo al “piccolo menù di casa”, immaginato quasi etereo ho voluto per forza aggiungere il Pistacoppu ripienu, anno 2000 come indicato nella carta tutta millesimata. Con 35°C all’ombra, ma posso dirlo solo a posteriori, ho esagerato.
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