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La Colombe. Cape Town (Sud Africa) By Rob78

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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

In Sud Africa qualcosa si muove. Per chi non conosce bene questo meraviglioso Stato, potrà sembrare incredibile l’associazione con l’alta cucina e la gastronomia. Invece, in un Paese in cui già di per se si mangia mediamente molto bene, l’alta cucina e la stampa ad essa collegata trovano terreno fertile.

Una guida/rivista, Eat Out (http://www.eatout.co.za/home/index.asp), che può vantare numerosi seguaci tra i sud africani. Una scelta infinita di locali dove mangiare e una vera istituzione: il “braai”, ossia il barbecue, su cui ognuno sente di dover dire la sua, un po’ come per noi la Nazionale di calcio. In effetti, non ho mai mangiato della carne tanto buona in così tanti locali: qui, se ordini un pezzo di carne, puoi stare certo che mangerai almeno bene. Una sicurezza.

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Recensione ristorante.

A cavallo tra le province di Cuneo e Imperia, immersi nel verde , per una salutare passeggiata, magari alla ricerca di qualche fungo pregiato in pineta o tra i boschi circostanti: in realtà tutte scuse per poi infilarsi in un paio di locali dall’atmosfera quasi alpina.
Il suggerimento è questo : un paio di bicchieri alla Vineria della Posta giù, all’inizio della zona pedonale di Ormea, e poi su, a tavola da Lorenzina , piazzato proprio su al Colle di Nava, nel paese della lavanda.

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Recensione ristorante.

Ci è piaciuto molto il Pomiroeu. Anche più di quanto ci aspettavamo.

Ci è piaciuto il locale, elegante ed accogliente. Caldo, con soffitto a travi e pavimenti in parquet all’interno e con un dehors estivo che, quando la stagione lo consente, costituisce un plus irrinunciabile.

Ci è piaciuta l’accoglienza che Giancarlo Morelli, chef/patron e anima del locale, insieme alla moglie Alessandra, ed il personale di sala, tra cui Samuele Zanutto e la brava sommelier Taeko Nishikawa, riservano senza distinzioni tanto al cliente abituale che all’avventore di passaggio.

Ci è piaciuta la mise en place, raffinata, con tovaglie di lino, posate d’argento, calici di cristallo e ricercati elementi decorativi

Ci è piaciuta la carta, rispettosa del territorio e della stagionalità, come sempre deve essere.

E soprattutto, ovviamente, ci è piaciuta la linea di cucina. Senza voli pindarici ma assai gustosa ed equilibrata ed in cui non mancano tecnica e talento.

A cominciare dal benvenuto della cucina costituito da dei bocconcini di vitello e guanciale affumicato su crema di castagne e olio alla vaniglia. Assai intrigante, ne avremmo mangiato una vagonata.

Quindi tagliolini di pasta all’uovo con pesto e porcini, carpaccio di funghi e sfoglie di grana. Piatto di materia prima ben eseguito, ma che ha risentito a nostro avviso della qualità dei funghi, non proprio “da capriole”.

Assai convincente, invece, il cannolo di pasta farcito alla carne morbida di fattoria con crema di foie gras e tartufo nero. Piatto golosissimo che mantiene quello che promette: succulenza, grassezza, un vero attentato alle nostre papille gustative.

Ma il meglio deve ancora venire. Riso Carnaroli selezione “Antica Riseria Motta” al petto e coscia di quaglia croccante, uva di Corinto. Cottura perfetta, mantecatura grandiosa, quaglia perfettamente integrata. Uno dei migliori risotti mangiati quest’anno. E non ne abbiamo mangiati pochi.

Il livello resta alto anche con lo stinco di maialino da latte glassato alla paprika con biete e salsa alla birra scura. Salsa perfettamente tirata, carne di notevole tenerezza e l’aroma di paprika a completare nel migliore dei modi un piatto assai riuscito.

Da 16 pieno anche il dessert, costituito da un parfait di fichi e crema alla grappa, ( in apertura ) servito con accanto una golosa composta di fichi. Interessante, nuovo, fresco.

Carta dei vini ben strutturata anche se con qualche ricarico eccessivo.

Un locale molto interessante, in una parola: goloso. Si esce con la voglia di ritornare presto. E’ necessario aggiungere altro?

Ad Majora

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Recensione ristorante.

Andreas Caminada è molto bravo!
Sarà lui il prossimo Tre Stelle Elvetico?

In Svizzera è considerato il miglior giovane chef, ad incontrarlo di persona colpisce per la sua pacatezza ed il sorriso gentile. Tecnicamente molto preparato, riesce a usare tecniche innovative anche in piatti che potrebbero essere considerati a tutti gli effetti tradizionali.

Relais e ristorante sono ospitate in una dimora storica, la cui austerità vagamente teutonica è ingentilita da una profusione di rampicanti e dal piccolo ma curatissimo giardino ornato da installazioni contemporanee e fiori. L’atmosfera bucolica e la splendida giornata di ottobre ci spingono a scegliere la terrazza per l’aperitivo prima ed il caffè a fin pasto.

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Recensione ristorante.

Il Don Alfonso è uno di quei templi della ristorazione italiana cui accostarsi con un rispetto ed un’ammirazione pari al mito che oramai incarna questa laboriosa e commendevole famiglia.
La loro casa è aperta al mondo dal 1973 e sin da allora è stata così devota al culto della mediterraneità e della tradizione da rivestirne ormai, come nessun altro, il ruolo di ambasciatore in Italia e nel mondo.

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