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Taverna del Capitano

Arrivare in questo luogo magico e incantato non è facile, le curve che si susseguono sono insidiose, sopratutto la sera. Ma lo scorcio di questo angolo di paradiso, a qualunque ora del giorno o della notte voi arriviate, vi rimetterà in pace con il mondo. E c’è da capire Alfonso Caputo quando ci dice che lasciare questo luogo per lui è sempre difficile, non tanto per la strada, ma per ben altro.

Alla Taverna del Capitano respirerete tutta quest’aria pura e intensa. Una famiglia che ha radici profonde in questo luogo e che continua la tradizione, profondamente nostrana, delle grandi famiglie italiane che fanno dell’accoglienza la loro missione.
Non solo la stupenda, materica e incisiva cucina di Alfonso, ma anche le preziose attenzioni di Mariella e Claudio, coppia nella vita e qui in sala, a dare man forte.

Un luogo che non potrà che rimanervi nel cuore: accogliente, caldo, inebriante. Arrivati in un tardo pomeriggio di primavera, abbiamo trovato una moltitudine di pastiere, fraganti e succose, appena sfornate. Siamo alla vigilia della Pasqua, e come poteva mancare la pastiera? Non ci dimenticheremo facilmente di questo luogo ma sopratutto di queste persone, vere, sincere e profonde.

Tanto sincere e profonde da proporre una cucina in cui gli ingredienti sono al centro. Sono rispettati, mai troppo elaborati. Anzi, chiediamo proprio ad Alfonso di non tentare neppure la lieve strada di rincorsa verso la fantomatica innovazione. Qui basta veramente poco per essere felici, e pertanto lo incitiamo alla semplicità. Di una cottura, di una presentazione. Semplicità apparente, che poi nasconde una grandissima ricerca sull’ingrediente e su come rispettarlo, con cotture e condimenti adeguati, al meglio.

Un lavoro che può passare inosservato agli occhi meno esperti. Ma proprio per questo va raccontato, quasi urlato.

Gli spaghetti alla Nerano ne sono un fulgido esempio. Pasta di qualità sopraffina, che Alfonso prepara ed essicca personalmente. Un mix di 4 formaggi locali e una cremosa salsa di zucchine da far resuscitare un morto. Equilibrio, nell’unione di questi elementi, nella ricerca, nel trovare grammature e millimetriche infusioni, nell’impiegare il massimo del massimo in ogni passaggio, e nella tradizione, con quella leggere punta ossidativa della cottura/frittura pronunciata delle zucchine. Un capolavoro che, apparentemente semplice, assurge a vera e propria opera d’arte culinaria. Perché quando la mangerete andrete dritti in paradiso.

Grazie! Un applauso per quello che questa famiglia ha fatto, e continuerà a fare…

La sala.
sala, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
sala, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
La firma della Taverna: materia prima. Sauro adagiato su filetto di pomodoro.
Sauro su pomodoro, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
L’ottimo pane.
ottimo pane, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Palamita con il suo fegato con marmellata di arance, riso nero. La straordinaria Palamita adagiata su una pietra che consente di ultimarne la cottura a piacimento, il che però rende un po’ complicata la degustazione.
palamita, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
palamita, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Brodo di spine di ricci, sarago e gamberi. Crema di barbabietole, borragine e capperi. Forse da rivedere l’impiatto, scomodo raccogliere il brodo in questa forma.
Brodo di spine di ricci, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
sarago e gamberi, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Un polpo turgido, come dio comanda, con carciofi e crema di ricotta vaccina.
polpo, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
A fianco il suo brodo, dal sentore acetico, con alcuni pezzi di polpo. Molto buono.
brodo di polpo, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Il “capolavoro”: Spaghetti alla Nerano. Piatto da fondoscala.
spaghetti alla nerano, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Meno incisivo questo passaggio, con salsa di scorfano piccante, murici e asparagi di mare. Un formato di pasta creato dallo chef che però non ha reso, con questi abbinamenti, quanto il precedente.
salsa di scorfano, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Ottimo dentice con crema di patate e asparagi (troppo cotti).
dentice, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Manzetta di vitello bianco marchigiano, stratosferica, con patate arrosto e fritte e cipolla stufata.
manzetta di vitello, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Uno splendido provolone del monaco.
provolone del monaco, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Pre dessert.
pre dessert, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
I dessert…
dessert, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
…su cui si staglia questa variazione di pastiera.
pastiera, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli
Piccola pasticceria.
piccola pasticceria, Taverna del Capitano, Chef Alfonso Caputo, Nerano, Napoli

Gennaro Esposito, a dispetto del nome così popolare e comune, è una persona che ha saputo da sempre distinguersi. Forse aveva deciso tutto sin da ragazzo, da studente dell’alberghiero della costiera prima, e da sguattero di modeste cucine poi, perseguendo con caparbietà il sogno, aprendo già nel 1991 il suo ristorante, qui a Seiano, sulla spiaggia precipitata dalla roccia dopo Vico Equense.
Quando tutti gli davano del matto, per l’investimento oneroso di anni giovanili e di denari prestati, lui ha continuato per la sua strada: la fatica e il talento nel capitalizzare gli incontri con Vissani e Ducasse, che il destino gli aveva messo davanti, fino ad ottenere una prima e una seconda stella da cucirsi al petto.
Intanto, prima di molti altri, aveva compreso di dover essere anche un buon comunicatore, oltre che un grande imprenditore, e così ora la sua annuale Festa a Vico raccoglie 250 chef italiani sulla spiaggia di Seiano, e la sua firma sigla i menù sui tavoli di Ibiza e Capri.

Una cucina riconoscibile, fedele negli ormai tanti anni a quell’idea che lo ha subito identificato: magnificare l’oro della costiera, gli orti e il mare, riproponendo memorie antiche con una tecnica contemporanea. Niente di particolarmente originale si dirà, ma Gennarino, come lo chiamano in molti a dispetto della sua stazza rassicurante, lo ha fatto prima e lo fa meglio degli altri.
Si comincia salendo le scale della torre, approdando nelle sue viscere animate dal suono di uno stereo che rende giustizia al contributo di ogni nota, poi ci si accomoda in veranda dove i mattoni divengono trasparenti, per celebrare la liturgia dell’anticipo del pranzo e del mare, l’elemento che percorre le vene del menù.

Nella sala, luminosa come ci si aspetta, tovaglie bianche con anzitutto i pani, da sempre una eccellenza di questa tavola. Sono grissini, brioche, taralli e babà rustici che già innalzano le aspettative unitamente ad una carta dei vini di volume e di interesse.
La materia prima, animale e vegetale, che anima ogni portata, è strepitosa, grazie ad una ricerca di piccoli fornitori che lo chef ha continuamente affinato e che costituisce la vera armatura dei piatti, generalmente molto puliti e caratterizzati da cotture veloci.
L’inizio è una discesa nei fondali che circondano il ristorante: gamberi, anemoni, gallinella, palamita, seppia, pesce bandiera, triglia, sgombro che si interfacciano con finezze come il gazpacho di vongole, l’olio di cottura disidratato, marinature al mandarino, crunch di mela verde o una maionese ottenuta con la pelle del pesce.

Il cuore della degustazione è senz’altro rappresentato dai primi piatti, mondo dove lo chef dimostra un grande mestiere: apre con un risotto di grandissima fattura, con un’intensa quanto piacevole nota piccante del peperoncino fresco strofinato sul fondo del piatto, intermezza con uno spaghetto dove i piccoli filetti di bandiera fritti nell’uovo contengono la colatura di alici, conclude con una pasta fresca ripiena di un popolare polpo “affogato”, che deflagra con l’agrodolce del pomodoro. Scorfano e dentice protagonisti dei piatti finali, dove quest’ultimo si fa preferire per l’intuizione della cottura a vapore -rigorosa e salutare- doppiata dalla successiva aggiunta dell’olio bruciato, a donare spunto e carattere.
Dessert di precisa fattura e bell’impiatto, dove forse ci si auspicavano contrasti piu’ incisivi e acidità piu pronunciate. Servizio all’altezza del cadre.

L’ingresso. Un muro, una scritta, una scala. Il mare di fronte.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
La torre del VIII secolo. Saracena, appunto.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equenpse, Napoli
L’interno della torre con la macina in pietra e il bar.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equenpse, Napoli
L’impianto stereofonico della torre. Anche qui l’inseguimento della perfezione.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Vellutata di zucca, porcini e polvere di peperoni. Si comincia così sui divani della veranda sul mare, prolungamento di vetro della torre.
Vellutata di zucca, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Panino con hamburgher di pollo, lattuga e cipolla rossa caramellata.
panino con hamburger di pollo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Crostino con acciuga, erbe e frutto della passione. Acido, amaro, salato. Tutto in pochi centimetri.
Crostino di acciuga, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Vellutata di ceci, baccalà, polvere di mais e crumble di finocchietto selvatico. Una raffinata versione di un classico.
Vellutata di ceci, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
A chiudere l’aperitivo un piccolo gioiello: cialda di parmigiano con calamaro scottato.
aperitivo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Dalla torre al ristorante passando per la terrazza sul mare.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
L’ingresso della sala ristorante. Essenziale, elegante.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
I pani, i grissini (superbi), taralli, babà rustico e brioche. Da sempre altissimo livello.
pane, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Cocktail: gambero al vapore, gallinella marinata, anemoni in maionese e mandarino. La materia prima non si discute.
cocktail, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Palamita affumicata, nduja e crema di tarallo di Agerola. Piatto giocato tutto sugli accenti del fumo e del piccante. Il tarallo, solitamente utilizzato per il croccante, qui accompagna in una consistenza che viceversa esalta le carni sode del pesce.
Palamita, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Millefoglie di seppia e pesce bandiera in gazpacho di vongole, carote e prezzemolo con maionese di pelle di sgombro. Qui si ritrova il maestro Esposito, quello divenuto famoso per piatti come questo.
Millefoglie di Seppia, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Triglia con caprino in brodo di cottura, cavolo rosso e gnocchetti di bietola in agrodolce. Manipolazioni e tanti ingredienti ma lasciando sapori netti e accordati.
Triglia, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Stoccafisso in salsa tonnata, puntarelle, insalata di sedano, patate e mela verde. Dell’intero percorso l’unico piatto poco convincente.
Stoccafisso, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Risotto con cipolla ramata di Montoro, sauro affumicato ed alga croccante. Limone candito e peperoncino fresco. Il più grande interprete del risotto sotto la linea del Garigliano. Semplicemente perfetto.
risotto cipolla, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Spaghettini con colatura di alici, pesto di noci e pesce bandiera dorato. Il piatto che raccoglie tre icone del territorio. Semplice e molto buono.
Spaghetti con colatura di alici, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Colatura di alici. Obbligatoriamente artigianale. L’assaggio assoluto.
Colatura di alici, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Bottoni di polpo affogato, ricotta, aglio, prezzemolo e pomodoro agrodolce. Originale l’idea della farcia con una tipica esecuzione partenopea del polpo.
Bottoni di Polpo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Scorfano gratinato, scampi e purea di fagioli di Controne. Materia prima, materia prima, materia prima.
Scorfano gratinato, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Scampi, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Dentice al vapore, insalatina e olio bruciato, zenzero, carote ed estratto di ortiche.
Dentice al vapore, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Gelato alla nocciola, crumble di fava di cacao. Esercizio di buona pasticceria.
Gelato alla nocciola, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Crostatina d’orzo, ricciolo di cioccolato bianco, mascarpone al limone e sorbetto di more.
Crostatina d'orzo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Cremoso all’olio di oliva, gelatina di mandarino, nocciole.
Cremoso all'olio, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Piccola pasticceria (macaron, madeleine,marshmallow) nell’eleganza della bolla di vetro.
piccola pasticceria, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli