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Lo scampo, l’artemisia e il Sancerre

Noblesse oblige

Più di una volta l’abbiamo definito “il miglior ristorante del mondo”, e senza iperboli. Complice un meccanismo dello “star bene” così perfettamente rodato in ogni sua parte, i tre fratelli Roca ordiscono un’esperienza irriducibile a qualunque altra. Vuoi per l’atmosfera dégagé, vuoi per l’imponenza del menù – l’ultima volta s’è trattato di una retrospettiva di 15 piatti storici riadattati in piccoli assaggi più le pietanze vere e proprie che rappresentano la cucina attuale di Joan Roca – vuoi per la carta dei vini. Si veleggia quindi, e a livelli altissimi, intersecando tradizioni catalane e classicismo francese con l’utilizzo di un’ampia varietà di tecniche volte a tenere in primo piano solo la materia prima, garantendosi così una leggibilità e una limpidezza espressiva senza eguali. Ne è un esempio calzante lo Scampo con artemisia, olio alla vaniglia e burro tostato che, di questa esaltazione, rappresenta la summa, in un gioco di abbinamenti audaci e rimandi classicheggianti.

Gli fa compagnia il grande Sancerre di Domaine du Pré Semelé, che porta in dote tutte le note tipiche della AOC coi suoi accenti verdeggianti – bosso, alloro, erba tagliata, verbena – cui si associano sbuffi di pietra focaia e zolfo e una deliziosa componente citrica che ben si sposa con l’artemisia, la vaniglia e la grassezza del burro. “Les Chasseignes” è ottenuto da uve di sauvignon blanc da vigneti di età compresa tra i 30 e i 50 anni situati sulle colline nei dintorni di Maimbray.

Il ristorante totale

Il miglior ristorante del mondo”. Quante volte pronunciano queste parole gli appassionati globe-trotter della gastronomia. Quante volte le pronuncerebbero, ma si trattengono, i critici gastronomici più saggi, che hanno maturato la consapevolezza che a trattarla come una gara, come se fosse qualcosa di misurabile con un metro o un cronometro, si pecca di presunzione. E quindi, che il numero uno assoluto non esiste. Eppure chi ha la fortuna di passare da queste parti si trova inevitabilmente a fare confronti con qualsiasi altra esperienza precedente, vicina o lontana nel tempo. Certo, gioca un ruolo fondamentale l’alone di leggenda che circonda i tre fratelli Roca, ma non si può non restare in estatica ammirazione di fronte a un meccanismo dello “star bene” così perfettamente rodato in ogni sua parte come quello che si incontra qui.

Una nota dolente però c’è ed è ben nota: la prenotazione. La parola d’ordine è: “Fully booked. Try another day”. Per almeno 11 o 12 mesi non se ne parla, salvo mettersi a disposizione in lista d’attesa. Un record negativo determinato da freddi numeri: gli “aficionados”, provenienti da ogni parte del mondo, saturano l’intera offerta annuale di coperti.

Una volta risolto il problema e trovato il modo di sedersi al tavolo, però, è impossibile non sentirsi a proprio agio, per l’atmosfera dégagé che rifugge le rigidità formali da grande maison e per l’abilità di una squadra poliglotta nella quale il nostro paese è rappresentato da Davide Nurra, oristanese di nascita e catalano di adozione, da più di 10 anni elemento fondamentale della brigata.

Il menu inizia con una retrospettiva di 15 piatti storici riadattati in piccoli assaggi, da “tutto il gambero” alla strepitosa ostrica con distillato di terra. Poi si passa alle pietanze vere e proprie che rappresentano la cucina attuale di Joan Roca. Una cucina che, oggi come ieri, viaggia a livelli altissimi intersecando tradizioni catalane e classicismo francese con l’utilizzo di un’ampia varietà di tecniche, tenendo però sempre in primo piano la materia e garantendosi così una leggibilità e una limpidezza espressiva esemplari.

Ne sono esempi calzanti un paio di capitoli “veg” del menu, in cui l’indice di difficoltà della preparazione e degli accostamenti si risolve in equilibrio perfetto e immediatezza all’assaggio: la “green salad” – succo di grano verde, taccole, mela verde, lattuga, chartreuse, gelato all’aglio e mandorle verdi sott’aceto – e soprattutto pomodoro e mole che comprende una decina di tipologie di pomodori, ognuno preparato e abbinato in modo diverso con zest di limone, peperone chipotle, cumino, shiso rosso.

Con le carni invece ci si riaggancia alle tradizioni: maialino da latte “sous vide” con terrina “cap i pota” (“testa e piede”, tipica ricetta catalana) e albicocca in diverse preparazioni; o addirittura si fa un tuffo indietro di un paio di secoli con la poularde in pithivier al tartufo, elegantemente scaloppata al tavolo. In chiusura, un nuovo capolavoro di Jordi Roca, il più giovane dei fratelli, il gelato alla foglia di fico con crumble all’anice, gelatina di zafferano, formaggio “maò” stagionato, marmellata di fico e polvere di pino: una sequenza aromatica quasi ipnotica, cadenzata dalle diverse composizioni dei bocconi.

Un paradiso anche per gli amanti dei grandi vini

Ma a cucina e pasticceria si affianca una sommellerie altrettanto straordinaria: 200 mq di cantina, quasi 4.000 referenze, più di 60.000 bottiglie, due pesanti tomi che le catalogano (oggi portati al tavolo con reticenza per i noti motivi igienici e sostituiti dal QR code che permette di consultarli individualmente con lo smartphone). La fruibilità economica? Incomparabile, grazie a un mercato favorevole come quello spagnolo da cui attingere, a una libertà fiscale nell’applicazione dei ricarichi che ogni ristoratore italiano sognerebbe di avere e a una limitata sensibilità di Josep Roca, che del Celler è il maître des lieux, alle speculazioni (uniche, recenti deroghe i vini del Domaine de la Romanée Conti e quelli di Madame Leroy, un tempo convenienti come o più di tutti gli altri, oggi allineati alle quotazioni internazionali).

Un distillato o un sigaro, da consumarsi esclusivamente in giardino (il vecchio salotto con i divani che gli habitué ricorderanno, è recentemente diventato parte della sala da pranzo), ed eccoci al conto: il menu “Festival“, non meno di tre ore di pura gioia spalmata in una trentina di assaggi costa, nel 2021, 230 euro. Se con i nostri alfieri dell’alta cucina la distanza c’è, ma non è abissale e il paragone regge, meglio invece non fare confronti con i grandi locali d’Oltralpe e con i campioni nordici, la gran parte dei quali si spinge senza remore fino a una cifra quasi doppia.

Una chiosa per gli impazienti: perché non considerare la soluzione del secondo locale del gruppo, il Mas Marroch? Una pagoda in aperta campagna, a pochi chilometri da Girona, dove si gustano i piatti storici più rappresentativi di Joan e Jordi a un prezzo ancora più basso, prenotando con non più di due settimane di anticipo. Non è la stessa cosa, ma come passo di avvicinamento può funzionare.

La Galleria Fotografica:

I fratelli Roca e il racconto di un ristorante perfetto

Girona, già gioiello medievale della Catalogna, è diventata negli ultimi anni una destinazione irrinunciabile per cinefili e gourmet. Approdo imprescindibile per milioni di fans alla ricerca dei luoghi di Games of Thrones, è nelle mappe di migliaia di viaggiatori del gusto che oggi vi arrivano, dopo 365 giorni di attesa, dall’atto della prenotazione, per sedersi alla tavola di quella Mecca enogastronomica che risponde al nome de El Celler De Can Roca.
Un – anzi, per molti “il” – ristorante perfetto.

Perfetto, non solo per la vena creativa ancora viva – e, nel caso di Jordi Roca, vulcanica e inarrestabile – ma per quella sala di raro fascino, che ruota attorno a un giardino con alberi cangianti come il susseguirsi delle stagioni, e per una sterminata cantina, incredibilmente accessibile, ma soprattutto per la perseveranza di tre fratelli geniali, capaci di saper tenere altissima l’asticella dell’eccellenza per più di un decennio. El Celler, ancora oggi, è un ristorante perfetto, prodigo, completo, unico, si potrebbe dire.

Prenotare è davvero difficoltoso, s’è detto, ma una volta arrivati davanti questa leggendaria insegna si viene pervasi da una sorta di sensazione di euforia mista a emozione. Varcata la porta e percorsa la passerella di legno, si entra in una casa dall’accoglienza calorosa con le aspettative già altissime che continuano ad impennarsi una volta fatto il giro della labirintica, ma neanche particolarmente grande, cucina.

Poi, finalmente, ci si siede e si comincia con uno scoppiettante incipit ludico e interattivo, con una batteria di finger food che racchiudono i sapori del mondo e una serie di assaggi che rievocano la storia dei tre fratelli.

Si entra, quindi, nel vivo. Ma a questo punto le emozioni iniziano a cedere il passo alla concentrazione, alle prese con un unicum di tecnica, estetica, gusto e una grande e innegabile piacevolezza complessiva. Tutto perfetto, pure troppo. Ci chiediamo, addentrandoci nel tecnico, poi, se questa può essere considerata, allo stato, avanguardia gastronomica. Probabilmente no o, quantomeno, non del tutto.

L’avanguardia di Jordi, la costanza di Joan e l’immensa accoglienza di Josep: tre anime di un luogo magico

La parte salata dalla cena, ad opera di Joan Roca, tende infatti a virare sulla voluttuosità e sul rassicurante approccio goloso e classico (del resto la Francia è a due passi), per una cucina che, pur nella sua grandezza, viaggia ormai con il pilota automatico, carenate di quell’energia che, a nostro avviso, è possibile reperire in altre tavole spagnole, europee e mondiali, dalle quali siamo usciti con ricordi di molti piatti memorabili che, dopo anni di distanza, sono ancora vivi nella memoria.

Ciononostante, la parte finale, che, a nostro avviso, meriterebbe un palcoscenico più ampio, è pura innovazione: vi si susseguono infatti le più geniali espressioni della pasticceria moderna, a dare loro forma un fenomeno dalla storia affascinate qual è Jordi Roca, il più piccolo dei fratelli, che si diverte a ricreare il sapore di ricordi, situazioni, e angoli più remoti del Pianeta Terra.

E lo fa utilizzando pochi ingredienti dei quali scandaglia l’anima estraendone diverse forme e sfaccettature. Come il petrichor (tecnicamente, l’odore della terra dopo che la pioggia bagna il terreno asciutto) ossia un distillato di terra, gelato al pino, biscotto di carruba, polvere di abete e biscotto di cacao, ad esempio, è probabilmente il dessert più innovativo assaggiato negli ultimi 20 anni. È il ricordo dei fratelli Roca che giocavano nei boschi e questo piatto ne è la rappresentazione gustativa. Incredibile.

È soprattutto grazie all’approccio di Jordi Roca che, a nostro avviso, la cucina de El Celler è ancora uno dei punti di riferimento gastronomici nel panorama mondiale.

Il resto è uno spettacolo di accademia, gentilezza e generosità racchiusi in un emblematico servizio al tavolo, a mostrare l’assoluto valore, che non è aggiunto ma imprescindibile, del personale di sala che si diletta a diliscare e porzionare al momento, davanti ai commensali, uno scorfano, ricavando prefetti filetti e bocconi di guancia.

Se poi aggiungiamo, al bilancio finale dell’esperienza, uno dei rapporto qualità/prezzo migliori di sempre e il magico mondo di Josep Roca, depositario di quella che è una delle più incredibili cantine divise per temperatura e stanze, un abbecedario racchiuso in tre tomi mastodontici nei quali anche una grandissima bottiglia ha un prezzo di mercato, allora, in termini di paragone con altri ristoranti, nel complesso, potrebbe non esserci più partita.

La Galleria Fotografica:

In spagnolo aspettare si dice “esperar”, perché in fondo aspettare è anche sperare.
Nel caso de El Celler de Can Roca l’attesa può essere davvero lunga, fino ad un anno, per sedersi a tavola.
La speranza, dopo tanto attendere, è quella di non restare delusi.
E delusi, davvero, non si resta.

Miglior ristorante al mondo per la San Pellegrino World’s 50 Best Restaurants 2015 (superato nel 2016 dalla sola Osteria Francescana), il tristellato dei fratelli Roca è un’orchestra magnificamente accordata e magistralmente diretta dai tre maestri Joan, (lo chef), Jordi (il pasticcere) e Josep (il sommelier e direttore di sala). Tre fratelli, affiatati e determinati, che hanno saputo portare la passione e la professionalità trasmessagli dai genitori, sul tetto del mondo.

Era il 1967 quando Josep Roca e Montserrat Fontané aprirono un piccolo bar ristorante, il Can Roca, nella periferia di Girona. Cinquant’anni dopo, migliaia di appassionati gourmet arrivano da ogni parte del globo per gustare la cucina del Celler, la creatura dei Roca brothers.

Al di là dei riconoscimenti e delle classifiche, l’esperienza gastronomica è di quelle da ricordare, per la qualità delle proposte ma non solo. La sensazione, fin dall’ingresso in sala, ed ancor più una volta seduti, è quella di essere accolti in un vero e proprio teatro dell’alta cucina.
C’è grande competenza, passione, garbo, fierezza ed umiltà in ogni singolo membro degli oltre sessanta attori, tra cucina e sala, che ogni giorno mettono in piedi uno dei più “gustosi” spettacoli sulla scena gourmet internazionale. Non si ordina alla carta, solo due menù degustazione, quattordici le portate del Festival, il più completo, provato in questa occasione.
Quella a cui assiste l’avventore è una sorta di danza, ritmata ed armonica, che, senza mai risultare impacciata o affrettata, porta in tavola i quattordici piccoli capolavori e gli altrettanti vini, se si opta per la degustazione (proposta in abbinamento al costo di 90 euro). Il tutto in meno di tre ore, senza tempi morti ma anche senza quella fastidiosa sensazione di oppressione, da parte del servizio, che si prova in alcuni grandi ristoranti. Da sottolineare come il menù sia presentato nella lingua dell’ospite per renderlo pienamente intellegibile nei nomi e nella composizione dei piatti. Persino il personale è “su misura”: maître italiano e cameriera spagnola, ma di lingua italiana.
Perché il diavolo sta nei dettagli e al Celler lo sanno bene.

Teatrali sono anche le presentazioni, di grande impatto e mai fini a loro stesse, per una esperienza davvero multisensoriale. Passando dalla forma alla sostanza, va detto che nessuno dei passaggi proposti, amuse-bouche e predessert inclusi, è stato meno che perfetto quanto ad equilibrio e piacevolezza gustativa, fatta di centrate contrapposizioni. Una tecnica sopraffina che porta all’ennesima potenza il concetto di fusione tra tradizione ed innovazione.
Di una precisione più unica che rara anche gli abbinamenti dei vini selezionati da Josep Roca tra le oltre 3.800 referenze e 50.000 bottiglie stivate in cantina.
Ed è qui che il Celler guadagna ulteriori punti. In barba ad alcune autorevoli voci che vorrebbero l’acqua come miglior abbinamento per l’alta cucina ed il vino come attore non protagonista, qui ci si può rendere conto davvero di quanto un vino centrato possa completare un piatto, restituendo al palato un equilibrio ed una armonia di rara efficacia.
La cantina è costruita certamente sulle grandi etichette, che in un ristorante del genere non possono mancare, ma con un occhio molto attento anche a tante, piccole, interessantissime realtà scovate dal Roca sommelier in giro per il mondo.

Sedere al Celler de Can Roca è un privilegio. Raramente come in questo caso ci si alza da tavola già con un senso di nostalgia per l’esperienza vissuta. E con un misto di gioia e malinconia.
Gioia per quanto esperito, malinconia perché non si sa quando si potrà tornare, vista l’enorme difficoltà nel trovare un tavolo.

Senza esagerare, una delle cose da fare nella vita, almeno nella vita di un gourmet.

La sala, molto accogliente.El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Prima di iniziare il già ricco menù da 14 portate, una lunga serie di amuse-bouche gustosi, divertenti e stuzzicanti… tutti magnificamente centrati.

Il Mondo: un omaggio dello chef ai paesi che ha visitato.
Thailandia: salsa thai, pollo, coriandolo, coco, curry rosso e lime.
Giappone: crema di miso con gnignognachi.
Cina: cornetto di riso con verdurine e salsa di soia e prugna.
Perù: “causa limeña”.
Corea: crocchetta con kimchi e pancetta all’olio di sesamo.
Amuse-bouche, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Il Bar di Can Roca: sulle ali della memoria ricordando un piccolo bar di periferia nella Girona degli anni ’70.
Bombon al campari, omelette di patate e cipolla, calamari alla romana, croccante di baccalà, rognoni allo sherry.
amuse-bouche, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Olive verdi gelate: la presentazione con le olive appese all’ulivo bonsai è di sicuro impatto mentre la combinazione del freddo e dell’acidità dà una bella scossa al palato.
olive verdi gelate, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
“Calçot” liofilizzato.
Calcot, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Corallo: ceviche di orata, cozze in salsa “escabeche”.
Corallo, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Brioche al tartufo.
Brioche, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Bombon al tartufo: un’esplosione di tartufo in bocca.
Bombon al tartufo, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Gli appetizer sono stati accompagnati da un Albert i Noya “Clàssic” El Celler Brut Rva D.O. Penedèsvino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Molto ben assortito il cesto dei pani…
pane, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Il menù degustazione inizia con il Consommè autunnale: zucca con tè verde, tofu di nocciole, spinaci, succo di frutta della passione e castagne alla brace. Servito tiepido, incentrato sulle diverse consistenze e sul gioco di sapori che si alternano e tornano persistenti al palato.
consommé, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Celler Credo Estrany D.O. Penedès 2011.vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Triglia marinata con kombu, fico d’india, salicornia, lime e attinia: freschezza, acidità e grande equilibrio.
Triglia marinata, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Sancerrre Domaine Vacheron Le Paradis A.O.C. 2012.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Scampi con salsa di fava di cacao, mole nero con cioccolato e crema di canocchia con cocco e porcini. Sensazioni agrodolci che rimandano ad un che di orientale, equilibrio e persistenza infinita. Uno spettacolo.
Scampi, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Sarnin Berrux 2013 A.O.C. Saint-Romain.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Insalata di pernice con cavolo fermentato, brodo affumicato e spuma di dragoncello. Altro piccolo capolavoro.
insalata di pernice, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Eulogio Pomares 2011 Crianza Oxidativa, Pontevedra.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Piccione con riso fermentato, salsa di bucce di riso, pane di riso con parfait di piccione. Apre sui toni dolciastri riportati poi in equilibrio dalla nota selvatica. Gran piatto.
piccione, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
pane di riso, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Loxarel 109 Xarel.lo 2004 D.O. Penedès.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Gambero di Palamos marinato in aceto di riso, vellutata di gambero con una spugna di plancton e alghe, testa e zampe liofilizzate. Consistenze, intensità, persistenza. Lascia un segno indelebile sul palato.
Gambero, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Heymann-Löwenstein Uhlen 2012 VDP Mosel.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Razza confettata con olio di senape, beurre noisette, miele, aceto di chardonnay, bergamotto, senape aromatizzata, capperi confettati e nocciole tostate. Altro ottimo passaggio.
Razza, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Nelin 2008 D.O. Qa Priorat.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Pagello con mosaico di samfaina di verdure saltate. Il livello si mantiene sempre molto alto, anche questo passaggio non delude.
Pagella, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Carles Andreu 2013 Trepat D.O. Conca de Barberà.
Vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Maialino iberico con corbezzoli e melagrane. Un ottimo inizio per le carni.
Maialino iberico, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Rumbo al Norte 2013 D.O. Vino de la Tierra de Castilla-Léon.
Vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Agnello con purè di melanzane e ceci con zampa di agnello e pomodoro speziato. Ispirato al kebab, è di un equilibrio sconvolgente.
agnello, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
El Ciruelo 2013 Suertes del Marqués D.O. Valle de la Orotava.
Vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
“Llata” di vitello, taglio locale della spalla, avocado, tuber aestivum, midollo, tendini. Una degna chiusura prima di passare ai dolci.
Llata di vitello, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Negre dels Aspres Criança 2001 D.O. Empordà.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
“Suspiro limeño”: il primo passaggio del percorso affidato a Jordi Roca, con la sua freschezza, è l’ideale per ritemprare il palato e prepararlo ai dessert più complessi che lo seguono…
Suspiro Limeno, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Weingut Grans-Fassian Trittenheimer 2009 Kabinett VDP Mosel.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Profumo turco: rosa, pesca, zafferano, cumino, cannella e pistacchio.
Profumo, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Ökonomierat Rebholz Albersweiler Latt 2007 Auslese VDP Pfalz.
vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Cromatismo di tonalità arancioni. Uno gioia per gli occhi e per il palato.
Cromatismo, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Cromatismo, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Matias i Torres Malvasia 2012 D.O. La Palma.
Vino, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Il sontuoso carrello dei cioccolati e della piccola pasticceria…
cioccolati, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
petit fours, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
In cucina la brigata di quaranta persone all’opera…
El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
La cantina merita assolutamente una visita. Molto interessanti le aree tematiche con video esplicativi.
cantina, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
cantina, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Cantina, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants
Molto ben fornito anche l’angolo sigari e distillati…
El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona, The World's 50 Best Restaurants

El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona

Tre stelle Michelin, secondo posto nella (oramai) autorevole San Pellegrino world’s 50 Best Restaurants, una lista d’attesa di quasi un anno per una cena nel weekend (e poco meno per i giorni feriali), un successo di critica e di pubblico pressoché unanime: ecco come si traduce in numeri la creatura dei Roca. Joan lo chef, Joseph in sala e Jordi in pasticceria: “los tres rocas”, simbolo del locale e manifesto del legame e della complementarità dei tre fratelli catalani.
La perfezione della serialità, piatti replicabili da una cucina precisa come una catena di montaggio, un processo di creazione coadiuvato da tecniche e strumenti all’avanguardia, mai usati per stupire ma per ottimizzare il risultato esaltando la centralità del gusto.
Lista dei vini come sempre mostruosa per qualità e quantità delle proposte, accessibile nei prezzi ed un menù da cui è sparita, come in molti altri locali ultimamente (rimpianto?), la possibilità di scegliere liberamente privilegiando solo due percorsi di degustazione: quello vero e proprio di 7 portate ed il festival di 12, la vera summa della cucina dei Roca.
Costo? Sempre conveniente rispetto alla quasi totalità dei tristellati mondiali.
Se a tutto questo aggiungiamo un locale di sobria ma elegante bellezza ed un servizio di prim’ordine possiamo ben comprendere il perché questo ristorante sia, da sempre, preso d’assalto da frotte di gourmet da tutto il globo terraqueo.
Se fossimo costretti a cercare una nota stonata in questo quadro apparentemente idilliaco, punteremmo il dito verso una cucina che, in questa nostra ultima visita, è sembrata meno emozionale ed intrigante rispetto al passato: come sempre cucina perfetta (o quasi in un paio di casi) nell’esecuzione, ma fin troppo adulatrice nell’eccesso di sapori dolci e rotondi riscontrato in molti piatti. Forse si sta puntando verso una piacevolezza a tratti scolastica e adatta a tutti i palati, ma quelli più predisposti alle emozioni indimenticabili pretendono qualcosa di più, quel quid che fa scattare la scintilla, che ci fa innamorare di un ristorante, di uno chef e programmare la visita successiva appena pagato il conto.
Oggi El Celler de Can Roca è certamente da considerare uno straordinario ristorante, che qualunque gourmet dovrebbe assolutamente provare almeno una volta nella vita. Il giudizio rimane per noi di assoluta eccellenza, senza però diminuire la giusta attenzione da dedicare ad un locale del genere, annotando a matita qualche “particolare” in più di quanto avremmo fatto altrove.

Messico, Perù, Scandinavia, Marocco e Giappone uno più buono dell’altro, uno più divertente dell’altro, sarebbero da brevettare e venderli a sacchettini, altro che San Carlo:-)
amuse bouche, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Il mitico albero di olivo bonsai con le olive verdi caramellate ripiene di acciuga
bonsai, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Bon bon di Campari con pompelmo e sesamo nero: un bel gioco sull’amaro
bon bon, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Frittata di carciofi
frittata di carciofi, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Brioche con tartufo bianco, tartufo e cioccolato bianco
brioche con tartufo bianco, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Budino di foie gras: praticamente un dolce
budino di foie gras, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Ottimo e vario il pane
pane, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Grano verde, sardine affumicate, uva, pane tostato, gelato di olio d’oliva e schiuma di lievito: il primo piatto vero e proprio dopo gli snacks, molto complesso, delicato, solo a tratti veramente armonico
grano verde, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Pasta di olive: gazpacho di olive nere, mousse di olive piccanti, olive nere fritte, gelato di olive, pane tostato, gel di finocchio e di olive, il piatto del viaggio, virile, diverso ad ogni boccone mi sono trattenuto a stento da chiedere il bis
gazpacho, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Viennetta di asparagi bianchi: il piatto più amato dai miei commensali, per me il più banale: eccessivamente dolce e grasso. De gustibus …
vignetta di asparagi, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Ostrica, funghi, salsa olandese: un buon boccone, ma interlocutorio
ostrica, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Gambero grigliato con riduzione dei succhi della testa, zampette fritte e spugna di plancton: ottima variazione sul tema gambero con menzione speciale per la spugna
gambero, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Astice, patate e densissima salsa ottenuta con la carcassa: quasi un civet, molto potente, un crostaceo che diventa e ricorda quasi la selvaggina
astice patate, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Agnello grigliato, caffè e liquirizia: una materia prima straordinaria, ma la lunga cottura tende a sfibrare completamente la carne in maniera, per noi, eccessiva

agnello grigliato, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Maialino iberico con salsa al riesling: il piatto ha un problema di temperatura. Doveva essere servito a 53 gradi mentre con difficoltà arrivava ai 30, compromettendo la piacevolezza complessiva
maialino iberico, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Triglia ripiena delle sue interiore cotta per sette minuti a 53 gradi per preservarne gli umori, zuppa di olio d’oliva, scalogno, miele, timo e peperoncino rosso
triglia ripiena, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Piccione, cipolle, noci al curry caramellate, buccia di arance e erbe: una splendida versione del volatile, cotto alla perfezione e di gran qualità
piccione cipolle e noci, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
L’oca alla royale: niente da dire ottima
secondo piatto, oca alla rosale, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Riso ai funghi: riso lasciato molto croccante con riduzione di funghi concentratissima, quasi densa, un piatto a tutto umami
riso ai funghi, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Finita la parte salata si inizia quella dolce, regno di Jordi uno dei più grandi pasticceri del mondo.
Sciroppo di acero con pera, noci e cardamomo: slurp!
sciroppo di acero, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
La mela caramellata della festa di Girona: un capolavoro di zucchero soffiato
mela caramellata, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
Millefoglie al caffè
millefoglie al caffè, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
La piccola pasticceria
piccola pasticceria, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
L’angolo dei sigari
sigari, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona
L’angolo dei distillati
distillati, El Celler de Can Roca, Chef Joan Roca, Girona