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Don Alfonso 1890 – San Barbato

La firma della famiglia Iaccarino

La loro firma compare nei cinque continenti ma la scommessa della vita la famiglia Iaccarino l’ha voluta giocare qui al Sud, doppiando la storica sede di San Agata sui due Golfi, dove tutto era cominciato cinquant’anni addietro. Così, geograficamente in prossimità ma davvero lontano da tutto e da tutti, a Lavello, 13mila anime sulla collina che sconfina in territorio pugliese, il sogno di un imprenditore illuminato è riuscito a prendere forma per dimostrare che la Basilicata esiste e può divenire una tappa imprescindibile nel grand tour del Meridione. Così, improvvisamente, la sagoma del complesso del San Barbato Resort fa intravedere le sue curve di vetro attraverso le palme che infilano un paesaggio quasi lunare. Scorrono prima l’insegna di Proxima, la seconda casa di Franco Pepe, poi Sansei, l’ultima di Nobuya Niimori, infine appare la grande roccia con la targa Don Alfonso 1890 che invita al parcheggio. Saliti al primo piano, l’eleganza è il nero delle sue superfici, le luci soffuse a compensare il clamore esterno di piscina e fontane, i tavoli distanziati, il silenzio e l’accoglienza di un servizio felpato già da grand table.

La Basilicata esiste

A raccontare questa storia ci sono i piatti di Donato De Leonardis, fortemente ispirati alla sua terra lucana e inevitabilmente impregnati dagli esiti di un curriculum affollato di maestri. Tra gli inizi non si dimentica l’Agnello con zucchina e frutti di bosco, poi c’è l’irruzione del territorio tra peperone crusco e bufala nel gemellaggio con l’atmosfera sudamericana del Ceviche con il lime. Diverte e appaga il palato il Risotto di ottima fattura ispirato alla Margherita Sbagliata del succitato maestro pizzaiolo Pepe, fedele alla sua iconica goemetria tricolore. Infine, l’eco della selvaggina, passione condivisa con Don Alfonso Iaccarino, si palesa nell’equilibrismo dell’abbinamento con Riccio di mare e ciliegia, in un piatto che travalica i confini del comfort food che viceversa caratterizza il finale con un dessert tutto concesso alla golosità.

Carta dei vini alla quale si concederà il tempo necessario per crescere affinché si affermi in toto la potenzialità di un progetto così ambizioso.   

IL PIATTO MIGLIORE: Ceviche di ricciola, latte di bufala lucana, peperone crusco e lime.

La Galleria Fotografica:

Tradizione e innovazione convivono, passando attraverso tre generazioni, in un luogo cult campano

Ernesto Iaccarino ha saputo plasmare l’ennesima storia di successo del Don Alfonso 1890, costruendo nel solco della tradizione una sua impronta personale e stilisticamente originale. È interessante vedere come fra il tripudio di piatti della tradizione si insinui qualche piccola, e anche più importante, provocazione moderna. Tutto quanto è frutto di talento, sensibilità, ricerca e viaggi; quelli compiuti da Ernesto in tutto il mondo per curare le consulenze di un’azienda oramai multinazionale del gusto. Crediamo di non sbagliare dicendo che, assieme ai grandi potenti francesi, la famiglia Iaccarino sia l’unica a vantare ristoranti in ognuno dei 5 continenti del globo. Un bel successo, davvero.

I grandi piatti della tradizione di questa famiglia, che ha segnato la storia della cucina italiana e non solo, sono ancora lì a far bella mostra di sé, inossidabili nel tempo. Come una grande scarpa di Berluti o un vestito di Chanel non tramonteranno mai, anzi, ma continueranno ad appassionare fiumi di clienti che passano da Sant’Agata sui Due Golfi nel desiderio continuo di poterli trovare e degustare.

In questo tripudio di ospitalità come non ricordare una delle donne più affascinanti e profondamente importanti dell’enogastronomia, l’immensa Livia Iaccarino? Sempre lì, presente, orgogliosa dei suoi ragazzi, Mario ed Ernesto, dispensatrice di attenzioni, con una passione infinita ed instancabile. Il vero gioiello di Sant’Agata sui due Golfi.

Origini salde e tradizione, ma con un occhio verso il futuro

Il Don Alfonso 1890 è un luogo d’elezione che affianca ad un costante fully booked con fiumi di stranieri che inondano le sue splendide sale, una cucina tutt’altro che ferma ed immobile. Una cucina fatta di sussurri eleganti, molto femminile nel senso più nobile del termine, e che ci ha sorpreso per spunti di originalità e carattere davvero unici. Forse, l’unico appunto che potremmo fargli è che manca lievemente di lucentezza, freschezza visiva, e che si insinua una lieve ossidazione d’impatto. Ma sono virgole, quasi impercettibili, di fronte alle Tagliatelle di rosa canina con gelato di anguilla e caviale, un piatto di personalità e gusto davvero unici, o all’interpretazione del ceviche, un tripudio di ingredienti centrati e millimetricamente bilanciati. Ottimi e super classici i dolci, che gioverebbero di qualche inserimento moderno maggiore, a fianco della decantata tradizione.

Un luogo della vita e per la vita, un luogo magico: il Don Alfonso 1890.

La galleria fotografica:

Di padre in figlio. La saga del “Don Alfonso”.
Si può così riassumere telegraficamente la storia quarantennale di uno dei capisaldi della cultura gastronomica nazionale, il Ristorante del Sud per eccellenza.
La famiglia Iaccarino ha accolto amorevolmente gourmet da tutto il mondo, li ha fatti sentire a casa, coccolati, come si conviene agli ospiti di particolare riguardo. (altro…)

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Questa recensione aggiorna la precedente  valutazione che trovate qui

Difficile stare al passo quando tutto corre a velocità siderale.

Servizio, location, ospitalità, materie prime: ogni cosa al Don Alfonso gira come un orologio svizzero.

3 giorni passati qui, tra le bellissime camere, la piscina, una colazione da re, una visita all’orto più bello del mondo, danno la sensazione di trovarsi in un’oasi di pace

Basterebbe vedere come si illuminano gli occhi di tutti i dipendenti quando parlano di lui, “Don Alfonso”.

Tutto perfetto.

Tutto tranne la cucina.

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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

Il Don Alfonso è uno di quei templi della ristorazione italiana cui accostarsi con un rispetto ed un’ammirazione pari al mito che oramai incarna questa laboriosa e commendevole famiglia.
La loro casa è aperta al mondo dal 1973 e sin da allora è stata così devota al culto della mediterraneità e della tradizione da rivestirne ormai, come nessun altro, il ruolo di ambasciatore in Italia e nel mondo.

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