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A Wong

Paradiso dei Dim Sum e della cucina cinese nella metropoli di Londra

Andrew Wong non è uno chef con un Curriculum Vitae comune.
In effetti, non capita spesso che un laureato in antropologia della London School of Economics decida, dopo l’università, di prendere le redini del semplice ristorante cinese di quartiere della sua famiglia (a due passi da Victoria Station) anziché lanciarsi in attività più coerenti col suo prestigioso titolo di studio.
Per fortuna, nel 2013, Wong ha pensato di usare il suo talento per dare un’impronta personale all’attività, creando un ristorante con una doppia anima. Da una parte, a pranzo, un menù basato prevalentemente su dim sum; dall’altra, la sera, oltre alla carta, una degustazione che copre quasi tutte le espressioni della multiforme cucina cinese, in uno straordinario viaggio in una gastronomia di incredibile ricchezza.
In entrambi i casi si viaggia ad alta quota e in quest’ultima esperienza non esitiamo a dire di avere provato la migliore sequenza di dim sum a nostra memoria, in un succedersi di bocconi formidabili per bellezza, tecnica, gusto.

Parola d’ordine: varietà!

Pescando da una carta ricchissima, e con prezzi quasi incredibili per Londra, si può godere di micro piatti sorprendenti e sempre eseguiti a regola d’arte (ad esempio, fritture asciutte e sempre a temperature perfette, nonostante la sala pienissima), di solito mai visti in altri ristoranti, pur specializzati, in città occidentali. Il bonbon stile Sichuan con pollo e arachidi, forse la vetta della degustazione, col suo ripieno liquido in una sfoglia di pasta eterea, mostra quali siano le capacità tecniche di questa cucina di grande maestria.
A complemento dei dim sum, un classico consigliato tra i piatti “da condividere” sono le “pancake di Mr. Chow” con anatra croccante, eseguite a regola d’arte.

Capitolo a sé i dolci: a parte alcune offerte molto ben realizzate di dessert contemporanei, come la sfera di cioccolato con banana affumicata al tè, ananas e crumble di nocciole, da A Wong va provato un must assoluto (che Jay Rayner del Guardian non ha esitato a definire, forse a ragione, il miglior dessert mangiabile a Londra): un panino al vapore, “abbigliato” come se fosse una mela, ripieno di crema fatta con uovo d’anatra. Nella sua semplicità, perfetto e indimenticabile (la leggera crosticina alla base; la crema liquida di gourmandise esasperata: una delizia).
Carta dei vini non banale, con proposta aggiuntiva di qualche sakè di buona qualità che ben si sposa con una cucina così varia.
Servizio molto rapido ma cordiale, come meglio non si potrebbe con questi numeri e bella cucina a vista, da cui notare l’operosità di una brigata che, pur numerosa, è davvero efficientissima vista la sterminata proposta della carta.
Prenotazione obbligatoria (e facile on line) per una delle esperienze imperdibili nella Londra di oggi.

La galleria fotografica:

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Recensione Ristorante

Nomen Omen : Yau(at)cha è un acronimo in cui è contenuto il nome di Allan Yau, il fondatore di questo locale come del suo gemello, il famosissimo Hakkasan. Oggi Mister Yau ha ceduto la sua attività, anche se si dice che da queste parti, come dal gemello, si possa degustare la migliore cucina cinese della città. Sarà, ma io sono rimasto non poco perplesso. Mi è sembrata tanto una mangiatoia di lusso, una seppur blasonata e raffinata catena di montaggio, in cui senza ombra di dubbio stagliano i Dumpling (come si dice da quelle parti) o dim sum (nome più correttamente originale) come preferite. Preparati in decine e decine di varianti, con cotture differenti, alla piastra, al vapore, alla griglia. (altro…)

Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

E’ strano tornare al Pagliaccio dopo oltre 2 anni, trovare il locale così trasformato rispetto a quello che era e rallegrarsi di riconoscere la stessa cucina, così forte, personale, unica.
I sentimenti che ispira in chi era stato tra i sostenitori della primissima ora (quando ci si veniva in pochi, una piccola setta strafelice di avere scoperto il migliore chef di Roma a prezzi da bistrot, spesso tristemente semivuoto) sono contraddittori: da un lato la felicità, per il meritato successo oggi che il Pagliaccio gioca in un altro campionato; dall’altro il rammarico, perché, visti i prezzi odierni (anche tripli rispetto agli esordi), risulta piuttosto difficile farne un appuntamento frequente.
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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

“Quel treno per Roanne…”
Non è il titolo di un film e neppure di un romanzo, ma potrebbe benissimo esserlo, tante sarebbero le storie raccontabili iniziate o finite a la gare de Roanne, giusto in faccia alla Maison Troisgros.
E altrettanti sarebbero gli spunti storici da trarre dalla saga famigliare dei Troisgros e applicabili ad una sceneggiatura.
Una dinastia che ha saputo trasformare un hotel per passeggeri arrivati alla stazione, in uno dei più famosi Relais Chateaux del mondo.
Arrivare in treno, in inverno, con tanta neve su tutto il percorso, come un tappeto bianco da incidere con i pensieri . Una distesa pulita sui cui scrivere un altro capitolo.

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