“The New York Times – Four Stars
Michelin Guide – Three Stars
Forbes Travel Guide – Five Stars
AAA – Five Diamond Award
S. Pellegrino – The World’s 50 Best Restaurants – 5th place
Wine Spectator – Grand Award
Les Grandes Tables du Monde”
What Else?
Parafrasando George Clooney, la nostra recensione potrebbe terminare qui. Con questa fila interminabile di riconoscimenti che proiettano la creatura di Daniel Humm, e del suo socio e co-proprietario Will Guidara, nell’olimpo dei migliori ristoranti al mondo, senza dubbio alcuno.
Un vero e proprio impero dei sensi, che non tradisce però lo stile di una impresa vincente. Perchè qui sarete coccolati e riveriti da un servizio impeccabile, anzi formidabilmente attento e premuroso. All’atto della prenotazione, oltre a chiedervi se ci sono allergie di sorta, visto l’obbligo di un menù a sorpresa pensato e costruito come unica opzione, vi chiederanno anche se avete particolari preferenze.
E dopo aver detto che vostra figlia, al tavolo con voi, adora gli Hamburger, eccovi recapitare a metà pasto, oplà, un gradito fuori pista. Hamburger e patatine, e un elenco, personalizzato Eleven Madison Park, dei 4 migliori ristoranti di New York che offrono al top lo splendido cibo-icona statunitense.
Senza poi contare che, a metà pasto, a turno tutti i commensali sono invitati ad un passaggio in cucina. Per visitarle, per vedere la brigata all’opera in un lavoro incessante, chirurgico e preciso. E per deliziarvi con un intermezzo, per ogni cliente diverso. A due innamorati al tavolo a fianco è toccato un cioccolatino personalizzato, a noi delle caramelle di sciroppo d’acero cristallizzato.
Fantastico, come fantastica è l’accoglienza, l’accudimento costante, quasi stordente, del personale in sala che non vi lascerà mai solo un minuto. Non un bicchiere vuoto, non un calo di ritmo. E tutto questo per più di 3 ore di cena. Un vero modello da studiare.
Tutto questo, udite udite, per una ottantina di coperti seduti che, a ritmo vertiginoso ma apparentemente calmo, ruoteranno di fianco a voi dalle due alle tre volte. Quanto dovremmo imparare noi italiani da questi signori! Così si fa una impresa del lusso e del gusto, rendendo tutti felici e contenti, facendo trascorrere una esperienza più unica che rara, ma tenendo d’occhio i numeri.
Fascino assoluto. Solo qui sono capaci di queste cose, e sono molto, molto bravi a farlo.
Un impero dei sensi a portata di molti quindi? Nient’affatto, bensì comunque un luogo esclusivo per New York City, dato che riservare un tavolo è difficilissimo. Apertura delle prenotazioni la mattina di 28 giorni prima, e conseguente chiusura dei tavoli entro mezz’ora. Davvero folle -e pressoché impossibile- prenotare.
In questo turbine di fantastiche emozioni proverete anche un paio di intermezzi, davvero piacevoli, in cui avviene una sontuosa esibizione del servizio in sala. A noi è toccato con la fantastica rivisitazione dell’Insalata Waldorf. Perchè qui, come al Noma di Copenhagen, si riscopre la tradizione del luogo e la si rilegge, la si reinventa.
Si valorizzano i piccoli produttori (i cosiddetti farmers) della zona e dei dintorni, dando spazio ai loro gioielli ed alimentando un indotto davvero fantastico. Non manca anche qualche gioco, come quello finale dell’indovina-il-latte-nel-cioccolato.
Esperienza unica, immancabile, divertimento assicurato e riuscito in pieno. Non dimenticherete presto la vostra fantastica serata, e tutto contribuirà a ricordarvelo.
E la cucina? Ottima, centrata, divertente, stimolante. Ma solo uno dei punti, e neanche il più importante, di questa straordinaria esperienza gastronomica.
Eleven Madison Park… what else?
Il benvenuto… Savory black & White cookie with Apple.
Aperitivo, e… nettare alsaziano leggermente alcolico, diluito, per la minore. Bravi, incominciamo con le attenzioni.
La stupenda sala “New York” style.
Uova di storione e di gallina, erba cipollina.
Tarteletta di ostriche e sua vellutata.
Who are you? Bond… James Bond, ottimo Vesper Martini.
Scallops, Marinate with Black Truffle and leeks.
Benedict with Egg, cauliflower, and ham… e blinis in accompagnamento.
Foie Gras, seared with smoked Eel and Brussels Sprouts.
Foie Gras marinated with cabbage and red apple.
La fantastica preparazione dell’insalata Waldorf.
Salad with Apple, Celery, Grapes and Walnuts.
…e, togliendo il coperchio, il secondo servizio.
Lobster poached with butternut squash and chestnuts.
Il nostro vino in accompagnamento.
Le salse che fanno presagire il contenuto.
Ecco un ottimo hamburger… a 3 stelle!
Hen of the woods mushroom, roasted with horseradish.
…roasted with collard greens and apple.
Chicken roasted with sunchoke and brown butter.
Cato corner cheese fondue with squash and mustard.
Botritys ice cream with bitter almond and ginger crumble.
…with riesling of New York pairing.
Taste of chocolate.
Quattro cioccolati con quattro tipi di latte differenti: capra, bufalo, mucca e pecora. Da indovinare.
Un ottimo apple brandy del New Jersey.
Era il lontano 1969 quando Angelo Molinari, reduce da una pluriennale esperienza di barman sulle navi da crociera, aprì la sua creatura: il Lord Nelson Pub. Locale che, anche nell’aspetto, racchiudeva due delle grandi passioni di Angelo: le navi e l’Inghilterra.
Il locale infatti ricorda in tutto e per tutto l’interno di un galeone d’epoca, con grande profusione di mogano e ottone, tendaggi bianchi issati a ricordare le vele, oggetti marinareschi un po’ ovunque, ma l’atmosfera e certi particolari portano la mente all’interno di un classico pub inglese nella sua accezione più elegante e confortevole.
Il Nelson, come viene da tutti chiamato in zona, nasce come american bar e punto di ristoro, ma negli anni si è trasformato sempre più in locale ricercato, raggiungendo nel 1978 una delle prime stelle Michelin della Liguria e aggiungendo, nel 1981, la bella veranda sul mare che ha migliorato non poco il suo fascino senza tempo.
Oggi Angelo non c’è più e la conduzione del locale è affidata alla moglie Ruth, alla figlia Helena e al figlio Alex, sommelier di fama e competenza internazionale.
Il locale continua anche oggi ad offrire un servizio a tutto tondo: american bar, dove poter sorseggiare un ottimo cocktail, un grande distillato o un bicchiere di Champagne e, sfruttando la sinergia con la cucina, fermarsi per uno spuntino veloce a pranzo; ristorante vero e proprio, la cui cucina, da qualche anno, è stata affidata nelle mani di un duo di giovani chef con esperienza alla corte dei fratelli Alajmo: Ivan Maniago e Greta Merciari, che hanno in poco tempo dato un’impronta nuova e brillante a questo pezzo di storia della gastronomia ligure.
La cucina del Nelson conserva una doppia anima: quella tradizionale, legata al ricettario classico e quella, secondo noi ben più interessante, moderatamente creativa, dove la coppia di chef interpreta con buona mano e personalità quello che offre il mercato e la stagione.
Quindi grande spazio al pesce, naturalmente, ma anche le verdure e la carne sono ben rappresentate nel menù.
Le preparazioni sono leggere, ben caratterizzate nei sapori, le cotture precise e rispettose della materia prima, sapiente sia l’uso delle spezie che delle erbe aromatiche, mentre abbiamo riscontrato qualche imperfezione nell’uso del sale.
Il servizio è svolto con leggiadria e senza affanni da Lorenzo Brescia e Franco Zero, abituati da sempre ad assecondare i capricci di una clientela piuttosto esigente.
La carta dei vini è un tomo imponente con un numero impressionante di referenze proposte a prezzi anche piuttosto interessanti se non fosse che, purtroppo, sono più le etichette segnate con asterisco e quindi non disponibili che quelle effettivamente presenti in cantina.
Un locale sicuramente da provare e da tenere d’occhio che, continuando per questa strada, potrebbe regalare più di una soddisfazione al sonnacchioso mondo gastronomico del Tigullio.
Il benvenuto della cucina: crocchetta di patate e panissa alle erbe.
Il pane.
Frittelle di baccalà e salsa al cavolfiore acidulata, ottima per dare un tocco di freschezza.
Zuppetta di mare, latte di cocco e pistacchi: il piatto migliore della serata, ottima materia prima, interessante l’utilizzo del latte di cocco, perfetto il bilanciamento di spezie ed erbe aromatiche.
La carne cruda sulla “ciappa” di ardesia: una classica tartare di fassona, ben realizzata e con l’ottima intuizione della salsa all’uovo leggermente affumicata messa a parte in modo da poterla utilizzare a piacimento.
“Mandilli” di farina di castagne al pesto: le lasagne sono fin troppo sottili e di conseguenza in cottura perdono facilmente la giusta consistenza, il pesto ci è sembrato solo discreto.
Spaghettone aglio, olio, peperoncino e corallo: ottima la pasta e perfetta la cottura, interessante l’uso del corallo e della cappasanta stessa per dare un tocco di originalità, peccato il sale in eccesso.
Totani ripieni.
L’infuso di rombo servito a parte nella teiera.
Rombo in infuso di pesce, porri brasati, cime di rapa, erbe e tartufo nero: grande la qualità del rombo, perfetta la cottura, interessante l’uso degli scarti del rombo stesso per ottenere un saporito infuso.
Vitello tonnato, capperi, nocciole e bottarga: ottima versione di questo classico senza tempo, eterea la salsa, convincente l’uso della bottarga che apporta sapidità e lunghezza al piatto.
Una riuscita versione delle tipiche schiumette liguri.
Zuppetta fredda d’autunno: gelatina di caco, mela, melograno e granita alle mandorle.
Piccola pasticceria.
Un gin tonic per finire.