La Villa Madie è una meravigliosa terrazza sul Mediterraneo ed è anche l’occasione per gustare un distillato di cucina provenzale di straordinaria intensità.
Colpisce la luce, il mare davanti a sé, la natura rigogliosa tutt’attorno, in un tripudio di colori e odori.
Nobilitato da un’orchestrina di sottofondo in cui grilli e cicale la fanno da padroni fino a sera inoltrata, questo ristorante è un’imperdibile tappa per chiunque, trovandosi in zona, abbia curiosità gastronomica e debita considerazione del concetto di bellezza.
Ma non è solo cadre qui, perché la cucina della Villa Madie, creatura di Jean Marc Banzo, rappresenta una cattedrale in cui viene celebrato realmente un territorio.
La leggerezza, la capacità di concentrare il gusto, il buon senso e la cura con cui vengono scelte e lavorate le materie prime trovano in questa tavola una delle loro più alte espressioni.
Frutta, verdura di stagione, legumi, fino a sapienti incursioni di matrice orientale, sono tutti elementi che concorrono felicemente a una riproposizione di elementi e temi gastronomici senza complicazioni di sorta né inutili contorsioni stilistiche.
In tal modo un San Pietro cotto alla perfezione è presentato insieme a un profumatissimo farro alle erbe e funghi e a gamberi la cui salsa è caratterizzata da un’acidità sintomatica di infinita classe e persistenza.
La capacità di ricorrere a un intingolo tale senza eccedere in grassezze di sorta, ma asciugandolo, tempestandolo di note acide e speziate, è prova inconfutabile di grande maestria.
Quanti elementi sintetizzati in un singolo piatto!
Sempre restando coerentemente legati al territorio, ecco la divina anatra al profumo di lavanda con frutta confit davvero memorabile.
Le sollecitazioni dal menù grande “la balade entre terre & mer” sono comunque tante e permettono un’esperienza a 360° davvero notevole e soddisfacente.
La Provenza non resta solo un ambiente di alto profilo estetico ma una vera e propria fucina dove l’abilità nel forgiare sapori e sensazioni è sviluppata qui ai massimi livelli.
La carta dei vini, ricca di cantine interessanti (ma poche le italiane), permette la conoscenza e l’approfondimento di etichette inconsuete con ricarichi più che accettabili.
Mise en place
L’ansa di Corton.
Pane.
Cornetto alle acciughe, pomodoro glassato con mozzarella, zucchine con ricotta e parmigiano.
Quinoa, gelato di crostacei, limone.
Variazione di astice, avocado, mozzarella, salsa verde.
Rana pescatrice tandoori, tagliatelle di zucchine, crema di limone e cumino.
San Pietro, farro ai funghi, gamberi e loro salsa dalla elegantissima nuance acida.
Filetto d’anatra arrosto al profumo di lavanda, frutta. Eccellente.
Triglia, seppia, carciofi, olive, pomodorini, vellutata di ceci (fuori menù).
Magnifica variazione di coniglio: lombo in “rognonnade” di frattaglie, sella in “caillette”, costoletta impanata, salsa al timo di magistrale fattura (fuori menù).
Caprino di Sainte Baume, marmellata d’albicocche, Vin Cuit Clos d’Albizzi.
Fresca chiusura: financier al finocchio, sorbetto al melone, profumo di lavanda.
Sfera cremosa al cioccolato, anisette, gelato al finocchio, lamponi.
Mignardises: Macaron menta e cioccolato, tortino albicocca e zafferano, panna cotta alla verbena e biscotto al lampone.
Grande scelta. Una cantina non nota come dovrebbe.
La terrazza del ristorante.
Una comoda opportunità per un aperitivo.
Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui
“Quel treno per Roanne…”
Non è il titolo di un film e neppure di un romanzo, ma potrebbe benissimo esserlo, tante sarebbero le storie raccontabili iniziate o finite a la gare de Roanne, giusto in faccia alla Maison Troisgros.
E altrettanti sarebbero gli spunti storici da trarre dalla saga famigliare dei Troisgros e applicabili ad una sceneggiatura.
Una dinastia che ha saputo trasformare un hotel per passeggeri arrivati alla stazione, in uno dei più famosi Relais Chateaux del mondo.
Arrivare in treno, in inverno, con tanta neve su tutto il percorso, come un tappeto bianco da incidere con i pensieri . Una distesa pulita sui cui scrivere un altro capitolo.
Recensione ristorante.
Un indirizzo prezioso per gli amanti della classicità Borgognona che frequentano la Cote d’Or anche per motivi diversi dalle frenetiche degustazioni porta a porta.
Fermatevi anche a mangiare qualche cosa !
Certo, per molti questa tavola non sarà una novità, piazzata così platealmente sulla statale che collega Beaune a Gevrey Chambertin, ma proprio questa collocazione potrebbe invece tradire altri , pensierosi su una possibile situazione acchiappaturisti di passaggio.
Recensione ristorante.
Cosa aspettarsi da un ristorante così bello e collocato in una nicchia di costa mediterranea così spettacolare?
Intanto, sperare che non sia tutto fumo, e poi, che la cucina sia il più aderente possibile a questa realtà.
E così sarà!