Passione Gourmet Bushwick Archivi - Passione Gourmet

Roberta’s

Se Bushwick, il quartiere hipster di Brooklyn, è diventato una meta di pellegrinaggio di arditi foodies, è soprattutto merito di Carlo Mirarchi, cuoco bistellato che da queste parti circa dieci anni fa aprì, in partnership con Brandon Hoy e Chris Parachini, quella che tutt’ora, secondo molti esperti e appassionati del genere, è un tempio della pizza.
Parliamo di Roberta’s, insegna ormai famosa quasi quanto Katz’s per le giovani generazioni newyorkesi.

Roberta's Bakery, Brooklyn, New York

Bene, è ormai facile scorgere quella scritta rossa in carattere corsivo in diversi punti della città: dall’Urban Space nei paraggi del Grand Central Station, dove c’è una mini succursale che sforna centinaia di pizze al giorno, ai supermercati, dove è addirittura possibile comprare la pizza surgelata, fino all’imponente catena Whole Foods, che in qualche stabilimento di Brooklyn vende prodotti da forno provenienti dalla bakery della scuderia Roberta’s. Un marchio insomma che imperversa un po’ ovunque da quelle parti.

Un marchio dietro il quale c’è un’idea che è molto di più di una semplice operazione di marketing. Il successo di Roberta’s è arrivato a furor di popolo, partendo proprio da questo quartiere, fino a pochi anni fa malfamato.
Approdare a Bushwick, al di là del ponte di Williamsburg, è spaesante sebbene comodo e facile da raggiungere (da Union Square ci sono poche fermate di metro “L”). Usciti dalla metro, da un lato ci si ritrova in un quartiere ancora in fase di espansione, diversamente da altri centri d’interesse più di tendenza, quali Williamsburg o Dumbo, dall’altro ci si imbatte in un flusso di gente volto verso un’unica direzione, ossia verso quello che negli States è considerato uno dei più straordinari ristoranti del Paese. Un complimentino affibbiato nientepopodimeno che dal New York Times. E capiamo il perché ci sia tanto entusiasmo dietro questo progetto.

Parliamo, in primis, di in uno di quegli esempi lungimiranti e pragmatici della florida industria della ristorazione americana. Un luogo che suscita di per sé curiosità. Non è un caso se, dagli Obama alla coppia Jay Z-Beyoncé, in tanti hanno varcato la porta rossa del Roberta’s. Parliamo di un capannone trasandato, un ambiente caotico in cui il personale di sala si confonde con e tra i clienti, uno studio radio “on air” che trasmette musica sul broadcast che va in onda sul sito web del ristorante, illuminazione da pub di provincia, quadri che raffigurano arcimboldeschi volti di pizza dei cowboy di Brokeback Mountain, e tanta gente, dentro e fuori il locale.

Affascinanti elementi che passano impietosamente in secondo piano rispetto al cibo servito. Semplicissimo e disarmante: affettati, insalate, pasta, pizza e poco altro. Non c’è trucco e non c’è inganno. Praticamente l’abc della cucina nostrana fatto, preparato e servito come Dio comanda.
Qui si viene per le pizze… e che pizze! Dall’impasto -farina 00, farina integrale, sale, olio e lievito secco, 24 ore di lievitazione e riposo in frigorifero fino a una settimana- agli ingredienti, dalla cottura alla digeribilità. Tutto sopra le righe. Davvero un prodotto che inorgoglirebbe il più scettico dei patriottici.
Ma è quando assaggiamo quel poco d’altro che comprendiamo il perché di tale acclamazione. A pranzo e per il brunch la proposta è semplificata, con insalate e qualche piatto di pasta oltre le pizze. A cena la faccenda diventa invece più complessa, con piatti come il carpaccio di wagyu frollato o la porchetta alla brace con peperoni, chimichurri e romesco.
Il nostro pranzo ci ha regalato due insalate dal sorprendente impatto, e due pizze che sembrano sfornate da un grande pizzaiolo napoletano: la margherita è semplicemente buonissima, con una salsa dolce e la cottura centrata. Una pizza in stile napoletano, con cornicione pronunciato e disco soffice ma con una consistenza poco molle. La white&greens, con mozzarella, parmigiano, verdura di campo e limone, mette in risalto le capacità dello chef di creare una pizza gourmet con pochi e semplici ingredienti ben valorizzati, emblema di una filiera di prodotti controllata dalla semina al raccolto. E’ interessante a tal proposito una visita al miracoloso giardino pensile, creato sul tetto del capannone, dal quale vengono raccolte alcune delle verdure utilizzate nelle preparazioni.

Oltre alle birre e agli immancabili cocktails, c’è una vasta carta di vini internazionali, impressionante per una pizzeria, che si focalizza soprattutto sul biologico.
Insomma, stentiamo a credere che Mirarchi & soci, nonostante questo clamoroso e continuo successo, abbiano intenzione di cullarsi sugli allori, qui c’è sempre una novità dietro l’angolo, così come ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le esigenze.
Quanta voglia di tornare…

Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
I modestissimi interni.
Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
Una birretta.

birra, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York

Lattuga, noci caramellate, menta e pecorino.
lattuga, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
Notevole insalata di anguria avocado, black lime, pepe nero, basilico e chili.
insalata, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
L’eccellente margherita.
pizza, margherita, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
pizza, margherita, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
White and Greens.
White and Greens, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
La cui cottura è pressappoco perfetta.
white and greens, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
È buonissimo anche il “dolcino”: una burrosissima brioche calda con gelato allo zenzero. Calorie? Sarà per la prossima volta…
dessert, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
Uno dei banconi bar.
bancone, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
Qualche vino riconoscibile.
wine, Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
Un consiglio: bisogna armarsi di pazienza, specie il weekend. Se si vuole evitare l’attesa, dietro la pizzeria c’è il panificio che sforna anche pizze take away. Gli avventori demoralizzati dalla coda acquistano qui la pizza e poi la mangiano nei tavoli all’esterno del locale, un gigante tendone all’aperto, con tavoli in legno da condividere.
Roberta's Bakery, Brooklyn, New York
La porta rossa.
Roberta's Bakery, Brooklyn, New York

“Where did you take the ‘nduja chef?”
“We made it.”

Carlo Mirarchi risponde così se gli chiedete chi sia il fornitore di quella suadente farcia di un unico raviolo servito a metà cena. Si rivelerà di incredibile equilibrio, piacevolmente piccante. Un dosaggio tra carne, grasso, peperoncino e affumicatura matematicamente studiato per piacere e compiacere il palato. Un equilibrio che collocheremo nel gradino immediatamente antecedente alla perfezione quando incontra l’estratto di arancia rossa… e a scriverne è un Calabrese.
Questa è una delle sensazioni che ci ha lasciato la cucina del Blanca.

Un elegante bancone di marmo bianco, 12 sedie, 21 portate di un menù miniaturista che rimbombano al palato come un’eco in una caverna.
Dietro il “counter”, come lo chiamano da queste parti, si assiste ad uno spettacolo di cucina. Tra il riff di Starman, il ritornello di Changes e le note migliori della storia del rock che risuonano dal giradischi, si incastrano, in un contesto ideale, assaggi microscopici, minimali, potenti, terribilmente armoniosi e di impressionante concentrazione gustativa, che pongono in risalto una materia prima di esasperata qualità. In ogni assaggio, per cui bastano un paio di cucchiaiate, c’è spazio per pochi ingredienti valorizzati quasi con timore di rovinarne il sapore naturale.

Blanca è una fucina gastronomica in cui ricerca e sperimentazione si focalizzano sulle combinazioni dei gusti senza ammiccare a particolari virtuosismi tecnici. Tutto è cucinato nei modi e con mezzi tradizionali come forni, padelle, braci, e nel rispetto di tempistiche sacrali per un’esperienza realmente sopra le righe, imperdibile ed affascinante, come la storia di Carlo Mirarchi, americano del Long Island, di padre calabrese e madre panamense; oltre a dedicarsi alla cucina (da autodidatta), vanta aneddoti affascinanti come una laurea in arte alla New York University ed una miracolosa sopravvivenza ad un annegamento in mare durante una vacanza in Australia; evento, quest’ultimo, che gli ha cambiato la vita.

Blanca è una esperienza “carta bianca” non soltanto per ciò che si mangia -il menu viene consegnato in una busta al termine della cena- ma anche per la rigida policy di prenotazioni, e per l’antipatica volontà di non andare incontro alle esigenze del cliente, un po’ come per dire, “se non ti fidi non ho piacere di cucinare per te”.
Rigidità che prevarica le preferenze gustative spingendosi a disincentivare il cliente con intolleranze alimentari o altre particolari esigenze; all’atto della prenotazione leggerete infatti “Unfortunately, we can not accommodate allergies or dietary restrictions“.
Una policy, a tutti gli effetti, forse un po’ snob. Ma non ce ne vogliano i clienti più esigenti se a tutto ciò preferiamo dar spazio al cibo e alla filosofia dello chef in cucina che ama ripercorrere, con uno stile tutto suo, rigorosamente ermetico, i sapori di culture culinarie profonde, come quelle italiane e giapponesi raggiungendo un risultato che stordisce e stupisce ad ogni assaggio.
Una cucina svuotata del superfluo, nuda e cruda quanto più vicina alla compiutezza gustativa.
Chiudiamo il nostro racconto descrivendo il primo atto della teatrale serata: la preparazione della carne.
Una bistecca di Wagyu, curata direttamente dallo chef che procede speditamente con dedizione nella cottura.
Nel corso della cena, quel pezzo di carne verrà trattato come un simulacro.
Lo chef è un grande appassionato di stagionature e deve aver sperimentato differenti tipologie di cottura, temperature e tempistiche per cogliere l’essenza di un grandissimo prodotto. Verrà infornato e sfornato ripetutamente e la temperatura sarà controllata altrettante volte. Sarà una delle ultime portate salate. Un’epitome di golosità.

wagyu, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn

Alla cucina “retrobottega” (Blanca è lo speakeasy di haute cuisine di Roberta’s, formidabile pizzeria di cui parleremo nei prossimi giorni) si accede solo su prenotazione. I camerieri di Roberta’s vi ci accompagneranno facendovi addentrare tra gli ambienti della pizzeria.

Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Roberta's, Brooklyn

Il bancone. Conta dodici sedie.
bancone, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Il giradischi e la collezione di LP che saranno lo sfondo musicale della cena.

Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn

.
Ultimi preparativi della linea prima dello show.
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Lo chef entra timidamente. Fa un piccolo saluto agli ospiti…
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
…e si mette all’opera.
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Un bicchiere di sidro per iniziare. L’esperienza è tra le più costose della città (specie considerando le tasse e la mancia, escluse dai 195 dollari del menu). Ma a giustificarla ci sono, oltre alla cucina, un servizio eccezionale e una carta dei vini importante (dai ricarichi, purtroppo, eccessivi). Il sidro ed un bicchiere di tè sono le uniche bevande incluse nel costo del menu.
sidro, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Pesca nettarina, black lime e acqua di mandorla. Un cerchio perfetto.
pesca nettarina, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Una meravigliosa fetta di pancetta. Curata direttamente da Mirarchi, si scioglie lentamente in bocca.
pancetta, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Fagiolini, uva spina e cipollotti.
fagiolini, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Melone, anguria e macadamia. La freschezza e le temperature tengono a bada le spinte dolci.
melone, macadamia, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Buttermilk all’acetosella e patate dolci.
butter milk, acetosella, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Meraviglioso lo sgombro con infuso freddo al limone.
sgombro, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Pannocchia bollita e poi affumicata alla brace e foie gras marinato.
pannocchia, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Mirarchi mentre prepara gli intermezzi italici. Qui alle prese con i ricci, protagonisti del piatto successivo.
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Torn spelt uni: tagliatelle tirate a mano, ricci e vongole. Pochi assaggi che creano dipendenza.
Torn spelt uni, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Agnolotti al lapsang souchong. Una meraviglia tecnica e gustativa. Sembra un piatto del miglior Crippa.
agnolotti, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Del raviolo con ‘nduja e arancia sanguinella abbiamo già detto: semplicemente magnifico.
raviolo, 'nduja, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
A metà cena viene servito un primo sorbetto: pomodoro Sungold semi dry, succo di pomodoro e lattuga di mare.
sorbetto, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
E si riparte presi per la gola con lo splendido lardo caldo e uva.
lardo, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Dentro quel carapace preparano un buttermilk con la testa del granchio.
granchio, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
“Crab bottarga”. Granchio cotto al vapore, carnoso e profondamente iodato.
crab bottarga, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Poi c’è un piccolo intermezzo di pura sostanza: burro cremoso.
burro cremoso, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
…da spalmare sulla focaccia proveniente direttamente dal forno a legna della pizzeria di casa.
focaccia, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Una goduria.
focaccia, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Il piatto della serata: wagyu, okra e riduzione di mosto.
wagyu, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Kumbucha e granita di anice issopo. Un sorbetto? No, un cancellino.
kumbucha, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Si ricomincia ma in maniera del tutto differente: maiale e cetriolo.
maiale e cetriolo, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Capitolo dessert. Non variano tanto nel costrutto ma seguono un filo logico esemplare nella scala sapori. Si pensa di approdare ad uno stato gustativo molto dolce ma all’ultimo boccone si ritrova sempre l’equilibrio. Il primo dessert servito è il gelato al pane a lievitazione naturale e yuzu.
dessert, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Biscotto al sesamo nero e lemongrass. Che meraviglia.
dessert, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Cocco, anacardo e peperoncino. Si inizia a virare verso il dolcissimo. Ma siamo ancora in perfetto equilibro.
dessert, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn

Chiude il reparto l’assaggio di cioccolato e nocciola.
cioccolato, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
cioccolato, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
In stile kaiseki (ma con un giusto tocco newyorkese), si chiude con un bicchiere di tè giallo cinese.
tè giallo, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
Il meritato riposo del braccio destro dello chef.
Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn
L’ingresso della pizzeria take away… nel retrobottega c’è la cucina stellata.
Roberta's, Blanca, Chef Carlo Mirarchi, Brooklyn