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Sartori

Valpolicella forever

Quando si racconta una cantina si cerca sempre di esplorare la sua storia, talvolta scavando con difficoltà, oppure cercando identità del passato che non sempre esistono. In certi casi si rischia anche di cadere nel retorico con frasi che attribuiscono alla cantina la storia di un determinato territorio per antonomasia. Ma questa volta è proprio il caso in cui possiamo dire che Sartori è davvero la storia della Valpolicella.

Gli inizi e i cambi di generazionale

Pietro Sartori con la sua trattoria, verso la fine del 1800, ha rappresentato un punto di riferimento sul territorio, le colline veronesi, sosta irrinunciabile per la gente del posto, ma anche per i commercianti di passaggio a cui lui offriva sempre dell’ottimo vino Veronese Rosso, come veniva chiamato allora. È stato un uomo dai mille interessi, tanto che ben presto la posizione strategica della sua locanda lo fecero diventare anche un commerciante di vino: oltre la mescita quotidiana vendeva direttamente damigiane e bottiglie, sicché nel 1898 acquistò la prima vigna, a Negrar, rendendosi anche autonomo nella capacità di approvvigionamento alla clientela.

Mentre il territorio di vendita di Pietro cresceva sempre più arrivando a comprendere tutto il nord Italia, il fondatore di Sartori ha trovato il tempo di crescere ben cinque figli, di cui Regolo è stato il primo erede in cantina, ma la sua vita, poco oltre il periodo di fermo produttivo della Seconda Guerra mondiale, si è prematuramente spenta. Però a lui si deve certamente la crescita dell’azienda, anche con investimenti in tecnologia e mezzi, lavorando sempre e senza tregua. Ed è stato un assaggiatore straordinario, tanto che curava personalmente i vini e li componeva su specifiche dei clienti, nel cuore pulsante della cantina, la seicentesca Villa Maria, lungimirante investimento di Pietro, fulcro ideale della produzione e della vita di famiglia, con il suo prezioso parco di 5 ettari fra i giardini e il vigneto-culla di Corte Brà. L’antico brolo racchiude lo storico vigneto che negli anni è stato reimpiantato didatticamente con la tradizionale Pergola Veronese e il più moderno Cordone Speronato.

E così si fanno avanti i figli Pierumberto e Franco; altra generazione, altre evoluzioni. Arrivano gli anni ’60 e nel pieno del boom economico, l’azienda oltre l’Italia cresce commercialmente in Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Crescono i terreni e i poderi di famiglia, nel pieno della tradizione, esaltando i vini del territorio: Amarone, Soave, Valpolicella. In constante espansione. Così fino agli anni ’90, poi arriva la rivoluzione, in senso positivo, ovvero l’ingresso nel CDA della Cantina Sociale di Colognola ai Colli. Nasce l’intesa giusta: Colognola diviene l’ambito produttivo e Sartori sviluppa distribuzione e marketing. Questo passaggio fondamentale rappresenta anche la definitiva uscita di scena di Pierumberto e Franco che cedono le redini dell’azienda ai giovani eredi Andrea e Luca. Colognola ha anche rappresentato una grande disponibilità di vigneti, mai conosciuta prima oltre a uomini, mezzi, conoscenze ed esperienza.

Sartori nella contemporaneità

Oggi l’80% del fatturato di Sartori è estero; oltre l’Europa, Sartori esporta in America del Nord e Sud, in Russia e nel sempre crescente Sud Est Asiatico. Rimanendo rigorosamente fedeli ai vini veronesi e orgogliosi di riportare nel logo aziendale, fiero a cavallo, Cangrande I della Scala, il Signore di Verona della dinastia scaligera (Verona, 1262-1387), valoroso conquistatore, nonché abile politico, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Se ci riferiamo all’intero territorio di Sartori e Cantina sociale di Colognola, gli ettari complessivi sono oltre 2.800, mentre la sola proprietà di famiglia è di 25 ha situati in Valpolicella Classica tra le vallate di Negrar, Marano e San Pietro in Cariano; siamo a un’altitudine tra i 170 e i 250 metri slm, con un buon microclima frutto della protezione del fronte montuoso che rapidamente sale oltre i 1000 metri e, sull’altro versante, della vicinanza del Lago di Garda, con suoli a predominanza argilloso-calcarea. Oltre agli ettari di famiglia si sommano i loro preziosi conferitori estesi alla Valpolicella Doc, Soave, Soave Classico, Lugana, Custoza e Bardolino. Il tutto sotto il controllo del team di enologi costituito da Franco Bernabei, consulente storico, Marco Dell’Eva e Luca Bonetti.

Venendo alle etichette, il quadro si fa molto articolato, ma correttamente suddiviso in sei linee indentificate da un family feeling di facile lettura, di cui l’ultima è la linea biologica del marchio Mont’Albano (Friuli Venezia Giulia) azienda acquisita nel 2008. I vini di punta sono la collezione Heritage composta dall’Amarone della Valpolicella Classico Riserva Corte Brà (che include la storica vigna del parco di Villa Maria), dal Regolo Valpolicella Ripasso DOC Classico Superiore, da Marani IGT di Garganega in purezza e dallo spumante Soave Brut Arnea. La linea Cru si presenta con sette etichette sempre dedicate alle uve del territorio mettendo in evidenza singole aree e parcelle. Altra linea, I SALTARI, è costituita da tre etichette: Amarone, Valpolicella Superiore e Ripasso Superiore; è un progetto di Sartori e Colognola che ha per obiettivo la valorizzazione di microzone che si sviluppano complessivamente su 34 ettari in particolare nella valle di Mezzane con la coltivazione delle varietà Corvina, Corvinone, Rondinella e altre autoctone come Croatina e Oseleta. Le Corti e I Classici includono rispettivamente quattro e cinque etichette, spaziando dai vini più strettamente correlati alle colline veronesi fino a Bardolino, Custoza e Lugana.

La degustazione

Sartori La Musina Lugana DOC 2020

Bottiglia nella collezione Cru, questo vino di Trebbiano di Lugana in purezza esprime tutte le qualità di un bianco giovane, con note olfattive fresche e fruttate fino a dettagli di frutta a polpa bianca matura confermati al palato che sul finale lascia una delicata latenza amarognola. 89/100

Sartori Marani Bianco Veronese IGT 2021

In onore a Fernanda Marani, moglie di Regolo Sartori, questa bottiglia è il frutto di uve Garganega in purezza e oltre alla spiccata territorialità, è una piacevole sopresa. Nella famglia Heritage, è un bianco complesso, con uve frutto di una vigna di oltre 30 anni che per un 30% vengono lievemente passite (lasciate circa un mese in appositi ambienti aerati) e dopo la pigio-diraspatura con una breve macerazione delle vinacce a freddo, il 50% del mosto è affinato in vasche sulle proprie fecce fini, l’altro 50% in grandi botti di rovere per circa 6 mesi. Il colore giallo itenso con ombreggiature oro antico esprime tutta la lavorazione e il risultato è un bianco con sentori di melata, di frutti tropicali e spezie orientali; al palato questo vino è largo, mai eccessivamente caldo, con un finale lungo in equilibrio fra il morbido e il sapido. 93/100

Sartori Montegradella Valpolicella DOC Classico Superiore 2019

Entriamo nel mondo dei rossi. Nella famiglia dei Cru, questo assemblaggio di uve 45% Corvina Veronese, 30% Corvinone, 20% Rondinella e un 5% di altre varietà autoctone, 13,5% Vol. è il classico vino che in Valpolicella si beve tutti i giorni. Di grande versatilità a tavola e dal colore rosso intenso, il Montegradella si rivela giovane, con note di ciliegia selvatica, pur arricchito di dettagli speziati grazie a un anno di affinamento in botti grandi che arrotondano i tannini e le eventuali spinte troppo vigorose di certe annate. Il palato si scalda, ma rimane piacevolmente fruttato, con un giusto vibrante fervore acido finale. 89/100

Sartori Regolo Ripasso Classico Superiore, 2019 e 2005

Entriamo nell’universo dei Ripasso. Regolo, fra le eccellenze di casa Sartori delle etichette Heritage, deve il suo nome ovviamente al nonno, dettando pertanto anche lo stile dei vini di famiglia. Creato nel ’94, oggi è Superiore e dal ‘19 anche Classico, frutto dei vigneti di Corvina Veronese, Corvinone e Rondinella in Valpolicella, a nord-ovest di Verona. Peculiarità di questo vino è appunto l’essere ripassato sulle vinacce dell’Amarone nel mese di febbraio. Durante questa seconda fermentazione si favorisce sia l’estrazione dei tannini che regala la sua tipica longevità, imparentandolo anche con i sentori aromatici dell’Amarone. Contribuiscono alla sua complessità la fermentazione malolattica e un affinamento di circa un anno in botti di medie e grandi dimensioni. 14% Vol. il 2019, 13,5 il 2005 che si fa apprezzare per la significativa necessaria evoluzione. 

2019: 90/100

2005: 92/100

Sartori Reius Amarone della Valpolicella Classico 2016

È l’Amarone della collezione Cru, la sua elegante etichetta nera con scritte oro lo avvicina molto alla riserva Corte Brà. Cuvée di 50% Corvina Veronese, 30% Corvinone 15% Rondinella e 5% sempre di altre varietà provenienti dalla zona Classica della Valpolicella a nord ovest di Verona. Dopo la fermentazione prolungata di 30 giorni e una prima evoluzione in cemento di un anno con fermentazione malolattica, va in affinamento in botti di medie e grandi dimensioni per almeno 3 anni. Ha un colore rosso molto intenso con evidenti riflessi granati e presenta un olfatto decisamente avvolgente, conturbante ed etereo; è difficile separarsene o passare alla parte gustativa ove perdurano note speziate, miste di frutta secca e legno setoso, complementari a un costante e ricco frutto di bosco che delinea la calda e lunga persistenza, anche decisa e ancora un poco ruvida. 93/100

Sartori Corte Brà Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2015 e 2013

L’Amarone Corte Brà nasce nell’omonimo vigneto storico all’interno del giardino di Villa Maria, oltre ad altre piccole parcelle della Valpolicella Classica (circa 5 ettari). Le uve di questo vino le conosciamo, sottolineiamo quindi solo la storia di questa etichetta che nasce nel ’91, ora sul mercato con la 2015. In appassimento rimane il 40% dell’uva raccolta e dopo la fermentazione il vino matura per circa 5 anni in botti di piccole e medie dimensioni. Siamo nell’ordine delle 12.000 bottiglie a vendemmia. Un eccellente prodotto di nicchia che raggiunge i 15,5% Vol. e che si presenta di colore rosso intenso, impenetrabile seppure chiaramente tendente al granato. Il bouquet è ampio, complesso con uno spettro olfattivo davvero esemplare fra gli amaroni. Ritroviamo la confettura di frutta rossa della nonna, le spezie orientali a tratti dolci e fini, a tratti ancora erbacee e pungenti come il pepe nero. Spiccano anche fragranze di ciliegia, dall’olfatto al palato c’è la costanza della frutta passita e infine un tabacco nero, ancora avvolto nei tannini che nella 2015 sorpassano l’acidità, mentre nella 2013 rivelano ulteriore corposità, pur lasciando inaspettati echi di uva e frutta disidratata. Potenza, calore e maturità che in fondo, sono ciò che chiediamo all’Amarone. A 125 anni dalla fondazione (1898) la famiglia Sartori ci parla di queste terre attraverso tanti racconti, che sono poi tutte le loro etichette messe in campo. L’insieme è una raccolta di novelle davvero ben raccontate, legate da una filosofia comune che è l’attaccamento al territorio e alle sue uve.

2015: 94/100

2013: 95/100

Corvina Manifesto

Il 2 e 3 marzo le sale dell’Hotel Caesius Thermae e Spa Resort di Bardolino hanno ospitato l’anteprima del Chiaretto 2023, una denominazione che sta volando in termini di gradimento nel pubblico ma anche nei numeri.

Chiaretto di Bardolino annata 2022:

Viene venduto principalmente in Italia e Germania ma seguono paesi nuovi e interessanti coma la Francia, Scandinavia, Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti e Canada, Giappone.

Andrea Vantini, responsabile dell’area tecnica del Consorzio Chiaretto e Bardolino ci informa sull’andamento dell’annata 2022. La vendemmia è stata anticipata di circa otto giorni rispetto alla media degli ultimi anni. La gradazione zuccherina delle uve è stata superiore rispetto all’annata 2021, mentre l’acidità totale, pur inferiore nei confronti dell’anno precedente, è stata fortunatamente supportata dalle provvidenziali piogge di agosto. Ne è derivata, per il Chiaretto di Bardolino, un’annata equilibrata, dotata, insieme, di ottima struttura e di una equilibrata freschezza e sapidità.

Negli assaggi messi a disposizione per i giornalisti queste caratteristiche si sentono tutte, vini già in ordine, pronti a conquistare palati e mercati nazionali e d’Oltralpe, vini che hanno fragranza, freschezza, profumi, sorbevolezza, quella traccia fresco-sapida-salina unica che ne fanno un vino estremamente versatile, dall’aperitivo in poi. E’ servita una vera e propria Rosè Revolution…..compiuta dal 2014 in poi, per fare del vino rosa della sponda orientale del lago di Garda un  punto di riferimento del vino fragrante, fresco e leggero che non teme il confronto con le altre zone “rosa” europee e sopratutto con il passare degli anni, le degustazioni hanno dimostrato le sua perfetta evoluzione dopo 5-6-7- anni. Il Chiaretto di Bardolino è perfetto per ogni occasione, ad ogni ora, tutto l’anno. Come aperitivo o ad una festa in piscina con gli amici, durante l’estate al mare e in inverno sulla neve, abbinato a piatti di pasta e alla pizza, ma anche ai formaggi, al pesce e alla cucina asiatica.

La versatilità della Corvina, l’uva di gran lunga più importante nella produzione del Chiaretto di Bardolino ora utilizzata fino al 95% nell’uvaggio, la selezione corretta dei vigneti, la loro gestione agronomica e la scelta mirata dei tempi di raccolta non sono mai risultati così fondamentali come negli ultimi anni, segnati da cambiamenti climatici estremi in termini di scarsità delle precipitazioni e di elevati livelli delle temperature. Nonostante il lago di Garda sia ai piedi delle Alpi, il suo clima è mediterraneo e sulle sue rive fioriscono gli olivi, i limoni e la macchia mediterranea fornendo un habitat ideale alla Corvina usata per produrre il Chiaretto. Il caratteristico colore rosa pallido tendente all’aranciato del Chiaretto di Bardolino è dovuto al breve contatto del mosto con la buccia dell’uva Corvina, notoriamente povera di antociani per cui vi è una naturale vocazione alla produzione di vini di colore chiaro.

Il nome deriva Chiaretto deriva dall’aggettivo latino “clarum”, che significa “chiaro”. Le origini del Chiaretto risalgono all’epoca imperiale romana, quando vennero istituite le province della Gallia Cisalpina, che comprendeva il Lago di Garda, e della Gallia Transalpina, che includeva la Provenza. In entrambe le province, i Romani svilupparono la viticoltura attraverso il modello agricola della “villa rustica” e l’introduzione degli antichi torchi da vino. L’uso del torchio non prevede un contatto prolungato tra il mosto e le bucce dell’uva (che contengono le sostanze coloranti), per cui i vini prodotti in epoca antica nelle due Gallie erano di colore rosa. Il più antico documento locale che menziona la parola “Chiaretto” legata al vino è l’edizione del Vocabolario della Crusca stampato a Verona nel 1806.Il Chiaretto di Bardolino ebbe il riconoscimento della DOC nel 1968 all’interno della denominazione di origine del Bardolino (il nome allora utilizzato era Bardolino Chiaretto). Nella primavera del 2021, con la modifica del disciplinare di produzione, la denominazione ha adottato ufficialmente il nome Chiaretto di Bardolino, rimarcando ancora di più la forte identità territoriale del vino rosa veronese.

La degustazione

Gli assaggi più interessanti dell’annata 2022

Valetti, Chiaretto di Bardolino Classico 2022

Si riconoscono tutte le note più tipiche, frutti rossi succosi e croccanti, tocco floreale di bocciolo di rosa, rintocchi speziati, di erbe aromatiche e di buccia d’arancia. Bocca perfetta, intensa, sul frutto, di materia, vino dinamico e piacevole, buona la persistenza.

Vigneti Villabella, Chiaretto di Bardolino Classico 2022

Bagaglio olfattivo che regala profumi floreali di bocciolo di rosa, fruttato di mela, pesca, succo d’arancio, soffio minerale e speziato di pepe rosa. Sul palato è un vino che regala energia, più teso che largo, fresco, vibrante, piacevole, bella la sensazione fresco sapida.

Le Morette, Chiaretto di Bardolino Classico 2022

Rosa chiaro di piacevole intensità, olfatto che regala note fragranti e fini di  fragolina di bosco, pesca, bocciolo di rosa, succo d’arancia, buccia di mandarino, erbe aromatiche. Bocca fresca ma succosa, una materia presente ma garbata abbraccia freschezza e salinità per un assaggio fine, intenso e piacevole.

Tenuta La Presa, Chiaretto di Bardolino 2022

Rosa intenso. Naso con toni intensi di fragola, ribes, buccia mandarino, rosa. All’assaggio si dimostra ricco, intenso, pieno, piacevole.

Guerrieri Rizzardi, Chiaretto di Bardolino Classico Keya 2022

Rosa chiaro, possiamo dirlo ora, tipico del Chiaretto. Naso dolce, delicato, elegante che mostra note di pesca, mela rossa, buccia mandarino, rosa, erbe aromatiche, macchia mediterranea. All’assaggio, è vibrante, freschezza e sapidità in prevalenza sul frutto, una amalgama che richiama alla beva.

Gorgo, Chiaretto di Bardolino Bio 2022

Rosa intenso, di buona intensità cromatica. Naso piacevole, intenso e fine. Lampone, fragola, arancio, fiori.Bocca piena, ricca, saporito e persistente. Chiaretto fine e  vivace.

Le Fraghe, Chiaretto di Bardolino Ròdon Bio 2022

Olfatto ridondante di frutti rossi maturi, melograno, fragolina, ciliegia, mela rossa che lasciano il posto a un tocco floreale di glicine e un soffio iodato. Sul palato è ricco, polposo, mostra volume ma anche mette in mostra la vena fresca, minerale, salina.

Le Tende, Chiaretto di Bardolino Classico Bio 2022

Arioso e piacevole al naso, esprime intense note di fragola, lampone, melograno, arancio, fiori rossi e un soffio minerale. Un assaggio concreto e di sostanza, mostra un bel corpo ma sa chiudere con una buona scia minerale e sapida.

Monte del Frà, Chiaretto di Bardolino 2022

Naso delicato, a rincorrersi sono le note di frutti di bosco, ciliegia e pesca con un finale agrumato e iodato. Bocca intensa, equilibrato e piacevole, freschezza e salinità accompagnano un finale dinamico e persistente.

Tinazzi, Chiaretto di Bardolino Ca’ de’ Rocchi Campo delle Rose 2022

Sul calice un bel rosa delicato e tenue. Naso che ti accoglie con un bocciolo di rosa, mandarino, fragolina di bosco. pesca,  erbe aromatiche. Bocca piacevole, ricco nella succosità del frutto, appagante l’allungo fresco sapido cge regale dinamicità, buona la persistenza.

Albino Piona, Chiaretto di Bardolino Albino Piona 2022

Olfatto ricco ed espressivo che si sviluppa su note di mela rossa, ciliegia, melograno, erbe eromatiche. Il sorso è impattante, ingresso materico, ricco, cremoso, presente, piacevole, tutto giocato sulla finezza, mostra freschezza e mineralità salina ottima, e un finale intenso e molto persistente.

Giovanna Tantini, Chiaretto di Bardolino 2022

Olfatto dolce di lampioni, fragoline ed erbe di campo. Piacevole al sorso, fresco sapido e con una buona persisitenza.

Scuola della Formazione Professionale Salesiani Bardolino, Veneto Rosè Il Savio 2022

Naso tipico e preciso, mela rossa, ciliegia, fragoline, tè alla rosa. Bocca che mette in risalto polpa e cremosità, aiutati da una verve fresco sapida che ristabilisce equilibrio.

Morando Lorenzo, Chiaretto di Bardolino 2022

Rosa intenso che vira verso sfumature salmone. Naso di lamponi, melagrana e rose. Leggero in bocca, fresco e diretto. Finale persistente  con una vena salina e minerale che solletica il palato.

Cavalchina, Chiaretto di Bardolino 2022

Grande vivacità all’olfatto, incentrato su fragola, mandarino, arancio, ciliegia, pepe rosa e un sottofondo iodato. Bocca intensa, ricca, molto pacevole, finale dove risalta freschezza e salinità. Altro Chiaretto a cui non manca nulla, pronto a spaziare fra gli abbinamenti gastronomici in scioltezza.

Zeni 1870, Chiaretto di Bardolino Classico Vigne Alte 2022

Naso delicato, a rincorrersi sono le note di frutti di bosco, ciliegia e pesca con un finale agrumato e iodato. Bocca intensa, equilibrato e piacevole, freschezza e salinità accompagnano un finale dinamico e persistente.

Monte Oliveto, Chiaretto di Bardolino Classico 2022

Naso che ti accoglie con un bocciolo di rosa, mandarino, fragolina di bosco. pesca, erbe aromatiche. Bocca piacevole, ricco nella succosità del frutto, appagante l’allungo fresco sapido che regale dinamicità, buona la persistenza.

Le Masterclass

Anche nella prova del tempo il Chiaretto ha saputo cavarsela in maniera egregia. Sempre di più le aziende che hanno a listino dei Chiaretti volutamente vendute dopo 2-3 anni a testimoniare la trasversalità di questo vino e il buon lavoro dei produttori. Sono state presentate 3 annate 2014-2015-2016 di due aziende, Poggio delle Grazie e Tenuta La Presa. I 2 campioni presentati del 2014 presentavano note di evoluzione che sono le note tipiche del Chiaretto, mela rossa surmatura, arancio candito, miele, pietra focaia. Ma la sorpresa più grande è stato trovare un sorso ancora integro, piacevolmente fresco, fine, con note smoky. I 2 campioni del 2015 presentano al naso un fruttato di evoluzione, pesca gialla arancio candito, tocchi fumè e floreali. Al sorso sembra che il tempo non sia passato, freschi, piacevoli, con un tocco salino a chiudere. Nei due campioni del 2016 ho trovato ancora integri gli aromi primari all’olfatto bocciolo di rosa, mela rossa, pesca, note mielate, agrume. Anche sul palato praticamente perfetti, piacevoli, freschi, salini, conservano lunghezza e tensione, davvero sorprendenti.

La masterclass più interessante è stata quella in cui il Chiaretto è stato messo a confronto alla cieca con le tre zone vinicole più importanti per la produzione dei rosati:

Chiaretto di Bardolino VS Mosella, Rioja e Provenza

Dai campioni serviti alla cieca è stato interessante cercare di scoprire quali erano i Chiaretti e se reggevano il passo con gli altri. Devo dire con piacere che oltre ad avere retto il passo, i Chiaretti erano riconoscibili per alcune caratteristiche ormai note che sono quelle della freschezza e fragranza di aromi, con il tocco di arancio “succo, polpa e buccia” identitario della Corvina, quel tocco poi floreale e di erbe aromatiche. Sul palato l’acidità naturale della Corvina si è fatta sentire e la mineralità del suolo morenico è una firma ulteriore. I suoli collinari su cui sono posti i vigneti sono stati creati da antichi ghiacciai, che hanno eroso le montagne portando i detriti a valle. Il suolo morenico assieme alle costanti brezze del lago e all’abilità dei viticoltori, hanno permesso di creare il Chiaretto. Si dimostra ormai un grande vino territoriale da grandi uve a bacca rossa. Nella terza batteria poi è stato interessante rilevare dal confronto con i provenzali che i due Chiaretti, oltre ad essere riconoscibili, erano diversi, uno più fresco, fragrante, salino e l’altro più materico ricco, a bottiglie scoperte la prima azienda è a ridosso del lago e la seconda dell’entroterra, quindi anche il territorio lascia la sua firma. Il messaggio che mi sento di ribadire forte e chiaro è che ormai il Chiaretto, dopo anni di studi e prove, ha raggiunto un equilibrio tale da reggere il confronto con le altre zone “rosa” europee dimostrando come la Corvina, ormai in monovitigno, sia estremamente versatile e dia risultati ottimi nel primo anno di uscita ma anche dopo.

Sono stati presentati anche due Chiaretti da lungo affinamento :

Chiaretto di Bardolino Gaudenzia Villa Cordevigo 2018 Vigneti Villabella

Presenta al naso note succose di mela rossa, melograno, note di pesca, tocco floreale. All’assaggio corpo intenso, ricco, finisce con una scia fresco-sapida che lo slancia, persistente.

Chiaretto di Bardolino Gaudenzia Villa Cordevigo 2019 Vigneti Villabella

Il bagaglio olfattivo mette in evidenza piccoli frutti rossi, arancio candito, komquat, tocco floreale. Sul palato è caldo, ricco, piacevole e fine. Finisce lungo con sensazioni fresche e saline.

…e le sue sottozone

Prima di raccontarvi questi meravigliosi vini vorrei partire questo racconto da lontano, dalla storia. Giovanni Battista Perez nel suo libro del 1900, “Verona e i suoi vini“, mette in campo una ricerca analitica dei vini di Verona dal 1895 al 1899, di ciascuna zona della provincia di Verona, di cui evidenzia i Cru riconosciuti all’epoca, i prezzi, la quantità di alcol ecc., segnando la prima mappatura ufficiale di una provincia e di una zona nella storia italiana. Su questo libro Perez scrive quello che è noto anche ad altri autori, ovvero che i vini di quello che identifica come Gardesana, cioè l’area di produzione del Bardolino, erano suddivise in 3 ripartizioni distrettuali perché all’epoca le aree amministrative si chiamavano distretti:

Tre aree, secondo quello che scrive nel libro dal 1825, che i negozianti di vino usavano per distinguere i vini della Gardesana già dal 1825. 30 anni prima, per inciso, della classificazione di Bordeaux, avvenuta nel 1855. Ma nel libro si dice anche che questi vini venivano fatti affinare nei canevini, cioè nelle cantine sotterranee sotto la Rocca di Garda, e poi attraverso la ferrovia di Peschiera venivano inviati nei grandi Hotel della Svizzera dove erano “spacciati per Beaujolais”, tanto che si trovavano nelle liste vini assieme ai Cru del Beaujolais e della Borgogna, così che nei grandi alberghi della Svizzera potevi trovare Pommard, Fleurie e Montebaldo.

Cosa è successo, poi, nel tempo? Che sull’onda del grande successo del Bardolino venivano spacciati per Bardolino vini provenienti da aree diverse compresa la parte bresciana con Barbere e Groppello, senza che si facesse più attenzione alle caratteristiche di ogni singolo Cru, portando questi Cru a perdere in identità territoriale. Successivamente, con la zonazione portata avanti dal Prof. Scienza, si è dimostrato da ricerche sui suoli, su ricerche sul clima e su ricerche legate alla microvinificazione della Corvina che effettivamente esistono 3 macro-aree, perché il clima varia spostandosi da sud verso nord, dal lago verso l’interno, e variano le altitudini e le escursioni termiche in un modo così evidente da riattualizzare la divisione dei 3 Cru che avevano già individuato i commercianti di vini già nella prima metà del 1800.

Il Consorzio altro non ha fatto che ripristinare questi 3 territori portando a uno stile di vino che fosse quello coerente con l’epoca, quindi affinamenti più prolungati, divieto assoluto di appassimento, divieto di affinamento in legno: devono essere dei vini molto eleganti, molto fini, con un potenziale di longevità molto consistente senza alcol in eccesso; devono avere lo stile le caratteristiche dei vini gardesani, grande acidità, grande freschezza, grande presenza di piccolo frutto e di spezie. Ultimo ma non ultimo, è necessario che seguano le caratteristiche delle zone, in quella più a Sud prevale la ciliegia, la marasca e il pepe; nella zona costiera il lampone e la cannella; nella zona più interna prevale la fragola e il chiodo di garofano. Sono state quindi provate micro-vinificazioni della Corvina dal 2008, che al tempo era consentita al 65% nel Bardolino e successivamente è stata portata all’80% e con l’ultimo disciplinare al 95% – e si è visto che, oltre ad essere differenti, avevano un potenziale di longevità grandissimo, tanto che di recente sono state aperte bottiglie del 2006, ancora giovanissimo.

Quindi una Corvina delle 3 zone sopraindicate allevata come si deve, con rese basse e vinificazioni scrupolose, non ha nessun problema a tenere almeno 15 anni, anzi, nel tempo sviluppa meglio la parte speziata e officinale, il tutto con una percentuale di alcol bassa, contenuta a 12,5 e in alcune aree del Montebaldo, sebbene in quelle più fresche fatica ad arrivare a 12. L’obiettivo è dunque quello di specializzare i vigneti da Bardolino e i vigneti da Chiaretto: i vigneti piantati in fondovalle e su terreni pianeggianti andranno benissimo per il Chiaretto, che ha bisogno di acidità molto spinte. Quelli che andranno a produrre i rossi saranno quelli meglio esposti, i Cru storici capaci di produrre delle Corvine che avranno lunghissima longevità.

Ma non solo, anche la conduzione del vigneto sarà diversa: per arrivare a fare un buon Chiaretto si deve arrivare ad avere la maturità  completa 10-15 giorni prima del Bardolino, quindi si deve gestire la parete fogliare in modo diverso perché la Corvina si tende a scottare se esposta al sole; se si vuole arrivare ad avere acidità e anche maturità fenolica deve invece essere più esposta, e quindi pensare al vino già dal vigneto, cosa che fa la maggior parte dei produttori gardesani differenziando già da tempo i vigneti da Chiaretto e quelli da Bardolino. Questo è anche il significato della Rosé Revolution del 2014: in quell’occasione fu messo nero su bianco che i vini rosa non sono vini di cantina ma sono vini di vigneto, determinando una trasformazione culturale enorme per l’Italia, abituata a pensare al vino rosa come a un vino di cantina.

La prima annata delle sottozone del Bardolino è stata la 2020, in deroga perché il disciplinare è stato approvato il 14 aprile del 2021, però i produttori che avevano fatto la scommessa di produrre già secondo il disciplinare nuovo di produzione hanno potuto rivendicare l’annata 2020, con il nuovo disciplinare devono uscire almeno dopo un anno dalla vendemmia, ma anche dopo 2-3 anni dalla vendemmia.

La critica internazionale sta dando ragione della strada iniziata: sono, infatti, vini solo apparentemente semplici, in realtà complicatissimi, che consentono però grande apertura in termini di sperimentazione. Per disciplinare sarà obbligatorio indicare prima il nome del Cru e poi quello della denominazione per evidenziare le 3 macroaree prima del vino, che potrà essere scritto a grandezza doppia rispetto a quello della denominazione. Una delle ragioni per cui questi vini stanno raccogliendo molto interesse è la contenuta gradazione alcolica – sotto i 13 gradi – ormai rarissima.

Se per molte persone vale ancora la regola che la complessità di un vino va di pari passo con la sua struttura, l’alcol, l’affinamento in legno e il prezzo, le sottozone del Bardolino sono qui a dimostrare esattamente il contrario.

Le tre sottozone

Qui di seguito le caratteristiche specifiche delle 3 sottozone.

Il Distretto Montebaldo comprende le porzioni dei territori comunali di Affi, Caprino Veronese Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese ricadenti all’interno della zona del Bardolino. È la parte di territorio più interna, verso nord, ai piedi del Monte Baldo, caratterizzata da altitudini medie più elevate e dalla presenza di rilievi quali il Monte Moscal e la Rocca di Rivoli. Comprende la piana fluvioglaciale che separa i due apparati morenici del Garda e dell’Adige. Ha escursioni termiche più elevate e una maggiore piovosità.

Il Distretto La Rocca comprende le porzioni dei territori comunali di Bardolino, Castelnuovo del Garda, Garda, Lazise, Peschiera del Garda e Torri del Benaco ricadenti all’interno dell’area del Bardolino. Occupa la riviera gardesana e il suo primo entroterra, sulle colline moreniche più fini, vicine al lago, e su quelle medio-recenti, interne. È caratterizzata, a nord, dalla presenza del colle della Rocca e del monte Luppia. Secondo la classificazione descritta dal Perez nel 1900 corrisponde nella sostanza a quella che veniva chiamata la “Plaga Gardense”.

Il Distretto del Sommacampagna comprende le parti dei territori comunali di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio ricomprese nella zona di produzione del Bardolino. Rappresenta la parte sud-orientale della cerchia morenica gardesana, corrispondente al Distretto ottocentesco che il Perez nel 1900 descriveva come “Colli morenici meridionali”, che includeva le località del perimetro “toccante l’alta pianura”, nel perimetro dell’antico distretto nord di Villafranca.

Da questo percorso fra le sottozone del Bardolino, ma anche fra le ultime due annate del Classico ne esce un quadro confortante, un vino estremamente versatile, di buona complessità, fresco, piacevole, per tutti i palati. Sa dimostrare complessità con disinvoltura, con la raffinatezza della Corvina di questa area, che sorprende ancora una volta, perché mette in campo un vino da tutte le stagioni, da carne, da pesce, da verdure, da primi piatti, un vino che sa stare a tavola con tutto, dalla grande versatilità, estremamente moderno e contemporaneo.

Il filo che unisce la maggior parte dei Bardolini assaggiati è una nota olfattiva che si ritrova molto spesso di arancio che va dal succo, alla buccia, alla canditura, note che difficilmente si ritrovano in altri vini rossi. Un plauso alla bravura di questi viticoltori che con sapienza e caparbietà sanno interpretare questo angolo di Veneto in maniera egregia, iniziando con la Rosè Revolution del 2014, passando per Bianco di Custoza e Bardolino con le sottozone.

Un immenso grazie ad Angelo Peretti che ci ha dedicato tempo prezioso raccontandoci con immenso entusiasmo questo grande lavoro, così come ad Andrea Vantini che ha selezionato per noi quanto di meglio da assaggiare.

Sottozona La Rocca

La Rocca Bardolino 2020 Poggio delle Grazie            

Spettro olfattivo ampio e intrigante, grande espressione aromatica.  Frutti rossi e neri, mora, lampone, fragola, scorza d’arancio, note pepe.  Il sorso è fresco, gustoso, avvolgente, fragrante, fine, lunghissimo. Ottima persistenza. Con assaggi come questo si capiscono le potenzialità di questo vino, splendido. 93/100

La Rocca Bardolino 2020 Giovanna Tantini                

Bouquet delicato e suadente, di grande espressività aromatica, ribes rosso, lampone, arancio, fragolina.  Bocca finissima, di grande eleganza, grandissimo assaggio, equilibrato, dalla grande salivazione che invita alla beva. 92/100

La Rocca Bardolino Bio 2020 Casaretti      

Olfatto intenso, mediterraneo. Riconoscimenti puliti e chiari di piccoli frutti rossi, buccia d’arancio, floreale di rosa.  Bocca finissima, brilla per succosità, sapore ed armonia,  tannino di ottima fattura, salino con rimandi di arancio essicato. 91/100

La Rocca Bardolino Soracuna 2021 Villa Calicantus    

All’olfatto regala sensazioni profonde di frutti rossi, mora, ciliegia, mirtillo, immancabili note arancio, floreali e speziate. Assaggio voluttuoso che si sviluppa grazie a una rinfrescante acidità e una sferzata sapida che impreziosisce una lunghissima persistenza. 90/100

Sottozona Monte Baldo

Montebaldo Bardolino Morlongo Anniversario 50° Vendemmia 2020 Vigneti Villabella                 

Profilo olfattivo di pregio, buccia d’arancio essiccato, pepe, frutti neri, ribes nero, mirtillo, pepe, tocco floreale. Il sorso, animato da un’acidità in sintonia con la delicatissima trama tannica, è scorrevole e ne richiama subito un secondo. Finale persistente su note smoky, di tabacco dolce. Vino completo e complesso. 93/100

Montebaldo Bardolino Brol Grande Bio 2020 Le Fraghe                     

Naso attraente grazie alle intriganti note di piccoli frutti rossi, arancio, spezie, cannella.  In bocca mostra grande equilibrio, la generosa materia si integra appieno col setoso tannino e con una buona spalla acida, accompagnandoci verso un sapido finale lunghissimo. Super. 93/100

Montebaldo Bardolino San Verolo 2020 Gentili

Naso di grande espressione, arancio essicato, cannella, pepe.  Bocca di grande volume e dimensione, finissimo e lunghissimo. 92,5/100

Montebaldo Bardolino Eocene Bio  2020 Bigagnoli             

Profumi schietti, decisi di marasca, lampone, fragoline, arancio, tocco di spezie dolci, pepe, cannella. Il sorso offre un buon volume, il tannino non invade ma accompagna, sottolineando freschezza e corpo. Persistenza lunga e fruttata. 92/100

Montebaldo Bardolino Le Grotte 2020 Vinicio Bronzo 

Raffinata l’impronta olfattiva che esordisce con buccia e succo d’arancio, ciliegia rossa, lampone, cannella, chiodo di garofano, liquirizia, menta. Bocca finissima, precisa e fine, vino con energia, carattere ottimo lo spunto finale. 92,5/100

Sottozona Sommacampagna

Sommacampagna Bardolino 2020 La Rocca Monte del Frà                

Quadro olfattivo che disegna una fruttato delicato di ciliegia, fragola, a seguire grande spinta di erbe aromatiche, spezie piccanti, pepe, zenzero, noce moscata, timo, maggiorana.  Il sorso è gustoso, avvolgente, di volume pieno, ricco, intenso, freschezza e sapidità rendono la beva succosa e appagante. 92/100

Bardolini Classici

Bardolino Classico Brol Grande Bio 2019 Le Fraghe               

Olfatto che si propone con un  dolce agrumato all’esordio e prosegue con succose note di frutti rossi.  Scorre dinamico al palato con rinfrescante freschezza e sapidità che si supportano a vicenda regalando pulizia e ricordi finali agrumati. 91/100

Bardolino Le Fontane 2021 Corte Gardoni                     

Propone un ventaglio odoroso che parte dalla buccia di arancio essiccata, per arrivare alla frutta lampone, fragolina, ciliegia e finisce con soffio di cannella, pepe.  Assaggio di grande espressività, materico e freschissimo, capace di unire potenza e finezza. Ancora giovane, saprà sorprendervi fra qualche anno. 90/100

Bardolino Classico Bio 2021 Le Tende               

Naso attraente per le sue note intense di frutti rossi lampone, ciliegia, mora, soffio agrumato.  Ottimo l’equilibrio, sostenuto dalla freschezza e soprattutto, da un tannino elegante e non invadente. 90/100

Bardolino Classico 2021 La Rocca

Olfatto intenso e stratificato, decisamente complesso con note di frutti rossi e neri, spezie, floreale, candito di arancio.  Sorso compatto e generoso, il tannino educato e la convinta freschezza fanno pensare a una sicura longevità. 89,5/100

Bardolino Classico 2021 Raval          

Esordio agrumato all’olfatto seguito da note di fragole, ciliegia, ribes rosso, tocco floreale. Intensa la beva, sostenuta da una generosa freschezza, si allunga piacevolmente con ricchi ritorni aromatici. 89,5/100

Bardolino Vicentini 2021 Le Muraglie                  

All’olfatto sprigione energiche suggestioni di piccoli frutti di bosco, floreale, speziato. Sorso elegante e dinamico, efficaci le combinazioni fresche, sapide e morbide che regalano equilibrio. 89,5/100

Bardolino Classico Bio 2021 Casaretti                

Articolato scenario olfattivo con succose note di arancia sanguinella seguita da piccoli frutti rossi, tocco speziato. Niente di meno il palato, che unisce carnosità fruttata, un tannino finissimo e ottima persistenza. 89,5/100

Bardolino Classico Vigna le Giare 2020 Lenotti            

Naso di grande finezza, che esordisce con l’immancabile nota di arancio, prosegue con frutti rossi, ciliegia, lampone, ribes e finisce con pepe nero e cannella. Raffinata la tessitura gustativa, freschezza, sapidità e morbidezza si incrociano in un  avvincente equilibrio. 89/100

Bardolino Le Fontane 2019 Corte Gardoni                     

Olfatto di buona complessità che esordisce con un dolce agrumato, prosegue poi con lampone, fragolina, pepe, tocco floreale. Sorso dai generosi rivoli freschi e sapidi, equilibrio impeccabile e lunga persistenza di agrumi. 89/100

Passione, tradizione e innovazione

Il paesaggio che si incontra fra Sommacampagna e Custoza offre degli scorci meravigliosi, le dolci colline disegnano angoli unici, nei campi ci sono terre moreniche che i ghiacciai, nel loro ritirarsi, hanno lasciato nell’ampio anfiteatro a oriente del lago di Garda. Terre biancastre a struttura leggera, composte di sassi e ciottoli di vario diametro, humus e limo, ricche di carbonato di calcio e con PH elevato. Su queste terre nasce il Bianco di Custoza, frazione di Sommacampagna che dà il nome al vino, nato dal matrimonio delle uve autoctone garganega, trebbianello o bianca fernanda e trebbiano toscano, successivamente allargata altri 14 comuni limitrofi, l’anno scorso la denominazione del Bianco di Custoza ha compiuto 50 anni.

L’azienda si può considerare ormai storica, nasce nel 1973, e si chiama Azienda agricola Gorgo. Dagli iniziali 22 ettari la proprietà attualmente si estende per 55 ettari quasi per intero nelle zone di produzione del Custoza e del Bardolino, completamente in regime di agricoltura biologica. La proprietaria dell’azienda è Roberta Bricolo, donna brillante con grande passione, che ricopre anche la carica di Presidente del Consorzio di Tutela del Vino Custoza, e questa grande passione la trasmette con eloquenza, quando parla del suo territorio e dei suoi vini. L’eredità che porta avanti è una grande responsabilità, anche perché le denominazioni dei suoi vini hanno passato momenti tristi e bui ma il vento è cambiato molto, per questo partirei con il racconto proprio da loro, dai tre Custoza: vini finissimi, estremamente contemporanei, uniscono fragranza e complessità al grande potenziale, pur nell’immediatezza.

La Degustazione

Custoza Doc Bio 2021 Azienda Agricola Gorgo

Profilo olfattivo purissimo, croccante, fragrante, con un incipit di frutta a polpa gialla, mela golden, pera kaiser, pesca, agrume, prosegue con calde note di fieno, erbe aromatiche, fiori di campo e uno sbuffo di pietra focaia. Il sorso è fresco, gustoso, materico e avvolgente, sorprendente, appaga il palato con la calda cremosità spinta da una salivante acidità e un tocco salino, ottima la persistenza. Un Custoza dal piacere quotidiano, il biologico riesce a dare grande purezza espressiva, e anche un vino d’ingresso riesce a dare grandi emozioni in termini di piacevolezza. 91/100

Custoza Doc Bio San Michelin 2021

Un’autentica esplosione olfattiva… calde note tropicali di passion fruit, papaya, mango, ananas, melone, pesca gialla introducono il gran finale con tocco floreale, di cera d’api, agrume candito, sbuffo minerale. Sul palato è piacevolmente appagante, ritmato da una calda materia che avvolge il palato, non manca la freschezza e la verticalità vero riferimento dello sviluppo gustativo. Crea grande salivazione, apprezzabile nel lungo finale dove si apprezza la nota salina intensa di questo grande Custoza. 92/100

San Michelin è il nostro Cru ma è anche la storia di una causa decennale da parte della multinazionale francese Michelin. Nel 1990, infatti, riceviamo una citazione per concorrenza sleale perché con quella parola si induce il consumatore in errore. Così ci chiedono un risarcimento di 2 euro per ogni bottiglia prodotta dal 1975. Noi con il migliore avvocato che potevamo permetterci iniziamo a difenderci, vinciamo in primo grado a Verona, poi fanno appello a Venezia, dove un giudice molto preparato ci dà ragione per la seconda volta, mettendo in campo il vigneto con i relativi mappali che dà il nome al vino che fa riferimento a una chiesa del ‘500 devota a San Michele: ebbene, dal momento che la via che porta alla chiesa si chiama San Michelin, è stato ricostruito il caso per cui si può chiamare Michelin in dialetto veneto. Verdetto: chi perde deve pagare anche la pubblicità, quindi su tutti i giornali ha avuto grande cassa di risonanza e in parte ci ha ripagato di tutte le paure che questa causa ci ha provocato. Ci piace pensare, insomma, che il Santo ci abbia protetti, è anche per questo che siamo particolarmente legati a questo vino.” – chiosa Roberta Bricolo.

Si tratta del primo cru aziendale o vigneto singolo – che ha ad oggi 56 anni – quindi piante larghe, grosse, con resa bassa, a guyot, esposta a Sud, situato a Sommacampagna a 3 km dalla sede. Lo stesso terreno, in realtà è più biancastro, più argilloso, che conferisce al vino la possibilità di un lungo affinamento. Nel taglio c’è più garganega che dà un frutto più maturo, più giallo e più struttura, anche se la bevuta e la freschezza non si discosta molto dal Custoza base, sebbene sia più sofisticato e abbia più eleganza: tutta l’essenza del territorio.

Custoza Superiore doc Summa 2020                                                      

Dal calice emerge un bouquet di frutta gialla pienamente matura, melone bianco e giallo, pesca, mela golden, mango intercalate da note di tostatura, affumicate, di pietra focaia, polvere pirica, grafite.  Al gusto si dimostra energico e di carattere, una ricca materia delizia l’ingresso sul palato, mostra i muscoli e la buona struttura, buona la scia fresco sapida che lo slancia in un lungo finale. Un vino completo e complesso che dimostra la grande potenzialità del territorio. 92/100

Summa è la sintesi della nostra conoscenza del territorio: nei 53 ettari viene scelto il meglio di ogni varietà, nel posto più bello, con la migliore esposizione, queste uve vengono vendemmiate più tardi. Quindi, il rigore di un protocollo più lungo in cantina: tutto è più lento e più lungo, con massima concentrazione: una terza interpretazione del Custoza.

Anche il lavoro con la corvina, a queste latitudini, da vini straordinari e diversi dalla vicina Valpolicella. Per questo è d’uopo dare risalto anche al Chiaretto e alla corvina in purezza, due splendidi vini fragranti e di puro piacere.

Chiaretto di Bardolino Doc Bio 2021

Impatto olfattivo travolgente, apre su sfumature di bocciolo di rosa, ribes rosso, fragoline di bosco, pompelmo rosa, tamarindo, tocco floreale e di erbe aromatiche (timo, maggiorana, origano), per chiudere con un soffio di pietra focaia. Bocca dinamica, si apprezza il frutto, la materia con cui apre, sospinta da tanta freschezza e vivace salinità. Vino equilibrato e finissimo. 91,5/100

La storia del Chiaretto di Bardolino parte dalla sua uva, la corvina che, essendo povera di antociani, colora poco, infatti in Valpolicella per ottenere grandi rossi vanno fatte macerazioni lunghissime o rifermentazioni: non è un’uva colorata, è fisiologicamente nata per fare il rosa. La storia del Chiaretto parte dai romani che, conquistando quella che era la Gallia Cisalpina e Transalpina, presero le zone del Garda e della Provenza, nel 400 a.C., introducendo il torchio per la vinificazione. Quindi due zone che hanno lo stesso clima mediterraneo: le uve sono diverse ma la tecnica è uguale, fare un vino rosa salato e sapido qui è possibile, basta essere rispettosi della materia: niente verde, niente tannino. “Ogni anno siamo in crescita – commenta Roberta – questo è stato il primo vino da uve a bacca rossa, ci sono mercati che lo consumano 12 mesi all’anno e questo ci gratifica di tutti gli sforzi fatti.  L’anno scorso Wine Enthusiast nella classifica dei migliori vini del mondo sotto i 15 pound, al primo posto per l’Italia, ha messo il nostro Chiaretto al 17° posto.

Corvina Veronese IGT Bio Cà Nova

Naso di grande complessità, denso di note fruttate mature – prugna, ciliegia, more di rovo – per poi aprirsi su note floreali di rosa e violetta, speziato di pepe nero, cannella e soffio mentolato. Sorso espressivo, ritmato dal fine intreccio di calore, materia avvolgente e spinta fresco-sapida. Ottima la persistenza. 90/100

La corvina di Custoza, essendo più a Sud e con più influenza del Lago, viene più matura. È la sensazione che si ha quando la si confronta con le Corvine del Nord: è come se il tannino si trasformasse in dolcezza e morbidezza, mentre quello del Nord è più profondo, con grandi corpi con necessita di estrazioni molto lunghe. Questo vino racconta la corvina di Custoza, non si deve paragonare a Valpolicella, è la fotografia del territorio, poco legno e massima espressione. Un’alternativa al Bardolino.

Il Rabitto Rosso Veronese IGT 2016

Le uve che per tradizione compongono il blend di questo storico vino provengono tutte da uno stesso appezzamento, secondo un antico uso del luogo, sono corvina, merlot, sangiovese e cabernet sauvignon. Per aggiungere personalità e carattere, il Rabitto subisce un affinamento in legno. Si esprime, quindi, con calde note di frutta matura, marasca, prugna e more di rovo al naso, a cui si intersecano soffi floreali e speziati di pepe nero, ginepro, tocco fumé e di eucalipto nel finale. Sul palato entra avvolgente e cremoso, salvo poi mettere in risalto un tannino vigoroso e una nota fresco sapida che lo slancia in un lungo finale. Buona la persistenza. 90/100

La scelta del biologico

Passeggiando fra i vigneti Roberta Bricolo mi racconta che “il Biologico è il mondo che ci rappresenta“. Già con questa visione, infatti, Roberta riceve il testimone dai genitori per intraprendere dal 2014 il percorso di conversione di tutti i vigneti dell’Azienda, che consta oggi di 55 ettari vitati certificati: un colpo d’occhio meraviglioso, ”il Bio è una scelta etica e morale prima di tutto ed è il motivo principale per cui si intraprende questa strada perché se si guardano i costi… ci vorrebbero delle persone in grado di occuparsi solo dell’erba”.

Tre volte l’anno, inoltre, a sorpresa, vengono fatti prelievi di suolo e di foglie della pianta: già questo testimonia della assoluta accuratezza di mantenimento del protocollo.  I sovesci vengono alternati anno per anno sia nella parte dove c’è il Guyot sia nella parte delle pergole. I vigneti, inoltre, sono guardati a vista da due splendidi gelsi centenari… Il punto più alto è a 120 metri e il ritirarsi dei ghiacciai ha generato questo andamento dolce e morbido, e un terreno estremamente variegato se ci si sposta anche di pochi metri: con il biologico si cerca di preservare questo dono del terroir, unito al clima mitigato dal lago, ventoso ma con temperature mai troppo continentali. Una freschezza che si riflette nei vini, che presentano tanta ricchezza di aromi fruttati, agrumati e con imprinting salino e minerale.

L’azienda si può definire fondamentalmente bianchista: i bianchi valgono il 70% della produzione, ovvero 500.000 bottiglie prodotte. Per il Gorgo il mercato Italia vale il 40%, ma tutti i vini sono presenti nei paesi europei, Stati Uniti sia East Coast che California, Canada e Giappone.

Quanto alla percezione, “quando viene assaggiato il Custoza fuori dall’Italia piace: è un vino versatile, ha caratteristiche di bevibilità ottime, un punto di bevuta moderno, al passo con i tempi e con i vari tipi di cucina. Il vino resta salino, fresco e legato alla territorialità, al prodotto autoctono: per disciplinare il taglio Custoza deve avere per almeno il 70% delle classiche quattro uve della zona: garganega, trebbianello, cortese, detto localmente bianca fernanda, e trebbiano toscano. Ciascuna delle quattro non può rappresentare più del 40%, così si ha la certezza matematica che servono almeno tre varietà per fare il Custoza, garantendo il concetto di blend e lasciando a ogni produttore la possibilità di crearlo, garantendo il rispetto della tradizione. Si possono usare anche e massimo fino al 30% delle cosidette complementari come chardonnay, riesling renano, incrocio manzoni.

Lavorare con un blend per i produttori è un plus perché ogni varietà apporta qualcosa al vino. Il fatto, poi, che dalla precoce alla tardiva passa un mese e mezzo di tempo, in vendemmia, anche nelle annate difficili, significa che qui si riesce a lavorare con quello che si è raccolto meglio. Del resto, leggenda vuole che solo qui ci siano tutte queste varietà perché questa zona di Verona è sempre stata zona di scambi: le stesse barbatelle erano usate come moneta di scambio – ecco perché qui si piantavano varietà diverse – e i campi nuovi prevedevano sempre più varietà assieme. Il Bianco di Custoza nasce per questo ben prima del riconoscimento della DOC, del 1971. Il messaggio – che spero arrivi forte e chiaro – è quello di approcciarsi a queste denominazioni con occhi diversi, senza pregiudizi. Si scopriranno così vini godibili ma di grande spessore.”

                                            

Focus sull’Anteprima Chiaretto 2021

La voglia di vino rosa in Italia conta sempre più appassionati, complice  l’esigenza di cercare un vino che possa accompagnare allo stesso tavolo verdure, carne e pesce con semplicità, con piacere, con spensieratezza. L’Anteprima Chiaretto 2021 ha dimostrato nei 50 campioni degustati vini con identità, mai banali, precisi, solari e fragranti, complice un’andamento climatico che ha permesso di arrivare all vendemmia con uve in ottimo stato. “Le condizioni climatiche del 2020 hanno consentito un perfetto sviluppo delle componenti aromatiche fruttate delle uve, che si traducono nel Chiaretto di Bardolino nella presenza soprattutto di agrumi e piccoli frutti di bosco. Le caratteristiche del microclima locale, invece, hanno garantito la presenza di quelle componenti di freschezza e di sapidità che sono tipiche del Chiaretto di Bardolino.” – ha dichiarato Andrea Vantini, responsabile dell’area tecnica del Consorzio. Grandi novità anche nell’ambito legislativo, il 12 di aprile è stato pubblicato il nuovo disciplinare nella Gazzetta Ufficiale, da allora è possibile scrivere in etichetta Chiaretto di Bardolino. Con la vendemmia 2021 la vecchia dicitura scompare. La seconda novità è che fra i vini in anteprima, annata 2020, che sono pronti ad entrare in commercio ci sono 2 vini del 2019 e 1 vino del 2018, anch’essi en primeur, poiché un numero crescente di aziende produttrici, non solo produce più di 1 Chiaretto, ma 2, 3 anche 4 tipologie, e destina vigneti specifici o lotti di uva che possono sopportare un più lungo affinamento, che può essere svolto in acciaio, anfora o cemento. Siamo di fronte ad un’ulteriore evoluzione del concetto di Chiaretto. A tutto ciò c’è l’aggiunta nel disciplinare che identifica il Chiaretto di un’aggettivo che indica il colore che è il rosa chiaro. Dalle 4.500.000 bottiglie prodotte nel 2008, il Chiaretto raggiunge una stabilità consolidata con 10 milioni di bottiglie annue.

Chiaretto di Bardolino Doc

Una denominazione con 50 anni di storia, tre le prima in Italia a ottenere la Doc nel 1968, da allora ha avuto un  percorso altalenante fatto di saliscendi, spesso ha espresso vini con poca identità, né bianchi né rossi, relegati a essere gregari e consumati solo nel periodo estivo. Dal 2014 il vento è cambiato, una grande inversione di rotta è stata fatta, si chiama Rosè Revolution, e si pone l’obiettivo di dare aria nuova a questo vino, di farlo diventare leader fra i rosati italiani, si vinifica applicando le tecniche in uso a latitudini maggiori della nostra, spingendoci a produrre quasi dei blanc de noir, e cioè dei vini quasi bianchi ottenuti da uve rosse, le macerazioni delle bucce col mosto sono molto brevi per ottenere colori molto chiari e sviluppare al massimo gli aromi primari delle uve e inoltre si è alzata la percentuale di Corvina fino al 95%.

I nostri migliori assaggi:

Chiaretto di Bardolino Classico Decus 2020 Lenotti 

Rosa intenso che vira verso sfumature salmone. Olfatto ricco ed espressivo che si sviluppa su note di mela rossa, ciliegia, melograno, erbe eromatiche. Il sorso è impattante, ingresso materico, ricco, cremoso, presente, piacevole, tutto giocato sulla finezza, mostra freschezza e mineralità salina ottima, e un finale intenso e molto persistente. 92

Chiaretto di Bardolino 2020 Giovanna Tantini   

Rosa di media intensità. Bagaglio olfattivo piacevole, regala profumi floreali di bocciolo di rosa, fruttato di mela, pesca, succo d’arancio, soffio minerale e speziato di pepe rosa. Sul palato è un vino che regala energia, più teso che largo, fresco, vibrante, piacevole, bella la sensazione fresco sapida e l’ottima persistenza con l’accenno tannico che solletica. 92

Chiaretto di Bardolino i Territori 2020 Tenuta la Presa 

Rosa chiaro, aggettivo più che mai azzeccato. Olfatto da manuale del Chiaretto, si riconoscono tutte le note più tipiche, frutti rossi succosi e croccanti, tocco floreale di bocciolo di rosa, rintocchi speziati, di erbe aromatiche e di buccia d’arancia. Bocca perfetta, intensa, sul frutto, di materia, vino dinamico e piacevole che conferma l’evoluzione dei vini rosati di questa denominazione. Finale persistente  con una vena salina e minerale che solletica il palato. 92

Chiaretto di Bardolino Classico Gaudenzia 2018 Villa Cordevigo

Sul calice si apprezza il rosa di media intensità. All’olfatto dimostra di avere tutti i riconoscimenti tipici della denominazione, danzano assieme piccoli frutti rossi, lampone, fragolina, ribes, ciliegia con un deciso tocco floreale di rosa, peonia e un finale sulle spezie come il pepe rosa  e macchia mediterranea a chiudere. Di grande levatura il sorso, ricco e materico, fine e saporito, dal deciso allungo fresco salino e un lieve tocco di tannino che dà l’ultima pennellata. 92

Chiaretto di Bardolino Birò 2020 Le Muraglie 

Rosa chiaro di piacevole intensità, olfatto che regala note fragranti e fini di  fragolina di bosco, pesca, bocciolo di rosa, succo d’arancia, buccia di mandarino, erbe aromatiche. Bocca fresca ma succosa, una materia presente ma garbata abbraccia freschezza e salinità per un assaggio fine, intenso e piacevole. 91

Chiaretto di Bardolino Classico 2020 Righetti Enzo  

Intenso il rosa con sfumature cerasuolo. Intenso ed intrigante l’olfatto che presenta un frutto succoso fragola, ribes, ciliegia, buccia mandarino, rosa, erbe aromatiche. Al palato si conferma un vino energico e ricco, intenso, pieno, piacevole, mette in mostra la compresenza di note larghe che poi si stringono in note verticali, con un finale fresco e salibn, quasi iodato. 91

Chiaretto di Bardolino Pink Diamond 2020 Costadoro

Appare rosa intenso con sfumature salmone. Gran intensità all’olfatto, incentrato su fragola, mandarino, arancio, ciliegia, pepe rosa e un sottofondo iodato. Bocca intensa, ricca, molto pacevole, finale dove risalta freschezza e salinità. Altro Chiaretto a cui non manca nulla, pronto a spaziare fra gli abbinamenti gastronomici in scioltezza. 90.5

Chiaretto di Bardolino 2020 Albino Piona 

Rosa chiaro, possiamo dirlo ora, tipico del Chiaretto. Naso dolce, delicato, elegante che mostra note di pesca, mela rossa, buccia mandarino, rosa, erbe aromatiche, macchia mediterranea. All’assaggio, è vibrante, freschezza e sapidità in prevalenza sul frutto, una amalgama che richiama alla beva. Finale persistente e salino. 90.5

Chiaretto di Bardolino Terre di Castelnuovo Vitevis 

Rosa intenso, al naso si apprezza un bel gioco  fra lampone, fragola, melograno, buccia d’arancio, fiori, una speziatura di pepe rosa e una scia iodata. Bocca piena, ricca, mette in mostra una bella cremosità del frutto per chiudere con la compresenza di tutte le componenti fruttato, fresco, salino, buona la persistenza. A tavola sicuramente la bottiglia finirà in fretta. 90

Chiaretto di Bardolino 2020 Villa Medici 

Rosa intenso, di buona intensità cromatica. Olfatto ridondante di frutti rossi maturi, melograno, fragolina, ciliegia, mela rossa che lasciano il posto a un tocco floreale di glicine e un soffio iodato. Sul palato è ricco, polposo, mostra volume ma anche mette in mostra la vena fresca, minerale, salina. Chiaretto  fine e  vivace. 89.5

Chiaretto di Bardolino Vigne Alte 2020 Zeni 

Si presenta sul calice con una carica cromatica più intensa della media. Arioso e piacevole al naso, esprime intense note di fragola, lampone, melograno, arancio, fiori rossi e un soffio minerale. Un assaggio concreto e di sostanza, mostra un bel corpo ma sa chiudere con una buona scia minerale e sapida, un vino con sicure prospettive di crescita, che conferma che il Chiaretto sa essere vino immediato ma anche vino che può evolvere e migliorare. 89

Chiaretto di Bardolino 2020 Cavalchina 

Rosa di media intensità con leggere sfumature corallo. Naso delicato, a rincorrersi sono le note di frutti di bosco, ciliegia e pesca con un finale agrumato e iodato. Bocca intensa, equilibrato e piacevole, freschezza e salinità accompagnano un finale dinamico e persistente. 89

Chiaretto di Bardolino Bio 2020 Gorgo 

Sul calice un bel rosa delicato e tenue. Naso che ti accoglie con un bocciolo di rosa, mandarino, fragolina di bosco. pesca,  erbe aromatiche. Bocca piacevole, ricco nella succosità del frutto, appagante l’allungo fresco sapido che regale dinamicità, buona la persistenza. 89