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Thai Street Food, seconda parte

Dopo aver assaggiato lo street food di Bangkok, ci siamo addentrati in alcuni tra i più famosi luoghi nei dintorni della capitale. Come in città, anche nelle campagne, per le spiagge e in altre zone della Thailandia, tutto orbita intorno al cibo.
Questa cucina di strada è il frutto del melting pot di culture straniere che si sono incontrate e amalgamate nel corso degli anni. E’ una cucina-crocevia di sapori; influenze cinesi, arabe, birmane, malesi, cambogiane, vietnamite e indiane hanno dato vita ad un originalissimo ibrido culinario.
Thai Street Food, Thai, Bangkok,
Le abitudini dei thailandesi sono caratterizzate dalle preparazioni di singole pietanze, le cui gestualità sono sinonimo di cultura e tradizione.
Thai Street Food, Thailandia, Bangkok,
Ad un’ora di macchina a sud-ovest di Bangkok c’è la cittadina di Samut Songkhram.
Ci troviamo nella provincia di Ratchaburi. Siamo vicinissimi al mare e la comunità agricola locale anima l’intera zona allestendo bancarelle con prodotti freschissimi.
Ci imbattiamo subito in un chioschetto ambulante gestito da una simpatica vecchietta che delizia i passanti con zuppa di cocco e Pad Thai. I cucinieri di strada sono molto attenti ad allestire le vetrine delle loro cucine mobili.
zucca di cocco e pad thai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Qui c’è l’imperdibile Meaklong Railway Market.
E’ chiamato “Talad Rom Hoop” ed è uno dei mercati più famosi al mondo, grazie alla peculiarità logistica dello stesso. La merce è prevalentemente ittica (a detta della gente locale è una delle migliori per freschezza).
E’ un mercato che si anima a ridosso di una ferrovia. I commercianti allestiscono le proprie bancarelle di cibo, frutta, verdura e dolciumi lungo le rotaie di un treno che percorre 66 km fino a Bangkok.
Meaklong railway market, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
La particolarità? Ogni volta che il treno parte, va in scena uno dei momenti più incredibili ai quali si possa assistere. In una manciata di secondi i banchi con i prodotti e le tende vengono spostati di qualche centimetro per consentire il passaggio del treno. Alcuni hanno perfino calcolato al millimetro l’altezza del convoglio, lasciando la propria merce lì dov’è posizionata.
Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Tra le tante specialità alimentari, troviamo mitili,
mitili, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
il “Gapi”, imprescindibile ingrediente della cucina thai. E’ la famosa pasta di gamberetti, l’essenza di questa cucina. Viene fatta pestando i gamberi con il sale. Il pesto viene poi lasciato ad essiccare al sole. Infine l’intero composto viene riposto all’interno di un vaso di terracotta.
Gapi, pasta di gamberetti, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
I curiosi “Pinayin” o “Chinese Century Eggs”. Sono uova che vengono ricoperte con una miscela di argilla , cenere , sale e calce. Dopo un paio di settimane vengono estratte da questo involucro ed il risultato è questo sorprendente colore rosa acceso. Al suo interno il colore è scuro per via del processo di fermentazione che trasforma l’albume in una gelatina marroncina. Il tuorlo acquisisce un colorito verde scuro ed un sapore più salato rispetto ad un uovo normale.
chinese century egg, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Pesce gatto? Sicuramente pesce alla brace.
pesce alla brace, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Immancabile peperoncino. Altra colonna portante della cucina thai.
peperoncino, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Razze, ancora letali.
razze, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Sono diverse le varietà di gamberetti. Si notano per le diverse sfumature di arancione.
varietà di gamberetti, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Il famosissimo “granchio blu, o reale”, qui acquistabile ad un prezzo a dir poco irrisorio.
granchio blu reale, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Mercanti all’opera: assistiamo al taglio della razza, ormai non più letale.
taglio della razza, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ancora, verdure locali rigorosamente porzionate.
verdure locali, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
E ancora pesce locale.
pesce locale, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Coloratissimi dolciumi thai.
dolciumi thai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Il nostro viaggio prosegue alla volta di Damnoen Saduak.
Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ad una ventina di chilometri a nord di Samut Songkhram, c’è lo splendido Floating Market, un vero e proprio mercato galleggiante in cui sfilano, tra gli stretti canali, le “sampan”, le barche dei mercanti locali – donne in maggioranza – dagli inconfondibili cappelli a paralume.
A differenza degli emuli mercati fluviali limitrofi alla capitale, appositamente creati a scopi turistici, questo è un mercato autentico. Molti anni fa, frutta, verdura, carne e pesce giungevano nella zona urbana attraverso i canali. Le lunghe distanze da percorrere costringevano i mercanti a partire con il carico dalle proprie abitazioni in campagna già alle prime luci dell’alba, di modo tale da raggiungere in prima mattinata i centri abitati e vendere la merce prima di altri ai clienti.
floating market, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Una elegante mercantessa con la sua postazione mobile di pad thai.
floating market, pad thai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ingredienti pronti per essere assemblati e spadellati.
prodotti pad thai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Sampan che si sfiorano nelle trafficate arterie fluviali.
sampan, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Barchetta “river-food” con totani, granchi e carapaci pronti per essere cotti nel piccolo braciere.
river food, braciere, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Una tenera vecchietta alle prese con la preparazione delle banane fritte.
banane fritte, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Le banane vengono immerse in questa pastella fatta con acqua, uova, sale, miele e farina di cocco.
pastella, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ecco il risultato dopo la frittura. Vengono fatte scolare e diventano croccanti.
banane croccanti, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Se ne possono acquistare una dozzina con una manciata di centesimi.
banane fritte, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Close-up.
banane fritte, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ma non facciamo neanche in tempo a gustarle che la nostra guida ci consiglia caldamente un’altra sampan dove trovare un altro tipo di banane fritte. Queste sono intere e davvero speciali.
banane fritte, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Molto più cariche di sapore rispetto alle precedenti, grazie ad un’ottima crema all’interno.
banane fritte con crema ,Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Avendo scrutato una certa nostra soddisfazione, la guida ci fa assaggiare un’altra specialità del luogo.
gelato al cocco, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Ecco l’uomo del cocco che prepara meticolosamente il suo gelato, totalmente vegetale.
gelato al cocco, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
E’ un gelato buonissimo, né troppo duro né eccessivamente cremoso, fatto con latte di cocco e servito dentro la noce dello stesso frutto.
gelato al cocco, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Prima di proseguire l’escursione verso una delle zone più antiche della Thailandia, facciamo tappa al Rose Garden. Ed è in questo affascinante resort di 70 acri che sorge lungo le rive del fiume Tachin che ci prendiamo una piccola concessione “fuori tema”. Qui niente street food ma un po’ di relax ad una tavola tradizionale.
rose garden, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Assaggiamo, ovviamente, il pad thai con l’intento di comprenderne le differenze rispetto alla versione da strada. Ci accorgeremo, in verità, che la differenza è impercettibile. La materia prima delle bancarelle è buona quanto quella di gran parte dei ristoranti.
pad thai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Il nostro viaggio si conclude nel sito archeologico di Ayutthaya.
Ayutthaya, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
È un luogo le cui rovine sono la testimonianza di un impero che ebbe un dominio assoluto per ben 400 anni sul sud est asiatico, per poi arrendersi nella metà del 1700 all’assedio e conseguente massacro del popolo birmano.
Soltanto in questo luogo è possibile trovare uno snack dolce davvero particolare: il “roti sai mai”, una prelibatezza reperibile in un piccolo chioschetto, in mezzo alla strada.
roti sai mai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
È un dolce con influenze islamiche che venne introdotto dai portoghesi quando arrivarono da queste parti introducendo le uova.
Si tratta di un pancake di uova e riso da riempire con uno zucchero filato dalla singolare consistenza, simile alla capigliatura di una bambola. Il costo? Circa 30 bath per un pacco di pancakes (ancora caldi).
dolce, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
roti sai mai, Thai Street Food, Thailandia, Bangkok
Arrivederci Thailandia. Arrivederci Bangkok.
Thai Street Food, Thailandia, Bangkok

“La Grande Città degli Angeli, degli Immortali, Città Magnifica delle Nuove Gemme, Trono del Re, Città dei Palazzi Reali, Casa degli Dei Incarnati, Costruita da Visvakarman su Ordine di Idra”. A tutti meglio conosciuta come Bangkok. Uno luogo spaventoso.
Afa e umidità costanti. Si convive con la pioggia.
L’interminabile rumore di motori e il clacson dei taxi rosa, degli scooter e dei tuk tuk fanno da sottofondo alla frenesia quotidiana.
Una colata sterminata di cemento e amianto intervalla schiere di alberghi di lusso e templi buddisti.
Il traffico.

C’è traffico a Bangkok. È congestionato. Sempre. Dalle prime luci dell’alba.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
La strada, in qualsiasi angolo della città, è popolata da cucinieri, da cibo, da padelle e fornelli ambulanti. Da un lato, ci si sveglia alle prime luci dell’alba per preparare quello che le persone mangiano e si continua per tutta la giornata, dall’altro, si mangia a qualsiasi ora, fino a notte fonda. Si cammina a passo svelto, ci si scontra inevitabilmente con le migliaia di pedoni che si spartiscono il marciapiede con cibo, pentoloni, tavolini e commensali della strada.

L’odore dell’olio fritto, bruciato nei wok incandescenti, il sentore del brodo e dei suoi umori, del grasso di maiale o di pollo che evapora nell’aria. L’odore dell’amido sprigionato dal riso. E’ il sapore di Bangkok.
Qui, dove il cibo è onnipresente.
Il thai street food è uno dei più affascinanti e vari al mondo; è possibile mangiare per un mese intero senza mai dover rimangiare uno stesso piatto.
Qui c’è un’ossessione per il cibo, si pensa e si parla di cibo, si ordina, si cucina e si mangia. La varietà dello street food è per i thailandesi la dimostrazione lampante di come tutto ruoti attorno al cibo, una sacralità nella quotidianità.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ci sono fumi e fiamme e le temperature di cottura sono sempre altissime per sterilizzare gli ingredienti, evitare la proliferazioni di agenti batterici,

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
perchè tutti, anche per la strada, si attengono alle scrupolose regole igieniche richieste dalle autorità locali.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
O, quanto meno, ci provano, secondo le regole del buon senso.

Questo articolo è semplicemente un tentativo di raccontare, attraverso alcune foto, i mercati, i prodotti e i piatti più rappresentativi di Bangkok e dintorni, tutto ciò che ruota attorno al mangiare da strada.

Abbiamo pensato di farlo considerando alcuni quartieri ed alcune zone limitrofe alla capitale che ci hanno particolarmente entusiasmato per usi, costumi e preparazioni dei piatti della tradizione locale.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
La nostra scoperta parte dalle zone attorno al Grand Palace. Nel cuore della città.
C’è un leitmotiv abbastanza evidente: la convivenza armonica tra opulenza regale dei templi e povertà che traspare dalla strada.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Qui i venditori non sbraitano, né urlano per richiamare l’attenzione del passante. Ci imbattiamo in un mercato dove si può trovare di tutto e di più.

Tra la frutta locale, i famosi “young coconut”, ovvero le noci di cocco verdi contenenti la rinfrescante e dolce acqua, ipocalorica e con una maggiore concentrazione di sali minerali rispetto a quella a noi più familiare estratta dalla noce di cocco “marrone”.

cocunut, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
C’è chi annuisce e, a testa bassa, pulisce, porziona e confeziona con cura frutta e verdura. Qui un fruttivendolo alle prese con la meccanicità e gestualità del lavoro di tutti i giorni.

Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
E’ possibile reperire gli ingredienti originali e freschi per cimentarsi con la cucina thai senza troppi sforzi. Una confezione di preparato per la mitica Tom Yam, comodissima, con tanto di ricetta, quantitativi ed ingredienti locali.

Tom Yam, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Poi ci sono le specialità di carne: in sequenza, pancia di maiale fritta, con tanto di cotenna croccante e condimento piccante, pollo arrostito, macinato a mano con gran cura e pronto per qualsiasi uso e, per finire, pollo fritto.

pollo, pancia di maiale, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
cedimenti piccanti, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
pollo fritto, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Gli spiedini di maiale grigliato (i “muu bing”) creano dipendenza. Sono laccati con una riduzione di soia e zucchero di palma, aglio e pepe bianco.
spiedini di maiale, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Uno scorcio della gastronomia delle bancarelle… versante ittico.
pesce, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ma c’è anche lo street food dolce, quello rappresentato dai “kanom babin”, mini thai cup cakes di cocco, jasmine rice, pasta di lime ed erba cipollina, che i thailandesi hanno l’abitudine di mangiare nel corso dell’intera giornata, dalla mattina alla sera,

Kaone babin, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
sono altrettanto famosi i “kanon beuang”, anche conosciuti come thai wafers, la più famosa merenda pomeridiana, simile ad una crepe ma più croccante, farcita normalmente con cachi essiccati (o anguria), cocco e sesamo tostato.

kanon beuang, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
e non possono mancare le famose banane, fritte in una pastella agrodolce con sesamo tostato e arachidi,
banene fritte in pastella, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
sesamo tostato e arachidi, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
ma anche grigliate.
banane grigliate, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Monaci buddisti impavidi nell’attraversare le trafficate strade attorno al Grand Palace.
monaci buddisti, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ci spostiamo in uno dei quartieri più antichi e caotici di Bangkok: Chinatown.
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Una delle maggiori influenze sullo street food thailandese, anche in termini di innovazione, l’ha avuta la cultura della Cina, con l’imponente migrazione del popolo cinese che ha contribuito a trasformare il Regno di Siam nella moderna Thailandia.

Chinatown è uno dei quartieri più antichi di Bangkok. Forse quello più affascinante, poco visitato dai turisti, ricco di templi taoisti, erboristerie, bigiotterie e angusti vicoli affollati da venditori ambulanti. L’arteria principale che divide in due il quartiere è Yaowarat tra i cui vicoli è molto facile perdere l’orientamento.

Le specialità? Ovviamente anatre e maiali,

gallina, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia

anatre, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
maiale, anatre, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
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ma anche pesce grigliato ed essiccato.
pesce essiccato, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
E rane vive.
rane vive, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia

Tra i mille “seafood spot” del quartiere ci imbattiamo in un sorprendente assaggio di calamari (teneri e dal gusto intenso) con “morning glory”, una verdura a metà strada tra spinaci e bieta che nasce in prossimità dei fiumi, fagioli di soia e una piacevole salsa dolce-piccante con un predominante retrogusto di cipolla.

seafood, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Un altro quartiere in cui è possibile trovare una grande varietà di cibo da strada è la zona compresa tra il Chao Phraya River e Silom Road, quella del distretto finanziario di Bang Rak.

Chao praya, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Postazione lavoro alla fermata della metropolitana.
fermata alla metropolitana, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ancora banane…
banane, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
qui conosciute come “gluay bing”. Vengono cotte lentamente per 30 minuti sulla griglia, avvolte dalle foglie e servite calde. Sono dolcissime.

gluay bing, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ravioli dolci appena fatti, pronti per essere fritti.
ravioli dolci, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia

Sono ripieni di cocco, sesamo e soia caramellata.
ravioli dolci fritti, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Zuppe speciali take away.
zuppe speciali take away, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ecco il celeberrimo ed amatissimo (in patria) “hor mok”, una sorta di torta di pesce che viene preparata mantecando un pesce locale (simile al pesce gatto) con curry e crema di cocco fino a diventare una mousse.

Questa poi viene cotta al vapore in una foglia di banana. Il sapore è deciso e si avvicina molto al nostro baccalà mantecato.

zuppa, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Frittelle di pesce.
frittelle di pesce, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Una preparazione vegetariana, con funghi e verdure.
funghi e verdure, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Ancora uno sguardo alla gastronomia della zona: totani.
Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Un’insalata proteica.
insalata di uova, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
L’immancabile sticky rice.
sticky rice, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Le frittelle di pesce (“tod mun pla”), conosciute come “thai fish cake” che hanno un sapore davvero forte e vengono accompagnati da una salsa agrodolce al chili e cetrioli.

Tod mun pla, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Non si finisce mai di incuriosirsi per la strada. Qui veniamo attratti da una macchina essiccatrice all’interno della quale viene essiccata la pelle del pesce che viene trasformata in una sorta di chips.

Essiccatore, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Le uova sono la base della cucina thai.
uova, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
Il “thai larb”, un condimento famosissimo che può essere fatto con diverse tipologie di carni (maiale, pollo o vitello) macinate a mano e cotte con chili, brodo di pesce, cipollotto, lime e coriandolo. E menta fresca, tutt’altro che decorativa.

thai larb, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia
thai, Thai Street Food, Bangkok, Thailandia

La cucina thai è una continua scoperta.
Già lo street food di questi luoghi ha un fascino incredibile: difficile distogliere l’attenzione dall’operato dei mille cucinieri ambulanti che ogni giorno, in ogni angolo di Bangkok, tramandano la secolare tradizione gastronomica locale nella quotidianità cittadina dei giorni nostri.
Mangiare, poi, in un ristorante thailandese da queste parti ha comunque il suo fascino e, soprattutto, contribuisce a cambiare la percezione che si ha, in occidente, di questo cibo e dell’intera cultura gastronomica locale, profonda e vasta come poche altre.
E’ davvero difficile trovare alle nostre latitudini un ristorante etnico di cucina thai capace di reggere il confronto e competere con gli standard qualitativi dei migliori ristoranti tradizionali di Bangkok.
A partire, in primis, dalla qualità della materia prima –difficilmente reperibile oltre i confini asiatici– che, anche quando si tratta di primizie, ha un prezzo irrisorio rispetto a quanto siamo abituati a pagare in Italia o in Europa.
Ian Kittichai, al secolo Pongtawat Chalermkittichai, è un celebre chef/ristoratore thailandese di fama internazionale, una star televisiva che partecipa a famosi format dedicati al cibo dal 2001.
E’ il proprietario di una costellazione di ristoranti dislocati tra Bangkok, Mumbai, New York e Barcellona e nel 2011 ha aperto il suo quartier generale proprio a Bangkok, pensando ad elaborare un menù incentrato sulle reminiscenze della propria giovinezza, con una personale reinterpretazione dei più famosi piatti della cultura gastronomica locale.
Il ristorante Issaya, che in thailandese antico significa “stagione della pioggia”, è ubicato nel Siamese Club, un tempo circolo ricreativo di una scuola, fascinosa ed amena villa coloniale dallo stile indo-portoghese risalente agli anni venti. Una location nascosta, come per quasi tutti i ristoranti ospitati fuori dai grandi alberghi di Bangkok, in un giardino tropicale tra la sopraelevata e le baraccopoli cittadine, in verità, in pieno centro città.
Kittichai ha una bellissima storia da raccontare e lo fa direttamente con i suoi piatti.
Prima della consacrazione nell’empireo dei ristoranti “di lusso” della capitale e dell’acclamato ingresso nella lista degli Asia’s 50 Best Restaurants 2014 (sezione asiatica della più famosa lista mondiale della San Pellegrino), ha superato una dura gavetta, partendo dall’affascinante cultura del cibo da strada che ha apprezzato nella sua interezza anche dopo il diploma presso la culinary school sotto l’insegnamento della madre. Successivamente, i trascorsi in Australia e nelle cucine del Four Seasons a Bangkok come executive chef gli hanno permesso di fare un importante salto di qualità e distinguersi da numerosi cuochi connazionali.
Tanta qualità che emerge integralmente dai piatti assaggiati, in cui il tocco tecnico (occidentale) e creativo, frutto delle citate esperienze internazionali, è finalizzato a perfezionare ed ingentilire le ricette della tradizione locale. Spazio, pertanto, a lente cotture, spadellate rapide e tutto ciò cui siamo abituati e che è diametralmente opposto alle abitudini dei thailandesi i quali, normalmente, per necessità di sterilizzare il cibo per strada, cucinano a temperature elevatissime e prolungate alcuni ingredienti sfibrandone la consistenza.
Il risultato è un ricordo limpido di una esperienza originale tra sapori e profumi autentici che fanno venir voglia di tornare.
Il tutto con il surplus di un ambiente molto rilassante impreziosito da un servizio efficientissimo e di estrema gentilezza.

Nonostante la lista del beverage presenti una accurata selezione di bollicine, vini bianchi e rossi da tutto il Mondo (Italia inclusa), i ricarichi non sono certo d’aiuto. E’ quasi d’obbligo, pertanto, accontentarsi di cocktail a base di frutta fresca, molto molto buoni, che si riveleranno i futuri compagni di viaggio anche in altre tavole.
Partenza soft ma, considerata l’elevata umidità della serata, rinfrescante: succo ghiacciato di anguria e limone.
beverage, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Passando poi all’ottimo “Issaya Mocktail” a base di tè freddo ai fiori di sambuco, essenza di cetriolo e granatina.
cocktail, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Vista la frequentazione internazionale, l’impostazione del ristorante è occidentale. C’è la possibilità di scegliere due menu degustazione al conveniente prezzo di 1500 e 1800 bath (circa 35 e 42 euro) al quale vanno aggiunti, come in tutte le tavole della Thailandia, il 10% per il servizio e il 7% di IVA.
La prima nostra scelta ricade su uno dei cavalli di battaglia del locale: “Yum Hua Plee”, ovvero insalata di fiori di banana e cuore di palma con cipollotti croccanti e arachidi saltati con marmellata di chili. Piatto profumatissimo, fresco, con differenti consistenze e tonalità agrodolci.
Yum Haua Plee, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Complessivamente elegante la “Dtomklong Talay”, una zuppa al lemongrass aromatizzata al tamarindo con pescato del giorno, scalogno grigliato e peperoncini fritti.
Dtomklong Talay, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
I “Goong Pad Char” sono degli ottimi tiger prawns (mazzancolle) in salsa leggermente piccante al basilico sacro (profumatissimo basilico locale) che ha, tra gli altri, un retrogusto di liquirizia che si sposa alla grande con la freschissima materia prima ittica.
gong pad Char, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Curato anche sotto l’aspetto scenico il “Kradook Moo Aob Sauce”. Goduriose costine di maialino glassate con una salsa al chili fatta in casa, che si materializzano fumanti su una piccola griglia. Piacevole il grado di piccantezza. La carne è davvero succulenta.
Kradook Moo, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Come il “Mussamun Gae”: stinco di agnello disossato al Mussamun curry con cetrioli. La riuscita dei piatti di carne è superiore al resto.
mussamun gae, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Sticky rice di accompagnamento.
sticky rice, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Si rivelerà banale soltanto nella presentazione la “Kanom dokmali”,
pregevolissima panna cotta ai fiori di gelsomino, il cui profumo resta persistente dalla prima all’ultima cucchiaiata. Viene accompagnato da un gelato al gelsomino e frutta di stagione.
panna cotta, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Uno dei tavoli.
tavolo, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Rilassanti salette.
salette, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Scongiurando monsoni..
Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok
Il colorato bancone del bar.
bancone, Issaya Siamese Club, Chef Ian Kittichai, Bangkok

La cucina thai è tutto fuorché semplice. Prevede un complesso gioco di ingredienti volti a creare una sorta di armonia gustativa. È tutto, fuorché piaciona. Un’egemonia di risvolti estremamente piccanti che infiammano il palato, pronunciate note acide, sapori fondamentalmente mascolini.
È una cucina che, con il predominante uso di erbe aromatiche, ortaggi e graminacee, si rivela piena di risorse ed è capace di riservare grandi sorprese. Così una cucchiaiata di tom yan può diventare sensuale e un assaggio di tom kha elegante.
I thailandesi vivono di cibo, ma non cercano la semplicità.
Il paradosso è che David Thompson, anima del Nahm nonché uno dei massimi conoscitori di questa cultura, è australiano di origine e thailandese solo di adozione; ciononostante, persegue come pochi lo stesso obiettivo dei thailandesi, praticando la medesima filosofia.
Thompson è il primo chef ad aver innalzato la cucina thai a ranghi più elevati, facendola conoscere al pubblico occidentale; prima di aprire a Bangkok, il suo Nahm, a Londra, è stato il primo e l’ultimo ristorante stellato di thai food, una cucina che in Europa non era mai stata interpretata a certi livelli. E, probabilmente, è stato anche un bene che, a causa della difficoltosa reperibilità di un certo tipo di materia prima e per gli elevati costi della stessa, si sia prospettata la necessità di trasferire l’intera brigata a Bangkok, lontano dalle mode gastronomiche londinesi, evitando così qualsiasi tentativo di snaturamento.
La mission del Nahm è quella di inseguire e replicare pedissequamente la tradizione. In che modo? Mediante la reintroduzione di ingredienti locali ormai in disuso, il reperimento della massima qualità degli stessi e l’elaborazione di ricette di una volta, senza colpi di scena, con grandi risultati. Secondo Thompson il pasto tradizionale thailandese deve rappresentare un esercizio di equilibri in cui interagiscono, con un certo dinamismo, sensazioni alternanti di piccantezza, asprezza, acidità, dolcezza e sapidità. Tutto quello che abbiamo assaggiato a questa tavola, a cominciare dai canapé, il curry, le zuppe, insalate, le fritture ed anche i dolci, è stato contraddistinto da un evidente equilibrio finale.
Questa è una cucina materica, effervescente, coraggiosa, spesso spiazzante per i suoi risvolti eccessivamente piccanti (tra l’altro l’aspetto più apprezzato in patria), li dove l’eleganza rischia di lasciare il posto al gusto personale.
E’ comunque una cucina che ci ha convinto per la sua schiettezza.
E non c’è da meravigliarsi della grande affluenza di pubblico da tutto il mondo (principalmente occidentale, ma soltanto perché l’offerta, economicamente, è leggermente fuori dalla portata del ceto medio cittadino) e dell’entusiasmo della critica, è evidente che non siamo davanti ad un esempio di moda passeggera.
Il costo dell’esperienza, inoltre, è davvero favorevole, anche se si considera il solerte servizio e la location che fa da cornice al cibo: una sala ben divisa, elegante e minimalista – quella sì, di impronta occidentale – al primo piano del sobrio Metropolitan Hotel, uno dei tanti alberghi di lusso nel cuore di Sathorn.
C’è un convenientissimo set menu per l’intero tavolo che offre la possibilità di assaggiare tutti i canapé e un piatto per ogni sezione del menu, suddiviso in zuppe, insalate, contorni, curry, carne o pesce e dessert. Il tutto a 2000 bath (circa 47 euro).

Decisamente meno conveniente la scelta di accompagnare il pasto con vino o champagne, attingendo da una lista che subisce, per forza di cose, un ricarico eccessivo. In compenso c’è una grande scelta di cocktail e miscelati, abbordabili ed entusiasmanti.
Cocktail, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Buonissimo drink.
Drink, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Le portate presentano un quantitativo variabile a seconda del numero di commensali e, come da tradizione thailandese, arriveranno tutte insieme, in tre momenti diversi (antipasti, piatti principali e dessert) per poi essere condivise da tutto il tavolo.
Fantastici canapé: ananas con maiale marinato nello zucchero di palma e tamarindo. Un assaggio da leccarsi le dita.
Ananas e maiale marinato, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Pesce persico essiccato (tipico della zona orientale) con zenzero, chili e green mango in foglia di betel, un arbusto locale. E’ questo il piatto che rappresenta maggiormente il concetto di equilibrio di cui parliamo. La forte spinta sapida iniziale del pesce viene sovrastata dalla piccantezza del chili che diventa pian piano piacevole con l’acidità dello zenzero, poi il risvolto delicato del mango prima e la pulizia finale della foglia di betel a rinfrescare il palato.
Persico essiccato, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Intenso anche quest’altro boccone: granchio, arachidi, aglio fermentato su cialda di riso.
Granchio e arachidi, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Così come il wafer con gamberi, cocco e zenzero candito. La cucina thai ha subito diverse influenze dai limitrofi territori dell’Asia. Questo è uno snack importato dal Vietnam, col wafer cucinato in un mini wok. La consistenza dello stesso è sottilissima.
Wafer, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
La giostra degli antipastini termina con le cozze grigliate e cetrioli, piatto che potremmo descrivere nel complesso con l’ossimoro “rustico-elegante”.
Cozze grigliate, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Immancabile sticky rice. Da notare la mise en place nei ristoranti locali.
Il cibo thai, tradizionalmente, veniva mangiato con le bacchette. Forchetta e cucchiaio vennero introdotte solo verso la fine dell’ottocento dal re Chulalongkorn, di ritorno da un tour in Europa. Oltre al cucchiaio di ceramica per le zuppe, non ritroverete altre posate.
Sticky rice, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
La profumatissima ed elegante insalata di ricciola al sale, peperoncini, lime e menta dalla quale emergono tutte le aromaticità degli ingredienti. Materia prima da urlo.
Insalata di ricciola, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Zuppa d’anatra arrosto con basilico thai e cocco verde. Ancora un sapore forte e grasso che viene ripulito dai vegetali.
Zuppa d'antra, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Altra zuppa, versione marina: granchio, funghi, curcuma e uova, completamente diversa dalla precedente preparazione.
Zuppa di granchio e funghi, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
La portata principale: manzo (tipologia wagyu) saltato con cipolla bruciata, salsa all’ostrica e basilico thai.
Wagyu saltato con cipolla, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Il signature dish di Thompson, davvero troppo piccante ma dal gusto intenso: faraona al curry con shampoo ginger (tipologia di zenzero ancora più profumato) e basilico sacro. Eccellente il volatile.
Faraona al curry, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Il piatto più complesso che ci ha entusiasmato di meno è stato lo sgombro brasato (un po’ stopposo), uovo di quaglia fritto e verdure,

Sgombro brasato, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
accompagnato dall’incandescente salsa al tamarindo, gamberi tritati, maiale e chili che non abbiamo avuto il piacere di assaporare a fondo vista l’ustione di primo grado al palato provocata da quei piccoli peperoncini verdi.
Gamberi tritati, maiale e chili, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Prima dei dessert un assaggio hardcore che ripulirà e rinfrescherà il più infiammato dei palati: classico boccone thai da noi apprezzatissimo, green mango con un mix di zucchero, chili tritato e sale. Un sorbetto che definire coraggioso è un eufemismo.
Green mango, chili e sale, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Dessert tradizionali come tutto il resto: splendidi i lychees sciroppati e thai cup cakes. Tipiche tortine che vengono mangiate durate l’intera giornata fatte con farina di riso, farina di cocco e Jasmine rice. L’aglio tostato nella zuppetta è formidabile.
Dessert tradizionali, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Ma non è da meno il Guanàbana in crema di cocco con biscotti al sesamo.
Guanàbana, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Originalissimi anche i petit fours..
Piccola pasticceria, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Dettagli.
Dettagli, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Piscina dell’hotel.
Piscina dell'hotel, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Tavoli.
Dettagli, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand
Insegna
Insegna, Metropolitan Hotel, Chef David Thompson, Bangkok, Thailand

Bangkok è una realtà gourmet in grande fermento. Da qualche anno a questa parte si è assistito ad una inarrestabile ascesa di cuochi e ristoranti in cui contaminazioni occidentali – fortunatamente ancora non così influenti come a Singapore e Hong Kong – si scontrano con il grande fascino della cultura alimentare locale, dando vita ad un terreno fertile per nuove proposte gastronomiche.
Gaggan è considerato da molti opinionisti e frequentatori abituali (inclusa la famiglia reale thailandese) il miglior ristorante della città e dopo la nostra esperienza abbiamo la conferma che la cucina di Ferran Adrià ha influenzato i cuochi di tutti i continenti del mondo.
Il bel ristorante dello chef nato a Calcutta Gaggan Anand conserva un certo fascino, per la location in primis (è ospitato in una bellissima casa coloniale in teak bianco), ma anche perché è probabilmente l’unica tavola al mondo a reinterpretare in maniera divertente una cucina – quella indiana – tutt’altro che di moda, dando lustro agli effetti ludico scenici della cucina molecolare.
Sebbene questa, definita “Progressive Indian”, non brilli per originalità a livello di tecnica, è comunque concettualmente valida. Anand è l’unico chef indiano nonché il secondo asiatico ad aver lavorato nel team di ricerca di El Bulli e, sebbene non riesca a fare a meno delle tecniche moderniste, è riuscito comunque nell’apprezzabile intento di pensare ad una visione nuova della antica tradizione culinaria indiana risaltandone le più importanti qualità come il dosaggio al millimetro di spezie e aromi. Alcune (ma non tutte) elaborazioni centrano in pieno l’obiettivo prefissato presentando una ben definita carica gustativa. L’ostentazione del divertimento e dell’effetto scenico accompagna tutto il menù, a partire dagli amuse bouche in cui fanno la loro comparsa sferificazioni e contenitori edibili, per finire con la preparazione – eseguita direttamente davanti al commensale – del dessert finale, tra sifoni e spugne.
Non esiste una carta delle pietanze, ma solo tre percorsi degustazione, tutti abbastanza ampi.
Nel menu India Reinvented, da noi scelto in alternanza ad altre proposte vegetariane, ci sono momenti in cui si riesce a viaggiare con la mente tra profumi e sapori inconfondibili della cucina indiana, sorprendentemente integrati ad ingredienti a più ampio raggio di geolocalizzazione come maiale iberico o capesante norvegesi.
Il dato inconfutabile è che Gaggan Anand, ad oggi, a Bangkok è una star. Vedremo però nell’imminente futuro quali sensazioni potrà suscitare verso una clientela più occidentale e la critica che conta ad Hong Kong, dove sta per aprire una succursale all’interno del Landmark Mandarin Oriental.

L’incipit del nostro percorso si rivelerà già la parte migliore dell’intera cena: “Streets eats from India”: sequenza che parte dallo Yogurt chaat, reinterpretazione sferica del papdi chaat, tipico cibo da strada di Mumbai. Gusto esplosivo, concentrato e definito tra diversi ingredienti,
incipit, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
noccioline alla paprika da mangiare direttamente con la bustina di plastica commestibile,
noccioline, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
la deliziosa variazione di patate: liquide e croccanti,
patate, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
si conclude con un altro classico dello street food indiano: pani puri, ma al cioccolato bianco.
pani puri, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Una prima cocente delusione arriva con il poco esplosivo “Explosion”, differente reinterpretazione del precedente assaggio, conosciuto anche come Golgappa. Ma il sorbetto di lattuga nella siringa e l’involucro di patate piccanti contenente una crema di yogurt sono davvero poco concentrati nei sapori.
explosion, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Si ritorna a riscoprire i sapori indiani con la “Alchemist Cake”. Questa volta ad essere reinterpretata è il Dhokla qui riproposta con farina di lenticchie, foglie di curry, chutney e gelato al cocco.
Alchemist cake, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Il primo passaggio del menu vegetariano è soltanto soddisfacente: verdure in perfetta tempura con maionese vegetale al curry.
tempura vegetale, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Prosegue il nostro India Reinvented con la “Treasure Shells”. Capasanta norvegese, senape, Cognac e panna acida speziata.
capasanta, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Visto che siamo in tema Adrià… Estrella Dam Inedit, birra studiata in collaborazione con lo chef catalano.
Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
“River King”: gambero tigre grigliato in salsa tandoori con infusione di foglie di curry e chutney di mango.
gambero tigre, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Altra incursione vegetariana: “Down to Earth”. Un mix di verdure e funghi estivi: asparagi, morchelle, carciofi con tuorlo cotto a 62° e chili tartufato. Discreta riuscita ma il tubero latita.
tuorlo, asparagi, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Ottimo e gustoso il “Keema Pav”: panino contenente una tartare al curry di agnello, con pomodoro disidratato, a ricreare una sorta di ragout.
Keema Pav, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
L’interlocutorio piatto di verdure saltate con spezie indiane.
spezie indiane, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Di gran livello il “Gunpowder”. Merluzzo fiammeggiato alle spezie thai, polvere di foglie di curry, porridge di riso basmati e zucchero al tamarindo. Gran bella intuizione.
merluzzo, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Delude il “Portuguese Connection”. Pancia di maiale Joselito arrostita con vindaloo e aglio schiacciato.
pancia di maiale, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Il piatto più tradizionale, eseguito impeccabilmente, viene sarcasticamente chiamato “British National Dish”, in quanto è un classico anche nel Regno Unito. Si tratta del pollo tekka masala accompagnato dal naan, tipico pane indiano.
pollo tekka masala, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
pollo masala, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Pre-dessert privo di sussulti. Il “Poor man’s porridge” è una crema di riso e gelsomino, gel di pistacchio e croccante di mandorla; nel momento in cui viene servito i camerieri spruzzano sul tavolo un’essenza di rosa che si rileverà piacevole solo all’olfatto. Eccessivamente stucchevole e poco incisivo.
pre dessert,  Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Al contrario, un grandissimo boccone lo riserva il secondo pre-dessert: “Masala Chai”, ovvero il “tè speziato misto” fatta con tè nero, latte e una miscela di spezie ed erbe indiane, con gelatina alle giuggiole. Ci si ritrova in India.
Masala chai, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Per l’ultima preparazione entrano in sala gli chef pasticceri.
Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Buono ma già visto il dessert: “I Love Chocolate”. 5 tipi di cioccolato in differenti consistenze, mango e sale frizzante.
dessert, salette, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Una delle salette.
salette, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok
Ingresso alla villa.
ingresso, Gaggan, Chef Gaggan Anand, Lumpini, Bangkok