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L’Alchimia

L’Alchimia perfetta, con un quartetto d’eccezione alla guida

Valerio Trentani, Ilario Perrot, Giuseppe Postorino e Alberto Tasinato. Molti locali blasonati farebbero follie per avere anche solo un paio di questi ragazzi in staff. E invece sono tutti concentrati e impegnati in un progetto di nome L’Alchimia. Con classe, professionalità ed eleganza estrema. Con quel fiuto per il cliente e per le sue esigenze che solo i cavalli di razza hanno.

È forse la prima volta che arrotondiamo, e non di poco, un voto non solo per la cucina. Perché qui, in questo magico luogo, si sta bene e si viene coccolati come non mai. E poi perché lo chef Giuseppe Postorino, messo da parte il suo ego, sta mettendo la sua professionalità e le sue capacità al servizio di un progetto condiviso in tutto e per tutto con la sala e orientato esclusivamente al cliente. Ecco, quindi, arrivare al tavolo piatti come i tortellini tre P, o i paccheri 1punto61, tanto golosi e rotondi quanto precisi e puntuali. E poi il tripudio delle animelle, contrastate al punto giusto, e quella sogliola, che è sì sfoggio di tecnica ma anche di precisione e messa fuoco gustativa davvero di alto livello. Per non parlare, poi, del coniglio alla Wellington impreziosito dagli splendidi due servizi in accompagnamento.

Un paio di appunti legati ai lievi eccessi di sapidità di alcune preparazioni e, forse, alla eccessiva convenzionalità del reparto dolce, leggermente sottotono rispetto al resto della proposta, non ci impediscono comunque di valutare questo luogo come uno dei migliori di Milano, dove sarete veramente accuditi come dei re.

La cantina è ottimamente fornita, seppur con ricarichi importanti. Sul servizio abbiamo già detto, Alberto è un fuoriclasse vero ed è affiancato da Ilario Perrot che, oltre ad essere in splendida forma, completa il quadro con la sua professionalità e puntualità.

Per una cena informale o formale, per un aperitivo, per un dopocena, per un pranzo d’affari. Ogni momento è perfetto per mettere in cima alla lista l’Alchimia in cima alla lista, per ciascuna di queste occasioni.

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L’Alchimia perfetta, tra eccellenti cocktail e cucina gourmet

Finalmente si riprende. E nonostante sia grande la voglia di “normalità” decidiamo di ripartire, tra gli altri, con un ristorante la cui storia recente tutto si può definire tranne che “normale”. Parliamo de L’Alchimia, l’interessante progetto che vede al timone, tra gli altri, il bravissimo Alberto Tasinato già brillante restaurant manager del Seta al Mandarin Oriental.

Aperto nel 2018, in pochissimo tempo l’Alchimia è riuscito a conquistare favore e apprezzamenti di buongustai appassionati e delle guide cartacee fino al riconoscimento – dopo solo un anno di attività – dell’agognata stella Michelin. Ma ecco che alla fine del 2019 qualcosa si rompe e lo chef Davide Puleio – proveniente dal romano Pipero di Luciano Monosilio – decide di andare via. Per sostituirlo la scelta ricade su Giuseppe Postorino, con alle spalle importanti esperienze nelle cucine di hotel di lusso, tra cui quella al Magna Pars Suites Milano.

Neanche il tempo di completare il rodaggio e lo stop forzato causa Covid. Quindi la riapertura e la grande curiosità da parte nostra di tornare per verificare gli effetti del cambio di guida in cucina. La formula, accattivante, non è cambiata: atmosfera elegante e rilassata, servizio dalle 12 alle 24, un po’ lounge bar con all’ingresso un bellissimo bancone per i cocktail del bravissimo Valerio Trentani, un po’ ristorante gourmet. Tutto molto cool, arredato con grande gusto e gestito con tanta professionalità. Ci è piaciuto molto, in particolare, ritrovare un locale vivo, allegro, giovane (pare siano tutti under 40) sul quale i protocolli richiesti dall’emergenza sanitaria non ci sembrano impattare granché, fatta eccezione per le mascherine e per un controllo en passant della temperatura. I tavoli d’altra parte erano già adeguatamente distanziati e la marcia in più è garantita da Tasinato, padrone di casa talentuosissimo, capace di mettere il cliente al centro dall’accoglienza.

Una cucina che non perde mai di vista il piacere, la godibilità e la riconoscibilità

La proposta made in Postorino ci è parsa sia inclusiva che rassicurante, semplice e riconoscibile e, ancor più di quella precedente, capace di alternare preparazioni più classiche ad altre più originali e moderatamente creative. L’obiettivo è conquistare i palati di tutti senza mai creare il minimo imbarazzo, e riesce nel suo intento sebbene ci aspettiamo, sia chiaro, un’ulteriore crescita nel tempo. In particolare, sono piaciute l’acidità e la freschezza del crudo di ricciola e la golosità di un coniglio di Carmagnola in versione Wellington, servito con un impeccabile fondo bruno (aggredito da un ketchup di peperoni a nostro giudizio un po’ invadente). Uniche note dolenti i dessert, alquanto sotto tono, nonché l’estetica dei piatti, a nostro giudizio non sempre accattivante.

La cantina è ben fornita, anche se i ricarichi sono abbastanza importanti.

Un bel posto, consigliatissimo per riprendere alla grande la nostra “normale milanesità”, all’ insegna del gusto.

La Galleria Fotografica:

Un ristorante – lounge bar di classe nella Milano da bere

Alberto Tasinato, già F&B manager del ristorante Seta di Milano, ha inaugurato da pochi giorni la sua nuova e scintillante creatura, L’Alchimia. Un locale moderno, degno di una città metropolitana qual è Milano. Aperto tutti i giorni dalle 12 alle 24, con la possibilità di mangiare qualcosa a tutte le ore, con un lounge bar di gran classe unito, è il caso di dirlo, a un ristorante di tenore in cui si fonde in un tutt’uno moderno e accattivante.

Al comando Alberto, che è anche coinvolto nella proprietà, assieme a una squadra di tutto rispetto: Valerio Trentani, anche lui proveniente dal ristorante Seta, che si occuperà del bar e del ristorante, e Davide Puleio, chef con trascorsi importanti e una gran voglia di imporsi alla ribalta, dopo anni passati nelle retroguardie. Un team di prim’ordine per un luogo che farà certamente parlare di sé.

Cullati tra un risotto e una cotoletta

 Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall’eleganza di una cucina semplice, ma anche contemporanea e da lievi tocchi di classe. Golosa quanto deve essere, rotonda quanto basta, ma al contempo intrigante. Realizzata con materie prime di assoluta qualità e freschezza, ci ha piacevolmente cullato con una cena davvero interessante. Ottimo il Risotto Milano-Roma, con la coda alla vaccinara che “contamina” un perfetto risotto alla milanese. Così come perfetta la Cotoletta alla milanese, già oggi una delle migliori di Milano.

Un filo sottotono la Faraona, un po’ troppo virante verso il dolce, come molti altri piatti, in cui il contrasto lascia spazio alla piacevole armonia. Per piacere e per piacersi. Il contrappunto non manca però al momento del conto, secondo noi l’unica nota un filo stonata del luogo. Il progetto è importante, il luogo è stato arredato e ristrutturato con finezza ed eleganza. Capiamo tutto questo, ma avremmo visto meglio, per il lancio, una partenza più soft. Il conto, per 4 piatti alla carta, sfiora gli 80/90 euro, davvero troppi. La proposta, articolata su pochi piatti, è arricchita da un menu degustazione unico, a cui forse si potrebbe affiancare una proposta ulteriore, sempre per andare nella direzione di un più congruo scontrino a fine pasto. Il voto, arrotondato per difetto, lascia spazio alla giovane apertura, per un incremento di certo già dietro l’angolo.

Ottima e già ben fornita la cantina, che, purtroppo sconta la gioventù estrema, e quindi costi commisurati a questo aspetto piuttosto elevati.

Ma noi, da sempre estimatori di Alberto Tasinato, siamo certi del successo di pubblico e anche di critica. Non mancate una visita, anche per un delizioso e articolato aperitivo, nella Milano da bere, che è tornata forte e intrigante, forse, più di un tempo.

La galleria fotografica:

Mai come in questo periodo è possibile assistere ad una semplificazione dell’offerta gastronomica, certo sempre alquanto sfaccettata ma con buona parte delle proposte che volgono ad un approccio “smart” alla tavola. Un tripudio di bistrot in tutte le salse, ristorantini con carte semplici e stringate, enoteche con cucina, fino ad arrivare ai food truck; tutti luoghi dove è possibile mangiare -alle volte anche bene- con una cifra congrua, spesso conveniente, ma senza troppi orpelli.
Questo trend è sovente riscontrabile nei centri delle grandi città, dove i costi degli affitti gravano in maniera decisa sullo scontrino e, per far sì che il conto finale si mantenga in una media accettabile, è necessario smussare le altre voci di spesa.

Ora prendete questa premessa per intero, gettatela nel cestino, e pensate all’esatto opposto.

Un’operazione mastodontica, più unica che rara nel panorama italiano. Tre interi palazzi storici, in una delle più eleganti zone del centro di Milano (praticamente a ridosso della Scala), profondamente ristrutturati ed uniti armoniosamente per creare il primo, magnifico Mandarin Oriental sul suolo italico.
I lavori di realizzazione hanno richiesto più tempo del previsto ma, una volta calate le coperture, quel che vi si celava sotto ha lasciato tutti senza parole.

Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano

Il filo conduttore è uno solamente: nessun compromesso.
L’ingresso, i cortili, il personale, le camere, i materiali utilizzati, i servizi… tutto è stato pensato, scelto e realizzato con il solo scopo di offrire la massima qualità possibile.
In questo tripudio di assoluta eccellenza, l’aspetto ristorativo non è certo tenuto in secondo piano, anzi, gioca un ruolo da vero protagonista: se da una parte troviamo uno dei cocktail bar già più in vista della città, e dall’altra un bistrot frequentatissimo, il vero e proprio fiore all’occhiello, la primadonna, è il ristorante gastronomico della struttura, Seta.
Com’è possibile, in così poco tempo dall’apertura, mandare a regime uno dei migliori ristoranti che la città ricordi?
Semplicissimo: identifica i migliori e più adatti allo scopo, falli tuoi, e mettili in condizioni di esprimersi al meglio.

Proprio per questo in cucina non c’è solamente uno chef di grido, ma un’intera squadra, talentuosa ed affiatata: l’executive è Antonio Guida, uno tra i nomi più importanti nel panorama della cucina classica nostrana, insieme al suo fido secondo, Federico Dell’Omarino, ed al loro capo Pasticcere, Nicola Di Lena, la massima espressione del dessert in chiave italiana.
Una squadra così unita, già da anni fianco a fianco al Pellicano, non ha praticamente richiesto tempi di rodaggio, partendo subito a rotta di collo, con un livello che si è dimostrato altissimo fin dai primi servizi.

E la loro cucina è probabilmente la più adatta alla tavola di un grande hotel di respiro internazionale: classica, fine ed equilibrata, dai contrasti armonici, mai astratta o cerebrale anzi, materica e di sostanza, senza per questo mai scadere nel dozzinale, rimanendo costantemente elegante e sussurrata. Una cucina dagli innumerevoli livelli di lettura, tutti straordinariamente appaganti e, proprio per questa sua caratteristica, è davvero molto difficile trovare qualcuno a cui questi piatti non piacciano, o anche che soltanto non ne rimanga pienamente soddisfatto.
Una strabiliante grande table in chiave tricolore, a cui forse manca soltanto un pizzico di ulteriore finezza e di cura nell’impiatto per scendere nell’arena -ad armi pari- con i grandissimi a livello mondiale. Non ultimo gioverebbe una sorta di ricerca dello spunto, della ruvida imprecisione stilistica, dell’accelerazione in dissonanza di qualche ingrediente, senz’altro un bene come contrappunto all’iperclassicismo imperante di questa cucina.
Ma riflessioni del genere, a soli tre mesi dall’apertura, suonano indubbiamente come un pregio, prima ancora che un difetto.

Data la cura al dettaglio globale, d’eccellenza non è solo l’aspetto meramente gastronomico, ma anche l’importantissimo -e spesso trascurato- diretto contatto con il cliente. In sala troviamo il bravo Alberto Tasinato, giovane ma tra i più brillanti e capaci maître di casa nostra, che coordina una squadra in grado di girare anch’essa già in armoniosa sincronia. Non un tempo sbagliato ed un profluvio di accortezze, sorrisi, consigli e parole giuste.
Carta dei vini già interessante e di spessore, con oltre 700 etichette e un’ampia scelta di vini al calice. Ricarichi, com’è facile immaginare, necessariamente allineati al luogo.

In definitiva, un luogo davvero imperdibile, uno tra i pochi indirizzi in grado di catapultare il cliente oltre il concetto di “ristorante”, riuscendo a soddisfare in contemporanea palato, spirito ed ego, in un affascinante e inimitabile turbine epicureo.

Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
L’amuse bouche: capasanta cotta e cruda, bisque e gocce di yuzu.
amuse bouche, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Il pane, una sola eccellente versione di Altamura, autoprodotta.
pane, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Il burro, in due versioni: salato classico ed un concentrato (e magnifico) burro alle alghe.
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
La prima portata.
Cavolfiore con salsa al latte di mandorla, succo di yuzu e frutti di mare.
Equilibratissimo il croccante/amaro della mandorla, la lieve acidità dello yuzu e la freschissima sapidità dei frutti di mare. Partenza in quarta.
Cavolfiore, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
La bottiglia che ci accompagnerà per la serata.
Krug, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Astice blu arrosto con zabaione, capperi, patate affumicate e tè Matcha.
Piatto dalla deriva molto classica, con l’astice morbido adagiato su una base di zabaione lievemente dolce e vellutata. La spinta tannica del tè e la decisa nota affumicata delle patate (che ricorda molto la scamorza, tanto è intensa) lo spingono ad un livello superiore.
Astice blu, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Riso in cagnone con verdure, maccagno e polvere di lampone.
Semplicemente, uno dei migliori risotti mai provati.
riso in cagnone, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Gnocchi di patate al nero di seppia con zuppa di granseola all’arancia.
Gnocchi lievi e vaporosi ma dalla bella componente sapida, fanno da ariosa texture ad una zuppa di pesce concentrata e dall’acidità tenue. Da mangiarne senza fermarsi mai.
gnocchi, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
gnocchi, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Petto di pollo ficatum con crema di cannellini alle alghe, fregola e garusoli.
La nobilitazione del pollo, dalla carne succulenta e gustosa, ulteriormente valorizzato da una persistente e concentrata salsa…
petto di pollo, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
…con il vino in accompagnamento. Abbinamento non usuale, ma perfettamente funzionante…
vino, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
…e un boccone da Re, a chiudere il piatto.
boccone del re, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Il piatto per il servizio del pollo. Il diavolo si nasconde nei dettagli.
pollo, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Maialino di cinta senese al macis con salsa di sedano rapa e barbabietola marinata al campari.
Una versione non banale dell’inflazionatissimo maialino, dalla croccantissima e squisita pelle.
maialino di cinta senese, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Petto di piccione farcito con scaloppa di fegato grasso, polenta al pan brioche e ananas.
Altissimo comfort food. Piatto di stampo iperclassico, con le lievi acidità di ananas e lime a salvare dalla deriva stucchevole.
petto piccione, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Il vino in accompagnamento, un ottimo Pinot Nero dell’Oltrepò.
vino, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Il predessert: crema di limoni e frutti rossi.
predessert, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
I dessert, sublimi per cura nel dettaglio, esecuzione, rigore stilistico e gusto. Si potrebbe fare una cena intera solo di dolci.
Ananas arrosto con tapioca al frutto della passione e gelato allo zenzero.
dessert, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Cioccolato Jivara al lime, salsa al caramello e fior di sale e gelato all’avena.
cioccolato Jival, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
La piccola (grande) pasticceria…
piccola pasticceria, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
…con il caffè, servito in una tazzina di rara bellezza.
caffè, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Dettagli, si diceva?
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
L’illuminazione del tavolo affianco al nostro, in una delle due salette a lato della sala principale, in grado di garantire un pizzico di privacy in più.
illuminazione, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano

Infine, per un aperitivo o un after dinner da Seta, ma anche soltanto un passaggio in zona, non mancate una sosta al meraviglioso Mandarin Bar. Qualsiasi sarà la vostra scelta, sia che optiate per un cocktail classico o per uno dei signature cocktail di Mattia Pastori e della sua valida squadra, varrà il medesimo discorso fatto per tutto il resto della struttura: eccellenza.
Bravissimi i bartender così come tutto lo staff di servizio, in grado ambedue di entrare immediatamente in sintonia con il cliente e comprenderne le esigenze e le preferenze.
Chapeau, Mandarin Oriental Milano.

Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Le nostre scelte, per non sbagliare: Martini Cocktail, con Tanqueray N°Ten e twist di limone (alla base)…
martini cocktail, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
…e un superlativo Negroni del Professore, con whiskey in luogo del gin ed una coreografica affumicatura al caffé svelata al tavolo.
neuroni, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
I tavoli del bistrot/bar, con il carrello dei dolci (sempre disponibile, da mattina a sera, ovviamente by Di Lena) che occhieggia tentatore dall’angolo…
bistrot bar, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
bistrot bar, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano

Quando si dice una partenza col botto.
Primi giorni di agosto.
Mentre una canicola infernale attanaglia il resto dell’Italia, a Milano incombe un settembrino clima uggioso. Il più famoso gruppo di hôtellerie asiatico ha inaugurato a Milano, da pochissimi giorni, il nuovo albergo della collezione, colmando quell’inspiegabile assenza nel mercato ricettivo del Bel Paese.
Posti turistici come Roma, Firenze o Venezia sarebbero stati la vetrina ideale: e invece si è scelto di puntare sulla città degli affari, della moda e del design, complice, ça va sans dire, Expo.
E tra ingenti investimenti, ripetuti slittamenti della data di apertura, la certezza di aver ingaggiato una corazzata di grandi cuochi e uomini di sala per garantire standard elevatissimi, è giunto finalmente il momento di Mandarin Oriental in Italia.
L’intera gestione dell’offerta gastronomica è stata affidata ad un cavallo di razza come Antonio Guida, seguito a ruota dal suo fidato Federico Dell’Omarino e dal grandissimo pâtissier Nicola Di Lena. Tre cuochi fortemente voluti, arrivati in blocco direttamente dal Pellicano che, dopo aver scalpitato ai box, in attesa del semaforo verde, sono tornati in pista per dire la loro nel mondo delle tavole che contano.
Eravamo certi che non ci sarebbero state grosse esitazioni o un problematico rodaggio.
La proprietà ha fatto le cose davvero in grande: ha preteso che tutto lo staff e i cuochi facessero plurime simulazioni durate più di un mese prima dell’apertura, al fine di familiarizzare con qualsiasi tipo di scenario, affrontando con serenità e pacatezza le più disparate situazioni.
Ecco, di tutto ciò eravamo al corrente, ma non immaginavano che si riuscisse a partire con il turbo.

Seta -si chiama così per celebrare un luogo importante, elegante, come il materiale di importazione più pregiato derivante dalla Cina, come “la via della seta” che, oltre ad assumere un’importanza commerciale, consentiva il movimento di uomini e idee tra Oriente e Occidente- è un ristorante già a pieno regime, che impressiona per qualità e tempistiche dei piatti serviti. Sembra che la brigata capitanata da Guida, nomen omen, sia stata trasportata con tutta la cucina dall’Argentario a Milano.
La cucina dello chef pugliese non ha neanche perso i connotati originali del Pellicano: uno stile sontuoso di matrice transalpina, con creme e salse di grande eleganza, che in tale contesto indossa una nuova veste, in quanto rivisitata ed arricchita da tocchi ed influenze orientali, degno omaggio alla compagnia di Hong Kong.
E il risultato è un intrigante intreccio di sapori di rara concentrazione che dall’Italia raggiungono mete internazionali.

L’uno-due dei primi piatti è da applausi a scena aperta: con gli spaghetti con barbabietola e crostacei al lime ed il raviolo di humus, cozze, peperoni e caprino il commensale va alla scoperta (o al ricordo) dei sapori primari di Thailandia e Turchia, collegati dal ponte della tradizione italiana (spaghetti e raviolo).
Con l’astice, il pollo, il petto di piccione e i grandissimi dessert sembra di star seduti in una grande tavola francese, ma accade tutto tra via Andegari e via Monte di Pietà. Nel cuore del quadrilatero della moda, in un blocco di tre edifici nobiliari uniformati architettonicamente (un lavoro grandioso).
La sala si sviluppa in lungo ed è disposta a ferro di cavallo con affaccio sul dehor esterno, di raro fascino ma anche sulla cucina. Una predisposizione in cui tutti vedono tutto. C’è anche una ulteriore sala in cui alti divanetti sembrano creare un effetto prive’, per un’atmosfera ancora più riservata e tranquilla.
La regia del servizio è affidata al giovane ma già esperto Alberto Tasinato, ex Berton ed altri trascorsi importanti alle spalle; ma sono tanti ad aggirarsi tra i tavoli, tutti bravissimi e parte integrante della esperienza nel suo insieme.
È troppo presto per assegnare un numeretto. Ma dalle nostre prime incursioni non abbiamo molto dubbi sul futuro di questo ristorante tra le grandi tavole italiane.
Piuttosto la sfida è un’altra.
Riusciranno Guida e suoi a contribuire all’ascesa di Seta nell’olimpo dei migliori ristoranti al mondo?
Noi siamo pronti a scommetterci.

Mise en place. Spiccano i piatti di Fornasetti e le stoviglie di Gio Ponti.
Mise en place, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Da destra a sinistra, in una sequenza di incredibile concentrazione: sfera di parmigiano, financier agli spinaci, cialda al caprino e cozze fritte.
Amuse bouche, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Un signor pane (di Altamura) fatto in casa.
Pane, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Burro. Salato e in una eccezionale variante cremosa alle alghe.
Burro salato, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Grissini sottilissimi.
grissini, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Virgin mary: cetriolo, gambero, sedano e ostrica.
virgin Mary, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Cavolfiore con salsa al latte di mandorla, succo di yuzu e frutti di mare. Eleganza orientale e golosità italiana.
Cavolfiore, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Astice blu arrosto (in verità è appena cotto), zabaione, capperi, patata affumicata e, ancora un tocco orientale, te matcha.
Astice blu, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Spaghetti con rape rosse, carpaccio di crostacei al lime e un tocco di coriandolo. Persistente come non mai.
spaghetti con rape rosse, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Da un’idea nata sulle spiagge turche durante l’apertura del Mandarin Oriental di Bodrum: raviolo farcito di humus, cozze, peperone e caprino. Da mangiare in un sol boccone (la farcia è liquida). Bontà ed equilibrio e una valanga di sapori mediorientali.
raviolo farcito di Hummus, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Un classico: petto di pollo ficatum con crema di cannellini alle alghe e raviolo di garusoli.
petto di pollo ficatum, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Petto di piccione affogato con foie gras spadellato, caffè, salsa di foie gras e raviolo di ananas, lime e mango a ripulire.
Petto di piccione, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
La batteria dei dessert parte con lo splendido parfait alla mandorla con gelato al pepe Timut e salsa di litchi e fragola.
dessert, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Soufflè all-bran (ricordate i cereali della Kellog’s?).
Soufflé, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Accompagnato da albicocca caramellata ed un gelato al latte condensato.
Albicocca caramellata, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Ananas arrosto con salsa al frutto della passion e gelato allo zenzero. Buonissimo.
Ananas, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
I petit fours.
Petit Fours, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
I vini degustati.
vini, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
Tavoli.
Tavoli, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano
L’insegna.
Insegna, Seta, Chef Antonio Guida, Mandarin Oriental, Milano