Passione Gourmet Trinity, Chef Adam Byatt, Londra - Passione gourmet

Trinity

Ristorante
4 The Polygon SW4 0JG, Londra
Chef Adam Byatt
Recensito da Matteo Valerio

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Il quartiere in cui sorge il ristorante.
  • Una cucina dal punto di vista tecnico davvero ineccepibile.
  • Ottimo servizio.

Difetti

  • Cucina fortemente impersonale.
Visitato il 08-2014

In una città sterminata come Londra, qualche volta è bello salire sulla metropolitana senza una meta e scendere poi casualmente ad una stazione lontana dal centro. Ecco quindi che si possono scoprire quartieri come quello di Clapham, a sud del Tamigi. Sorta attorno al bel parco di Clapham Common, questa area dalle sembianze eccentriche vede alternarsi edifici georgiani e vittoriani a case modernissime e palazzine fluorescenti. Che la zona sia in fermento lo si capisce dalla miriade di bar, pub, ristoranti e caffetterie che si trovano ovunque passeggiando per le sue caratteristiche vie.
Uno di questi locali, è il Trinity, del quale Adam Byatt è sia chef che proprietario dal 2006. Al contrario dell’eclettismo della zona in cui sorge, la sala del ristorante si presenta sobria, non particolarmente romantica e formale. Tale anonimia fa pensare, o forse sperare, che lo chef e il suo staff vogliano coccolare il cliente con premure e leccornie, facendolo accomodare in un ambiente quasi sterile in modo da non alterare il suo giudizio. Niente musica quindi, giusto un paio di quadri alle pareti, tovaglia bianca e nulla più.
L’idea di partenza viene subito confermata da un servizio di sala davvero lodevole. In perfetto stile londinese, città sempre di corsa, dopo essersi accomodati in un batter d’occhio è presa l’ordinazione e servito il benvenuto della cucina, tutto con grande garbo e smaglianti sorrisi. La prima nota dolente arriva però dalla carta dei vini, decisamente sottotono dal punto di vista della profondità ma piuttosto in forma sotto il profilo del rincaro economico.
Dallo chef, nato in campagna, nell’Essex, e ammaliato dalla vita ai fornelli sin da tenera età, sarebbe lecito aspettarsi ricerca di prodotto territoriale e competenza tecnica. Quest’ultima davvero non manca a Byatt, che si dimostra capace di cotture perfette, di accostamenti centrati, e perfino, per quanto riguarda la zuppa di piselli, menta e cagliata, di creare piatti fortemente evocativi. Quello che fa difetto allo chef del Trinity è invece quella parte di orgoglio nazionale che ogni cuoco dovrebbe avere insito in se stesso, senza per forza dover creare un intero menù ad immagine e somiglianza della vicina Francia. L’ostrica poché con salsa allo champagne, inchiostro sferificato e porri sbianchiti, è un grandissimo omaggio ad uno dei piatti più celebri delle coste normanne, les moules à la crème. Lo stesso concetto vale anche per la quaglia arrosto in brodo, con sedano rapa, levistico ed amarene di montagna, piatto tecnicamente ineccepibile, gustoso e bilanciato ma decisamente mal contestualizzato.
A rallegrare l’ambiente però, dove la cucina mostra i suoi limiti, ci pensa la clientela decisamente londinese. In poche altre sale può capitare di vedere tanta diversità da un tavolo all’altro. Un ragazzino lentigginoso costretto ad urlare per farsi sentire dalla nonna ultranovantenne, una coppia di signori in infradito e pantaloni corti, gruppi di amiche che fanno un paio di giri di gin tonic prima di ordinare e infine un paio di tavoli ai quali siedono dei perfetti gentlemen in tweed e bastone. Davvero molto divertente.
Il Trinity sorge in una zona in fermento, e dispiace vedere un locale che al contrario, pare essersi un po’ accomodato su una tipologia di cucina “sicura”, ben eseguita ma che decisamente non si fa ricordare né per personalità né per incisività. Viste le capacità tecniche dello chef, rimaniamo comunque fiduciosi che un giorno questo torpore possa finire, e che Byatt, guardando fuori dalle belle vetrate del suo ristorante, possa essere ispirato da qualcosa di nuovo e vibrante, proprio come Clapham stessa.

Mise en place
Mise en place, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Benvenuto della cucina. Pasta sfoglia con tapenade di olive, rapanelli e maionese con pepe e paprika. Nulla da dire su rapanelli e sfoglia ma maionese da urlo. Complimenti davvero.
Benvenuto, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Il pane fatto in casa con il burro salato.
Pane e burro salato, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Primo piano del pane misto focaccia, buono anche se decisamente troppo grasso.
Pane e focaccia, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Il burro salato montato prima del servizio. Molto buono.
Burro salato, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Zuppa di piselli e menta, con cagliata fresca. Piatto della serata senza dubbio. I piselli, cotti e crudi, oltre che in forma di zuppa conferiscono una nota fresca e verde, amplificati da un lieve sentore di menta e smorzati dal tono leggermente grasso della cagliata. Si ha l’impressione di passeggire al parco dopo un temporale estivo. Piatto molto evocativo.
Zuppa di piselli e menta, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Ostrica poché, salsa allo champagne, inchiostro sferificato e porro sbianchito. Piatto certamente riuscito e tecnicamente perfetto. Mangiato in Normandia avrebbe destato più interesse.
Ostrica poché, salsa champagne, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Platessa arrosto, verdure di mare al vapore, limone e vongole. Platessa di primissima qualità, ma piatto sbilanciato sulle note acide.
Platessa arrosto e verdure al vapore, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Quaglia arrosto in brodo, sedano rapa, levistico e amarene di montagna.
Quaglia arrosto, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
Pesca sciroppata, parfait al cioccolato bianco, ibiscus. Dolce deludente.
Dessert, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra
La piccola pasticceria servita “al volo”. Macaron eccezionale, con miele e limone.
Piccola pasticceria, Trinity, Chef Adam Byatt, Londra

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