Passione Gourmet Matteo Caffè e Cucina, Biella. By Il Guardiano del Faro - Passione Gourmet

Matteo Caffè e Cucina, Biella. By Il Guardiano del Faro

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

12/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

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Recensione ristorante.

In epoca post-industriale , nella cittadina che nel secolo scorso è stata capitale indiscussa del tessile di qualità, in un periodo di riconversione strutturale dei grandi spazi un tempo dedicati alla lunga filiera laniera ora adibiti ad abitazioni di lusso o alla cultura con particolare attenzione all’arte moderna . Dove la percentuale di sportelli bancari per persona non teme paragoni neanche con cittadine elvetiche di pari dimensioni.

Si, ma dove vanno a mangiare tutti questi benestanti ?

A casa o in pizzeria.
Pizza e birra , perchè del resto pure la tradizione birrofila è tuttora un’altra gloria della cittadina.

Un abito di Zegna, un conto alla Sella, un Nespolo alla parete, una Menabrea al bar.

Ma non una tavola degna di notorietà nazionale negli ultimi 40 anni.
Qualcosina attorno si , ma in città solo qualche fugace lampo modaiolo che brillò in passato grazie a qualche romantico ristoratore che vide qualcosa al mondo e vanamente tentò di riproporre con le dovute cautele per andare incontro più alla mentalità che al portafogli.

Bisogna capire quello che vuole il pubblico per avere qualche garanzia di successo .
E dunque arrivo in questo locale segnalatomi dagli indigeni come tavola di riferimento degli ultimi due anni.

Il rapido afflusso di Local Vip’s conferma l’informazione.

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Coraggioso era apparso già il Dark Look esterno di questo locale collocato strategicamente nei pressi del Palazzo della Provincia, marginale ad una delle arterie stradali cittadine più affollate, non lontano dal centro storico e a due passi dal Museo del Territorio nel Chiostro di San Sebastiano.
L’architetto ha lavorato bene, questo è innegabile. Lo stacco netto del nero esterno fa risaltare le ampie vetrate che nulla nascondono ai passanti. Il vedere è l’essere visti funziona sempre nelle più classiche ricette del provincialismo. Molto belle anche le pareti decorate con ampie barre di colore , anche queste con stacco netto di tinte che finalizzano una sensazione di profondità , nonché di sobria eleganza. Poi l’arredamento con mobili in legno scuro, il pavimento in legno chiaro, le poltroncine in pelle beige, il lungo bancone bar a disposizione per ogni evenienza lungo l’arco dell’intera giornata. Ecco spiegata la formula del cocktail vincente.
Una situazione un po’ sala da tè british, un po’ caffè letterario belga, un po’ bistrotienne francese.

Eclettico e dimensionabile secondo proprio gusto.

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La carta , piuttosto ampia , si apre con i semplici affettati che farebbero pensare ad una sequenza successiva di piatti del territorio. Invece no, la descrizione delle vivande è molto articolata, ambiziosa e allargata a orizzonti anche lontani.

E’ il caso delle capesante , appesantite da una gratinatura che comunque non le preserva dall’impietosa perdita di liquidi al primo colpo di coltello, disposte su un blando purè di melanzane al timo ( a Dicembre ) , ciuffetto di soncino al balsamico a guarnire.

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Decisamente più riuscita la terrina di patè di selvaggina bardata di lingua di manzo, anche se rilascia al palato uno strano residuo acido frizzante . In accompagnamento ancora il ciuffetto di soncino al balsamico e una formaggella tiepida cotta alla piastra.

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Che non ci si trovi a contatto con una cucina agganciata al territorio lo dimostrano definitavamente gli gnocchetti al ragù di gallinella di mare , salmone e broccoli brasati, dove il profumo di mare è lontanissimo e il broccolo disperso nella brasatura.

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Gradevole il risotto espresso ( 10 minuti ) che ripropone il broccolo, ma qui sorretto dalla potenza della crema di provola affumicata che rende il contesto piacevolmente saturante.

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La coscia di faraona definita ambiziosamente “laccata” con il suo fondo, è anche arricchita da una timida farcia di fegatini e altre componenti poco percettibili. Delle buone patate al forno per armonizzare un onesto piatto ruspante… e ovviamente qualche ciuffetto verde di soncino.

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Ben fatto il tortino solido di cioccolato Valrhona con crema gialla e contrappunto di frutta fresca. La cosa migliore del pasto.

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Apprezzabile la possibilità di bere discretamente bene al bicchiere a prezzi onesti , serviti da gentili signorine veloci come furetti per non far mancar nulla ai frettolosi impiegati che devono far ritorno in ufficio a tempo determinato.

Sorprendente la citazione nella carta dei dessert che a fianco della voce “Bonet” specifica trattarsi di un “tipico dessert Piemontese” .

Manco fossimo in Calabria .

il pregio : “Cadre” molto piacevole.

il difetto : Cucina pretenziosa.

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Matteo Caffè e Cucina
Via Eugenio Bona, 3
Biella
Tel ( +39 ) 015 355209
Numero coperti 30 – 35
Chiuso : Domenica
Prezzi: alla carta 30 – 50 euro

Visitato nel mese di Dicembre 2009

Visualizzazione ingrandita della mappa

… e il Chiostro di San Sebastiano con il Museo del Territorio.

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gdf

15 Commenti.

  • Lucien27 Dicembre 2009

    Tre veloci considerazioni: - nella vicina Pollone (ma forse NON è piu' Biella) c'è una stellina che brilla + un'altra discreta tavola. - ogni citta' ha la ristorazione che si merita ed i Biellesi sono famosi ovunque per la loro parsimonia, chiamiamola così.. (a Genova si dice braccino corto o pigna secca..) - conosco una chef Biellese molto bravo e con grandi esperienze alle spalle, ma ahimè ha dovuto emigrare a San Cassiano alla corte di Niederklofer..

  • Il Guardiano del Faro27 Dicembre 2009

    Certo Lucien, Pollone non è Biella, però la cosa migliore lassù è il fantastico Parco Botanico della Burcina, anche quello frutto della secolare tradizione laniera, in quel caso risalente addirittura al 700. Il Cauzzi ci è andato tre volte al Patio in due anni ma non è uscito con più di un 13/20mi , che comunque è meglio di questo. Conosco anch'io Sergio Vineis, è sicuramente in grado di far meglio ma pure lui ha evidentemente dovuto scendere a compromessi per calarsi nel contesto. Il secondo punto è incontestabile, dal Quintino in poi hanno fatto scuola :D Il terzo punto non mi è noto: chi è?

  • Lucien27 Dicembre 2009

    - Sì, Sergio potrebbe dare di piu' ma evidentemente paga lo scotto di una location difficile (anche a causa del secondo punto..), perlomeno ora in sala non c'è piu'quel maitre-sommelier indisponente di qualche anno fa.. - Nicolo' Bagna, ha lavorato da Troisgros e dai Santini piu' un'esperienza stellata Londinese agli esordi..ora è alla Stella Alpina come sous-chef..

  • lamax61°27 Dicembre 2009

    Se c'è una cosa che mi fa inca@@are, son quelli che pretendono di preparare un risotto in 10 minuti. Ma porco giuda, anche se fai aspettare 7-8 max 10 minuti in più il cliente, che cavolo cambia? E non è l'unico che ha di queste manie1! Almeno il risotto.....accidentaccio! Vogliamo rispettare i tempi ed evitare la pre-tostatura? 12/20 regalati. Saluti LAMAX61°

  • massisol28 Dicembre 2009

    Nicolò è anche tuo "cavallino" di battaglia, caro Lucien... non fare il modesto neh??? ps salutamelo tanto. @lamax: non è solo la pre-cottura che danneggia il risotto... believe me. (ps io non lo precuocio sia chiaro!!!) :)

  • lamax61°28 Dicembre 2009

    Lo so, ma la pre-tostatura è la causa principale. Poi, a partire dal tipo di riso, per finire con il tipo di recipiente (dimensioni e materiali + o- adatti) ce ne sono almeno una decina di cause che pregiudicano la buona riuscita di un risotto. Se nel bagaglio di un cuoco il risotto non c'è, nel senso che non gli riesce bene, per me è un cuoco a metà. Ciao cuocone, è la volta che ci vediamo. LAMAX61°

  • Lucien28 Dicembre 2009

    Eehmm, sì, anche qualche sporadica apparizione al "Dente del Gigante" ma sopratutto un'amico (come te d'altronde), in un mondo pieno di cialtroni come quello della ristorazione non è poco... ora pero al Sant'Hubertus, appena scende ci vediamo a Biandronno. Besos

  • Lucien28 Dicembre 2009

    hai ragione, sorry...

  • dany7928 Dicembre 2009

    parlo da biellese matteo non è da vedere come un ristorante, ma come un locale "trasversale" a tutta la giornata. E' uno dei pochi bar che propongono brioche di produzione propria (molto buone tra l'altro) a colazione e dei the decenti con torte anche queste buone anche di pomeriggio. E' uno dei pochissimi a proporre vini non scontati per aperitivo, (forse l'unico con champagne al bicchiere). Poi certo, come ristorante non è il massimo, ma sempre di molto sopra alla media da insulto del contorno cittadino e di provincia. Per quanto riguarda il Patio 13/20 secondo cauzzi?? Rispetto la sua opinione sicuramente più autorevole della mia ma non sono assolutamente d'accordo: certo la qualità dei piatti non è costante, con talvolta cadute abbastanza clamorose, ma 13/20, beh, proprio no. Daniele

  • alberto cauzzi28 Dicembre 2009

    Ciao Dani, eccoti la recensione della guida Gourmet 2009, dice pressapoco quello che dici tu "Mi ci son volute 3 visite al patio di pollone, tutte a pranzo e tutte quasi in solitudine. Solo in una occasione ero in compagnia di una coppia, presumibilmente clandestina, che pranzava al tavolo vicino al mio. Forse è vero ciò che si dice, che quando un ristorante non lavora la cucina ne risente, e non solo per la scarsità di fatturato. Mi auguro che la sera il ristorante sia sempre pieno, almeno lo auguro a sergio vineis, patron e chef del locale in questione. Sta di fatto che nelle mie tre visite ho trovato spesso imperfezioni, da lievi a decisamente più gravi, che giustificano il voto così basso per una stella michelin. Certo, il servizio è impeccabile e preciso, d’altra parte con solo il sottoscritto in sala ci mancherebbe che non fosse così. La carta dei vini, di discreta profondità, offre una valida scelta e prezzi onestissimi. Quello che proprio non ci ha convinto è la cucina. L’emblema del Patio è la testina di vitello con purea di mela, e fin qui bene, sedano e campari, e cominciano i dolori con un abbinamento decisamente troppo amaro dato dalla cattiva riduzione del campari, e crema di gorgonzola che, a dispetto di quello che potrebbe sembrare, è risultato l’abbinamento più azzeccato o forse il meno compromesso. Disarmonica ed eccessivamente acetica la lingua di vitello con purè di zucca alla vaniglia e noci fresche così come piatto e monocorde è risultato il filetto di coniglio marinato con maionese di mele, la sua mostarda e l’insalatina dei prati. Buono anche se non nitido nei sapori il risotto alla barbabietola ed animelle al limone, con queste ultime “coperte” dall’eccessiva nota dell’agrume che ne mortificava il gusto. Dolci normali, come la stravista ed abusata da molti variazione di cioccolato. Che dire, bella location, ottimo servizio ma insoddisfazione dalla cucina, peccato, la zona meriterebbe un posto di levatura culinaria."

  • Il Guardiano del Faro28 Dicembre 2009

    Perchè un bar? Si fermasse all'offerta di taglieri di salumi e formaggi e qualche abbozzo di cucina capirei, ma oltre ai piatti descritti ci sono in carta altre ambiziose definizioni come: "Involtini di Spigola sfilettata in demiglace, verdurine croccanti al verde" . "Sformatino di vongole e patate, crema di crostacei e peperoni" . "Maccheroni trafilati al sapore di mare in passata di datterini mediterranei" "Pappardelle al ragù bianco di cinghiale con Brunoise di verdure croccanti.." E avanti così per un totale di oltre TRENTA piatti in carta dessert compresi.

  • dany7928 Dicembre 2009

    @ cauzzi: d'accordo sulla lingua, ho trovato molto buona la testina: si può discutere sul campari (comunque soggettivo), ma per tua ammissione mela (un classico) e gongorzola (azzeccato e insolito) molto centrati, la parte principale del piatto poi (testina) eseguita bene e a mio parere proprio buona. Nel risotto che avevo assaggiato io il limone era più un'idea che un gusto (in generale i risotti al patio li trovo sempre ottimi): bisogna capire se era "sbagliato" il mio o il tuo. Dolci non nella norma, un po' sotto. Sono stato sempre a cena, in genere più di 20 coperti, con un calo drastico nell'ultimo annetto, la crisi si fa sentire, a biella poi... carta dei vini che s'è allargata alla francia, con qualche bottiglia, in punta di piedi. La cucina di vineis ha un marchio comune: un ingrediente principale con cui giocare accostandolo ai vari sapori e gusti che ti mette nel piatto, quasi mai messi lì come puro orpello. @ gdf: bar perchè era nelle intenzioni dei titolari, che hanno chiuso un ristorante a Cossato (che girava bene) per aprire qualcosa di diverso e meno impegnativo, carta ridotta a pranzo, chiusura serale alle 21. Probabilmente hanno poi snaturato l'ottica iniziale sull'onda dell'affluenza, ampliando anche la carta. Daniele

  • Ettore28 Dicembre 2009

    Suggerisco il ristorante "la cave", poche decine di metri oltre il locale oggetto di questa recensione. Meno pretenzioso e con un un buon Q/P.

  • Matteo Marra24 Marzo 2011

    Gent.mo sig."IL GUARDIANO DEL FARO" sono Matteo, il proprietario nonchè chef del ristorante "Matteo Caffè e cucina", la ringrazio per la recensione, e per aver dato visione del mio Ristorante, con ben 3 stelle, sul suo sito che considero prestigioso . Considerando che il momento in cui Lei ci ha fatto visita eravamo "alle prime armi" in quanto il locale aveva aperto i battenti da pochi mesi, sarei felice di averLa nuovamente mio ospite. Saluti. Matteo

  • Alfredo26 Giugno 2011

    Avevo letto le recensioni su questo sito prima di fare la prenotazione ieri sera e avevo notato il netto contrasto con quelle della Guida dell'Espresso. Mi picco sempre (sono un poco presuntuoso)di saper riconoscere un buon ristorante dal primo colpo d'occhio e quando mi portano il menu ricevo le prime conferme. Credo che sarebbe necessario recuperare un poco di buon gusto prima di stroncare il lavoro di persone che amano il loro lavoro, come nel caso di Matteo Marra, che non conosco personalmente, ma mi basta la mia visita al suo ristorante per capirne l'impegno, la fantasia, il buon gusto e i sacrifici che ho percepito al tavolo del suo ristorante. Vorrei anche, da biellese puro sangue, che si evitassero i luoghi comuni, perchè non riescono mai a rappresentare un popolo, figlio di condizioni irripetibili e di grandi individualità come quelle dei biellesi "dal braccino corto", che forse nasconde pure un poco di pudore e rispetto per il lavoro e per il valore del denaro. Ricordo una frase di un nostro concittadino che amava ripetere: "il denaro talvolta è facile guadagnarlo, il difficile è conservarlo". Ci sono persone avare ovunque, non solo a Biella, mi piace pensare che molti biellesi conoscano meglio di altri il valore da dare alle cose e il proprio limite di spesa. Caro Matteo, sono veramente felice di aver cenato al suo ristorante, credo che sentiremo ancora parlare di lei. Bene naturalmente. Spero pure di poter continuare a frequentare il suo locale.

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